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I° INCONTRO EUROPEO DEGLI STUDENTI UNIVERSITARI

OMELIA DEL CARD. TARCISIO BERTONE,
SEGRETARIO DI STATO DEL SANTO PADRE

Basilica di San Pietro
Sabato, 11 luglio 2009
 

 

Cari giovani europei,

sono molto lieto di presiedere l'odierna celebrazione eucaristica presso la tomba dell'apostolo Pietro nel giorno della Festa di San Benedetto patrono d'Europa. Per una provvidenziale coincidenza, il vostro convenire a Roma per il I° Incontro Europeo degli Studenti Universitari, promosso dalla Commissione Catechesi-Scuola- Università del Consiglio delle Conferenze Episcopali d'Europa (CCEE) e organizzato dall'Ufficio di Pastorale Universitaria del Vicariato di Roma, ci offre l'occasione di riflettere, alla luce della Parola di Dio che è stata proclamata, sul cammino dei giovani universitari in Europa guidati da Colui che tutti considerano uno dei grandi fondatori della cultura europea, il Padre del monachesimo occidentale, Benedetto da Norcia.

Il tema di riflessione dei vostri lavori "Nuovi discepoli di Emmaus: da cristiani in Università" traccia un percorso di lettura dei brani biblici molto impegnativo, ma nello stesso tempo decisivo, per il futuro della presenza della Chiesa in Università. Infatti non si tratta soltanto di organizzare progetti pastorali efficaci e ben strutturati, ma di proporre itinerari formativi che aiutino í giovani a vivere, nel contesto universitario, un reale e storico incontro con il Signore Risorto, che, come i discepoli di Emmaus, lo riconobbero nell'ascolto della Parola e nello spezzare il Pane.

"Nihil amori Christi praeponere" (Regola 4,21), "nulla anteporre all'amore di Cristo": è questo il grande insegnamento di Benedetto che ben sintetizza la vita del discepolo che ha incontrato il Risorto e con Lui desidera percorrere le strade della storia contemporanea. Voi, cari giovani, siete chiamati a testimoniare questo primato dell'amore di Cristo nella vostra vita concreta e ordinaria, a cominciare dalla vita dello studio e della ricerca, anteponendo il suo amore ad ogni forma di interesse, anche legittimo, consapevoli che solo il suo amore può rendere fecondo ogni impegno nella storia, sia a livello personale che comunitario.

E' il Signore Gesù a ribadirlo con le parole dell'evangelista Giovanni: "Io sono la vera vite; chi rimane in me porta molto frutto" (Gv. 15, 1.5). La regola benedettina sarebbe un semplice programma religioso se non fosse fondato su questa verità fondamentale della fede cristiana: la vita nuova donata nel Battesimo ci inserisce nella stessa vita del Risorto. Essere discepoli del Risorto non significa appartenere ad un gruppo religioso, ma accogliere il dono del suo amore che ci attrae a sé trasformando la nostra esistenza in membra del suo Corpo che è la Chiesa. Il discepolo è un uomo la cui esistenza è diventata esistenza ecclesiale, che costituisce la forma più alta e più piena della storicità dell'uomo. E' la vita eterna.

Il Papa Benedetto XVI nella sua Enciclica Spe salvi ci ha invitati a ritornare al fonte battesimale, a quel meraviglioso dialogo tra il sacerdote e i genitori con il quale veniva accolto il neonato nella comunità cristiana. Dopo aver chiesto il nome, il sacerdote proseguiva domandando: che cosa chiedete alla Chiesa di Dio? I genitori, i nostri genitori, hanno risposto: la fede. E, alla domanda, che cosa ti dona la fede?, hanno risposto: la vita eterna! (cf. SS n. 10).

Il Battesimo dona la vita che non viene meno, che è stabile per sempre e che, pur nelle trame del tempo e dello spazio, è preludio della vita senza fine. Non è ciò che ciascuno di noi desidera? Non è forse questo l'annuncio che attendono i vostri coetanei inseriti in una cultura contemporanea che tenta di ridimensionare le vere attese dell'uomo? Solo Cristo può aprire gli orizzonti dell'esistenza umana, portando a compimento i progetti più intimi e più nascosti del nostro cuore.

Possiamo in tal modo comprendere il vero significato dell'invito del Signore Risorto: "Rimanete in me e io in voi": non una semplice affermazione intenzionale, ma un invito a scoprire un dono che Lui ci ha già comunicato e che già possediamo. A ciascuno di noi la responsabilità di custodire questo dono, consentendo che si sviluppi in tutte le sue manifestazioni.

La vita universitaria, talvolta presentata in antagonismo con la fede cristiana, è una via privilegiata per portare a compimento il dono della vita battesimale. Infatti, la vita universitaria è un'autentica esperienza di ricerca intellettuale, dove l'uomo si scopre cercatore e protagonista della cultura del proprio tempo. Dove c'è l'uomo che cerca, lì c'è il Signore che accompagna e sostiene. Il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, il Dio vivo e vero, non abbandona mai l'uomo che cerca con sincerità e onestà.

I suggerimenti del brano del Libro dei Proverbi sono per tutti noi, cercatori della verità, di grande incoraggiamento e fiducia: il Signore non farà mai mancare l'intelligenza e la scienza, a coloro che tendono l'orecchio alla sapienza. L'universitario è per vocazione un uomo che non chiude i suoi orizzonti e non si sente appagato dal risultato della ricerca, ma desidera entrare nel cuore della realtà che resta sempre di fronte a sé come mistero da scoprire e da indagare. La fuga dalla realtà è il più grande pericolo per l'uomo contemporaneo e la vita universitaria ne risente fortemente quando si pretende di ridurla ad una dimensione puramente funzionale. Nasce cosa la disistima e la perdita di fiducia nella capacità della ragione di cercare la verità, assumendo prospettive antirealistiche, che hanno provocato e continuano a provocare tante difficoltà per lo sviluppo di un autentico umanesimo,

Comprendiamo in tal modo l'attualità e la forza profetica del programma di vita di S. Benedetto; "Nihil amori Christi praeponere". E' la storia contemporanea dell'Europa a rilanciarlo e ad affidarlo a voi, cari giovani universitari europei. La cultura contemporanea ha bisogno di realismo e questa strada può offrirla solo il Cristianesimo. Siete voi, i nuovi discepoli di Emmaus inseriti come tralci nella vite, a dover donare all'uomo europeo la via per scoprire la pienezza dell'esistenza storica. Il futuro dell'Europa dipenderà molto da questa presenza significativa dei cristiani in. Università, chiamati ad illuminare con percorsi nuovi la ricerca scientifica e culturale delle prestigiose comunità accademiche.

Cari giovani, dopo aver ascoltato la Sua Parola, il Signore Gesù sarà in mezzo a noi offrendoci il Pane della vita. Nutrendoci dì Lui saremo in Lui e con Lui. Sarà Lui a chiederci ancora una volta la disponibilità a rimanere in Lui. ApriamoGli il nostro cuore promettendoGli che sempre nella nostra vita Lui sarà anteposto a tutto e a tutti. E' l'augurio che faccio a tutti voi e che si trasformerà tra poco in preghiera per ciascuno di voi e per le vostre Università.

    

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