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OTTAVO CENTENARIO DEL RITROVAMENTO DEL CORPO
DI SANTA MARIA SÀLOME,
MADRE DEGLI APOSTOLI GIACOMO E GIOVANNI,
PATRONA DELLA DIOCESI DI FROSINONE – VEROLI - FERENTINO

OMELIA DEL CARD. TARCISIO BERTONE,
SEGRETARIO DI STATO DEL SANTO PADRE

Veroli
Domenica, 18 ottobre 2009
 

 

Cari fratelli e sorelle,

ho accolto con gioia l’invito del vostro Vescovo, Sua Eccellenza Mons. Ambrogio Spreafico, ad essere qui, nel contesto dell’anno giubilare della patrona della vostra Diocesi, Santa Maria Sàlome. Lo ringrazio di cuore e lo saluto cordialmente, come saluto gli altri fratelli nell’episcopato, i sacerdoti, i religiosi e le religiose, i rappresentanti delle altre chiese e comunità cristiane, le autorità civili e militari e tutti voi che riempite le volte di questa bella e antica Basilica, orgoglio della città di Veroli.

Un anno giubilare è sempre per tutti un tempo straordinario, che permette di riscoprire la bellezza e la gioia della vita cristiana. I santi ci aiutano con la loro testimonianza a riappropriarci dei valori fondamentali del cristianesimo, che sono alla base di ogni esistenza che si definisca umana. Un giubileo è memoria e si dice giustamente che un popolo senza memoria non ha futuro. Un giubileo è anche riconoscenza e imitazione, per non disperdere i doni della fede ricevuti. Ma la memoria si fa anche profezia. Bisogna far tesoro delle grazie ricevute, traducendole in fervore di propositi e in concreti progetti operativi.

La santa patrona di questa Diocesi è una donna audace. La tradizione ce la mostra tra quelle donne che hanno seguito il Signore Gesù con fedeltà e spirito di servizio, tanto da rimanere con lui nel momento della sofferenza sotto la croce, testimone coraggiosa della sua passione e morte. Questo è il primo messaggio che Maria Sàlome ci comunica: seguire il Signore, non separarsi da lui neppure nei momenti difficili.

La troviamo anche fra le donne che si recarono al sepolcro per rivolgere le ultime cure al corpo di Gesù per la sepoltura. Così è rappresentata, con l’unguento fra le mani, nel mosaico che si trova nella cripta di questa Basilica, in cui sono custodite e venerate le reliquie della santa, e nel prezioso dipinto del Cavalier d’Arpino situato nell’abside. L’unzione del corpo per la sepoltura fa pensare ad un’altra donna, Maria di Magdala, che cosparse i piedi del Maestro con del profumo prezioso. Quel gesto sembrò uno spreco, ma Gesù disse di lasciarla fare perché, in certo modo, anticipava il giorno della sua sepoltura. Ci si potrebbe chiedere a che scopo ungere il corpo di un uomo ormai morto. Ebbene, quello di Maria Sàlome e delle altre donne non fu, come il precedente, un gesto superfluo, ma fu, invece, un delicato servizio di amore; servizio che va al di là delle cose indispensabili. Chi ama non si limita all’essenziale, sa compiere anche gesti e dire parole che i benpensanti possono considerare esagerate, mentre invece l’amore vero non bada a calcoli o a misure troppo ristrette. Lo sanno i genitori e i nonni quanto amore sia necessario per far crescere i bambini in modo umano e cristiano.

E’ essenzialmente nella famiglia, quando è sana, che si sviluppa quella cultura della gratuità, della prossimità, in cui è più bello fare un regalo ad un figlio che tenerlo per sé; è spontaneo spendere il proprio tempo accanto al familiare ammalato, piuttosto che dedicarlo al divertimento. La Chiesa insegna che la famiglia è la “cellula originale della vita sociale”, poiché, “la vita di famiglia è una iniziazione alla vita nella società” (CCC, n. 2207). Per questo Benedetto XVI continua a ribadire come la famiglia, congegnata secondo il disegno di Dio, sia un valore irrinunciabile.

Facendo leva sul dono della fede cristiana che abbiamo ricevuto, non chiudiamo gli occhi alla domanda di amore che sale da questo mondo. Talvolta basta una parola, un’attenzione, una piccola solidarietà, un po’ di amicizia per rendere la vita migliore. Quell’unguento profumato e prezioso che Maria Sàlome portò quel giorno al sepolcro di Gesù è un segno di attenzione e di amore che può profumare la vita degli altri e umanizzare il mondo.

Sappiamo anche che la nostra Santa è presentata nel Vangelo come la madre di Giacomo e Giovanni, moglie di Zebedeo, un piccolo imprenditore, padrone di pescherecci. Essa desiderava qualcosa di grande per i suoi due figli e per questo rivolse a Gesù la domanda che potessero sedersi uno alla sua destra e uno alla sua sinistra nel suo regno. Questa madre certamente era stata colpita dal messaggio portato da Gesù e, in modo ancora velato, aveva percepito la novità del regno che questo Maestro voleva instaurare nel mondo, anche se lo vedeva in relazione alla sua famiglia, ai suoi figli.

E’ interessante constatare come Maria Sàlome entra lei stessa nella comunità dei discepoli; non lascia semplicemente andare i figli da Gesù. Ci va anche lei, lo ascolta quando lui parla. In seno alla prima comunità è attiva; ha senso pratico e rende tanti servizi concreti. Gesù conosce la sua generosità, non disprezza la sua richiesta, ma in un certo senso la corregge, la chiarisce, facendole capire che sedere accanto al Signore nel suo regno non esenta dalla sofferenza. Infatti Gesù chiede a Giacomo e Giovanni: “Potete bere il calice che io bevo?”, intendendo riferirsi alla sofferenza e alla morte che avrebbe dovuto sopportare. A volte anche noi stessi abbiamo bisogno di chiarimenti e di correzioni per entrare pienamente nella logica del Vangelo. La Chiesa, istituita da Cristo stesso per continuare la sua opera in terra, con il suo magistero presta questo indispensabile servizio al popolo cristiano e aiuta nella comprensione del messaggio evangelico.

La vostra patrona, tuttavia, con il suo spirito di servizio, ci invita a non rinunciare all’ambizione di essere grandi nel diffondere il Regno di Dio; ci esorta a vincere la piccolezza e la grettezza del cuore. Talvolta ci si accontenta di una vita mediocre, alla giornata, senza interesse per gli altri, senza impegno per costruire una società più giusta, mentre il Signore vuole che mettiamo a frutto i talenti che possediamo e che lavoriamo per il bene comune. Come abbiamo ascoltato dall’Apostolo Paolo nella lettera ai Filippesi, facciamo in modo che “…tutto quello che è vero, quello che è nobile, quello che è giusto, quello che è amabile, quello che è onorato, ciò che è virtù e ciò che merita lode, questo sia oggetto dei vostri pensieri”. Riempiamo la nostra esistenza di questi sentimenti nobili e di questi atteggiamenti e sono certo che saremo tutti migliori e renderemo la società più bella e più umana.

So, infatti, che anche qui nella vostra terra la crisi economica si sta facendo sentire in maniera preoccupante. Un certo numero di persone hanno perso o rischiano di perdere il posto di lavoro con gravi conseguenze sulla vita familiare. Altri, soprattutto i giovani, guardano al futuro con preoccupazione e senza speranza. Non ho soluzioni da indicarvi, ma sono qui per dirvi, innanzitutto, che in queste circostanze, accanto al doveroso impegno delle istituzioni civili nel promuovere soluzioni appropriate, la Chiesa si mostra, attraverso i fedeli che la compongono, come una madre, che non dimentica e non abbandona, ma che si affianca a coloro che soffrono per aiutarli a superare le difficoltà. L’esempio del servizio concreto e caritatevole che Santa Maria Sàlome aveva in seno alla prima comunità dei discepoli di Gesù, aiuti tutti, sia nell’ambito civile che ecclesiale, ad essere uniti e solidali, in modo che prosperino le opere buone, e su tutto “primeggi” la carità.

La Vergine SS.ma, discepola e madre di Gesù, rivolga verso ciascuno di noi il suo sguardo benevolo, e ci aiuti a stare in piedi, in preghiera, come lei, come Santa Maria Sàlome, sotto quelle croci che a volte investono la nostra vita. Ella protegga le nostre famiglie, la nostra comunità ecclesiale e civile, l’intera Diocesi, perché possiamo essere testimoni dell’amore con il quale Dio guarda alla vostra vita.

 

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