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INCONTRO DEL CONSIGLIO NAZIONALE
DELL’ASSOCIAZIONE MEDICI CATTOLICI ITALIANI (AMCI)

OMELIA DEL CARD. TARCISIO BERTONE,
SEGRETARIO DI STATO DEL SANTO PADRE

Palazzo Apostolico - Cappella Paolina
Venerdì, 13 novembre 2009

 

Cari Amici del Consiglio Nazionale dell’Associazione Medici Cattolici Italiani!

Desidero anzitutto esprimervi la mia gioia e la mia gratitudine per avermi invitato a celebrare l’Eucaristia con voi e per voi. Questa è una preziosa occasione per intensificare la comunione e rinnovare la fedeltà della vostra Associazione alla Chiesa, comunione e fedeltà tanto importanti e necessarie in questa fase della storia italiana e mondiale. Sono lieto di potervi trasmettere da parte del Santo Padre il più vivo incoraggiamento a proseguire la vostra missione. Il Papa Benedetto XVI vi accompagna con la preghiera e a voi che prendete parte al Consiglio Nazionale invia la sua Benedizione estendendola a tutti i soci. Rivolgo un caloroso saluto al vostro Presidente, Prof. Vincenzo Saraceni, e all’emerito, On. Domenico Di Virgilio. Un deferente saluto indirizzo all’Assistente Ecclesiastico, il Cardinale Dionigi Tettamanzi.

Tra gli obbiettivi della vostra Associazione, c’è quello di favorire l’evangelizzazione del mondo sanitario – un mondo complesso e delicato – per la realizzazione, unitamente agli ammalati e agli operatori sanitari, di un’autentica comunità che testimoni i valori cristiani della vita. Proprio questo abbiamo chiesto con l’Orazione Colletta all’inizio della Santa Messa: abbiamo domandato al Signore di poterci dedicare, nella serenità del corpo e dello spirito, al suo servizio. Voi mi insegnate che tale serenità è legata alla salute del corpo ed è il motivo del vostro operare. Però noi sappiamo anche che un corpo sano con uno spirito ammalato non è sereno. Santa Gianna Beretta Molla nel suo blocchetto ricettario aveva annotato: “Il grande mistero dell’uomo: egli è un corpo ma è anche un’anima soprannaturale. C’è Gesù (che dice): chi visita il malato aiuta me” (S. Gianna Beretta Molla, Blocchetto ricettario, 1950-51). E questo lo sapete bene specialmente voi, poiché il fondamento della vostra spiritualità si trova proprio in Gesù Cristo “medico del corpo e dello spirito”.

L’ attività del medico cattolico si rivela utile non solo ai fini della salute fisica, ma anche, in un certo modo, di quella morale e spirituale del paziente. Corpo e spirito sono nell’uomo così uniti che l’uno influenza l’altro, e vostro compito precipuo è tutelare e promuovere la vita nella sua integrale realizzazione.

Siamo in un’epoca in cui per la gente comune è talvolta difficile discernere tra la cultura della vita e quella della morte. Parte dell’opinione pubblica giustifica infatti dei delitti contro la vita in nome della libertà individuale. In alcuni Paesi ci sono leggi con le quali viene riconosciuta piena legittimità a comportamenti contrari alla vita, anche in contrasto con i principi costituzionali; ciò manifesta e, nello stesso tempo, causa nella società un grave crollo morale, che non sempre è avvertito. La stessa medicina, che per sua natura deve tendere alla difesa e alla cura della vita umana, in alcuni suoi settori si presta sempre più a realizzare atti contro la persona. In tal modo contraddice se stessa e rischia di oscurare la dignità di quanti la esercitano.

Tutto ciò fa emergere l’urgenza di educare alla cultura della vita. Da una parte, infatti, si assiste all'eliminazione di vite umane nascenti o sulla via del tramonto; dall’altra, la coscienza fa fatica sempre più a distinguere il bene dal male in ciò che tocca lo stesso fondamentale valore della vita umana. In effetti – lo ha ricordato il Santo Padre Benedetto XVI nell’Enciclica Caritas in veritate – gli atti che non rispettano la vera dignità della persona, anche quando sembrano motivati da una scelta di amore, in realtà sono il frutto di una «concezione materiale e meccanicistica della vita umana» (cfr n. 75), che riduce l’amore senza verità a «un guscio vuoto da riempire arbitrariamente» (cfr n. 3) e può così comportare effetti negativi per lo sviluppo umano integrale.

Si capisce allora quanto sia importante riaffermare e far comprendere all’odierna società la vera realtà dell’uomo! Ogni uomo è prezioso in sé stesso, è dono di Dio, nato e custodito dal suo amore. Ce lo ha ricordato poc’anzi la prima lettura, sottolineando che “dalla grandezza e bellezza delle creatura per analogia si contempla il loro autore” (Sap 13,5). E’ meraviglioso poter contemplare in ogni essere umano il riflesso della bellezza e dell’amore di Dio. Con mente ispirata, il Papa Giovanni Paolo II ha indicato che proprio nel distacco tra Dio e l’uomo si trova il motivo che porta a perdere il valore della vita umana con la conseguente presunzione di poterla gestire ignorando il Creatore. Sempre attuali al riguardo sono le affermazioni dell’Enciclica Evangelium vitae, del 1995. “Quando viene meno il senso di Dio – scriveva il Papa –, anche il senso dell’uomo viene minacciato e inquinato” (n. 22). Senza Dio, l’uomo non riesce più a percepirsi come “misteriosamente altro” rispetto alle diverse creature terrene, ma si considera come uno dei tanti esseri viventi, come un organismo che, tutt’al più, ha raggiunto uno stadio molto elevato di perfezione. Chiuso così nel ristretto orizzonte della sua fisicità, si riduce in qualche modo a “una cosa” e non coglie più il carattere trascendente del suo “esistere come uomo”.

Che la società nel suo insieme abbia bisogno di un risveglio delle coscienze, non necessita di dimostrazione, anche per il fatto che purtroppo la cronaca quotidiana ci fa toccare con mano quanto la vita umana sembri a volte aver perso valore: quante giovani vite spezzate nel traffico, sul lavoro, nell’abuso dell’alcool e nel ricorso alla droga. Ma vi sono anche le creature soppresse in ambiti di vita che fanno meno notizia: ricordiamo in particolare l’aborto. Centinaia di milioni di persone muoiono a causa della fame e delle malattie. Al riguardo, l’ultimo dato della FAO è agghiacciante: sarebbero un miliardo le persone costrette alla fame. Purtroppo, quando sorgono sussulti di protesta dinanzi a queste situazioni, più che dalla coscienza del valore in giuoco, il giudizio e la reazione sono motivati dall’emotività: ci sono vite che non fanno notizia e la cui perdita non genera sussulto; ci sono battaglie sacrosante per salvare la vita di chi è condannato alla pena di morte e per salvaguardare il diritto alla vita anche di chi ha commesso gravi delitti, mentre si ritiene legale e giusta la morte di innocenti con leggi approvate a maggioranza da Parlamenti civili. L’emotività o le ideologie e le ragioni politiche sostituiscono in pratica la coscienza rettamente illuminata.

La pagina del Vangelo, proclamata in questa liturgia, ci fa riflettere sul vero senso e valore della vita. Dice Gesù: “Chi cercherà di salvare la propria vita la perderà, chi invece la perde la salverà” (Lc 17,33). Chi pretende di sostituire a Dio la propria autonomia, perde la propria vita perché rifiuta chi l’ha creata ed avviata al compimento definitivo e glorioso secondo il suo disegno di salvezza. Si inserisce qui la testimonianza dei credenti che riaffermano il primato di Dio su tutto: questa è infatti l’unica via che conduce l’uomo alla propria piena realizzazione.

Cari Medici Cattolici, nel ringraziarvi per la vostra opera e la vostra testimonianza di solidarietà umana e cristiana, vi invito ad essere sempre fedeli servitori della vita e docili discepoli del Signore.

Auguro a ciascuno di voi di poter sperimentare ogni giorno di più la gioia profonda che nasce da un cuore educato all’amore per Cristo e rafforzato dalla potenza della sua fedele amicizia. Per questo su di voi e con voi invoco Maria Salus Infirmorum, assieme al vostro patrono san Luca, affinché possiate godere del dono della divina sapienza e testimoniarla con forza e coerenza, godendone i gioiosi frutti di verità, di luce e di pace. Amen.

 

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