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CELEBRAZIONE EUCARISTICA
IN OCCASIONE DELLA XIX ASSEMBLEA PLENARIA
DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA FAMIGLIA

OMELIA DEL CARD. TARCISIO BERTONE,
SEGRETARIO DI STATO D
EL SANTO PADRE

Lunedì, 8 febbraio 2010

 

Cari fratelli e sorelle,

vorrei anzitutto sottolineare una felice coincidenza: nella Colletta della Messa odierna abbiamo così pregato: Custodisci sempre con paterna bontà la tua famiglia, o Signore, invocando all’inizio della XIX Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio della Famiglia la protezione del Signore sulla Chiesa e particolarmente su quella porzione fondamentale del Popolo di Dio che è l’istituto familiare, oggi particolarmente insidiata dai processi di trasformazione e secolarizzazione della società e della cultura.

Saluto il Signor Cardinale Ennio Antonelli, Presidente del Pontificio Consiglio, ringraziandolo per l’invito rivoltomi. Insieme con lui, saluto con viva cordialità il nuovo Segretario, Mons. Jean Laffitte, e i Membri del Dicastero, in particolare i Signori Cardinali e i Vescovi che sono stati recentemente nominati nel Comitato di Presidenza, come pure gli Officiali, i Consultori e i Coniugi, che per la prima volta sono entrati a far parte del Pontificio Consiglio per la Famiglia. A tutti auguro un fruttuoso inserimento in questo prezioso servizio ecclesiale.

Vorrei, in primo luogo, soffermarmi sulla parola di Dio, che è stata proclamata. Nella prima lettura, tratta dal Primo libro dei Re, abbiamo ascoltato il racconto dell’inaugurazione e della consacrazione del nuovo Tempio. Nella festa dei tabernacoli avviene il trasporto dell’arca dal colle di Sion, dove Davide l’aveva collocata (cfr 2 Sam 5,7), al nuovo Tempio, costruito da Salomone. L’occasione è proprio la consacrazione solenne dell’edificio. Essa si compie con il sacrificio di moltissime vittime e alla presenza di tutti gli anziani di Israele. Dio è presente nella “nube” con la sua “gloria” (cfr Es 14,20; 19,16; 24,15-17). Egli si manifesta contemporaneamente come un Dio nascosto dalla nube e un Dio rivelato dalla luminosità della gloria. L’inaugurazione e consacrazione del Tempio non è soltanto il culmine del regno di Salomone, ma anche quello della presa di possesso della terra promessa. Col trasporto dell’arca si compiono le promesse e si consacra per sempre l’alleanza tra Dio e il popolo stipulata al Sinai e rinnovata da Giosuè in Sichem. E, come sul Sinai, Dio scende nella nube.

Il Tempio, quindi, come istituzione, non si oppone allo spirito del deserto, al tempo del Sinai. Anzi, i profeti ne stigmatizzeranno le deviazioni proprio in nome della fedeltà all’alleanza del Sinai. Questo rapporto tra profezia e istituzione, elemento indispensabile per la crescita del Popolo di Dio, rimanda alla necessità di curare, anche nella pastorale familiare e nella formazione dei giovani alla vita familiare, un equilibrio costante tra l’elemento istituzionale voluto da Dio e i sentimenti di fede e di amore che lo sostengono e lo arricchiscono.

L’evangelista Marco, invece, attraverso uno dei suoi tipici “sommari”, ci descrive Gesù che percorre tutti i villaggi del territorio di Genesaret e guarisce tutti gli ammalati. E’ tanta la fede nella sua potenza taumaturgica, che essi sono certi che basti toccare la frangia del suo mantello per guarire; e Gesù in qualche modo sembra adattarsi a questa mentalità. Però i miracoli non sembrano suscitare nei riguardi della persona di Gesù la fede più profonda da lui attesa. Le folle cercano il pane, cercano la guarigione, e dimenticano la conversione del cuore, l’adesione alla sua persona, il perdono dei peccati. Quanta gente attende ancora oggi una salvezza solo esteriore, facile, ottenuta semplicemente “toccando le sue vesti”. La salvezza autentica, invece, è profonda, interiore, radicale: sana il cuore. Le guarigioni miracolose sono soltanto dei segni: segni della volontà di Cristo di donarci la vera salvezza, la salvezza totale. Gesù vuole mettere la sua potenza soprattutto a servizio della conversione del cuore. Anche nell’ambito della pastorale familiare è fondamentale educare alla fede, alla conversione ed al perdono perché il Sacramento celebrato non venga percepito come un fatto vuoto e formale, ma sia costantemente alimentato dall’ascolto della Parola e dall’accoglienza consapevole dei valori che essa ispira. Tale atteggiamento, conducendo ad una visione di fede profonda, renderà la famiglia stabile e sempre più sensibile ai suoi membri bisognosi di particolare cura, come i bambini e gli anziani.

Tali considerazioni ci introducono nel tema della vostra Assemblea: “I Diritti dell’Infanzia”, che avete voluto scegliere nel XX anniversario della Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia, approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989. Dobbiamo, purtroppo, constatare come, malgrado l’esistenza di un tale strumento giuridico internazionale, la situazione di una larga parte dei bambini nel mondo sia “bisognosa di guarigione”, e faccia emergere condizioni del tutto insoddisfacenti per il loro sviluppo integrale. Esse sono connesse alla carenza di servizi sanitari, di un’alimentazione adeguata, di possibilità a ricevere un minimo di formazione scolastica e di una casa. Permangono insoluti, poi, alcuni gravissimi problemi come il traffico dei bambini, il lavoro minorile, il fenomeno dei “bambini di strada”, l’impiego di minori in conflitti armati, il matrimonio delle bambine, l’utilizzo dei piccoli per il commercio di materiale pornografico, anche tramite i più moderni e sofisticati strumenti di comunicazione sociale.

E’ necessario dunque un impegno efficace, una autentica conversione del cuore, per la difesa e la promozione dell’infanzia. Ciò richiede l’impegno di risorse adeguate e soprattutto, sul piano individuale e sociale, il recupero dei valori fondamentali che sono alla base del retto e ordinato vivere sociale, a cominciare - come sottolinea con vigore la menzionata Convenzione internazionale – dalla famiglia, cellula originaria della società, per arrivare poi alle altre molteplici garanzie di maturazione integrale del bambino.

I numerosi e benemeriti Organismi nazionali ed internazionali impegnati nell’assistenza all’infanzia più debole e abbandonata non possono certo far fronte, da soli, ai crescenti bisogni che affliggono masse sterminate di bambini. La capillare solidarietà è la risposta veramente adeguata ad una simile domanda di aiuto. A tale risposta sono chiamati tutti gli uomini, ma in modo speciale quanti hanno una visione della vita che li porta a riconoscere in ogni persona umana l’immagine di Dio e quasi il riflesso del Volto di Cristo, particolarmente vivo e visibile proprio nei lineamenti del bambino. E’ significativo che nella predicazione di Cristo i piccoli compaiano quale paradigma di comportamento anche per gli adulti. Infatti, volendo un giorno spiegare la natura e le esigenze del suo Regno, Gesù chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo ai discepoli e disse: «In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglierà un solo bambino come questo nel mio nome, accoglie me» (Mt 18,3-5). Per questo la Chiesa, particolarmente sensibile ai diritti dei più deboli, dalle sue origini ad oggi è stata sempre vicina ai piccoli attraverso benefiche istituzioni suscitate da persone che lo Spirito muoveva con il carisma specifico della loro protezione, della loro educazione e del loro sviluppo.

I diritti del bambino si riassumono, in definitiva, nel diritto ad essere amato, e la comunità non potrà dire di difenderlo, proteggerlo e accompagnarlo nel suo sviluppo, se alla base delle sue iniziative non porrà una rinnovata coscienza del dovere di amarlo. E’ quanto vogliamo impegnarci a realizzare, affidandoci alla materna intercessione di Maria, Regina della Famiglia. Amen!

 

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