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PELLEGRINAGGIO ALLA SEDE DI PIETRO
DELLA DIOCESI DI IVREA

OMELIA DEL CARD. TARCISIO BERTONE,
SEGRETARIO DI STATO D
EL SANTO PADRE

Mercoledì, 17 marzo 2010

 

Cara Eccellenza, Mons. Arrigo,
Cari Fratelli nell’Episcopato,
Carissimi amici,

Finalmente è arrivato il giorno di questa Celebrazione eucaristica tanto attesa, nella Basilica di San Pietro in Vaticano, che significa per tutti noi una vicinanza effettiva ed affettiva con il successore di Pietro, il nostro amato Papa Benedetto XVI. Siete qui – siamo qui - con l’animo colmo di riconoscenza per l’onore che il Santo Padre ci ha fatto, visitando Romano Canavese nel luglio scorso, dove l’intera Diocesi di Ivrea si era riversata con esultanza. Quel giorno, le emittenti televisive hanno mostrato in tutto il mondo, la nostra Chiesa parrocchiale, le nostre case e i volti raggianti della nostra gente.

Oggi la nostra gratitudine si manifesta soprattutto nel riconoscere e sostenere la missione del Papa, che si pone in continuità con quella degli antichi profeti (abbiamo ascoltato poco fa una pagina tratta dal libro del Profeta Isaia) e con la missione di Gesù stesso. È missione di verità e di carità, due parole che risuonano frequenti nella predicazione e nel magistero di Benedetto XVI: Caritas in Veritate, Deus Caritas est. È un invito accorato a non chiudere gli occhi di fronte alla verità su Dio e sull’uomo. Abbiamo bisogno di comprendere sempre meglio e di far comprendere che questo è il desiderio più profondo che anima la missione del Santo Padre e della Chiesa. Pro mundi vita, per la vita del mondo, per il bene dell’uomo, anche il più debole ed indifeso, nella sua piena dignità.

Cari amici, tra le ricchezze spirituali delle nostre comunità cristiane occupa un posto particolare la fedeltà al Successore di Pietro. Ricorderemo sempre la visita del Servo di Dio Giovanni Paolo II e, come già detto, quella di Benedetto XVI, la scorsa estate. Siamo qui ora per rinnovare questo impegno di fedeltà, lieti di poter essere vicini al Papa e di sostenerlo, uniti a Lui nella preghiera corale di tutta la Chiesa.

E allora, cerchiamo di non essere come quel popolo di cui parla il Profeta Isaia, che in esilio, scoraggiato, deluso, pensava di essere stato dimenticato da Dio. Perciò non voleva accogliere la parola del Profeta che incitava a tornare nella terra di Israele. Molti preferivano non muoversi, restare nella terra dove ormai si erano sistemati e forse adagiati. La Parola del Signore invece chiama con forza il popolo a uscire da Babilonia, per ricostruire Gerusalemme ed il suo Tempio, per riprendere la missione di servire e far conoscere l’unico Dio, Creatore del cielo e della terra.

Questo racconto ci invita oggi a riscoprire il compito della Chiesa, come Comunità in missione, non ripiegati su noi stessi, ma sempre pronti a dare gioiosa testimonianza della nostra fede. È questa una chiamata particolare per la nostra Chiesa diocesana, di antica tradizione: essere consapevoli dei grandi doni che abbiamo ricevuto, saper lodare il Signore e condividere questi doni con le nuove generazioni.

La Sacra Scrittura ci offre le ragioni di questa audacia missionaria. Ci insegna che il Signore è il Dio della consolazione, che non abbandona mai il suo popolo, che si commuove, come una madre, per il figlio del suo grembo. Anzi ancora di più: il suo è un amore che libera, che sazia, che raduna i dispersi, che non si stanca di riprendere il cammino dell’alleanza con il suo popolo, benché sia stato molte volte ribelle ed infedele.

Anche la pagina del Vangelo che abbiamo ascoltato ci offre un messaggio di speranza. Ci mostra la perfetta unione del Figlio al Padre: in tutto ciò che Gesù compie, nelle parole, nelle opere, nelle guarigioni, si rivela la misericordia di Dio e la Sua Paternità. I Profeti avevano parlato di liberazione, di fame e di sete saziate, di consolazione per i poveri. Gesù va oltre: senza trascurare quei problemi, Egli li colloca in una prospettiva più alta e trascendente, parla di risurrezione e di vita eterna. A chi attende semplicemente una guarigione esteriore o fisica, il Signore offre la guarigione della Croce, capace di sanare ogni ferita dell’uomo con il balsamo dell’Amore divino.

Chiediamo insieme a Maria, Madre della Consolazione ed Aiuto dei Cristiani che ci aiuti a riconoscere, specialmente nella Croce di Cristo, la Rivelazione più alta dell’Amore divino. Questo Amore, offerto per noi, illumini e dia speranza sicura al nostro cammino verso la gioia della Pasqua ed accompagni la vita della nostra Diocesi. Amen.

 

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