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 CHIUSURA DEL CONGRESSO EUCARISTICO NAZIONALE
DELLA SLOVENIA E BEATIFICAZIONE DI LOJZE GROZDE

OMELIA DEL CARD. TARCISIO BERTONE,
SEGRETARIO DI STATO D
EL SANTO PADRE

Stadio di Celje
Domenica, 13 giugno 2010
 

Cari Confratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,
cari fratelli e sorelle nel Signore!

Con viva gioia vengo a voi come Legato Pontificio a concludere il Congresso Eucaristico Nazionale. Il mio saluto va anzitutto a Sua Eccellenza Monsignor Anton Stres, Presidente della Conferenza Episcopale Slovena, che ringrazio per le cordiali parole all’inizio di questa celebrazione; saluto fraternamente Mons. Stanislav Lipovšek, Vescovo della bella città di Celje che oggi ci ospita, e tutti i Presuli presenti. Porgo poi il mio deferente pensiero ai distinti rappresentanti della società civile che con la loro partecipazione ci dimostrano la loro benevolenza. Un caloroso saluto va inoltre ai sacerdoti, ai religiosi, alle religiose, ai seminaristi e a ciascuno di voi, cari fratelli e sorelle, che oggi siete qui. Sono lieto anche di aver potuto proclamare come beato Alojzij Grozde, martire per la fede ed esempio per i giovani. A tutti voi trasmetto l’Apostolica Benedizione del Santo Padre Benedetto XVI; benedizione che Egli estende alle vostre famiglie e ai vostri cari, particolarmente a coloro che sono malati o sofferenti.

All’inizio di questa celebrazione abbiamo pregato: “Signore Gesù Cristo… fa’ che adoriamo con viva fede il santo mistero del tuo Corpo e del tuo Sangue” (Colletta); abbiamo chiesto la grazia che la mente, con fede illuminata, riconosca nell’Eucaristia la presenza reale di Gesù Risorto; abbiamo domandato al Signore di sostenere la nostra volontà, perché disponga tutto il nostro essere all’adorazione di Gesù, nostro Salvatore e Redentore, realmente presente nelle Specie consacrate del pane e del vino. Durante l’Ultima Cena, il giorno prima della sua morte in croce, Gesù ha istituito l’Eucaristia come memoriale della sua Pasqua. Infatti, ogni volta che celebriamo la Messa e riceviamo la santa Comunione, siamo posti ai piedi della croce e veniamo aspersi dal Salvatore morente con il suo Sangue; ogni cristiano può così entrare sempre di nuovo nel sepolcro vuoto, in cui, una volta per sempre, sono state vinte la morte e le tenebre del mondo; con la sua morte, Gesù ha vinto la morte e, divenuto il Vivente, ci ha spalancato le porte della vita eterna. La celebrazione liturgica introduce, inoltre, nel mistero della Pentecoste: meditando la Parola di Dio, pregando e lodando il Signore uniti e concordi, come Maria e gli Apostoli, riceviamo i doni dello Spirito Santo.

Il Mistero eucaristico, che scaturisce dal Triduo Pasquale, manifesta in modo tangibile il desiderio di Dio di dare la vera vita all’uomo. L’Eucaristia è il dono di Dio per la vita del mondo; anzi, nell’Eucaristia è Dio stesso che si fa dono, in quanto si fa in qualche modo “ospite” dei suoi figli, loro “nutrimento”, parte del loro essere. Ciò testimonia, più di ogni altra cosa, quanto grande sia la dignità umana: l’uomo è reso capace di “ospitare” il suo Creatore, ed in questo consiste la sua vera grandezza. Pertanto, anche noi, con i martiri di Abitène, dovremmo dire che “non possiamo vivere senza l’Eucaristia, senza la domenica!”; così risposero ai loro persecutori, questi primi martiri dell’Africa Settentrionale, che preferirono morire piuttosto che rinunciare alla Celebrazione eucaristica domenicale. Nel secolo scorso, in una situazione simile e con uguale forza di fede, testimoniò il giovane martire sloveno Lojze Grozde, che era solito definire l’Eucaristia “il sole della mia vita”. Guardando bene alla storia della Chiesa in Slovenia, in particolare alle violente persecuzioni che ha subito nell’ultimo secolo – pensiamo ai periodi dell’occupazione straniera, della guerra civile e del regime ateo – vediamo come l’Eucaristia sia stata, per il popolo di Dio, il principale punto di riferimento dove trovare sostegno, forza e consolazione. Davvero l’Eucaristia è – come diceva il beato Anton Martin Slomšek - “il sole del ministero divino, il centro della nostra fede, il cuore della devozione, fonte viva di santità e di ogni aiuto per l’anima e per il corpo”.

Cari fratelli e sorelle, questa è la novità del Vangelo: Gesù si è fatto uomo, uno di noi, per svelarci il volto del Padre, che è Amore; Egli poi, ha manifestato questo amore donando la vita per noi, fino al sacrificio della Croce. Dall’effusione del suo sangue è sorta la Chiesa, la comunità di coloro che, condividendo la fede, si alimentano e trovano il senso del loro esistere nel celebrare il sacrificio di Gesù, nel radunarsi attorno al Risorto, realmente presente nel Mistero eucaristico. Dalla santa Messa, anche la Chiesa pellegrina in Slovenia attinge ispirazione e forza per poter testimoniare efficacemente la fede nel mondo scristianizzato di oggi. Attraverso questo Congresso Eucaristico, ogni cristiano è richiamato ad una rinnovata fedeltà alla partecipazione domenicale all’Eucaristia; infatti, la fedele e devota celebrazione del Giorno del Signore è necessaria per una cooperazione attiva alla missione evangelizzatrice della Chiesa ed è fonte di sempre nuove energie per un generoso esercizio della carità e della solidarietà con quanti sono nel bisogno.

Carissimi, nella cadenza settimanale della celebrazione Eucaristica, il cristiano santifica il Giorno del Signore, culmine dell’intera settimana, e trae alimento per rendere sempre più salda la propria fede. La santa Messa non è una semplice pratica di pietà personale, ma è la preghiera della Chiesa, nella quale Gesù si rende presente e si offre nuovamente al Padre; quando celebriamo l’Eucaristia, partecipiamo alla preghiera della Chiesa tutta, che intercede per ogni uomo e per il mondo intero.

Anche oggi risuonano per noi le parole di Gesù: “Fate questo in memoria di me!”. Vi esorto perciò, carissimi, a rinnovare il vostro impegno: in tutte le parrocchie ogni cristiano riscopra la bellezza dell’Eucaristia domenicale, partecipando in maniera tale da renderla il momento centrale della settimana e da trarre da essa le forze per l’impegno quotidiano. Sappiamo che la santa Messa migliora la nostra vita e ci aiuta perché anche le nostre decisioni e le nostre azioni diventino sempre più coerenti con la fede che professiamo. Come dicono i bei versi del vostro poeta Simon Gregorčič: “Sacrificio sia per te la vita intera: l’altare più bello è l’altare del cuore, in esso l’amore sacro è il raggio celeste, offerta al Signore ogni opera buona”.

Cari amici, ciò che viviamo e celebriamo durante la santa Messa, ci riempie di così grande gioia e gratitudine, da non poterlo tenere solo per noi stessi: impegnatevi pertanto nell’annuncio e nella testimonianza della fede cristiana nell’ambiente in cui vivete! Nel Concilio Plenario alcuni anni or sono vi siete impegnati a prodigarvi a favore della vita in tutte le sue forme. Conformemente a questo vostro proposito oggi è particolarmente importante che vi impegniate a favore della famiglia e dei valori cristiani ad essa legati, in quanto la famiglia è la culla della vita.

È Cristo Risorto che vi manda nel mondo come suoi apostoli: “Andate e ammaestrate tutte le nazioni…” (Mt 28,19); è questa la missione della Chiesa, in cui ognuno di noi è chiamato a inserirsi attivamente, non solo per irrobustire la propria fede, ma anche per trasmetterla a quanti non l’hanno ancora ricevuta. Anche a noi l’apostolo Pietro raccomanda: “…adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi…” (1Pt 3,15).

Primo frutto della fede autentica è una vita animata dalla carità, che va incontro attivamente alle necessità dei fratelli ed è disposta ad amare tutti, persino i nemici. Anche di noi, come dei cristiani della Chiesa nascente, si dovrebbe poter dire che “la moltitudine di coloro che erano venuti alla fede aveva un cuore solo e un’anima sola”, e che “nessuno tra loro era bisognoso” perché “a ciascuno veniva distribuito secondo il bisogno” (At 4,32-36). Perciò, cari amici, vi esorto a rafforzare sempre più il vostro impegno nella testimonianza della carità, seguendo l’esempio di tanti fratelli che, nei secoli passati, in questa terra Slovena hanno manifestato la fede nel Signore Risorto attraverso la loro vita spesa a servizio della Chiesa e a sostegno di quanti avevano bisogno del loro aiuto. In questo senso possiamo ritenere un frutto della provvidenza divina il fatto che oggi io abbia potuto iscrivere tra i Beati un figlio di questa amata Nazione, Lojze Grozde. Egli, nella sua prima giovinezza, si era messo seriamente alla scuola di Gesù, presente nel Santissimo Sacramento e, in ginocchio, in una intensa e fedele pratica di adorazione eucaristica, aveva appreso che cosa significasse vivere la donazione totale, fino ad essere disposti a sacrificare la propria vita. Lojze, non ancora ventenne, è stato martirizzato per la sua fede, e così si è conformato in tutto a Gesù. Sia, quindi, il beato Lojze Grozde nostro modello e intercessore, e ci ottenga di essere sempre fedeli al Signore nella comunione fraterna della Chiesa.

Maria, la Vergine Santissima, nostra Madre, che ha custodito Gesù nel suo grembo, ci guidi alla pienezza dell’Eucaristia, nel banchetto del Cielo. Dio benedica la Slovenia e doni a tutti voi la sua pace!

   

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