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ASSEMBLEA ELETTIVA DELLA CONFEDERAZIONE MONDIALE
DEGLI EXALLIEVI ED EXALLIEVE DI DON BOSCO

OMELIA DEL CARD. TARCISIO BERTONE,
SEGRETARIO DI STATO DEL SANTO PADRE

Basilica di San Pietro in Vaticano,
Giovedì, 30 settembre 2010

 

Carissimi fratelli e sorelle,

Sono lieto di poter celebrare questa mattina il Sacrificio Eucaristico insieme con voi, cari Exallievi e care Exallieve di Don Bosco della Confederazione Mondiale, convenuti a Roma per l’Assemblea Elettiva in occasione del centenario della costituzione dell’Associazione appartenente alla grande Famiglia Salesiana.

Saluto con affetto ciascuno di voi, rivolgo un particolare e grato pensiero al Rettor Maggiore Don Pascual Chavez, saluto con viva cordialità il Presidente Confederale Dr. Francesco Muceo, il Delegato Mondiale Exallievi, il Confratello Don José Pastor Ramirez e i Confratelli concelebranti.

Oggi la Liturgia fa memoria di san Girolamo, Sacerdote e Dottore, un Padre della Chiesa che ha posto al centro della sua vita la sacra Scrittura: l’ha tradotta nella lingua latina, l’ha commentata nelle sue opere, e soprattutto si è impegnato a viverla concretamente nella sua lunga esistenza terrena; è morto infatti all’età di novant’anni, il 30 settembre 419/420, dopo aver vissuto l’ultimo periodo proprio accanto alla Grotta della natività a Betlemme, dove la Vergine Maria diede alla luce il  Verbo fatto carne.

La luminosa testimonianza di san Girolamo ci invita innanzitutto a ringraziare Dio per il grande dono delle Scritture: è un dono del suo amore, un dono antico e sempre nuovo che dobbiamo accogliere e far fruttare nella fede. Ogni epoca della storia è invitata a discernere in questa miniera inesauribile per trovare nuove ricchezze, e le trova veramente. E’ quello che farete anche voi, cari Exallievi, in questi giorni dell’Assemblea.

Il Santo Padre Benedetto XVI in una delle Sue Catechesi sui Padri della Chiesa, parlando proprio di san Girolamo ha detto di lui: «Veramente “innamorato” della Parola di Dio, egli si domandava: «Come si potrebbe vivere senza la scienza delle Scritture, attraverso le quali si impara a conoscere Cristo stesso, che è la vita dei credenti?» (Epistola 30,7). Così Girolamo raccomandava al sacerdote Nepoziano: «Leggi con molta frequenza le divine Scritture; anzi, che, il Libro Santo non sia mai deposto dalle tue mani. Impara qui quello che tu devi insegnare» (Epistola 52,7). (Insegnamenti di Benedetto XVI, III, 2 –2007).

E’ importante che ogni cristiano, e specialmente ciascuno di voi, cari Exallievi di Don Bosco, che partecipate alla missione salesiana nel mondo, viva in contatto e in dialogo personale con la Parola di Dio, perché Dio vuole parlare con tutti e per ciascuno ha un messaggio. La Parola di Dio, pur essendo sempre personale, è anche una parola che costruisce comunità, che costruisce la Chiesa. Perciò dobbiamo leggerla in comunione con la Chiesa viva. Il luogo privilegiato dell’ascolto della Parola di Dio è la Liturgia, nella quale, celebrando la Parola e i Sacramenti, attualizziamo la Parola nella nostra vita e la rendiamo presente tra noi. Non dobbiamo mai dimenticare che la Parola di Dio trascende i tempi, è Parola di vita eterna, porta in sé l’eternità, ciò che vale per sempre. 

Ancora il Santo Padre, nella Catechesi già citata, ci ricorda che per san Girolamo un’autentica interpretazione della Bibbia deve essere sempre in armoniosa concordanza con la fede della Chiesa cattolica (…). Ammoniva: «Rimani fermamente attaccato alla dottrina tradizionale che ti è stata insegnata, affinché tu possa esortare secondo sana dottrina e confutare coloro che la contraddicono» (Epistola 52,7).  In particolare, dato che Gesù Cristo ha fondato la sua Chiesa su Pietro, ogni cristiano - egli concludeva - deve essere in comunione «con la Cattedra di Pietro. Io so che su questa pietra è edificata la Chiesa» (Epistola 15,2). Conseguentemente, senza mezzi termini, dichiarava: «Io sono con chiunque sia unito alla Cattedra di San Pietro» (Epistola 16).  (Insegnamenti di Benedetto XVI III,2 -2007).

Carissimi, è bello per noi essere qui a celebrare i divini misteri in questo sacro luogo, simbolo monumentale della Chiesa, una, santa cattolica e apostolica; accanto alla Tomba di Pietro, umile sepolcro che, sotto la secolare Cupola di Michelangelo, ha meritato la maestosa cornice della Basilica Vaticana.

Il nostro pensiero di devota venerazione è rivolto in questo momento al Sommo Pontefice Benedetto XVI, che mi ha incaricato di assicurare la Sua spirituale presenza a questa sacra Celebrazione e di partecipare a ciascuno la Sua Apostolica Benedizione per un proficuo lavoro, ricco di preziosi frutti, specialmente nel servizio alle nuove generazioni, carisma principe della Famiglia Salesiana nata dal cuore apostolico di san Giovanni Bosco. Al Papa, che tutti riconosciamo come roccia su cui si fonda e si edifica sempre la Chiesa, assicuriamo la nostra costante preghiera e la nostra adesione al Suo universale Ministero.

L’apporto dato da san Girolamo in materia di pedagogia cristiana, ritengo che sia quanto mai attuale e meritevole di attenta considerazione, soprattutto per voi Exallievi ed Exallieve che intendente collaborare alla missione dei Salesiani e della Figlie di Maria Ausiliatrice nel mondo, missione che oggi risponde ad una sfida prioritaria, come ha affermato  più volte lo stesso Santo Padre.

Tra le principali intuizioni di san Girolamo come pedagogo si devono sottolineare l’importanza attribuita ad una sana e integrale educazione fin dalla prima infanzia, la peculiare responsabilità riconosciuta ai genitori, l’urgenza di una vera formazione morale e religiosa, l’esigenza dello studio per una più completa formazione umana.

San Girolamo si propone di formare “un’anima che deve diventare tempio del Signore” (Epistola 107,4), una “gemma preziosissima agli occhi di Dio (Epistola 107,13). Con profondo intuito egli consiglia di preservarla dal male e dalle occasioni peccaminose, di escludere amicizie equivoche o dissipanti. Soprattutto esorta i genitori perché creino un ambiente di serenità e di gioia intorno ai figli, li stimolino allo studio e al lavoro, anche con la lode e l’emulazione, li incoraggino a superare le difficoltà, favoriscano in loro le buone abitudini e li preservino dal prenderne di cattive. I genitori sono i principali educatori dei figli, i primi maestri di vita (cfr. Epistola 107). Con molta chiarezza san Girolamo, rivolgendosi ai genitori di una ragazza, li ammonisce: «Ricordatevi che potete educarla più con l’esempio che con la parola” (Epistola 107,9).

Non senza emozione, sentiamo che queste sagge e immortali riflessioni del Dottore della Chiesa hanno trovato eco negli insegnamenti del nostro Padre comune san Giovanni Bosco, che Papa Pio XI non esitò a definire “educator princeps” (Lett. Decret. Germina Laetitia -1934). Don Bosco il cui motto ci è caro e familiare: “Da mihi animas, caetera tolle”, ha saputo far tesoro della pedagogia degli antichi Padri e, con la sua spiccata sapienza educativa, l’ha sviluppata nel suo celebre Sistema Preventivo.

Carissimi, il brano del Vangelo Secondo Luca, proclamato nella Liturgia della Parola, è un dono della Divina Provvidenza per la vostra riflessione e per il vostro impegno, così che possiate tornare alla occupazione quotidiana arricchiti di nuova linfa vitale, inviati a somiglianza dei settantadue discepoli, per essere servitori fedeli della Vigna del Signore.

San Luca ci tiene a distinguere questa missione da quella precedente, rivolta ai dodici Apostoli (cfr. Lc 9,1-6): Questo è importante, perché sta a significare che non sono solo gli Apostoli, e oggi i loro successori, i Vescovi, con i Sacerdoti collaboratori nel ministero, a essere inviati ad evangelizzare, ma tutti i discepoli.

Una volta scoperto che il discorso di Gesù è rivolto a tutti i battezzati, possiamo ora ascoltare le direttive che Gesù dà ai suoi messaggeri, sapendo che sono indirizzate anche a voi.

Innanzitutto la preghiera: “La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai. Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe”. C’è bisogno della preghiera perché Dio soltanto, che è il “padrone della messe”, può suscitare gli annunciatori e soprattutto rivestirli della forza necessaria per testimoniare che Dio opera la salvezza in Cristo. Nonostante l’intermediazione umana, Dio rimane sempre “il padrone della messe”.

“Signore manda me”, “Signore manda tanti altri”, è una preghiera che dovrebbe salire insistente a Dio, in obbedienza al comando di Gesù. Soprattutto in questi tempi spesso caratterizzati  dal disimpegno e dalla concentrazione di ciascuno su se stesso. Pregare per comprendere l’ideale di essere operaio del Vangelo, collaboratore della Famiglia Salesiana, per poterne cogliere l’efficacia, anche se non sempre pienamente verificabile ai nostri occhi.

In realtà, la missione è veramente aspra e difficile, Gesù lo dice senza alcuna reticenza: “Andate: ecco io vi mando come agnelli in mezzo ai lupi” (v.3). L’immagine è troppo chiara per aver bisogno di spiegazioni. Siamo davanti ad una evidente sproporzione di forza: l’agnello mansueto ed il lupo aggressivo e violento. La battaglia sembra essere perduta in partenza.  E lo sarebbe in effetti, se l’agnello non avesse la protezione e la forza di Colui che lo manda.

Colpisce il fatto che, in questa situazione, Cristo non esorta i suoi a provvedersi di qualche sicurezza umana. Al contrario, ne esige la più assoluta rinuncia: “Non portate borsa, ne bisaccia, né sandali e non salutate nessuno lungo la strada” (v.4). Se Lui è capace di liberarci dai lupi, sarà anche capace di provvederci del pane quotidiano, magari ispirando gesti di provvidenza a qualche docile ascoltatore del messaggio stesso. “Restate in quella casa mangiando e bevendo di quello che hanno, perché l’operaio è degno della sua mercede” (v. 7). Qui vediamo veramente come il discepolo del Signore può annunciare il Vangelo soltanto a condizione di avere una fede immensa in Colui che lo ha mandato. In tal modo sarà sempre lui il vincente.

E’ facile scoprire a questo punto come il discepolo di Cristo sia un annunciatore e un costruttore di pace nello stesso tempo: “In qualunque casa entriate dite: Pace a questa casa: Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di Voi” (vv. 5-6). Il discepolo di Cristo, proprio perché è “un agnello in mezzo ai lupi” e annuncia l’amore per tutti, è un operatore e un donatore di pace: non l’augura soltanto, ma la produce con il suo impegno martirizzante di fedeltà al suo Signore.

Non siamo noi a convertire la gente, ma la presenza del Risorto in mezzo a noi. A noi è chiesto un atteggiamento di servizio, di fedeltà nel portare e nel cercare di vivere la Parola del Signore, di accettazione della scomoda posizione di agnelli in mezzo ai lupi: da lì sgorgherà “la potenza della sua risurrezione”.

Carissimi Exallievi ed Exallieve! Voi siete preziosi collaboratori della quotidiana missione della Famiglia di Don Bosco. Siate sempre grati a Dio che vi ha concesso la felice opportunità di attingere alle ricchezze spirituali ed umane del carisma suscitato dallo Spirito Santo nel cuore e nella vita del Padre e Maestro dei giovani. Fate tesoro anche delle importati riflessioni che vi saranno offerte in questi giorni di grazia, perché impegnativo ed insieme confortante è il vostro servizio alla Chiesa nel seminare con la parola e la testimonianza di vita il germe della fede nel cuore dei ragazzi e dei giovani, speranza della Chiesa e dell’umanità

Un ultimo e significativo spunto traggo dal Vangelo odierno: “Li inviò a due a due” (v.1). Non era più logico mandarli ad uno ad uno e raddoppiare così i luoghi di annuncio? No. Li manda a due a due per inculcare in tal modo la carità e la fraternità, perché il messaggio dell’amore fosse accompagnato dalla testimonianza della loro vita. Questo vuol dire anche essere lievito, sale e luce. I discepoli di Cristo devono evangelizzare prima di tutto mediante la testimonianza dell’amore reciproco “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri” (Gv 13,35).

Carissimi Exallievi ed Exallieve, l’orazione conclusiva di questa Santa Messa ci fa recitare: “Il Sacrificio che abbiamo celebrato nella festa di san Girolamo, risvegli, Signore, il nostro spirito, perché nella meditazione della sacra Scrittura vediamo il cammino da seguire e, seguendolo fedelmente, raggiungiamo la vita eterna”. Ciascuno possa davvero seguire il cammino segnato dalla luce della divina Parola e sostenuto dall’amore del Verbo di Dio fatto carne. La Chiesa e la nostra comune Famiglia spirituale si attendono molto da voi;  ricordatevi che la comunione tra i fratelli è la prima grande predicazione e che l’evangelizzazione inizia dall’amore vicendevole e conduce a diffonderlo ovunque. Per questo invoco la materna protezione di Maria Ausiliatrice e l’intercessione di San Giovanni Bosco, di Santa Maria Domenica Mazzarello e di tutti i Santi e Beati salesiani.

 

   

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