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10° ANNIVERSARIO DELLA CONFEDERAZIONE
DELLE CONFRATERNITE D’ITALIA

OMELIA DEL CARD. TARCISIO BERTONE,
SEGRETARIO DI STATO DEL SANTO PADRE

Piazza San Pietro,
Domenica, 14 novembre 2010

 

 

Cari Confratelli nell’Episcopato,
cari Sacerdoti,
illustri Autorità,
cari fratelli e sorelle!

Ringrazio di cuore per l’invito a celebrare l’Eucaristia, con la quale vogliamo rendere grazie a Dio nel 10° anniversario della nascita della Confederazione delle Confraternite d’Italia. Rendiamo grazie per i molteplici doni che, attraverso la vostra testimonianza e il generoso impegno, Egli ha operato e continua ad operare nella sua Chiesa. In questa felice circostanza, che vi vede oggi così numerosi, rivolgo un cordiale saluto a  Sua Eccellenza Monsignor Armando Brambilla, Assistente Nazionale delle Confraternite, ringraziandolo per le parole che mi ha rivolto a nome di tutti voi; come pure al Presidente della Confederazione delle Confraternite d’Italia, Dottor Francesco Antonetti, estendendolo anche ai membri del Consiglio direttivo nazionale, ai sacerdoti padri spirituali, ai priori, alle priore e a tutti i confratelli e le consorelle d’Italia.

Io stesso ho vissuto un profondo e fecondo legame con le Confraternite, avendole conosciute e seguite da vicino, soprattutto durante il mio ministero episcopale a Genova e in Liguria.

Simbolicamente abbracciati dall’imponente colonnato del Bernini, e attorniati dai Santi e dalle Sante che lo sovrastano, siete qui oggi, dalle diverse regioni d’Italia, a testimoniare, a rinnovare e a rinsaldare il vostro legame con il Successore di Pietro, che fra poco vi saluterà e vi darà la Sua benedizione. E’ la Chiesa oggi che vi prende tra le sue braccia, e con forza vi sostiene e vi incoraggia nel vostro quotidiano compito di annunciare Cristo, secondo gli esempi di santità del passato e fedeli a quanto il Signore, secondo il potente soffio dello Spirito Santo, suscita in mezzo a voi.

Durante un analogo vostro convegno, il 10 novembre 2007, il Santo Padre, in questa stessa Piazza, ebbe modo di rivolgervi le seguenti parole: “La Chiesa in Italia ha bisogno anche di voi, cari amici, per far giungere l’annuncio del Vangelo della carità a tutti, percorrendo vie antiche e nuove”. Voi, fratelli e sorelle, siete eredi di una antica e feconda storia che ha radici millenarie: lungo i secoli i vostri confratelli hanno testimoniato questa consegna del Papa circa l’annuncio del Vangelo e la pratica concreta della carità, quali elementi distintivi della vostra peculiare presenza nella Chiesa e nella società. Una trama di fede e di solidarietà ha caratterizzato fino ad oggi la vostra lunga storia, perchè al centro di tutto c’era e c’è Gesù Cristo, unico Salvatore, ieri, oggi e sempre.

Nel desiderio di rendere concreto lo sguardo d’amore di Cristo verso ogni essere umano, senza distinzioni, avete dato vita a molteplici opere incentrate sull’uomo, creato ad immagine e somiglianza di Dio, sulla pietà popolare, sulla fraternità, cercando di offrire risposte concrete ai bisogni e alle necessità del territorio. Sullo sfondo di questo secolare cammino nella Chiesa e con la Chiesa, desidero esortarvi a riscoprire e ad approfondire la vostra identità di laici impegnati all’interno di una realtà ecclesiale, qual è appunto quella delle Confraternite, guidati e motivati dai cinque “criteri di ecclesialità” contenuti nell’Esortazione post-sinodale Christifideles laici, che il Venerabile Papa Giovanni Paolo II ci diede nel 1988: il primato della vocazione di ogni cristiano alla santità; la confessione di tutta la fede cattolica; la comunione col Vescovo e con tutte le altre realtà ecclesiali; la conformità e la partecipazione al fine apostolico della Chiesa; l'impegno ad essere presenti, come “sale” e “lievito”, nella realtà umana. Questi sapienti criteri segnano il confine tra i gruppi e movimenti ecclesiali che possono essere detti “cattolici” e quelli che non si possono definire tali. Essi perciò indicano un cammino ben chiaro da compiere, sempre nuovamente, di generazione in generazione.

Soffermiamoci ora, cari fratelli e sorelle, sulla Parola di Dio che abbiamo ascoltato in questa 33a domenica del tempo per annum. Essa ci dice ancora una volta che il nostro Dio è un Dio d’amore, che vuole la salvezza di tutti gli uomini. Egli non vuole però salvare il mondo senza la nostra collaborazione, senza il nostro apporto positivo, e stringe un’alleanza, un patto di fedeltà con il suo popolo. A chi rimane legato a Lui e cammina sulla retta via, Dio promette il sorgere del sole di giustizia con “raggi benefici”; il suo nome sarà scritto nel libro della vita e il Signore gli riserverà premure e cure speciali e potrà vivere insieme a Lui un giorno senza tramonto.

Nonostante le nostre infedeltà, Dio rimane sempre fedele a noi e ce lo ha dimostrato compiutamente donandoci Gesù, il Figlio eterno che per noi si è fatto uomo e si è umiliato fino alla morte e alla morte di croce.

Il mistero della fedeltà di Dio ci riempie di conforto e di speranza, e ci dà la prospettiva giusta per guardare la realtà: ciò che passa e ciò che non muta. Gesù, con saggezza di educatore, invita i discepoli a rendersi conto che tutto passa, anche il Tempio e le sue belle pietre. Le realtà terrene, ricorda Gesù, sono tutte soggette alla legge del tempo. Con tutta la sua bellezza e la sua antica sacralità, quale segno di Dio sulla terra, anche il Tempio di Sion porta in sé il profilo delle cose che sono destinate alla caducità. Tutto passa, anche i cieli e la terra passeranno, ma Dio non muta. La sua Parola d’amore è eterna e fedele: è una Parola che si è fatta carne, ha “sposato” la nostra fragilità, proprio per rivelare ciò che non passa: l’Amore di Dio. E’ questo Amore fedele che ci dà la forza di affrontare le avversità.

Gesù mette in guardia i suoi discepoli, perché le prove non saranno loro risparmiate: saranno perseguitati, traditi, messi al bando, odiati a causa del suo nome. Ma anche quando tutto ciò sembrerà dare ragione “al principe di questo mondo”, resterà sempre e comunque la sicurezza della parola immutabile di Gesù: “Nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto”. Gesù esorta a rimanere saldi e stabili, confidando nel suo amore e nella sua amicizia, certi del suo sostegno e della sua continua presenza, e riconoscendo nelle prove l’opportunità di dare testimonianza di Lui di fronte al mondo.

Cari confratelli e consorelle, vivere oggi il Vangelo è impegnativo e faticoso, perché la lotta fra il bene e il male, prima di tutto dentro di noi, è forte, in un mondo che sembra aver smarrito il senso di Dio e della sua Legge. Per questo occorre alimentare costantemente la nostra fede con la Parola di Dio e i Sacramenti, mettendo al centro della nostra vita e delle nostre famiglie l’Eucaristia domenicale, come un pozzo profondo dal quale attingere acqua sempre fresca e ristoro per il cammino quotidiano. Anche l’esperienza all’interno delle Confraternite chiede di essere sempre rinnovata mediante la formazione e il cammino spirituale; un rinnovamento che necessariamente passa attraverso la meditazione della Sacra Scrittura e l’attenzione al Magistero della Chiesa.

Ed ora vorrei rivolgere una parola a voi, cari sacerdoti e padri spirituali. Mentre vi ringrazio per il servizio che svolgete a beneficio di tanti fratelli e sorelle, vi incoraggio a dispensare in abbondanza il nutrimento della Parola di Dio, ponendo al centro della vostra opera la formazione, soprattutto rivolta alle giovani generazioni. Aiutate a riscoprire l’autentico valore della pietà popolare innestata nella liturgia ben vissuta e partecipata. Valorizzate il grande patrimonio di arte e cultura presente nei vostri oratori, le belle tradizioni processionali e i riti secolari della Settimana Santa, i simboli pubblici della nostra fede, la devozione alla Madonna e ai santi Patroni, e soprattutto l’adorazione all’Eucaristia: tutti aspetti della vita delle Confraternite.

Quanto dichiara l’apostolo Paolo, nella seconda lettura, scrivendo ai cristiani di Tessalonica, ci spinge a vivere secondo criteri di verità e di giustizia all’interno delle nostre realtà comunitarie. Così, le Confraternite devono brillare per la concordia, la fraternità, l’amore vicendevole, per offrire un’esemplare testimonianza evangelica ed essere lievito, luce e sale all’interno della società. Occorre perciò stare attenti a non lasciarsi contaminare dallo spirito di divisione e di discordia, rimanendo uniti nella carità di Cristo, segno distintivo di ogni comunità cristiana. Sappiate vivere questa carità con sovrabbondanza e trasformarla in opere di misericordia corporale e spirituale; siate attenti alle nuove povertà per rispondere, a nome della Chiesa, ai fratelli che nella necessità si rivolgono a voi. Tutto questo sarà possibile se regnerà nei vostri cuori lo Spirito Santo, dono d’amore sempre nuovo del Padre e del Figlio suo Gesù Cristo. Vi sia di guida la parola del nostro Santo Padre, il quale nell’Enciclica Deus caritas est afferma che se anche si raggiungesse un ordinamento statale giusto, per cui tutti avrebbero il necessario per vivere dignitosamente, ci sarà sempre posto per l’amore che si fa dono, soprattutto per gli ammalati, gli anziani e i più indifesi, come i bambini e gli emarginati. Sì, cari fratelli e sorelle, l’amore gratuito e disinteressato trovi continuo spazio nella vostra vita e sia vostra regola e norma comune.

Un’ultima parola vorrei dedicarla proprio al decennale della fondazione della vostra Confederazione, eretta con decreto dalla Conferenza Episcopale Italiana. E’ un dono che i Vescovi hanno voluto fare alle Confraternite d’Italia: sostenetela con la vostra attiva adesione, sicuri che essa sostiene voi, nel vostro impegno di rinnovamento. Sappiate essere attivi fautori di unità, di comunione, di collaborazione con tutte le varie componenti della comunità cristiana, per “essere una cosa sola”, come pregò Gesù prima della sua Passione. Il vostro “Cammino di fraternità” confermi questo impegno, affinché siate sempre costruttori di comunione nelle vostre parrocchie, nelle Diocesi e anche negli ambienti sociali, e possiate costituire un valido esempio per le giovani generazioni. Intercedano per questo speciale compito il vostro patrono, il Beato Piergiorgio Frassati, e la numerosa schiera di Santi e Sante, ai quali le vostre Confraternite si ispirano. La beata Vergine Maria, Madre della Chiesa, vi sostenga e vi accompagni oggi e sempre, perché con generosità e disponibilità possiate rinnovare l’impegno di una coraggiosa testimonianza cristiana, nella Chiesa e nella società.

   

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