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SOLENNITÀ DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE DELLA B.V. MARIA

CELEBRAZIONE EUCARISTICA

OMELIA DEL CARD. TARCISIO BERTONE,
SEGRETARIO DI STATO DEL SANTO PADRE

Macerata,
Mercoledì, 8 dicembre 2010

 

Cari amici,

Siamo avvolti dall’entusiasmo dei giovani e dalla gioia per la festa della fede, che riempie le volte di questa bella Cattedrale dedicata a San Giuliano, cuore e fulcro della vita della comunità cristiana che è in Macerata. Saluto fraternamente il Vescovo, Monsignor Claudio Giuliodori e lo ringrazio per le parole di benvenuto che mi ha rivolto. Saluto le Autorità che hanno voluto essere partecipi a questo solenne rito. Ringrazio Don Dalmazio Maggi che tanto si è prodigato per la realizzazione di questo nostro incontro festoso e fraterno. Ma soprattutto ringrazio i giovani - ed in particolare Marco - che hanno parlato a nome dei giovani qui presenti, rendendoci così tutti consapevoli della forte realtà educativa che si respira in questo “clima salesiano”. Per me, da salesiano e da Vescovo, questo è un bel momento e spero che lo sia anche per voi.

Devo dirvi, innanzitutto, che il Santo Padre, Benedetto XVI, che ho incontrato lunedì scorso, ed al Quale ho parlato della mia visita a Macerata, mi ha incaricato di salutarvi e di trasmettervi la Sua speciale benedizione apostolica. Forti anche della Sua presenza spirituale in mezzo a noi, soffermiamoci a riflettere sulla Parola di Dio che la liturgia odierna offre alla nostra attenzione.

In questo tempo di attesa che è l’Avvento, ci viene proposta una pagina di Vangelo particolarmente significativa: una scena di vita straordinaria.  I protagonisti sono due:  l’angelo Gabriele e una giovane ragazza: Maria. Entrano in gioco e si intrecciano sentimenti umani e soprannaturali nello stesso tempo: l’invito alla gioia dell’Angelo: “Rallegrati”; la rivelazione di una pienezza di vita: “Piena di grazia”; la gratuità del dono di Dio: “Il Signore è con te”. E poi la richiesta di una collaborazione impegnativa, che dapprima provoca un certo turbamento: “Concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù”, che significa Dio che salva. Maria è una creatura e si pone degli interrogativi legittimi: “Come avverrà questo?”. Ecco allora che prorompe il soprannaturale: “Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra”. Lo stupore si stempera di fronte all’evidenza dei fatti: “Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio… lei che era detta sterile:  nulla è impossibile a Dio”.

Riflettendo su questi eventi, che conducono alla nascita del Redentore, la Chiesa, fin dagli inizi ha sempre creduto che la Theotokos, la Madre di Dio, proprio per questa sua missione non sia mai stata toccata neanche lontanamente dal peccato. Maria è una creatura umana come noi, ma in previsione dei meriti del Figlio è stata “piena di grazia” fin dal primo istante del suo concepimento. Pio XII, indicendo l’Anno santo mariano, con l’enciclica Fulgens corona l’8 settembre 1953, dopo un lungo percorso di fede e di pietà del popolo cristiano, ha affermato che l’immacolata concezione di Maria “deve pertanto essere oggetto di fede certa e immutabile per tutti i fedeli”.

Oggi la liturgia, facendo memoria dell’immacolata concezione di Maria, ci invita a riflettere sulla risposta che noi stessi possiamo dare a Dio; ci invita a impostare uno stile di vita ispirato a Maria. La risposta della Beata Vergine all’Angelo Gabriele: “Eccomi…” va vista come l’accettazione di una responsabilità che stimola tutta la Chiesa. La sua collaborazione alla storia della salvezza si dipana nel tempo e prende forma anche attraverso l’accettazione di ogni cristiano a dare una mano al Regno di Dio. Il “sì” della ragazza di Nazareth è divenuta il paradigma della risposta dell’uomo – di ogni uomo e di ogni donna – alla chiamata di Dio, ad offrire una collaborazione libera e feconda per realizzare il suo piano d’amore sul mondo, ricoprendo ciascuno il proprio ruolo. Ognuno è chiamato per svolgere una “missione”. Ogni età, ogni professione può diventare sorgente di vita e di salvezza.

Troviamo fortemente espressa questa forma di collaborazione nella Famiglia Salesiana, attraverso la vocazione dei Cooperatori salesiani, chiamati a realizzare il loro apostolato in primo luogo attraverso gli impegni quotidiani, portando ovunque un’attenzione privilegiata ai giovani, promuovendo e sostenendo la famiglia, attuando la Dottrina sociale e l’attività missionaria della Chiesa.

Oggi abbiamo in mezzo a noi sei giovani che fanno la promessa di salesiani cooperatori. Si tratta di Barbara, Leonardo, Michela, Suzana, Serena e Davis, ai quali voglio dire che non è senza significato il fatto che il loro impegno solenne venga pronunciato in un giorno dedicato alla Madonna.

Ricordiamo Don Bosco. Al termine della sua vita ha dichiarato che tutto quello che aveva fatto lo aveva iniziato per ispirazione della Madonna e lo aveva portato a termine con il suo aiuto. Non è stata solo una bella frase. Se uno va a rileggere la vita di Don Bosco si rende conto che la sua esistenza è impregnata di un profondo e sincero amore alla Madonna. Per Don Bosco la vita era una grande battaglia, o se si vuole, una grande impresa per la costruzione di un mondo nuovo. Qualcuno lo ha chiamato l’impresario di Dio. Nonostante i molti ostacoli, egli ha compiuto effettivamente imprese straordinarie per i giovani. Sapeva di collaborare con Gesù Cristo unico vero salvatore come Maria che si era posta tutta a servizio della causa del Figlio.

Maria è il simbolo della donazione assoluta al bene senza mezze misure, senza tentennamenti, senza contraddizioni. Maria, proprio perché Immacolata a servizio assoluto di Dio, è vissuta a servizio dell’uomo.

Cari amici, questa è una indicazione stimolante per tutti: Dio lo si incontra nell’uomo e la carità, vissuta integralmente da Maria, è la grande vocazione dell’intera Chiesa. Lo ricorda Benedetto XVI nella sua prima enciclica Deus caritas est: “L'amore del prossimo radicato nell'amore di Dio è anzitutto un compito per ogni singolo fedele, ma è anche un compito per l'intera comunità ecclesiale, e questo a tutti i suoi livelli: dalla comunità locale alla Chiesa particolare fino alla Chiesa universale nella sua globalità” (n. 20).

La Chiesa, esortandoci  a volgere lo sguardo verso Maria, ci offre l’occasione di rinnovare, anzi di intensificare la nostra adesione operosa al progetto di vita cristiana. Se il compito ci sembra arduo ci sia di esempio l’esperienza di san Paolo, duramente provato – egli parla di una spina nella carne da cui per ben tre volte pregò il Signore di liberarlo sentendosi rispondere: “Ti basta la mia grazia” (2 Cor 12,9).

L’odierna festa dell’Immacolata Concezione ha proprio questo messaggio da comunicarci: ci ricorda che la grazia è il distintivo del cristianesimo: non è una dottrina o un’idea, ma prima di tutto una realtà che trasforma la nostra esistenza. La grazia che abbiamo ricevuto nel Battesimo è la ragione principale della nostra gioia e del nostro coraggio. Nel brano della lettera agli Efesini che abbiamo ascoltato, San Paolo parla di noi come di figli adottivi di Dio “mediante Gesù Cristo, secondo il disegno d’amore della sua volontà, a lode dello splendore della sua grazia” (Ef 1, 5-6).

Per quanto grandi siano le difficoltà e le prove che incontriamo, Iddio non ci abbandona mai, anche quando, nelle nostre società secolarizzate, si ha la sensazione che sia diminuito il gusto e l’esperienza delle cose divine e si registra ogni giorno una più grande decadenza di uomini e di costumi, con i diritti del male proclamati, calpestando ogni residuo senso di pudore. Anche quando sembra difficile immaginare che sia possibile vivere senza il gra­vame del peccato e le sue tristi conseguenze, Maria ci avverte che la grazia è più grande del peccato, che la misericordia di Dio è più potente del male e sa trasformarlo in bene.

Dinanzi all’oscuramento delle virtù, brilla con ancor più singolare luminosità il candore dell’Im­macolata Concezione, la sola creatura che sia venuta in questo mondo senza macchia. A ragione pertanto celebriamo questa festa nel cuore dell’Avvento, quando ci prepariamo a celebrare il mistero del Natale, il mistero dell’Incarnazione del Verbo nel grembo imma­colato di Maria, che è l’evento centrale della storia, predestinato, come dice san Paolo, sin da prima della creazione del mondo.

Il mio augurio è di continuare a camminare sulla rotta tracciata dalla Beata Vergine Maria Immacolata, insieme, come Chiesa viva, come comunità parrocchiale e come comunità educativa, unite nella fede, nella speranza e nella carità.

«Tu, Maria, preservata da ogni macchia di peccato, intercedi per noi peccatori, lotta con noi e sostienici perché non cediamo alla tentazione, dà luce e vigore alla nostra coscienza perché restiamo sempre fedeli, docili ed obbedienti alla voce dello Spirito. A te, Maria, affidiamo la nostra vita; nelle tue mani poniamo le nostre famiglie, le nostre parrocchie, le nostre scuole, la Chiesa e il mondo intero. Aiutaci a seguire il tuo Figlio Gesù Cristo in santità e purezza di vita, perché possiamo un giorno entrare nel suo Regno e con te gustare in eterno la gioia del suo amore in Cielo».

Amen!  


Dopo l’omelia:

 Celebrante

Fratelli e sorelle, questo è un giorno di grazia e di gioia per la Chiesa e per tutta la Famiglia Salesiana, in particolare per l’Associazione dei Salesiani Cooperatori del Centro di Macerata.

La presentazione dei doni all'altare si arricchisce oggi di un dono tutto speciale: questi nostri amici Barbara, Leonardo, Michela, Suzana, Serena e Davis vogliono inserire l'offerta del loro impegno spirituale e apostolico al seguito di don Bosco. Desideriamo perciò conoscere questi nostri fratelli che fra poco, facendo la loro PROMESSA, diventeranno Salesiani Cooperatori e Salesiane Cooperatrici.

 

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