The Holy See
back up
Search
riga

PRIMO ANNIVERSARIO DEL TERREMOTO DI HAITI

CELEBRAZIONE EUCARISTICA

OMELIA DEL CARD. TARCISIO BERTONE,
SEGRETARIO DI STATO DEL SANTO PADRE

Santa Maria Maggiore
Mercoledì, 12 gennaio 2011

 

Carissimi fratelli e sorelle,

siamo riuniti intorno all’altare del Signore nella mesta ricorrenza del primo anniversario del tragico terremoto di Haiti, che è costato la vita a oltre 200.000 persone, tra le quali il compianto Arcivescovo Mons. Joseph Serge Miot, numerosi sacerdoti, seminaristi, religiosi e religiose. Offriamo al Dio della vita questa Santa Messa che celebriamo in onore della Vergine Maria Madre della Consolazione, elevando la nostra preghiera di suffragio per tutte le vittime, ma anche implorando dal Dio di ogni consolazione la luce e la forza necessarie perché il popolo di Haiti, così duramente provato, possa riprendere nella prosperità e nella pace il suo cammino.

Il Santo Padre Benedetto XVI, nel cui animo ha trovato eco profonda la sofferenza di tanti fratelli, e che ha mostrato in diverse occasioni la Sua  vicinanza al popolo haitiano, intervenendo anche con il sostegno concreto della Sua carità, si unisce spiritualmente alla nostra preghiera, esortando nuovamente la comunità internazionale a promuovere e portare avanti ogni utile iniziativa per contribuire, in modo solidale e fraterno, alla piena rinascita di quella cara popolazione.

La Parola di Dio che abbiamo sentito proclamare nelle Letture, mentre nei cuori di ciascuno di noi sono ben presenti i dolorosi ricordi della tragedia di un anno fa, risuona come una grande consolazione e ci aiuta ad affrontare con fede e con coraggio questo dramma umano e sociale. La somma consolazione del genere umano è il Signore Gesù Cristo, inviato dal Padre nella pienezza dei tempi, come ci ha ricordato la Lettera agli Ebrei, “in tutto simile ai fratelli, … Infatti, proprio per essere stato messo alla prova e aver sofferto personalmente, egli è in grado di venire in aiuto a quelli che subiscono la prova” (2,17). La solidarietà di Gesù con gli uomini ha una profonda radice nella condivisione della nostra natura debole, esposta al dolore e alla morte. Il Figlio di Dio ha voluto essere solidale con i fratelli in umanità, che il Padre gli consegnava per condurli alla salvezza, fino ad assumere la loro natura nella sua finitezza e mortalità; ha preso per sé la natura umana passibile, proprio per poter in essa morire e così annientare il nemico che teneva i figli di Dio avvinti sotto il suo potere tirannico. La morte, ora, pur conservando il suo aspetto doloroso, non ha più dominio su di noi, dopo che Cristo con la sua morte e risurrezione ha vinto il peccato e ha tolto alla morte il suo “pungiglione” e la sua preda. La somiglianza di Cristo con i fratelli si estende a tutto l’ambito dell’esperienza umana, comprese la sofferenza e la prova, ma eccettuato il peccato. Questa esperienza personale di dolore e di debolezza ha “perfezionato” Cristo Sommo Sacerdote, facendo di Lui una sorgente inesauribile di vita e di misericordia, proprio perché ha saputo compatire le debolezze degli uomini e soccorrerli nelle loro prove. La comunanza di natura e di vita Gli permette anche di essere fedele interprete presso Dio delle necessità del popolo; dalla compassione e dalla fedeltà, infatti, è stato mosso ad offrire se stesso in sacrificio a Dio.

Anche la Vergine Maria viene giustamente invocata e venerata quale “Madre della Consolazione” o “Consolatrice degli afflitti”. Per mezzo suo da Dio fu mandato al mondo il Consolatore, Gesù Cristo. Maria, essendo stata accanto al Figlio che pativa in croce e avendo sofferto il martirio dell’anima, ha conseguito nella maniera più eccelsa la beatitudine promessa nel Vangelo a coloro che piangono; e poiché Dio l’ha consolata con la risurrezione di Gesù, è in grado lei pure di consolare i suoi figli che si trovano in qualsiasi genere di afflizione. Dopo l’ascensione di Cristo, Maria, unita agli Apostoli nel Cenacolo, implorò ardentemente e attese con fiducia lo Spirito consolatore. Ora, assunta in cielo, continua a intercedere con amore materno per gli uomini oppressi sotto il peso delle tribolazioni, come insegna la Costituzione del Concilio Vaticano II sulla Chiesa: “La Madre di Gesù brilla ormai innanzi al peregrinante popolo di Dio, quale segno di sicura speranza e consolazione” (Lumen gentium, V,68).

Il brano del Vangelo secondo Marco proposto alla nostra riflessione ci è di ulteriore conforto. Infatti, ascoltando in esso il racconto di una giornata-tipo di Gesù, vediamo come, accanto alla solitudine ed alla preghiera, necessarie per vivere sempre più intensamente la sua comunione con il Padre e attingere forza per compiere in tutto la sua volontà, vediamo – dicevo – come Egli volentieri consuma il suo tempo per incontrare ogni uomo che soffre nel corpo e nello spirito, per versare sulle sue ferite l’olio della consolazione ed il vino della speranza e così aprire la notte del dolore alla luce, nella prospettiva della vittoria pasquale, che Egli realizzerà in pienezza con la sua morte e risurrezione.

Sottolinea l’Evangelista che “venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano affetti da varie malattie” (1,32-34). Oggi, davanti alla porta della Città di Dio con gli uomini, la Chiesa, una moltitudine di fratelli haitiani si accalca in cerca del Cristo: hanno bisogno di essere consolati e sorretti dal suo potente aiuto, per rialzarsi e camminare spediti verso la piena rinascita. Il Cristo, crocifisso e risorto, presente ed operante nella sua Chiesa, certamente non li abbandona, non lascia inascoltate le loro domande circa il futuro, non è sordo al grido angosciato di tante famiglie che hanno perso tutto: case, risparmi, lavoro e spesso anche vite umane. La risposta concreta e visibile passa attraverso la solidarietà di tutti i figli della Chiesa, solidarietà che non può limitarsi alla sola emergenza iniziale, ma deve diventare un progetto stabile e concreto. Proprio in questo spirito e con questo metodo stanno lavorando, ad Haiti, tante persone e tante associazioni di volontariato, alle quali vanno il nostro apprezzamento e il nostro incoraggiamento.

La Chiesa, esperta in umanità e portatrice del messaggio divino della salvezza, rivolge al caro popolo haitiano anche una parola di conforto per i numerosi defunti: essi sono vivi in Dio e attendono dai congiunti e dai connazionali una testimonianza di coraggio e di speranza. Attendono di vedere rinascere la loro terra, che deve tornare a dotarsi di case e di chiese. Ed è proprio in nome di questi fratelli e sorelle tragicamente periti che deve sorgere un rinnovato impegno di vita, aggrappandosi a ciò che non muore mai e che il tremendo terremoto non ha potuto distruggere: l’amore. L’amore rimane anche al di là di questa nostra precaria esistenza terrena, perché l’amore vero è da Dio e, nella sua essenza, è Dio stesso.

A Sua Eccellenza il Signor Ambasciatore della Repubblica di Haiti presso la Santa Sede, chiedo di farsi interprete presso le Autorità ed il Popolo del suo Paese della nostra vicinanza spirituale e del nostro impegno al loro fianco. Affidiamo le preghiere e le iniziative alla Vergine Maria, che invochiamo con il dolce titolo di Madre della Consolazione. Grazie all’aiuto della Madonna, i fratelli e le sorelle haitiani possano attraversare questa tragedia compiendo un “esodo” dalla morte alla risurrezione. E, sorretti dalla sua materna intercessione, non potranno temere le immani difficoltà che si ergono a volte anche minacciose davanti a loro. Aiuti Lei l’intera popolazione a conservare salda la fiducia in Dio e nella forza del bene, per portare avanti il quotidiano impegno di ricostruire non solo le strutture materiali, ma anche il tessuto sociale e, prima ancora, le basi della vita personale e comunitaria.

Distinte Autorità e cari amici, anche nella notte più buia, la Parola di Dio accende quella fiamma che può guidare il cammino dell’uomo. Cristo Risorto, la luce del mondo, inonda di fulgore invincibile l’umanità tante volte disorientata di fronte a calamità così pesanti, e di fronte alla precarietà della vita umana. Ed è proprio la fede nella Risurrezione, che noi professiamo da credenti in Cristo, che ci aiuta a continuare a lavorare insieme con speranza, mentre ci avviamo, interiormente consolati, al definitivo approdo della nostra esistenza.

  

top