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FESTA DI SAN’ANTONIO ABATE,
PATRONO DELLA PONTIFICIA ACCADEMIA ECCLESIASTICA

PREGHIERA DEI VESPRI

OMELIA DEL CARD. TARCISIO BERTONE,
SEGRETARIO DI STATO DEL SANTO PADRE

Martedì, 18 gennaio 2011

 

Venerati Fratelli,
cari Sacerdoti,

porgo il mio cordiale saluto a tutti voi, in questo momento di preghiera corale al Signore. Ringrazio Sua Eccellenza Mons. Beniamino Stella ed i suoi Collaboratori per l’invito a presiedere questi Vespri solenni. Le Sue parole, cara Eccellenza, oltre ad esprimere il cortese benvenuto della Comunità, hanno evocato il carattere della Pontificia Accademia Ecclesiastica. Una specificità che naturalmente influisce anche sul nostro modo di vivere quest’Ora liturgica, che celebriamo in onore di sant’Antonio Abate, Patrono di questa antica e venerata Istituzione ove ci troviamo raccolti, insieme con numerosi ex-Alunni che vivono in Urbe.

In tale singolare ricorrenza e nella certezza della Comunione dei Santi, fonte di consolazione e di speranza, desidero poi ricordare Don Alain Attiale Degny, addetto di Nunziatura in Tanzania, che il Signore ha chiamato a Sé in modo così drammaticamente improvviso, dopo soli pochi mesi dalla sua partenza da Roma. Pregheremo per lui nella Celebrazione Eucaristica che presiederò venerdì prossimo, in Vaticano, ma anche questa sera sento il dovere di esprimere la vicinanza dei Superiori tutti e della Comunità della Segreteria di Stato a quanti ne piangono la scomparsa, ricordandone in modo speciale il periodo formativo in questa Casa.

E allora nel pregare i Salmi, nell’ascoltare la Parola di Dio, nell’elevare le intercessioni il nostro animo non può non avere presenti da una parte il Santo Padre ed il Suo ministero, dall’altra la vostra formazione, cari Alunni, e la missione che vi attende. La preghiera cristiana, infatti, lungi dall’essere un distacco dalla realtà, è sempre una adesione più profonda e personale al progetto dell’Amore di Dio. Non ci porta fuori dalle realtà umane, ma dentro, più vicino al centro di ogni cosa che è Dio stesso, che è Cristo, senso ultimo e pieno della nostra esistenza e della storia umana.

Il Santo Padre, nelle parole che ha rivolto alla vostra comunità ricevendola in speciale udienza nel giugno scorso, ha posto l’accento sul tema della rappresentanza – nella mente e nel cuore –, che corrisponde anche alla sostanza del servizio diplomatico, in particolare della Santa Sede. Va osservato, ovviamente, che tale concetto di fondo, che caratterizza in modo peculiare il servizio delle Nunziature nel mondo, non può prescindere da quella che è la preparazione, diciamo, “professionale” dei Rappresentanti Pontifici.

Nel mio servizio di quotidiana collaborazione al ministero universale del Sommo Pontefice sperimento, con gratitudine, quanto sia importante avere Nunzi illuminati e lungimiranti, coadiuvati da validi Collaboratori, con una profonda e ampia visione di Chiesa, una Chiesa che vive nelle realtà del mondo e che cerca di orientarle verso la “pienezza” che è Cristo stesso.

Ma accanto al valore della professionalità, e quindi della adeguata formazione durante gli anni di permanenza nell’Accademia, proprio a partire dal concetto di rappresentanza della mente e del cuore, vorrei ricordare un altro aspetto fondamentale, sul quale il Papa Benedetto XVI insiste spesso, specialmente quando parla ai sacerdoti. Mi riferisco all’esigenza di rinunciare a se stessi, ai propri progetti personali, per seguire Cristo, Maestro e Signore, con lo stesso ardore di sant’Antonio, quando, sospinto dall’amore per Cristo, lasciò tutto e si consacrò interamente alla preghiera e alla penitenza. Questa sequela deve consistere in un reale e pieno stare con Lui, di tutta la persona, senza ricercare i propri interessi immediati e senza privilegiare i propri modi di pensare o di vivere. Gesù lo diceva già chiaramente a quanti si proponevano come suoi discepoli: o si sta con Lui o contro di Lui, se non si raccoglie con Lui si disperde.

Durante la vita terrena di Gesù vi erano alcuni che facevano parte del seguito del Maestro, ma non gli avevano donato tutto il loro cuore e, pur accompagnandolo nel suo peregrinare per le strade della Palestina, non avevano rinunciato completamente ai propri calcoli personali Lo lasciarono, infatti, quando sembrò loro che i sogni non giungessero a realizzarsi e che i sacrifici compiuti non trovassero un “ritorno” adeguato.

Cari Sacerdoti dell’Accademia, vorrei esortarvi a curare in profondità la vostra personale appartenenza interiore a Cristo e alla Chiesa, sotto la guida del Santo Padre. Un’appartenenza piena e cordiale secondo tutto ciò che Egli, come Vicario di Cristo esprime – nel Suo pensiero, nei Suoi insegnamenti e nelle sue decisioni – nella quotidiana sollecitudine per il bene della Chiesa Universale.

Penso quindi a voi ed allo specifico servizio che vi attende nelle Rappresentanze Pontificie. C’è bisogno, infatti, di giovani sacerdoti che vivano pienamente le loro giornate nella preghiera, nel lavoro, nella vicinanza concreta alle Chiese locali, con il consiglio e l’affetto, con generoso spirito di abnegazione, specialmente nelle ore difficili e talvolta drammatiche di un Paese e della sua gente.

 Così anche il vostro lavoro di ufficio, compiuto con umiltà e nella discrezione, potrà fattivamente contribuire all’impegno della Santa Sede per un mondo più giusto e fraterno nel nome di Cristo.

Mi pare che questo stile di servizio al Papa sia, molto concretamente, un modo di seguire Gesù, di stare con Lui, di essere “dei suoi”. Da qui proviene anche una gioia profonda: quella di essere discepoli di Cristo e servitori del Sommo Pontefice; la gioia di “remare” insieme a tanti altri fratelli sulla barca di Pietro, perché essa possa navigare spedita, malgrado i venti contrari e le onde della storia che a volte la investono.

Ecco, cari Fratelli nel sacerdozio, alcuni pensieri che suscita in me il trovarmi a pregare con voi. La figura di sant’Antonio Abate, sotto la cui protezione spirituale voi siete posti in questa comunità, vi offra un costante modello di radicalità nella sequela di Cristo, perché – come ebbe a dire il Servo di Dio Papa Paolo VI –  questa Casa continui ad essere una “fucina di anime grandi e sacerdotali”.

All’intercessione di Sant’Antonio affido poi i vostri propositi di bene, come pure il servizio ecclesiale dei Cardinali e Vescovi qui presenti, e quello dei tanti ex-Alunni sparsi nel mondo, che sentiamo particolarmente vicini a noi questa sera. Su tutti vegli sempre con materna premura la Vergine Maria che ha dato al mondo l’Autore della Vita. Amen.

     

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