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CONCLUSIONE DELL'ANNO PASTORALE SPECIALE INDETTO PER IL
IVe CENTENARIO DELLA CATTEDRALE DEDICATA A SAN PIETRO

OMELIA DEL CARD. TARCISIO BERTONE,
SEGRETARIO DI STATO DEL SANTO PADRE

Frascati
Domenica, 26 giugno 2011

 

Cari amici,

lasciate che vi chiami così a motivo del vincolo particolare che mi lega alla diocesi tuscolana, da quando Sua Santità Benedetto XVI mi ha concesso il titolo della Chiesa suburbicaria di Frascati. Privilegio che ho molto apprezzato anche per via della mia lunga amicizia con il vostro Pastore, Monsignor Raffaello Martinelli, che ringrazio di avermi invitato a presiedere questa solenne Concelebrazione.

Si tratta, oggi, della conclusione dell’anno pastorale speciale indetto per il 4° Centenario di questa Cattedrale dedicata a San Pietro. La Celebrazione dell’Eucaristia, tuttavia, non è un invito a rivolgersi al passato, se non per ringraziare il Signore della vita e delle grazie – grazie di gioia o grazie di sofferenza – che ci ha concesso nel tempo trascorso, che noi deponiamo sull’altare come un’offerta a Lui gradita.

La Celebrazione dell’Eucaristia, specie quella domenicale, è un costante e rinnovato dono del Signore, che scandisce il nostro andare avanti, guardando al futuro con speranza; è un dono che aiuta a mantenere il vigore di quell’amore che ha spinto alcuni a fondare una famiglia, altri a consacrarsi a Dio nel sacerdozio o nella vita religiosa, altri a intraprendere un’attività sociale o caritativa e altri ancora a dedicarsi ad una professione con spirito di servizio alla società.

La Celebrazione Eucaristica odierna, che riunisce l’intera comunità diocesana, ha due ulteriori peculiarità; innanzitutto abbiamo qui davanti oltre un centinaio di bambine e bambini che riceveranno la Prima Comunione, ai quali rivolgo un saluto tutto speciale. In secondo luogo, da questa Assemblea ognuno è invitato a ripartire insieme a tutti gli altri per mettere in atto nuove progettualità pastorali, nella propria Parrocchia e nella propria Associazione o gruppo ecclesiale. Rinforzati e corroborati dalla vitalità espressa dalla iniziative dell’anno trascorso, siamo ora invitati a spalancare cuore, mente e braccia verso nuovi traguardi. Primo fra tutti al traguardo indicato dal vostro Vescovo per una intensa pastorale vocazionale sacerdotale. Essa impegna tutti i soggetti della Chiesa: impegna il Vescovo in prima persona, i sacerdoti, i genitori, gli educatori, i giovani stessi, senza dimenticare il prezioso apporto di preghiera che possono offrire gli ammalati e gli anziani, ricchi di esperienza e di saggezza e, spesso, ancor più coscienti di quanto sia preziosa la presenza di un sacerdote nelle diverse tappe della vita. E di quanto sia importante per le nuove generazioni l’accompagnamento di santi e saggi sacerdoti, che coltivino in loro la vita dello spirito indispensabile per essere pienamente uomini e donne, felici e realizzati secondo il disegno d’amore di Dio.

La liturgia di questa domenica offre a questa ampia prospettiva un valido aiuto. Oggi si celebra la festa del Corpo e Sangue di Cristo, che anticamente cadeva di giovedì, considerato per questo motivo un giorno festivo. Il Santo Padre ha mantenuto la bella tradizione di fare la processione eucaristica per le vie di Roma (non dimentichiamo che il Papa è il Vescovo di Roma) di giovedì, come è avvenuto appunto due giorni fa.

Per comprendere il significato del Corpus Domini, intendo offrirvi una breve sintesi di una omelia che fece diversi anni fa il teologo Joseph Ratzinger, che ora noi tutti conosciamo come Papa Benedetto XVI. Egli spiegava che sono soprattutto tre gli elementi che costituiscono la peculiarità della struttura festiva di questo giorno. C'è innanzitutto il nostro stare insieme di fronte al Signore; c’è poi il camminare con il Signore (la processione) e, infine, l’inginocchiarsi in adorazione del Signore (cfr Joseph Ratzinger, Cercate le cose di lassù, Ed Paoline 1986, pp. 61-69).

Stare insieme di fronte al Signore

E’ questo appunto il senso più profondo dell'Eucaristia, che cioè noi, ricevendo un solo pane, ci accostiamo a quest'unico centro e diveniamo un organismo vivente, il corpo unico del Signore. L'Eucaristia non è una questione privata di una cerchia di amici, in un club in cui s'incontrano persone che vanno d'accordo e hanno gli stessi interessi. È il contrario. Così come il Signore si è lasciato crocifiggere pubblicamente fuori dalle mura della città, davanti agli occhi del mondo, e ha steso le mani su tutti, anche la celebrazione dell''Eucaristia è l'ufficio divino di tutti i chiamati dal Signore, indipendentemente dalla loro composizione. È quindi componente essenziale della celebrazione eucaristica ciò che il Signore ci ha mostrato con l'esempio nella sua vita terrena: che uomini di parti diverse, di stato e opinioni diverse siano riuniti nel segno più grande della sua parola e del suo amore.

Il Corpus Domini riprende questo pensiero originariο. E proprio questo è essenziale, che noi qui sia­mo radunati dal Signore, che è lui ad avvicinarci gli uni agli altri. L’Eucaristia dev'essere luogo di una comunanza che ci resti dentro come compito e dono, perché non ci unisce l'interesse privato di questo o quel gruppo, bensì l'interesse che Dio ha per noi, in cui noi riponiamo con tranquillità tutti i nostri interessi. Noi stiamo dalla parte del Signore. Più stiamo con il Signore e davanti a Lui, tanto più stiamo insieme e si rigenera continuamente la forza di capirci, di riconoscerci vicendevolmente come persone, come fratelli e sorelle; così si fonda e si rende possibile, in questa comunione, l'umanità.

Camminare con il Signore

Stare insieme davanti al Signore e con il Signore ha avuto fin dall'inizio come presupposto fonda­mentale anche il cammino verso di Lui. Questo è il secondo invito del Corpus Domini. Possiamo andare gli uni verso gli altri, possiamo accostarci al Signore solo in questo procedere, in questo uscire e incamminarci in cui superiamo i nostri pregiudizi, i limiti e le chiusure, e procediamo, ci accostiamo a lui e andiamo là dove possiamo incontrarci. Purtroppo conosciamo anche nella Chiesa la frattura, la rivalità, la diffidenza. La processione deve tornare a essere per noi un invito ad andare avanti, a procedere verso di Lui, a sottoporci insieme al suo criterio e, nella fede comune nel Dio fatto uomo, che a noi si dona sotto forma di pane, a fidarci di nuovo l'uno dell'altro, a aprirci agli altri e a lasciarci condurre insieme da Lui.

L'uomo trova la via solo se si lascia condurre da colui che è insieme parola e pane. Solo camminando con il Signore possiamo affrontare con successo il pellegrinaggio della nostra storia.

Inginocchiarsi davanti al Signore

C'è infine l'atto di inginocchiarsi davanti al Signore: l'adorazione. Poiché egli è presente nell'Eucaristia, l'adorazione è sempre stata una componente essenziale di questa festa.

Neppure oggi è contrario alla dignità, alla libertà e alla grandezza dell'uomo piegare il ginocchio, obbedire a Dio, adorarlo e glorificarlo; se neghiamo la sua esistenza per non doverlo adorare, non ci resta altro che l'eterna necessità della materia. Ε allora siamo davvero privi di libertà, nient'altro che granelli di polvere trascinati dal grande vortice dell'universo, che cercano invano di convincersi di essere liberi. Solo se lui è il Creatore, il fondamento di tutte le cose è la libertà e noi possiamo essere liberi.

Questo giorno presenta però anche un altro aspetto. Colui che adoriamo non è una potenza lontana. Egli stesso si è inginocchiato davanti a noi – davanti ai discepoli – per lavarci i piedi. Ciò che conferisce alla nostra adorazione libertà, speranza e gioia è il fatto che noi ci inchiniamo di fronte a colui che si è inchinato a sua volta; è il fatto che ci inchiniamo nell'amore che non rende schiavi ma trasforma.

Questa è la vita cristiana, questa è la vita che propone la Chiesa, Corpo mistico di Cristo presente nel mondo. La Chiesa, infatti, mentre forma in noi l’uomo nuovo evangelico, edifica la società sui presupposti di un umanesimo che mette al centro la grandezza dell’uomo creato a immagine e somiglianza di Dio. Il Mistero dell'Incarnazione dice la parola più piena e definitiva sull'identità e sul valore dell'essere umano. La dignità, la libertà, la fratellanza sono elementi costitutivi della persona umana liberata e redenta da Cristo.

Lasciamoci affascinare da questa vita e alla chiamata del Signore, ad ogni sua chiamata, rispondiamo decisamente con il nostro “Eccomi!”. “Eccomi, con tutta la forza della mia giovinezza, per assicurare nuova linfa vitale alla tua Chiesa”. “Eccomi, nonostante gli affanni che riempiono le mie giornate, per collaborare nella catechesi e nell’evangelizzazione”. “Eccomi, nell’offrire la mia malattia e gli acciacchi della mia vecchiaia, in unione con le sofferenze di Cristo per l’avanzamento del suo Regno di amore e di pace nel mondo”.

Offriamo insieme al pane e al vino, che tra poco saranno consacrati e trasformati sacramentalmente nel Corpo e Sangue di Cristo, tutta la varietà dei nostri “Eccomi!”, così che il Signore li porti a maturazione secondo il disegno d’amore che ha su ciascuno di noi.

Di fronte a queste considerazioni viene spontaneo volgere lo sguardo a Maria, come a colei che si è inchinata nell’amore al volere di Dio con il “fiat” che ha dato luogo all’Incarnazione di Cristo. Seguendo Maria non perderemo mai la strada che ci conduce alla Chiesa, dove possiamo sempre ritrovarci come in una vera famiglia dei Figli di Dio.

Infine, ci sostenga nell’impegno per una nuova evangelizzazione, l’ardore degli Apostoli Filippo e Giacomo, Patroni della Diocesi tuscolana, e ci sorregga con mano forte il Principe degli Apostoli, San Pietro, al quale è dedicata questa vetusta Cattedrale, sorta 400 anni fa ma ancora la casa di tutti, perché centro vitale di fede, di speranza e di carità.

Amen

   

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