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BENEDIZIONE DEL FOYER GIOVANNI PAOLO II
E DEL SENTIERO GOIVANNI PAOLO II

OMELIA DEL CARD. TARCISIO BERTONE,
SEGRETARIO DI STATO DEL SANTO PADRE

Les Combes
XVII Domenica del Tempo Ordinario, 24 luglio 2011

 

Cari amici,

vi porto anzitutto il saluto e la benedizione del nostro amato Papa Benedetto XVI. Egli ci ricorda, prega per noi e ci è vicino con il suo affetto paterno.

Siamo immersi nella bellezza della natura e questo spazio all’aperto oggi si fa tempio, chiesa, cattedrale per accogliere la nostra Celebrazione eucaristica e per unire i nostri cuori in una corale preghiera di ringraziamento e di lode al Signore. Ringraziamo il Signore per aver dato a questa località di Les Combes e a questa splendida valle una missione speciale riconosciuta in tutto il mondo: essa ha fatto da cornice al riposo, alla riflessione, alla preghiera personale o alla preghiera pubblica dell’Angelus domenicale di ben due Papi: Giovanni Paolo II, che ha soggiornato qui per ben dieci volte dal 1989 al 2004, e Benedetto XVI per tre volte nel 2005, 2006 e 2009.

Poco fa si è compiuto il rito di benedizione della casa che ha avuto tali insigni ospiti e che speriamo possa continuare ad averne in futuro: si tratta del Foyer che ha preso il nome di Giovanni Paolo II, ingrandito e reso più funzionale in alcune sue parti con l’apporto di generosi benefattori e maestranze che ringraziamo sentitamente.

Chiediamo al Signore, tuttavia, di estendere la sua benedizione su tutte le case del Comune di Introd, sulle strade della valle, sui sentieri, sui pascoli e sui boschi dove i buoni abitanti della zona vivono e lavorano.

Per questo potremmo fare nostre le belle espressioni della benedizione delle case, tramandata nei secoli, che si legge affissa nelle abitazioni dei contadini in Ungheria e in Transilvania a testimonianza delle loro fede.

Dove c'è fede,
c'è amore.
Dove c'è amore, c'è pace.
Dove c'è pace, c'è benedizione.
Dove c'è benedizione, c'è Dio.
Dove c'è Dio, non c'è il bisogno!

Questa densa realtà umana e spirituale è il meglio di ciò che l’uomo può desiderare; è in sintonia con il bene offerto da Dio per mezzo della Creazione.

Vorrei cogliere l’occasione per ricordare brevemente l’importanza di lasciare che questa natura, queste montagne e questa aria buona, ristorino le nostre forze. Don Bosco al suo tempo è stato un innovatore anche in tema di riposo. Non bisogna dimenticare che nel contesto del difficile e complesso mondo del lavoro dell’ottocento, che mosse poi il Papa Leone XIII a scrivere la prima enciclica sociale Rerum novarum (1891) i Salesiani si inserirono immediatamente, non solo con i primi contratti per gli apprendisti, ma con una originale “Lega” a favore dei lavoratori, affermando, fra l’altro, il diritto al riposo e al tempo libero, oltre che il diritto all’istruzione, soprattutto dei minori, e all’esigenza di ricomposizione della famiglia come cellula fondamentale della società, sostenendo ogni sforzo teso a mettere l’uomo con le sue alte finalità al centro dell’economia e della produzione. Infatti, è un atto di onestà umana sapersi fermare, prendere quello spazio di respiro e di pace assegnato alla creatura umana. I Salesiani hanno favorito lo svago e il riposo per i giovani, e di conseguenza per le loro famiglie, con la creazione di numerose colonie estive sparse dappertutto, una delle quali è sorta anche qui a Introd.

Ora soffermiamoci per una breve riflessione sulle letture bibliche che ci sono state proposte da questa liturgia eucaristica. Colpisce la limpidezza del messaggio che esse vogliono trasmetterci.

Nella prima lettura tratta dal libro dei Re, Salomone, invitato dal Signore a chiedere ciò che avrebbe maggiormente desiderato, non chiede nulla per sé, né la salute, né la ricchezza, né la vittoria sui nemici, ma soltanto la sapienza per governare bene: “Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male”. La richiesta piacque agli occhi del Signore che gli concesse un cuore saggio e intelligente.

La saggezza di saper distinguere “il bene dal male” viene esaltata dal bellissimo Salmo 118 che descrive in maniera poetica il valore della legge impressa dal Signore nella Creazione e la gioia dell’uomo di poter essere sempre con Dio in tutte le sue ore e le sue scelte di vita, tanto da fargli esclamare: “Quanto amo la tua legge, Signore!”.

A seguire, la Lettera di San Paolo ai Romani invita anche nei nostri giorni, anche nel nostro mondo occidentale così pervaso da un’atmosfera piuttosto pessimista, ad avere uno sguardo ottimista, poiché egli afferma: “Noi sappiamo che tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio”. L’esperienza insegna che sovente il dolore e la sofferenza sono maestri che insegnano tante cose. Gli ostacoli che si incontrano presto o tardi nel cammino della vita, possono fare emergere le cose più belle che portiamo in noi. Questo è il dono di uno sguardo interiore sulle vicende della vita dato a “quelli che amano Dio”.

Infine soffermiamoci sulla pagina del Vangelo che amplia lo sguardo sulla contemplazione del “regno di Dio”; realtà che supera, secondo l’evangelista, tutti i beni che l’uomo può possedere, ma che non corrispondono al suo vero bisogno.

Il tesoro nascosto, la perla di grande valore richiamata dall’evangelista Matteo, sono immagini suggestive per esprimere la vera ricchezza di un Dio che si fa vicino a noi, si comunica a noi, si rende unito a noi, per regnare in noi e in mezzo a noi, a fondamento di una società edificata secondo la legge del Vangelo. Giuseppe Tovini, morto nel 1897 e beatificato da Giovanni Paolo II nel 1998, avvocato e banchiere, padre di dieci figli, preoccupato della difesa della fede, ebbe ad affermare durante un congresso: «i nostri figli senza la fede non saranno mai ricchi, con la fede non saranno mai poveri». La prima ricchezza, per il discepolo, non consiste nel possesso smoderato delle cose, ma nell’essere amico di Dio.

Vorrei ricordare, infine, ciò che Giovanni Paolo II, ora Beato, disse rivolgendosi ai giovani durante la GMG del 2000, aprendo loro le reali prospettive di un bene autentico e duraturo, che va ricercato come il tesoro più prezioso: «In realtà, è Gesù che cercate quando sognate la felicità; è Lui che vi aspetta quando niente vi soddisfa di quello che trovate; è Lui la bellezza che tanto vi attrae; è Lui che vi provoca con quella sete di radicalità che non vi permette di adattarvi al compromesso; è Lui che vi spinge a deporre le maschere che rendono falsa la vita; è Lui che vi legge nel cuore le decisioni più vere che altri vorrebbero soffocare. E' Gesù che suscita in voi il desiderio di fare della vostra vita qualcosa di grande, la volontà di seguire un ideale, il rifiuto di lasciarvi inghiottire dalla mediocrità, il coraggio di impegnarvi con umiltà e perseveranza per migliorare voi stessi e la società, rendendola più umana e fraterna».

Sia questo l’impegno di noi tutti. Amen.

    

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