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DECENNALE DEL PASSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II
ALLA CAPPELLA DI SANT'ANNA

OMELIA DEL CARD. TARCISIO BERTONE,
SEGRETARIO DI STATO DEL SANTO PADRE

Gressoney la Trinité
Martedì, 26 luglio 2011

 

Cari confratelli nell’episcopato e nel sacerdozio,
Illustri autorità qui convenute,
Cari fratelli in Cristo,

nel mese di luglio di dieci anni fa il grande Pontefice ora Beato, Giovanni Paolo II, durante i giorni del suo riposo estivo, è venuto a visitare questi luoghi, soprattutto per confortare quegli abitanti dei paesi della Valle d’Aosta che avevano sofferto a causa dei disastri dell’alluvione del 15 ottobre 2000. Il suo passaggio è ancora vivo negli occhi e nel cuore di coloro che erano presenti e, di questa sua sosta, rimarrà un perpetuo ricordo anche ai posteri, grazie alla targa che è stata apposta e che abbiamo or ora benedetto.

Che significato ha una benedizione? Nella Sacra Scrittura tutte le benedizioni hanno per soggetto primario Dio, che interviene sulla storia e sulla vita dell’uomo in modo benefico, manifestando la sua misericordia. Ne deriva che ogni benedizione consiste nello sguardo provvidente e benevolo di Dio nei riguardi dell’uomo: Dio ama l’uomo e lo assiste in tutte le circostanze, mentre questi si impegna a fare la Sua volontà in tutto e per tutto.

Quello che noi stiamo vivendo è dunque un momento carico di fede e di spiritualità, che si realizza nella splendida cornice di questo paesaggio, che già da solo aiuta l’anima a elevare un inno di riconoscenza al Signore.

Possiamo interpretare, senza tema di sbagliare, quale sia stato lo sguardo ammirato di Giovanni Paolo II per la bellezza incontaminata di questa natura, quale sia stato l’affetto del suo cuore per la gente che lo attorniava, specie per quella più sofferente, e quale sia stata la forza della sua preghiera di intercessione per il bene di questa Chiesa locale.

La Celebrazione eucaristica è dunque l’occasione migliore per esprimere la nostra gratitudine a Giovanni Paolo II, col quale siamo legati col vincolo della comunione dei santi fra cielo e terra.

La liturgia di oggi ci propone diversi motivi di riflessione e di preghiera. Innanzitutto prendiamo in considerazione la pagina del Vangelo di Matteo che abbiamo letto e che presenta la parabola del buon grano e della zizzania. Si tratta di un’immagine realistica della situazione del mondo dove bene e male coesistono nello spazio e nel tempo. Il bene e il male abitano in ciascun popolo, in ciascuna cultura, in ciascuna comunità, in ciascun cuore. E mentre nel corso della storia c’è il momento della pazienza, al suo termine ci sarà anche il momento del giudizio. Tutti noi, senza eccezione, siamo chiamati a vedere quale scelta abbiamo fatto nella nostra vita. Cristo – insegna il Vangelo – è il punto di confronto per il giudizio: alla fine della vita, al termine della storia, avverrà la grande divisione, il decisivo discernimento, la separazione del bene e del male.

Come seguaci di Cristo, guardiamoci dal nemico seminatore di zizzania e anche se siamo immersi (“seminati”) in un mondo fatto di tanta cattiveria e disprezzo, comportiamoci da “buon grano”. Così hanno fatto i santi e così continua a fare tanta gente comune, che per mezzo delle buone azioni quotidiane, solleva le sorti dell’umanità circostante. Prendiamo ad esempio san Giovanni Leonardi, che da giovane svolgeva l’attività di farmacista e che poi, divenuto sacerdote, fondò una Congregazione di sacerdoti dediti a formare nel popolo una mentalità nuova, quella evangelica, in modo che la gente imparasse ad avere gli stessi sentimenti di Gesù. Ce ne ha parlato Benedetto XVI in una splendida catechesi del mercoledì, ricordando che Giovanni Leonardi, pur avendo lucida consapevolezza che la Chiesa è il campo di Dio (cfr Mt 13,24), non si scandalizzò per le sue umane debolezze. Per contrastare la zizzania scelse di essere buon grano: decise, cioè, di amare Cristo nella Chiesa e di contribuire a renderla sempre più segno trasparente di Lui.

In secondo luogo, la festa di oggi fa memoria dei Santi Anna e Gioacchino e vale la pena di soffermarsi brevemente su queste figure eccezionali di coniugi santi.

Anna e Gioacchino, esemplari sposi ebrei, hanno vissuto un tempo cruciale della storia della salvezza, nel momento in cui stava per avverarsi la promessa di Dio ad Abramo e l’umanità stava per ricevere la risposta attesa dai giusti dell’Antico Testamento.

Anna e Gioacchino erano senz’altro del numero di quei pii ebrei che aspettavano la consolazione di Israele, e proprio a loro è stato dato un compito speciale: sono stati scelti da Dio per generare l’Immacolata, la quale a sua volta è chiamata a generare il Figlio di Dio.

Conosciamo i nomi dei genitori della Beata Vergine tramite un testo non canonico, il Protovangelo di Giacomo. Essi sono citati nella pagina che precede l’annuncio dell’Angelo a Maria. Questa loro figlia non poteva non irradiare quella grazia tutta speciale della sua immacolatezza, la pienezza di grazia che la preparava per il disegno della maternità divina.

Possiamo immaginare quanto da lei avranno ricevuto questi due genitori, nello stesso tempo in cui esercitavano il loro compito di educatori. Possiamo intuire quale può essere stato il rapporto tra Sant’Anna e Maria anche nei confronti della Parola di Dio rivelata. Le univano, madre e figlia, oltre ai legami familiari, l’attesa condivisa del compimento delle promesse, la preghiera multiforme dei Salmi, il richiamo di una vita donata a Dio.

Chiediamo ai Santi Anna e Gioacchino di saper udire come essi hanno fatto il messaggio di Dio, ma anche di saper portare luce e speranza nelle nostre famiglie. A Sant’Anna in particolare affidiamo le mamme, soprattutto quelle che sono ostacolate nella difesa della vita nascente o trovano difficoltà nel crescere ed educare i propri figli.

Ho conosciuto un gruppo di sposi anziani giapponesi che hanno fondato un’Associazione intitolata ai Santi Anna e Gioacchino. Essi recitano quotidianamente una preghiera, che vorrei proporre anche a voi:

O Santi Gioacchino e Anna,
proteggete le nostre famiglie,
dai promettenti inizi fino all’età matura,
carica delle sofferenze della vita,
e sorreggetele nella fedeltà alle solenni promesse.
Accompagnate coloro che, anziani,
si avvicinano all’incontro con Dio.
Addolcite il trapasso, supplicando per quell’ora
la materna presenza della vostra diletta figlia,
la Vergine Maria,
e del suo divin Figlio: Gesù.
Amen.

   

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