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OMELIA DEL CARD. TARCISIO BERTONE,
SEGRETARIO DI STATO DEL SANTO PADRE

Santuario della Madonna del Latte, Gionzana (Novara)
XXIII Domenica del Tempo ordinario, 4 settembre 2011

  

Cari amici,

desidero innanzitutto ringraziare il Dottor Giuseppe Bagnati per aver fermanente voluto la mia presenza qui a Gionzana alla conclusione dei lavori di restauro di questo oratorio – santuario dedicato alla Madonna del Latte. Da tempo, lui e le autorità locali – che saluto cordialmente – hanno coltivato in cuore il desiderio di una solenne Celebrazione eucaristica in occasione della sua riapertura al culto, ed ora il momento è venuto per innalzare al Signore la lode che gli spetta e per rinnovare il nostro affidamento alla Vergine Santissima.

Questo luogo, fin dal XIV secolo è stato destinato da coloro che lo edificarono a divenire uno spazio di preghiera, cioè di apertura verso il cielo. Voi che amate questo luogo avete speso le vostre risorse e le vostre energie per onorare Dio e per tramandare alle generazioni future quel senso di pace e di serenità che qui si realizza per mezzo della presenza del Signore.

E’ vero che la presenza di Dio per sua natura non può essere racchiusa in nessun luogo, poiché tutti li permea. Ciò non toglie che possano esistere degli spazi dove il divino può essere sperimentato in modo più intenso. Fuori dai rumori e dai ritmi quotidiani, più facilmente si percepisce l’azione della grazia divina; nei luoghi dove la comunità si riunisce per celebrare i misteri dell’Incarnazione, Passione, Morte e Risurrezione di Nostro Signore, si realizza in pienezza l’essere Chiesa, comunità orante e fraterna: “Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro”.

L’importanza del luogo, dello spazio, l’ha manifestata Dio stesso che ha assunto in Gesù di Nazaret le caratteristiche proprie della natura umana, compresa la necessaria appartenenza dell’uomo a un determinato popolo e a una determinata terra. Non è senza significato il fatto che in un luogo della terra, a Betlemme, sia nato Gesù. Nella Basilica che contiene la Grotta dove, secondo la tradizione, avvenne la nascita di Gesù è incisa la frase: “Qui dalla Vergine Maria è nato Gesù Cristo”. La concretezza fisica della terra e le sue coordinate geografiche fanno tutt’uno con la verità della carne umana assunta dal Verbo.

In questo santuario troneggia negli affreschi dell’abside la figura di Maria e ovunque fra i santi emerge lei, la Vergine Madre, a significare quanto abbiamo bisogno della sua presenza accogliente, che esprime l’amore e il rispetto della vita.

La fede del popolo cristiano ha sempre riconosciuto nella Chiesa le caratteristiche salienti di una famiglia che ha per madre la Madre di Dio. Maria è sempre stata considerata la compagna della gente lungo il cammino della vita, che infonde coraggio e speranza. Il compianto Vescovo Tonino Bello scriveva rivolgendosi a Maria: “Ogni volta che contempliamo le grandi cose che l'Onnipotente ha fatto in te, proviamo una così viva malinconia per le nostre lentezze, che sentiamo il bisogno di allungare il passo per camminarti vicino”.

Spesso, la devozione mariana nelle varie zone del mondo cristiano si manifesta per mezzo di immagini dipinte o scolpite, con sublime bellezza artistica o con il semplice tratto popolare (quelle che noi ammiriamo in questo santuario sono di piacevole vivacità cromatica). Queste rappresentazioni artistiche inseriscono sempre Maria nella storia della salvezza e ne rivelano il suo compimento. Anche l’immagine della Vergine allattante (la Madonna del Latte) fa parte di questo simbolismo che porta a contemplare il mistero dell’Incarnazione. Grandi santi, fin dai primi secoli hanno cantato le gioie e i dolori di Maria, dalla generazione del Figlio divino fino ai gemiti dinanzi alle sue sofferenze nella passione: “Bocca di oratore non potrà narrare, o sposa di Dio, l’inenarrabile prodigio del tuo parto: tu infatti generi l’Inafferrabile, e porti sulle braccia colui che col braccio domina tutte le cose” (Giuseppe Innografo, Canone penitenziale del lunedì, Ode V; TMPM 2, 702).

Dopo aver ammirato e gioito nel contemplare la maternità di Maria SS.ma, vi invito a volgere lo sguardo dall’immagine che suscita tenerezza e che la ritrae con il Figlio bambino tra le braccia, a quella del Cristo giudice rappresentato nel catino absidale. Egli tiene nella mano destra una fiaccola capovolta, simbolo di condanna, mentre nella sinistra mostra la piaga dei chiodi della croce, simbolo di misericordia.

Questa figura ci porta a meditare, seppur brevemente, le letture proposte dalla liturgia odierna. In esse troviamo affermazioni che a prima vista sembrano severe; sia nella prima lettura tratta dal libro del profeta Ezechiele, che in quella tratta del Vangelo di Matteo si parla della grave resposabilità che incombe su ciascuno di ammonire coloro che sbagliano. Ezechiele addirittura dice che se il malvagio non viene avvertito, “egli morirà per la sua iniquità, ma della sua morte io domanderò conto a te”. Matteo, inoltre, intima di respingere dalla comunità colui che, non ascoltando l’ammonimento, non si corregge. Possiamo scorgere in questi brani di forte impatto, il desiderio del Signore di vedere in noi una comunità impegnata nell’offrire la sua parola di salvezza; una comunità che annuncia il Vangelo nella sua interezza senza timore; una comunità che cresce e si alimenta con l’osservanza della Legge del Signore e testimonia la grandezza e l’universalità del progetto cristiano, in un contesto di sincero e fraterno amore vicendevole. “Fratelli – scrive san Paolo ai Romani – non siate debitori di nulla a nessuno, se non dell’amore vicendevole; perché chi ama l’altro ha adempiuto la legge”.

Maria, Madre di Cristo e Madre nostra, ci aiuti a corrispondere in tutto alla volontà del Signore. Ci aiuti a compiere perfettamente i nostri doveri quotidiani, a riconoscere tutto il bene che c’è nei nostri prossimi e ad aiutare coloro che cadono a causa delle difficoltà della vita, a risollevarsi e a gustare la bellezza della misericordia di Dio.

Accogliamo Maria nel cuore delle nostre famiglie perché aiuti i giovani e i bambini a realizzare con impegno il loro futuro in un mondo concorde e fraterno, grazie alla presenza del Signore, Re di giustizia e di pace.

    

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