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ORDINAZIONE EPISCOPALE DI
S.E. MONS. FRANCESCO CAVINA, VESCOVO DI CARPI

OMELIA DEL CARD. TARCISIO BERTONE,
SEGRETARIO DI STATO D
EL SANTO PADRE

Basilica Cattedrale di San Cassiano, Imola
Domenica, 22 gennaio 2012

 

Cari Confratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,
illustri Autorità,
cari fratelli e sorelle,
carissimo Don Francesco!

Le parole del Vangelo che abbiamo ascoltato risuonano oggi con particolare forza di verità in questa Basilica Cattedrale di San Cassiano, perché essa ospita un’Ordinazione episcopale. Un figlio di questa Chiesa di Imola diventa Vescovo, e si attua nuovamente ciò che disse Gesù agli Apostoli nel Cenacolo: “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti” (Gv 15,16). Con grande gioia siamo convenuti qui per questo avvenimento, e la nostra gioia è piena perché crediamo e sappiamo che all’origine di tutto questo c’è l’amore di Dio. Sì, caro Don Francesco, noi partecipiamo nella fede alla tua gioia, e sentiamo dentro di noi profonda riconoscenza: anzitutto verso Dio, che non cessa di compiere “cose grandi” nella sua Chiesa, e inoltre verso il Santo Padre Benedetto XVI, che ti ha nominato Vescovo di Carpi.

La solenne liturgia che stiamo celebrando, con tutto il fascino delle parole, dei gesti e dei canti, ci apre al mistero di Dio, ci introduce e ci rende partecipi di un evento di grazia che interiormente trasforma e conforma a Cristo. La nostra fede ce lo assicura: con il sacramento dell’Ordine episcopale una straordinaria novità tra poco coinvolgerà l’essere e rinnoverà il cuore di Mons. Cavina: lo Spirito Santo gli conferirà un volto e un nome nuovi, gli imprimerà una nuova e indelebile fisionomia, lo costituirà per sempre successore degli Apostoli di Cristo Gesù ponendolo al servizio della sua Chiesa e dell’intera umanità. Ecco la nuova grazia che il Signore nel suo grande amore ti dona, caro Don Francesco, con la corrispondente dignità di cui ti vuole rivestire, e insieme ecco il nuovo ministero, affascinante e impegnativo, che Egli affida alla tua responsabilità e alla tua generosa obbedienza.

Oggi ti viene conferita l’Ordinazione episcopale nella terra che ti ha visto nascere, in questa Diocesi del cui presbiterio sei membro, Chiesa ricca di testimonianze cristiane e di santi. Con-consacranti sono Sua Eccellenza Mons. Dominique Mamberti, Segretario per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato, presso la quale tu hai svolto il tuo apprezzato servizio per quindici anni, e il Pastore di questa Diocesi, Sua Eccellenza Mons. Tommaso Ghirelli, che ringrazio per la sua amabile ospitalità riservatami. Ti fanno corona con gioia molti presuli, sacerdoti, religiosi e religiose, autorità ed illustri personalità che hai avuto modo di conoscere nel corso di questi anni; ti accompagnano, in questo passo così importante, la tua mamma, i tuoi fratelli e le tue sorelle, gli altri parenti, e molti amici qui giunti da svariate località.

Mentre si apre una nuova promettente stagione della tua vita e della tua missione a servizio di Cristo e della Chiesa, come non ringraziare il Signore per il cammino percorso in questi 32 anni di sacerdozio? Hai potuto dapprima esercitare un’intensa attività pastorale e formativa come vice rettore del Seminario regionale di Bologna, come assistente dei giovani di Azione Cattolica e collaboratore nella parrocchia di Sant’Agata in Imola, mentre completavi la tua formazione teologica a Roma all’Università Lateranense, dove io stesso sono stato controrelatore della tua tesi di dottorato in diritto canonico sulla visita pastorale del vescovo, lavoro che ora ti tornerà particolarmente utile. Completati gli studi, hai ricoperto l’incarico di difensore del vincolo e di giudice presso il Tribunale di Bologna, nonché di cancelliere vescovile, finché, nel 1996, sei stato chiamato al servizio della Santa Sede come Officiale della Segreteria di Stato. Ora, si spalanca davanti a te un nuovo orizzonte apostolico. Sua Santità Benedetto XVI, al quale va il nostro grato e devoto pensiero e che mi ha incaricato di partecipare il suo saluto affettuoso e la sua benedizione in maniera speciale a te e poi a tutti i presenti, ti ha voluto chiamare a far parte del Collegio episcopale eleggendoti Vescovo di Carpi, città che si trova nella tua stessa regione di origine, che ti attende e che potrà beneficiare della tua saggezza ed esperienza pastorale.

Carissimo Don Francesco, non indugiare sul senso di pochezza che tutti ci prende davanti al mistero di Dio e alle sue formidabili richieste, ma abbi sempre viva la consapevolezza che è Lui, il Signore, a mandarti come suo apostolo al servizio della Chiesa e dell’umanità. E’ questa la certezza dell’apostolo Paolo, ripetutamente testimoniata nelle sue lettere: una consapevolezza che suscita al tempo stesso timore ed audacia, ma in definitiva chiamata a risolversi nel riconoscimento dell’amore immensamente misericordioso e potente di Dio: in questo amore stanno anche la radice e l’approdo del mandato apostolico. Ti auguro di riascoltare sempre dentro di te, durante il tuo ministero episcopale, queste parole di san Paolo che la seconda lettura ci ha oggi proposto: “Avendo questo ministero, secondo la misericordia che ci è stata accordata, non ci perdiamo d’animo” (2 Cor 4,1).

La consapevolezza della riconoscenza per il dono ricevuto e quella dell’obbedienza al mandato a te affidato devono fondersi tra loro e assicurare al tuo cuore di vescovo una grande tranquillità interiore, una pace profonda, una gioia incancellabile e sempre nuova. E questo anche nelle situazioni più difficili. E’ di nuovo l’apostolo Paolo a chiederti di condividere la sua stessa esperienza pastorale e spirituale: “Noi abbiamo questo tesoro in vasi di creta, affinché appaia che questa straordinaria potenza appartiene a Dio, e non viene da noi” (2 Cor 4,7). Scegliendo come motto episcopale le parole Non excidet Dominus, tu stesso hai voluto esprimere la certezza che il Signore non verrà mai meno e non ti lascerà mancare il suo aiuto e il suo sostegno.

Sii davvero vescovo di tutti e per tutti. Nessuno ti senta lontano, estraneo, ostile. E in questo orizzonte senza limiti al tuo amore e al tuo servizio episcopale tu sappia onorare la predilezione che ha segnato in profondità il cuore di Cristo e la sua missione evangelizzatrice, come ci ricorda l’evangelista Luca a proposito del discorso che Gesù tiene nella sinagoga di Nazaret (cfr Lc 4,16-20): è la predilezione per i poveri, per coloro che hanno il cuore spezzato, gli schiavi, i prigionieri, gli afflitti. E tutti sappiamo che queste categorie di persone sono tuttora attuali e assumono spesso forme nuove. Per tutti costoro anche oggi l’annuncio della salvezza diventa uno sguardo di misericordia, un volto amico, un cuore che sa accogliere e comprendere, una parola che scende come balsamo per le ferite, un sorriso che sa ridare gioia.

Questo si aspetta da te la gente a cui sei mandato, caro Don Francesco. Sì, ma non solo questo, perché lo sguardo, il volto, il cuore, il sorriso non bastano; rimandano ad altro. Tu sei mandato a portare il lieto Annuncio: non una semplice parola, ma una Persona viva, concreta, incontrabile e sperimentabile: Cristo Gesù, il lieto Annuncio fatto carne umana, l’unico universale e necessario Salvatore di ogni cuore umano e di tutta la realtà del mondo.

Come vedi, vasto e impegnativo è il campo di lavoro che ti aspetta. Nella pagina del Vangelo, che è stato poc’anzi proclamato, Gesù ripete più volte: “Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore… Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri” (Gv 15,9-10.12.17). E’ dunque l’amore per Lui il segreto di tutto: un amore che ti prenda interamente il cuore; un amore per Cristo che ti trasformerà grazie all’osservanza della sua parola e alla preghiera costante ed intensa.

Ti viene affidato oggi un compito esigente, caro Don Francesco, ma anzitutto ti viene data una grazia da vivere nella perseveranza e nella gioia, sapendo che tutto viene dal Signore; è Lui che ci chiama al suo servizio, ma in realtà è Lui che serve noi. Questo è il lieto Annuncio che viene rivolto a te e che tu, come vescovo, devi portare a tutti. Con il fuoco dello Spirito e la protezione materna di Maria. Amen!

   

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