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ORDINAZIONE EPISCOPALE DI S.E. MONS. JULIO MURAT,
NUNZIO APOSTOLICO IN ZAMBIA

OMELIA DEL CARD. TARCISIO BERTONE,
SEGRETARIO DI STATO D
EL SANTO PADRE

Basilica di Sant’Apollinare
Sabato, 3 marzo 2012

Signori Cardinali,
cari Confratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,
Signori Ambasciatori,
cari fratelli e sorelle!

Nell’itinerario penitenziale della Quaresima, la liturgia odierna ci invita a sostare per contemplare la divina trasfigurazione di Cristo. Si tratta di un evento-chiave non solo nell’esperienza terrena di Gesù, Servo obbediente e sofferente che va verso Gerusalemme per portare a compimento, con il suo sacrificio pasquale, la missione affidatagli dal Padre, ma anche per l’esperienza di fede dei discepoli, che camminano con Lui verso lo stesso traguardo. In particolare, questo mistero di luce investe oggi Mons. Julio Murat, che tra poco riceverà l’Ordinazione episcopale. A lui va il nostro cordialissimo saluto.

Gesù, dunque, sta andando verso Gerusalemme, dove dovrà “soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere” (Mc 8,31). Là, infatti, si compiranno le antiche profezie che avevano preannunciato la venuta del Messia, non come potente dominatore, ma come mite e umile Servo di Dio e degli uomini, che dovrà donare la sua vita in sacrificio, passando attraverso la via della persecuzione, della sofferenza e della morte.

Mentre si avvia liberamente e consapevolmente verso questo traguardo della propria esistenza, Gesù si preoccupa di introdurre i discepoli che camminano con Lui nella comprensione di ciò che sta per compiersi, perché si facciano suoi “compagni” nella via che dovrà percorrere sino in fondo. Essi, infatti, a parole sembrano disposti a seguirlo, ma, nei fatti, si ritraggono impauriti e scandalizzati.

In questo cammino verso la Croce c’è una sosta. Gesù, con i discepoli più fedeli, salì sul monte e là “fu trasfigurato davanti a loro” (Mc 9,2). Sul monte, Gesù, per un momento, lasciò loro intravvedere il suo destino ultimo: la gloriosa Risurrezione.

Tra poco, anche per te, caro Don Julio, si compirà una sorta di ‘trasfigurazione’: sì, con il sacramento dell’Ordine episcopale una straordinaria novità coinvolgerà il tuo essere e rinnoverà il tuo cuore; lo Spirito Santo con la sua effusione di grazia ti darà un volto e un nome nuovi, ti imprimerà una nuova e indelebile fisionomia, ti costituirà per sempre successore degli Apostoli di Cristo Gesù, al servizio della sua Chiesa e dell’intera umanità.

Caro Don Julio, ti viene conferita l’Ordinazione episcopale in questa Basilica di Sant’Apollinare, a te particolarmente cara. Qui, infatti, la ricevette Mons. Giuseppe Sarto, che sarebbe poi diventato Papa san Pio X. Inoltre, presso il Seminario Romano all’Apollinare fu alunno il chierico Angelo Roncalli, elevato poi alla Cattedra di Pietro con il nome di Giovanni XXIII, oggi Beato, verso il quale la tua famiglia ha sempre nutrito una sincera devozione. Come è noto, egli fu per nove anni Delegato Apostolico in Bulgaria (1925-1934), per svolgere poi la stessa missione in Turchia - la tua terra di origine! - e Grecia (1934-1944) e infine diventare Nunzio Apostolico in Francia, fino al 1953, allorquando fu nominato Patriarca di Venezia.

Mi piace ricordare, a questo proposito, un’affermazione molto bella e commovente, contenuta nel Giornale dell’Anima, che si riferisce agli anni trascorsi da Mons. Roncalli in Turchia: “Io amo i turchi, apprezzo le qualità naturali di questo popolo che ha pure il suo posto preparato nel cammino della civilizzazione”. Ecco, caro Don Julio: ti auguro di poter manifestare questi stessi sentimenti verso tutti coloro che incontrerai nel corso della tua missione.

Con-consacranti sono oggi Sua Eccellenza Mons. Dominique Mamberti, Segretario per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato, presso la quale hai svolto il tuo apprezzato e competente servizio in questi anni, e Sua Eccellenza Mons. Savio Hon Tai-Fai, Segretario della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, dalla quale dipende il Pontificio Collegio Urbano dove hai compiuto i tuoi studi. Ti fanno corona con gioia molti Presuli, sacerdoti, religiosi e religiose; come pure i tuoi fratelli, uno dei quali Sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini e che ti ha accompagnato all’altare. Si stringono a te i tuoi genitori, i quali non hanno potuto essere fisicamente presenti a questa solenne celebrazione ma che ti sono vicini a più grande titolo con la preghiera e l’amore che ti hanno sempre dimostrato.

Caro Don Julio: dopo aver prestato servizio presso le Rappresentanze Pontificie in Indonesia, Pakistan, Bielorussia, Austria e nella Sezione per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato, sei ora chiamato dal Signore ad incamminarti verso un nuovo orizzonte apostolico. Sua Santità Benedetto XVI, al quale va il nostro grato e devoto pensiero e che mi ha incaricato di partecipare il suo saluto affettuoso e la sua benedizione in maniera speciale a te e a tutti i presenti, ti ha scelto per far parte del Collegio episcopale eleggendoti Arcivescovo titolare di Orange e affidandoti come missione quella di Nunzio Apostolico in Zambia, nel Continente africano.

Conosciuto in passato come Rhodesia del Nord, lo Zambia, grande due volte l'Italia, ha compiuto molti progressi materiali in questi ultimi tempi, anche perché ha un territorio fertile, ricco d'acqua e prosperoso. In quel Paese, la Chiesa è giovane, essendosi costituita ufficialmente solo nel 1891, allorquando vi giunsero i primi Padri Bianchi dal Belgio. Oggi, però, quella comunità cristiana si è ben consolidata.

Nelle 11 Diocesi del Paese, su 13 milioni di abitanti, i fedeli cattolici sono già tre milioni e mezzo, guidati da zelanti Pastori. Nei tre Seminari Maggiori dello Zambia sta formandosi al sacerdozio un gran numero di giovani volenterosi e generosi.

La tua presenza in quel Paese costituirà un costante richiamo della vicinanza del Successore di Pietro alla Chiesa e alle popolazioni di quella cara Nazione; di Lui dovrai, con prudente azione pastorale, rendere visibile la paterna sollecitudine per tutti gli uomini di buona volontà, come pure la sua ansia per la pacifica convivenza dei popoli.

Come vedi, vasto e impegnativo è il campo di lavoro che ti aspetta: chi potrebbe ritenersi all’altezza di un tale compito? Non potrai certo fare affidamento sulle tue sole capacità e risorse umane. Quanto mai opportuna ed appropriata risuona allora l’esortazione di san Paolo, riecheggiata nella seconda Lettura: “Egli, che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi, non ci donerà forse ogni cosa insieme a lui? Chi muoverà accuse contro coloro che Dio ha scelto? Dio è colui che giustifica! Chi condannerà? Cristo Gesù è morto, anzi è risorto, sta alla destra di Dio e intercede per noi!” (Rm 8,31-33).

Se resterai unito a Gesù, nostra salda speranza, potrai essere l’araldo fedele del suo Vangelo e potrai farlo conoscere con dolcezza, rispetto e coscienza retta. Più delle parole sarà la tua buona condotta a diffondere la serenità e la pace, frutti dell’azione del suo Spirito in te. Per questo, mi piace ricordare che il beato Papa Giovanni XXIII, quando salutava gli alunni della Pontificia Accademia Ecclesiastica in partenza per i diversi Paesi, li incoraggiava con parole simili: quando sarete in Nunziatura, e vi sentirete un po’ soli e sperduti nel mondo, andate in Cappella e raccoglietevi in preghiera davanti al Tabernacolo: lì troverete sempre l’Amico, a cui confidare la vostre preoccupazioni e dal quale ricevere luce e conforto. Sì, caro Don Julio, come prometterai tra poco nel Rito, la preghiera sia sempre il tuo primo impegno e la tua inesauribile forza.

In manus tuas”: sono le parole che hai scelto per il tuo motto episcopale: esse sono un invito ad agire sempre ed unicamente secondo la volontà di Dio. A quest’orientamento, che hai posto come bussola del tuo futuro ministero, possa tu restare fedele sino al termine della vita. Ti aiuti e ti protegga la Vergine Maria, “Stella maris” e “Panaghia Kapoulu”, termine, questo, con cui i cristiani di Smirne designano la Casa di Maria a Efeso e che significa “la Porta della Tutta Santa”. Come Lei e con il suo sostegno, sii degno ministro di Cristo Sommo Sacerdote; mantieniti suo umile e docile discepolo e sarai credibile maestro della sua verità e dispensatore generoso dei tesori infiniti della salvezza a quanti Iddio affiderà alle tue cure di Pastore. Noi, che con stima ed affetto fraterno ci stringiamo a te in questo momento, ti assicuriamo la nostra preghiera, perché il Signore benedica sempre la tua missione. Amen!

    

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