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FESTA DELL'EUCARISTIA

OMELIA DEL CARD. TARCISIO BERTONE,
SEGRETARIO DI STATO D
EL SANTO PADRE

Łódż
Domenica 10 giugno 2012

 

Signori Cardinali,
Venerati Fratelli Arcivescovi e Vescovi,
Reverendi sacerdoti, persone di vita consacrata, seminaristi,
Illustri Autorità,
Fratelli e sorelle carissimi!

Pieni di gratitudine per il dono dell’Eucaristia, ripetiamo oggi con fede sincera l’invocazione dei discepoli di Emmaus: “Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino” (Lc 24,29). Il Signore Gesù è rimasto con noi e sarà con noi tutti i giorni, fino alla fine del mondo (cfr Mt 28,20). Oggi Lo ringraziamo per questo. Sia lodato oggi il Signore nascosto nel Santissimo Sacramento! Sia lodato il Signore, che è rimasto con noi, che per amore si è fatto Pane dei pellegrini e percorre le nostre strade!

Saluto cordialmente tutta la Chiesa di Łódz. Lo faccio a nome del Santo Padre, il Timoniere della Barca di Pietro, Sua Santità Benedetto XVI. Saluto in modo particolare l’Arcivescovo Mons. Władysław Ziółek, Pastore di questa Arcidiocesi metropolitana, che ringrazio per l’invito e per la fraterna accoglienza. Saluto i Signori Cardinali, gli altri Confratelli nell’episcopato e nel sacerdozio, le persone consacrate, gli alunni dei seminari. Saluto con deferenza le Autorità civili e militari locali, regionali e parlamentari. Un caloroso saluto rivolgo a tutti voi, fratelli e sorelle! Sono grato al Signore di poter adorare Cristo nell’Eucaristia insieme con voi. Come 25 anni fa il Beato Giovanni Paolo II, “vi saluto nel nome dell’Eucaristia, dalla quale si edifica la Chiesa come Corpo di Cristo: la comunità dei credenti in Cristo” (13 giugno 1987).

Con gratitudine ricordiamo oggi quell’incontro del Successore di Pietro con la comunità di questa città e di tutta la Polonia. Nei pellegrinaggi del Beato Giovanni Paolo II, Łódź ha occupato un posto speciale. Come non ricordare la grande celebrazione della Prima Comunione dei bambini nati nell’anno della sua elezione? Oggi sono persone adulte e a loro rivolgo uno speciale saluto. Oltre alla Santa Messa all’aeroporto di Lublinek, dobbiamo ricordare anche l’incontro con il mondo della cultura e della scienza e quello con le tessitrici delle fabbriche di Łódz. Fu un giorno davvero speciale, un dono del Signore! L’annuale festa dell’Eucaristia della Chiesa di Łódź prende inizio da quell’adorazione di Cristo nel Santissimo Sacramento, guidata dal Successore di Pietro.

1. Camminiamo assieme a Cristo sulle strade di tutti i giorni

La Chiesa, la comunità dei redenti da Cristo, è il popolo pellegrinante verso la salvezza. Come è simile questo nostro viaggio di ogni giorno all’itinerario evangelico dei due discepoli sulla strada per Emmaus! Anche noi siamo assorbiti dalla vita quotidiana; siamo presi da tante occupazioni; siamo impegnati, in ansia per il futuro… Come ci sono familiari questi sentimenti!

Ma non possiamo dimenticare la promessa del Signore Risorto, che sarà con noi per sempre. Anche adesso Egli è presente – “Colui che è, che era e che viene, l’Onnipotente!” (Ap 1,8). Ci accompagna nella vita quotidiana ed oggi, di nuovo, ci chiede: “Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?”. L’evangelista Luca annota che i due discepoli “si fermarono, col volto triste”. Il loro cuore era pieno di sconforto, di delusione, che traspaiono dalla loro risposta: “Noi speravamo…”. Questa prima parte del cammino dei discepoli di Emmaus si può chiamare “la strada delle speranze deluse”.

Oggi, Cristo di nuovo chiede a noi di che cosa viviamo: che cosa riempie il nostro cuore, la mente, gli incontri, le conversazioni… Gesù viene a noi, suoi discepoli all’inizio del III millennio, con lo stesso disegno d’amore – eterno, sempre attuale – e ci chiede: “Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?”. Fermiamoci anche noi a riflettere. Di che vive l’uomo d’oggi? Di che viviamo noi? Che cosa ci tiene occupati? Di che parliamo più spesso? In chi o in che cosa poniamo la nostra fiducia e perché? Queste domande devono trovare risposta nei nostri cuori. Cristo aspetta la nostra risposta.

Sulla via di Emmaus, Gesù camminava accanto ai discepoli, ma loro non lo riconobbero. “I loro occhi erano incapaci di riconoscerlo”. Il fatto della Risurrezione era estraneo alla loro mente. Come spesso accade anche oggi: a volte non riconosciamo Gesù presente. Passiamo vicino a Lui senza accorgercene. Alcuni dimenticano il suo invito all’Eucaristia domenicale. Questo incontro con il Dio vicino non entra nel loro modo di vivere e di pensare, sono più interessati alle cose del mondo, alle sue proposte. Purtroppo, nella vita di molte persone Cristo appare oggi come un Grande Assente. “I loro occhi sono incapaci di riconoscerlo”. Come è lunga e oscura, a volte, questa strada delle speranze deluse! Il Santo Padre Benedetto XVI, in Polonia, ha detto: “Qui sperimentiamo la fatica dei viandanti in cammino verso la meta lungo strade intricate, tra esitazioni, tensioni, incertezze, ma anche nella profonda consapevolezza che prima o poi questo cammino giungerà al termine. Ed è allora che nasce la riflessione: E’ tutto qui? La terra su cui ci troviamo è il nostro destino definitivo?” (Cracovia, 28 maggio 2006).

2. Dio porta nella vita quotidiana il dono più grande

I viandanti del Vangelo di oggi hanno raggiunto la loro meta ad Emmaus. Era la meta del viaggio, ma soprattutto diventa il luogo della comprensione e della conoscenza. Cristo – quel misterioso pellegrino – li ha coinvolti. Spiegando la Bibbia, ha risvegliato la memoria, ma soprattutto ha acceso di nuovo la speranza. Si sentivano bene con Lui e di Lui avevano bisogno. Per questo, dal profondo del cuore, gli chiedono: “Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino” (Lc 24,29). Quella speciale emozione dell’incontro con Cristo raggiunge il massimo. Sì! Lo hanno riconosciuto nello spezzare il Pane! E si chiedevano: “Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?”.

Cristo si fa riconoscere nell’Eucaristia celebrata dalla Chiesa. Il Beato Giovanni Paolo II spiegava che “la Chiesa ha da offrire all’Europa il bene più prezioso, che nessun altro può darle: è la fede in Gesù Cristo, fonte della speranza che non delude” (Enc. Ecclesia de Eucharistia, 18).

Nella seconda Lettura di oggi (1 Cor 11,23-26), l’apostolo Paolo riporta la formula dell’istituzione dell’Eucaristia: “Questo è il mio corpo, che è per voi … Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue” (vv. 24-25). La parola del Salvatore è chiara e impegnativa. Egli ci offre se stesso perché possiamo diventare una cosa sola con Lui, come Lui è una cosa sola con il Padre. L’Eucaristia è il più grande dono di Cristo: non possiamo essere indifferenti a questo dono, ritorniamo con amore all’Eucaristia, a Dio che si offre per noi!

Il vero cristiano che ama Dio non può passare la domenica senza l’Eucaristia. Cari amici, riscopriamo la bellezza di partecipare regolarmente alla Santa Messa! Accogliamo l’invito di Cristo che ci nutre con il Pane della vita. Nei nostri cuori siano impresse le parole del Santo Padre Benedetto XVI, che a Varsavia spiegava: “La fede non significa soltanto accettare un certo numero di verità astratte circa i misteri di Dio, dell’uomo, della vita e della morte, delle realtà future. La fede consiste in un intimo rapporto con Cristo, un rapporto basato sull’amore di Colui che ci ha amati per primo (cfr 1 Gv 4,11), fino all’offerta totale di se stesso” (26 maggio 2006).

Nella prima Lettura abbiamo ascoltato la risposta del popolo ebreo pieno di meraviglia per il patto di Alleanza proposto dal Signore. Un grido entusiasta: “Quanto ha detto il Signore, lo eseguiremo e vi presteremo ascolto” (Es 24,7). Che questa risposta ci riempia il cuore, e che non rimanga solo parola, perché “la fede se non ha le opere, è morta in se stessa” (Gc 2,17). Dio viene sempre ad aiutarci nei momenti di debolezza. Sta sempre con noi. Risvegliamo in noi la fede, la speranza, l’amore. Consapevoli della presenza di Dio vicino a noi, preghiamo Cristo: “Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino”.

3. La famiglia è l’ambiente naturale dello sviluppo della fede e dell’amore per Dio

Dopo essere giunti alla meta del loro cammino, ad Emmaus, i discepoli hanno sperimentato il valore della comunità. Cristo si è seduto con loro a tavola ed ha spezzato il Pane per loro. Questa è diventata un’esperienza della comunità della Chiesa, di cui Cristo è il capo. Non c’è Chiesa senza Cristo e non c’è Cristo senza Chiesa! Queste parole le dico con forza e con gioia in questa terra polacca, dove tante volte questa nobile Nazione ha dato esempio e testimonianza del suo amore per Cristo e per la Chiesa. Il tema pastorale indicato per quest’anno dall’Episcopato Polacco è: “La Chiesa è la nostra casa”. Sì, fratelli e sorelle! La Chiesa è la nostra casa! E di questa casa – intesa anzitutto come comunità di persone che vi abitano – noi ci dobbiamo occupare, la dobbiamo difendere e rispettare e, soprattutto, la dobbiamo amare! Sei anni fa a Varsavia il Papa Benedetto XVI ha ripetuto le parole del suo Beato Predecessore, vostro connazionale: “La Polonia è diventata, nei nostri tempi, terra di una testimonianza particolarmente responsabile”; e ha aggiunto: “Vi prego, coltivate questa ricca eredità di fede a voi trasmessa dalle generazioni precedenti, l’eredità del pensiero e del servizio di quel grande Polacco che fu Papa Giovanni Paolo II. Rimanete forti nella fede, tramandatela ai vostri figli, testimoniate la grazia, che avete sperimentato in modo così abbondante attraverso lo Spirito Santo nella vostra storia” (26 maggio 2006).

Se pensiamo alla Chiesa come casa, pensiamo anzitutto alla famiglia. La famiglia è la Chiesa domestica, dove le persone crescono e imparano ad amare Dio e il prossimo, e anche ad amare l’Eucaristia. Il Beato Giovanni Paolo II, 25 anni fa, in questa città ha dedicato gran parte della sua Omelia alla famiglia. Egli disse: “La famiglia è sempre stata - e continua ad essere - quell’ambiente umano, primo e fondamentale, nel quale Dio viene mediante i grandi Sacramenti della nostra fede, iniziando dal santo Battesimo. Gli sposi, che donano la vita umana ai loro figli qui sulla terra, invitano nei loro cuori, in tutta la loro comunità, il Datore della vita eterna” (13 giugno1987).

Oggi dobbiamo di nuovo prenderci cura della famiglia, poiché essa incontra molti pericoli. Perciò è necessario che i cristiani con coraggio difendano la famiglia, la sua ricchezza e il suo valore. Bisogna rafforzare la collaborazione tra le famiglie e i catechisti, affinché il cammino di crescita delle nuove generazioni porti i migliori frutti. “Trasmettere la fede ai figli, con l’aiuto di altre persone e istituzioni come la parrocchia, la scuola o le associazioni cattoliche, è una responsabilità che i genitori non possono dimenticare, trascurare o delegare” (Benedetto XVI, Valencia, 8 luglio 2006). La testimonianza di fede e d’amore degli sposi è fondamentale, ma anche la testimonianza dei figli è importante per i genitori. In famiglia si vive la “fantasia della carità”, ci si apre agli altri: agli anziani, ai malati e sofferenti, a tutta la comunità della Nazione, dell’Europa, del mondo. Quanto più si fa difficile l’impegno educativo, tanto più i genitori hanno bisogno di pregare. A tutte le famiglie di Łódz, dell’Arcidiocesi e di tutta la Polonia ripeto le parole di Benedetto XVI: “Auguro che ogni famiglia sia una comunità di preghiera, di trasmissione della fede ed il luogo della formazione dello spirito” (Valencia, Angelus, 9 luglio 2006).

Conclusione

I discepoli di Emmaus, dopo aver riconosciuto nel Viandante sconosciuto Gesù Cristo, “partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme”, per proclamare agli altri che Egli è vivo. Commossi dicevano: “Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?”.

Cari fratelli e sorelle! L’incontro di oggi con il Signore risorto, presente nell’Eucaristia, possa aprire i nostri cuori e far ardere i nostri cuori! Senza Cristo ricadiamo nello sconforto e nella delusione. Lui solo può riempire di pace i nostri cuori. Lui solo può realizzare le nostre speranze. Ci aiutano in questo i suoi Testimoni, come santa Faustina Kowalska, legata a questa città, la quale diceva: “O Gesù, c’è ancora un segreto nella mia vita, il più profondo ed il più caro per me: sei Tu stesso sotto le specie del pane, quando vieni nel mio cuore. Qui c’è tutto il mistero della mia santità” (Diario, 1489).

Con fede ripeto oggi, tra di voi e con voi, la preghiera ardente del Beato Papa Giovanni Paolo II: “Signore, resta con noi! … Resta con noi nella tua Parola – in quella Parola che diventa Sacramento: l’Eucaristia della Tua presenza. Vogliamo ascoltare la tua Parola e compierla. Desideriamo vivere nella benedizione” (Pelplin, 6 giugno 1999).

Nella Chiesa di Łódz è cresciuta fino alla santità la Venerabile Serva di Dio Wanda Malczewska. Oggi preghiamo insieme con lei: “Signore mio, mi sei mancato … O Gesù, tu sei la vita dell’anima mia ... Tu sei la guida e la luce nel buio del pellegrinaggio terreno”. Seguendo l’esempio dei santi, ripetiamo le parole del popolo d’Israele in cammino verso la Terra promessa: “Quanto ha detto il Signore, lo eseguiremo e vi presteremo ascolto” (Es 24,7).

Amen.

 

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