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BRINDISI ALLA CENA COL CORPO DIPLOMATICO

INDIRIZZO DI SALUTO DEL CARD. TARCISIO BERTONE,
SEGRETARIO DI STATO D
EL SANTO PADRE

Giovedì, 14 giugno 2012

 

Signor Decano,
Signori Ambasciatori e Signore,
cari amici!

Le belle serate romane che preannunciano l’inizio dell’estate ci fanno incontrare per un momento di sollievo e di serena condivisione prima che la pausa delle ferie estive conceda a ciascuno di noi di rientrare presso i propri cari, interrompendo, solo per qualche tempo, l’affannarsi delle giornate di intenso e diuturno impegno. In tale contesto, è bene che si rinnovino i sensi della stima reciproca e i sentimenti di cordiale amicizia che distinguono le relazioni tra la Santa Sede ed i Paesi che voi, così degnamente, rappresentate.

Sua Santità, per il mio tramite, vi saluta e desidera rinnovarvi la sua riconoscenza per l’attento e competente ruolo che disimpegnate nel mantenere vitali e fruttuose le nostre relazioni diplomatiche. Egli anela con tutta la Chiesa allo sviluppo pacifico e ordinato di tutti i Popoli ed augura a ciascuno dei vostri Paesi di guardare al domani con fiducia, confidando, tra l’altro, anche sull’impegno costante che la Chiesa stessa offre agli uomini di ogni tempo e di ogni luogo nel mettere a disposizione il proprio patrimonio di valori spirituali e morali e di energie. Il Sommo Pontefice vi assicura, inoltre, la sua paterna benedizione con la quale rivolge a ciascuno di voi e alle vostre famiglie i migliori auspici perché alle inevitabili sofferenze, che talora segnano la vita umana, possano anche accompagnarsi segni di vera gioia. Vi chiedo, dunque, di sentire il Papa accanto a ciascuno di voi e di essere certi del Suo orante e quotidiano ricordo per tutti.

Al saluto di Papa Benedetto XVI unisco il mio e quello dei miei Collaboratori: Mons. Becciu e Mons. Mamberti. Le occasioni che avete di incontrali sono più frequenti e, ne sono certo, lo scambio di notizie e gli approfondimenti sulle posizioni della Sede Apostolica sui diversi argomenti che sempre attengono all’attualità religiosa, sociale e politica trovano in S.E. Mons. Sostituto per gli Affari Generali e in S.E. Mons. Segretario per i Rapporti con gli Stati validi e chiari punti di riferimento per il vostro lavoro.

Si siedono con noi questa sera per la prima volta i cari e degni Ambasciatori di Indonesia, Uruguay, Perù e Francia. Attendiamo presto, poi, l’Ambasciatore di Spagna. Alle Loro Eccellenze e alle famiglie che li accompagnano rivolgo il mio benvenuto e l’auspicio che al necessario affiatamento professionale si unisca durante la vostra permanenza anche un senso di rispettosa amicizia. Tali caratteristiche sono già parte delle numerose doti della comunità del Corpo diplomatico accreditato presso questa Sede e vi accompagneranno nello svolgimento delle vostre funzioni, mentre potrete anche godere dello splendore storico e artistico che ammanta di sé il Vaticano e la città di Roma che lo racchiude.

Dopo i giusti e doverosi convenevoli, vorrei attirare la vostra benevola attenzione su alcuni avvenimenti che hanno segnato la vita della Chiesa in questi ultimi mesi. Mi riferisco, in particolare, al viaggio apostolico di Sua Santità in Messico e nella Repubblica di Cuba del mese di marzo e all’Incontro Mondiale delle Famiglie di Milano all’inizio di questo mese.

Col primo evento, il Santo Padre, oltre a onorare due grandi Paesi latinoamericani, ha inteso estendere il suo abbraccio a quel vasto Continente che nella tradizione cattolica affonda radici d’identità ancora oggi vigorose e fruttifere e ha invitato tutti a vivere insieme nella speranza e nell’impegno concreto di camminare uniti verso un futuro migliore. Egli, nel corso dei vari appuntamenti, ha richiamato le Istituzioni civili e religiose alla necessità del riconoscimento e della tutela dei diritti fondamentali della persona umana, tra i quali spicca la libertà religiosa, assicurando la sua vicinanza a quanti soffrono a causa di piaghe sociali, di antichi e nuovi conflitti, della corruzione e della violenza. Ha esortato tutti a confidare nella bontà di Dio onnipotente che può cambiare dal di dentro, dal cuore, le situazioni insopportabili e oscure. Nel sostenere la missione della Chiesa cattolica, impegnata ad annunciare con gioia il Vangelo, nonostante la povertà di mezzi, il Papa ha riconosciuto le difficoltà ancora da superare perché la religione possa svolgere il proprio servizio spirituale e formativo nell’ambito pubblico della società. Come un padre che riconosce in ogni essere umano un proprio figlio, il Papa ha invitato i cattolici a dare nuovo vigore alla loro fede e a contribuire, per il bene di tutti i loro fratelli, con il coraggio del perdono e della comprensione, alla costruzione di una società aperta e rinnovata, dove vi sia sempre più spazio per Dio, perché quando Dio è estromesso, il mondo si trasforma in un luogo inospitale per l’uomo. Come ben sapete, cari Ambasciatori, la Chiesa non chiede privilegi, ma chiede di poter proclamare e celebrare anche pubblicamente la fede, portando il messaggio di speranza e di pace del Vangelo in ogni ambiente della società. Benedetto XVI, come testimone di Gesù Cristo, non si stanca di essere e di dare un messaggio d’incoraggiamento ad aprire le porte del cuore a Lui, che è fonte di speranza e di forza per far crescere il bene, anche quando sembra che le condizioni mondiali vadano apparentemente in un altro senso.

Nel più recente e festoso avvenimento dell’Incontro Mondiale delle Famiglie a Milano, il Santo Padre, parlando alle Autorità civili, ha segnalato con forza alcuni acquisizioni morali e intellettive che sempre è opportuno rimettere al centro della riflessione, soprattutto per chi è chiamato a reggere i Popoli: “Lo Stato, ha detto, è a servizio e a tutela della persona e del suo «ben essere» nei suoi molteplici aspetti, a cominciare dal diritto alla vita, di cui non può mai essere consentita la deliberata soppressione. Ognuno può allora vedere come la legislazione e l’opera delle istituzioni statuali debbano essere in particolare a servizio della famiglia, fondata sul matrimonio e aperta alla vita, e altresì riconoscere il diritto primario dei genitori alla libera educazione e formazione dei figli, secondo il progetto educativo da loro giudicato valido e pertinente. Non si rende giustizia alla famiglia, se lo Stato non sostiene la libertà di educazione per il bene comune dell’intera società”. E, riprendendo un asserto fondamentale della sua Enciclica Caritas in Veritate, ha continuato: “Il tempo di crisi che stiamo attraversando ha bisogno, oltre che di coraggiose scelte tecnico-politiche, di gratuità, come ho avuto modo di ricordare: «La “città dell’uomo” non è promossa solo da rapporti di diritti e di doveri, ma ancor più e ancor prima da relazioni di gratuità, di misericordia e di comunione» (n. 6)”.

Se mi permettete, infine, vorrei aggiungere, a chiosa dell’alto Magistero pontificio e proprio a proposito della crisi nella quale, pur in diversi contesti e con diversi esiti, non pochi Paesi del mondo si dibattono, quanto ho avuto l’opportunità di ricordare nel mio recentissimo viaggio in Polonia: “Una delle principali ragioni della crisi che colpisce oggi tutta la società consiste in una visione strettamente riduttiva e frammentata della realtà: spesso analizzata in termini soltanto economici o sociali, questa crisi non è colta nelle sue dimensioni culturali e spirituali”. Guardare all’uomo e a tutta la sua verità attraverso una visione frammentata lo impoverisce e rende più difficile individuare vie d’uscita a situazioni che paiono inestricabili. Proprio la causa dell’uomo, che è la causa di Dio, quella per la quale il suo Figlio Redentore ha dato la vita, è stato il motivo costante del magistero instancabile del Beato Giovanni Paolo II, che tutti ricordiamo con affetto e riconoscenza e che nella sua Polonia è ricordato e attualizzato con affetto. Anche la politica, e dunque il buon governo degli Stati, richiede quest’ampia visione della verità dell’uomo perché destini i propri sforzi in suo favore, a beneficio della famiglia fondata sul matrimonio di un uomo e di una donna e degli altri beni morali e spirituali che precedono la costituzione dello Stato e ne sono vero fondamento. Le decisioni economiche, che spettano a più soggetti, tra i quali anche lo Stato e le Organizzazioni sovranazionali, occorre che ritrovino nella dignità della persona umana e nelle norme etiche naturali i principi rigeneratori della convivenza civile perché, nella complessità odierna, restituiscano all’uomo contemporaneo un orizzonte carico di speranza, non solo umana, quella che veramente merita.

Sono certo che vi farete come sempre latori di tali messaggi e che, se darete loro spazio nella vostra vita, sarete anche i primi a sperimentare la bellezza della speranza affidabile che il Vangelo non manca di offrire a ciascuno. Tale è anche è l’augurio che vi consegno questa sera, anche a nome dei miei Collaboratori, mentre vi invito a levare i vostri calici e ad unirvi a me con un brindisi.

Prosit!

 

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