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10° ANNIVERSARIO DELLA CANONIZZAZIONE DI SAN PIO DA PIETRALCINA

OMELIA DEL CARD. TARCISIO BERTONE,
SEGRETARIO DI STATO D
EL SANTO PADRE

San Giovanni Rotondo
Sabato, 16 giugno 2012

 

Cari fratelli e sorelle,

ho accolto con gioia l’invito dell’Arcivescovo Mons. Michele Castoro a presiedere questa Celebrazione eucaristica in occasione del 10° anniversario della canonizzazione di san Pio da Pietrelcina. Rivolgo il mio cordiale saluto ai Confratelli nell’episcopato, a tutti i presbiteri, i religiosi e i diaconi, alle religiose, al Signor Sindaco, alle altre Autorità presenti e ai membri dei Gruppi di Preghiera, qui convenuti per il loro raduno internazionale. A voi tutti sono lieto di manifestare la vicinanza del Santo Padre Benedetto XVI, che si unisce spiritualmente al nostro rendimento di grazie; in questa circostanza egli mi ha incaricato di parteciparvi la Sua Benedizione, che impartirò al termine della santa Messa.

Il 16 giugno del 2002 il Beato Giovanni Paolo II, durante l’omelia della canonizzazione di Padre Pio, commentando il passo del Vangelo: «Il mio giogo è dolce e il mio carico leggero» (Mt 11,30) affermò che «la vita e la missione di Padre Pio testimoniano che difficoltà e dolori, se accettati per amore, si trasformano in un cammino privilegiato di santità, che apre verso prospettive di un bene più grande, noto soltanto al Signore».

Padre Pio ha così ripresentato all’umanità del nostro tempo quel «vanto della croce» (cfr Gal 6,14) che può diventare segno di speranza. Sì, carissimi fratelli e sorelle, perché la croce è passaggio indispensabile verso la vita nuova in Cristo.

Il vangelo odierno (Mt 11,25-30) ci presenta la lode di Gesù al Padre, poiché ha nascosto i misteri del Regno ai grandi e ai potenti, ai sapienti e ai dotti, e li ha rivelati ai piccoli (cfr Mt 11,25). I piccoli sono coloro che accolgono Gesù, riconoscendolo nella sua debolezza, e non si scandalizzano della sua croce. Essi non parlano secondo una sapienza umana ma parla in loro l’esperienza di Dio e del suo amore.

Padre Pio ha percepito l’amore di Dio su di sé e si è lasciato da esso riempire. Dal cuore umile, egli si è fatto trovare senza malizia (cfr 1Cor 14,20), sempre desideroso di crescere nella conoscenza di Cristo e di porsi in ascolto della sua Parola (cfr 1Pt 2,2), pronto e disponibile verso tutti, come il Maestro, e per questo in grado di fare sua quella stessa esultanza di Gesù verso il Padre: “Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra…” (Mt 11, 25).

La conoscenza dell’amore del Padre è una verità che sfugge a molti ma è compresa dai piccoli, che non riescono a trattenere per sé questo tesoro, sentendosi chiamati a donarlo a tanti altri. Scorgiamo in questa pagina del vangelo un tratto essenziale del ministero sacerdotale di Padre Pio che condusse verso Cristo coloro che erano affaticati e oppressi nel corpo e nello spirito, perché in Lui trovassero ristoro e sollievo. Padre Pio sapeva bene che solo in Cristo il giogo della schiavitù del peccato è spezzato e sostituito da un nuovo giogo, il cui peso è soave e leggero.

Di che tipo di giogo si tratti lo chiarisce sant’Ambrogio in una delle sue omelie: «Non abbiate timore per il fatto che è un giogo, è infatti soave. Non schiaccia il collo ma lo orna. Perché dubitate e perché indugiate? Non lega la cervice con funi ma unisce la mente alla grazia. Non costringe per necessità, ma dirige la volontà al bene operare» (Elia e il digiuno, c. 22).

La necessità della sequela e del discepolato è stata ribadita nei discorsi pronunciati da Padre Pio per l’inaugurazione e per gli anniversari della Casa Sollievo della Sofferenza. Passaggi densi di significato e ricchi di spessore pastorale e teologico, che invitano tutti quelli che a diverso titolo operano in questa «Casa» a riconoscersi oggetto di attenzione ed amore divino, per poter essere come un unico gregge dietro un solo Pastore.

Consapevole di ciò, egli si rese per essi strumento di un percorso di conversione e maturazione cristiana che per molti sfociò in un servizio ed un impegno che forse mai avrebbero immaginato. Non è un caso che attorno a Padre Pio, a condividere il suo desiderio di sollievo della sofferenza umana, ci fossero tanti laici. Uomini e donne che attraverso di lui avevano incontrato Cristo, il suo amore, la sua gioia, la sua luce, dalla quale traevano la forza per servire i poveri e gli ultimi.

Padre Pio si lasciò abitare da Cristo, per questo poté entrare in un dialogo intimo e fecondo con lui della preghiera. Così, mettendosi alla scuola del Maestro, poggiando il proprio capo sul suo cuore e facendosi esperto nel riconoscere le sue interiori ispirazioni, a sua volta è diventato educatore di quanti ricorrevano alla sua paterna guida spirituale, promuovendo in essi frutti di vita buona.

Come ricorda la recente Nota pastorale della CEI, Educare alla vita buona del Vangelo, «Gesù è per noi non “un” maestro, ma “il” Maestro. La sua autorità, grazie alla presenza dinamica dello Spirito, raggiunge il cuore e ci forma interiormente, aiutandoci a gestire, nei modi e nelle forme più idonee, anche i problemi educativi» (n. 16).

Attuando il suo forte desiderio di collaborazione all’opera redentiva, Padre Pio partecipava intimamente alle angosce, ai conflitti interiori, alle pene delle anime da lui dirette. Egli scriveva: «(…) Sento come mie le vostre afflizioni»; «(…) farò miei tutti i vostri dolori e li offrirò tutti in olocausto al Signore per voi» (Pius a Pietrelcina. Positio super virtutibus, III/I, p. 1046). Divenne in questo modo educatore credibile e mediatore efficace.

Il citato documento sugli orientamenti pastorali ritorna sull’esempio dei santi: «I santi rivelano con la loro vita l’azione potente dello Spirito che li ha rivestiti dei suoi doni e li ha resi forti nella fede e nell’amore. Ogni cristiano è chiamato a seguirne l’esempio, cogliendo il frutto dello Spirito, che è “amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé” (Gal 5,22)» (EVBV, 22).

Le persone che ricorrevano a Padre Pio erano molto varie per cultura, età, condizione sociale. Per tutte egli si rivelò un vero e santo «artista» nella guida spirituale. Basti pensare all’enorme quantità di lettere che giungevano da tutte le parti del mondo con i più svariati problemi da risolvere. Per ognuno il Padre non proponeva teorie, ma offriva un’adeguata indicazione spirituale (cfr ibid., 23) che diventava accompagnamento verso una vita buona, quella del Vangelo, quella dell’esperienza di Cristo e del suo amore. 

Da umile servo e strumento, Padre Pio lavorò nella vigna del Signore e fece in modo che anche altri percepissero, nella loro esistenza, la chiamata a servire Gesù, ognuno nello stato di vita proprio. Una visione moderna e matura, la sua, che favorì l’impegno dei fedeli laici (cfr Mt 20,1). L’apporto di Padre Pio ci fa comprendere meglio e vedere realizzato uno degli insegnamenti fondamentali del Concilio Vaticano II, e cioè che l’indole secolare dei laici deve vedere coniugati e ben armonizzati identità cristiana e impegno a servizio della Chiesa e del mondo. Sintesi che egli volle concretizzata nel rapporto fra i Gruppi di Preghiera e la Casa Sollievo della Sofferenza.

Il Beato Giovanni Paolo II, nel discorso tenuto proprio qui a San Giovanni Rotondo, la sera del 23 maggio 1987, affermò che dall’intima unione con Cristo Gesù scaturisce la disponibilità non solo a servire il bene delle anime, ma anche a sollevare le sofferenze degli uomini e della stessa creazione.

Comprendiamo così che per Padre Pio la «vigna» in cui lavorare non era delimitata dalle mura del convento, ma si estendeva al mondo intero. Salvare le anime, annunciare il Vangelo, alleviare la sofferenza non era un progetto da poco e Padre Pio chiamava altri operai a collaborare nella vigna che il Signore gli aveva affidato.

Per la costruzione della Casa Sollievo, il santo Frate non poté fare a meno dei laici che furono i suoi collaboratori essenziali; i laici furono le sue braccia per l’attuazione del progetto della Provvidenza. In tal modo la Casa Sollievo fin dal suo sorgere fu una testimonianza concreta dell’impegno dei laici: Padre Pio pregava e incoraggiava, i laici s’impegnavano con energie e capacità.

San Pio da Pietrelcina, dunque, non solo fu educatore e guida spirituale ma si pose a servizio di un laicato pronto, disponibile e maturo. Voleva il meglio per Casa Sollievo, per questo alla fervida e incessante preghiera auspicava che si potesse affiancare le migliori espressioni di una scienza votata al servizio dell’uomo e alla cura delle sofferenze. Il suo sguardo lungimirante, illuminato dalla luce del Vangelo e reso attento dalla carità concreta per l’uomo, gli fece intravedere le potenzialità di una ricerca scientifica posta al servizio dei sofferenti. Rendiamo grazie a Dio per le meraviglie compiute in questo umile figlio del meridione d’Italia, diventato esemplare figlio della Chiesa.

Affidiamo le nostre preghiere ed intenzioni al Signore, confidando nella celeste intercessione della Vergine delle Grazie e di san Pio da Pietrelcina.

  

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