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CONVEGNO PER I NUOVI VESCOVI ORDINATI NEGLI ULTIMI DODICI MESI

OMELIA DEL CARD. TARCISIO BERTONE,
SEGRETARIO DI STATO D
EL SANTO PADRE

Roma, 12 settembre 2012

 

Cari Fratelli nell’Episcopato,

sono lieto di presiedere la prima Celebrazione eucaristica di questo convegno, che raduna i Vescovi di recente nomina per una intensa esperienza di fraternità e di approfondimento. Rivolgo un cordiale saluto a Sua Eminenza il Cardinale Marc Ouellet e ai suoi collaboratori, con viva riconoscenza perché si sono prodigati nel promuovere questo incontro, così significativo e proficuo. Saluto specialmente voi, cari Fratelli, che ultimamente il Santo Padre Benedetto XVI ha chiamato alla guida di Diocesi sparse ovunque nel mondo. Il Papa, che avrete la gioia di incontrare al termine di queste giornate, è vicino a voi con la preghiera e invia fin d’ora il suo saluto beneaugurante e la sua benedizione.

La prima Lettura che abbiamo ascoltato ci mostra come San Paolo interviene nelle questioni dei cristiani di Corinto, per indicare loro principi e criteri ispiratori. Fra le varie domande, ne erano pervenute all’Apostolo alcune circa il matrimonio e la scelta dello stato di vita per le diverse categorie di persone. Dal contesto della Lettera si desume che a Corinto un gruppo di cristiani fosse orientato per una linea di assoluta intransigenza in ambito coniugale, in contrapposizione ad un altro gruppo invece permissivo. Secondo i rappresentanti del rigorismo di stampo ascetico, il matrimonio era poco conveniente per i battezzati. Paolo allora interviene per aiutare i cristiani a fare una scelta dello stato di vita ispirata dalla vera libertà evangelica, che ha il suo fondamento nel rapporto con il Signore. Innanzitutto egli elimina i pregiudizi derivanti dalle paure e distorsioni dell’ambiente, affermando che nessuno stato di vita, matrimonio o verginità, è di per sé salvifico. Chi salva è il Signore. Perciò quello che conta è la fedeltà nei confronti di Dio, da vivere in ogni condizione.

Dalle indicazioni di San Paolo, espresse anche nei versetti che precedono il brano appena proclamato, si possono quindi enucleare tre principi fondamentali, che diventano criteri per una scelta consapevole e responsabile. Il primo principio è quello del dono o carisma che ognuno riceve dal Signore: «Ciascuno riceve da Dio il proprio dono, chi in un modo chi in un altro» (1 Cor 7,20). Una persona può sposarsi se ha ricevuto il dono spirituale corrispondente, e può fare una scelta verginale e celibataria se riceve quest’altro dono. Il secondo principio è quello della chiamata di Dio: «Ciascuno rimanga nella condizione in cui era quando fu chiamato» (7,20). Da qui si comprende che la questione non è quella di ‘inventarci’, ma di rispondere a ciò che siamo per iniziativa e volontà divina. Il terzo principio è quello della fede nel Signore risorto, ed è il brano odierno: «Il tempo si è fatto breve; d’ora innanzi, quelli che hanno moglie vivano come se non l’avessero; quelli che piangono, come se non piangessero; quelli che gioiscono, come se non gioissero; … quelli che usano i beni del mondo come se non li usassero pienamente: passa infatti la figura di questo mondo!» (7,29-31). Non è una svalutazione del presente e dei valori terreni, ma si tratta di collocare il presente e ogni realtà umana nella prospettiva dell’eterno. Le nostre tristezze e le nostre gioie, ogni nostra esperienza e situazione è come ri-dimensionata, nel senso che è attratta in una nuova dimensione da un polo di insuperabile forza, che tutto illumina e trasfigura. Questo polo è Gesù Cristo, il suo Mistero pasquale. In Lui «il tempo si è fatto breve» (7,29), una grande speranza è vicina, il Regno di Dio è vicino, il Signore è vicino. Queste parole dell’Apostolo Paolo sono un forte invito a vivere nella speranza e a comunicarla, come Vescovi, al popolo cristiano.

Anche le Beatitudini, nel Vangelo odierno, hanno lo stesso significato e sono espressione della gioia e della speranza dei tempi ultimi: «Beati voi, che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi, che ora piangete, perché riderete» (Lc 6,21). Tutta la nostra vita ha il suo luminoso fondamento in questa speranza. Ma il Vangelo delle Beatitudini ci suggerisce un’altra riflessione. Un cristiano, tanto più un sacerdote e un Vescovo, non deve conformarsi al mondo per la paura di essere criticato o per il desiderio che tutti dicano bene di lui. Il Signore dice: «Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti» (Lc 6, 26). Se la gente ci critica perché non viviamo fedelmente la nostra vocazione e la nostra missione, certamente dobbiamo esaminarci e cambiare. Ma se siamo criticati perché non seguiamo i criteri del mondo e le mode del momento, dobbiamo rimanere serenamente fermi nella nostra fedeltà al Vangelo e all’insegnamento autentico della Chiesa. Così la felicità promessa dal Signore sarà in noi già fin d’ora.

In questo percorso di fedeltà a Cristo e al suo Vangelo, la Vergine Santa è il nostro modello. Cari Fratelli, il Signore vi dona di porre queste giornate sotto la protezione del Santo Nome di Maria, di cui oggi celebriamo la memoria, sperimentandone la forza e la dolcezza. E vi invita ad immergervi dentro al consenso mariano: «Ecco la serva del Signore…»; vi invita a porre il vostro ministero dentro l’obbedienza mariana: «…avvenga per me secondo la tua parola» (Lc 1,38). Maria si è lasciata colmare dalla Presenza divina, con piena docilità, e l’obbedienza della fede l’ha resa feconda, capace di generare lo stesso Figlio di Dio nella nostra natura umana. Qui sta il fulcro della nostra vita sacerdotale ed episcopale: l’obbedienza della fede, mediante la quale trasferiamo la proprietà di noi stessi da noi stessi a Cristo nel servizio generoso e fedele della sua Chiesa.

Ecco, cari amici, la grandezza e la bellezza del nostro essere pastori e guide. «Perciò – diciamo con San Paolo – investiti di questo ministero per la misericordia che ci è stata usata, non ci perdiamo d’animo» (2 Cor 4,1). E mi piace concludere queste brevi riflessioni con le parole di un grande cantore della Madonna, San Bernardo: «Se tu la preghi, non puoi disperare; se tu pensi a lei, non puoi sbagliare. Se ella ti sorregge, non cadi; se ella ti protegge, non hai da temere; se ella ti guida, non ti stanchi; se ella ti è propizia, giungerai alla meta...” (Hom. II super «Missus est», 17: PL 183, 70-71).

 

   

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