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ANNIVERSARIO DELLA MORTE DEL VENERABILE PAPA PIO XII

OMELIA DEL CARD. TARCISIO BERTONE,
SEGRETARIO DI STATO DEL SANTO PADRE

Grotte Vaticane
Sabato, 6 ottobre 2012

 

Cari fratelli e sorelle!

Ci siamo radunati presso la Tomba dell’apostolo Pietro per celebrare l’Eucaristia in occasione dell’anniversario della morte del Venerabile Papa Pio XII, avvenuta il 9 ottobre 1958. Saluto il Presidente del Comitato Papa Pacelli – Associazione Pio XII, Avvocato Emilio Artiglieri, e lo ringrazio, insieme con i soci, per il cortese invito. Saluto i Confratelli nell’episcopato e nel sacerdozio, e tutti i presenti.

Considerando il luogo in cui ci troviamo e la circostanza, mi è sembrato opportuno celebrare stamani la Messa votiva di San Pietro Apostolo. E subito la mia attenzione è stata attratta dalle parole dell’Orazione Colletta. Riascoltiamole: «Concedi, Dio onnipotente, che tra gli sconvolgimenti del mondo non si turbi la tua Chiesa, che hai fondato sulla roccia con la professione di fede dell’apostolo Pietro». Il testo di questa preghiera fa riferimento all’episodio evangelico che è stato poc’anzi evocato secondo la redazione di San Matteo.

In questo testo è posta in grande risalto la connessione inscindibile tra la fede di Simone – ispirata da Dio Padre – e il nuovo nome, cioè la nuova identità che Gesù gli conferisce manifestando la volontà di edificare la sua Chiesa «su questa pietra». La solida roccia su cui è costruita la Chiesa è dunque costituita, inseparabilmente, dalla persona di Pietro e dalla sua fede.

Occorre subito dire che questa «roccia» è totalmente relativa alla vera e unica Roccia che è Cristo, in quanto Dio. Sia Pietro, sia la sua fede, infatti, dipendono interamente da Gesù Cristo: è Lui la pietra angolare del tempio della nuova Alleanza, fatto di pietre vive (cfr 1 Pt 2,4-8). E’ Lui il Capo del Corpo, il Pastore del gregge. Eppure è proprio Lui, il Signore Gesù, che dichiara al suo discepolo e amico Simone: «Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa». E aggiunge: «E le potenze degli inferi non prevarranno su di essa». Ecco perché «tra gli sconvolgimenti del mondo» la Chiesa ha una base di appoggio solidissimo che le permette di non essere turbata, sconvolta, perché è profondamente ancorata in Dio.

Queste parole e queste immagini evangeliche ci fanno pensare alla venerata figura del Papa Pio XII, che la Provvidenza chiamò alla Cattedra di Pietro in un’ora storica in cui le «potenze degli inferi» erano, per così dire, scatenate. Il potenziale negativo già contenuto nelle ideologie anti-umane e anti-cristiane sviluppatesi nella prima parte del secolo XX, fu innescato e moltiplicato dalla guerra, che sempre abbrutisce l’uomo e semina morte e distruzione. La figura ieratica di Papa Pacelli, la chiarezza e la fermezza dei suoi insegnamenti e dei suoi messaggi, la saggezza e la prontezza dei suoi interventi, furono in quei tempi autentico baluardo della verità e del diritto, ben oltre i confini della Chiesa Cattolica; e così la sua personalità è presente e viva nella memoria di quanti hanno l’età per ricordarlo o si attengono alle testimonianze e ai documenti storici.

Nel ministero del Venerabile Pio XII, come in quello di ogni Successore di Pietro, noi vediamo realizzarsi la promessa che Gesù fece a Simone durante l’ultima Cena: «Io ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno. E tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli» (Lc 22,32). La capacità del Papa di respingere le insidie del maligno è assicurata dalla speciale preghiera del Signore Gesù, che è sostanzialmente una preghiera per la fede di Pietro e dei suoi Successori. Mi piace sottolinearlo alla vigilia dell’Anno della fede. Con questa iniziativa il Santo Padre Benedetto XVI invita ogni cristiano e ogni comunità ecclesiale ad approfondire la fede: in fondo, è una modalità straordinaria per compiere il suo servizio ordinario, che è appunto quello di confermare nella fede i fratelli. Allora in questo momento, e proprio qui, davanti al Sepolcro di San Pietro, vogliamo lodare e ringraziare il Signore per la fede del Papa Pio XII, una fede che ha dovuto affrontare prove durissime, illuminare scelte molto difficili, ma che Cristo ha sostenuto con la luce e la forza del suo Santo Spirito.

A questo proposito, ci fa meditare anche un’espressione della Lettura, in cui l’apostolo Pietro, rivolgendosi agli anziani di alcune comunità, dice: «Esorto gli anziani che sono tra voi, quale anziano come loro, testimone delle sofferenze di Cristo e partecipe della gloria che deve manifestarsi» (1 Pt 5,1). Vorrei sottolineare questa sorta di autodefinizione, improntata al Mistero pasquale di Cristo: Pietro si dice «testimone delle sofferenze» e «partecipe della gloria» di Cristo.

Questa è la legge nella Chiesa, la legge che Gesù ha lasciato, in modo particolare ai Pastori del suo popolo: chi è chiamato a guidare il gregge, lo fa in persona Christi, e quindi in comunione con il suo Mistero di morte e risurrezione. L’efficacia del servizio dei Pastori della Chiesa non si misura con gli stessi criteri applicabili alle società puramente terrene, perché dipende dall’azione della Grazia di Dio, e questa è frutto della Croce e opera secondo la logica della Croce. La fecondità del ministero di un sacerdote, di un Vescovo, dello stesso Papa è proporzionale alla sua conformazione a Cristo crocifisso e risorto: è una legge che, come dicevo, sfugge alle misurazioni umane, ma che tuttavia si può riscontrare chiaramente nella storia della Chiesa, in particolare nella vita dei santi. Anche il pontificato di Papa Pacelli deve la sua maggiore efficacia all’oblazione di sé e alla perseveranza con cui egli compì la sua missione, specialmente nelle ore in cui dovette portare il peso di situazioni assai gravose per la Chiesa e per l’umanità, peso aumentato dall’ansia per la sorte di diverse Chiese locali, dalle incomprensioni, dalle minacce. In quei momenti, la fede del Papa assomiglia in modo singolare alla fiducia che Gesù riponeva nel Padre nell’ora della passione. Ed è proprio a questa fede che, misteriosamente, è legata la stabilità della «barca di Pietro», anche in mezzo agli «sconvolgimenti del mondo».

Cari amici, vi auguro che questo vostro pellegrinaggio sia ricco di frutti, e soprattutto vi ringrazio per le preghiere che quotidianamente elevate a Dio per il Papa. E’ questo il modo più autentico con cui voi onorate la memoria del Venerabile Pio XII. E’ così che ognuno di voi, con la propria fede che si fa preghiera, coopera come «pietra viva» alla costruzione dell’edificio spirituale che è la Chiesa.

Vogliamo affidare il nostro rendimento di grazie all’intercessione di Maria Santissima, Madre della Chiesa. La solenne proclamazione del dogma della sua Assunzione costituisce uno dei momenti culminanti del pontificato di Pio XII, nel contesto di un Giubileo memorabile quale fu quello del 1950. Anche in questo la Chiesa di oggi, e l’intera umanità, devono essere grate a quel grande Pontefice, per aver indicato nel modo più autorevole che all’orizzonte della storia brilla la stella della Madre del Redentore, la quale, come affermerà poi il Concilio Vaticano II, è per tutti segno di consolazione e di sicura speranza (cfr Cost. Lumen gentium, 68).

    

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