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OMELIA DEL CARD. TARCISIO BERTONE,
SEGRETARIO DI STATO DEL SANTO PADRE,
ALLE RECLUTE DELLA GUARDIA SVIZZERA PONTIFICIA

Giovedì, 29 novembre 2012

 

Signor Comandante, Monsignor Cappellano,
Sergente istruttore, care Reclute,

si può dire che nella liturgia che stiamo celebrando noi abbiamo la Parola di Dio fatta preghiera, convertita in preghiera; nella liturgia, infatti, la relazione che Dio ha istaurato con noi sfocia in dialogo. Sì, la liturgia è la rivelazione di Dio tradotta in preghiera.

Ne abbiamo un esempio eloquente nella prima Lettura odierna, tratta dal Libro dell’Apocalisse di San Giovanni. Abbiamo ascoltato: «Allora l’angelo mi disse: “Scrivi: Beati gli invitati al banchetto di nozze dell’Agnello”» (19,9). In queste parole riconosciamo la stessa beatitudine che il sacerdote proclama durante la Messa prima della Comunione: «Beati gli invitati alla Cena del Signore». Sì, il Banchetto eucaristico è veramente partecipazione a delle nozze, cioè all’unirsi di Dio, nella persona di Gesù, alla sua creatura, ad ognuno di noi e alla Chiesa nel suo insieme come a una Sposa. Ogni volta che celebriamo l’Eucaristia noi, per così dire, “preghiamo” la Rivelazione, perché nella liturgia della Chiesa la Parola di Dio diventa preghiera.

Anche la risposta dell’assemblea a quella beatitudine proclamata dal sacerdote è tratta dalla Sacra Scrittura: «Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa, ma di’ soltanto una parola e io sarò salvato». Questa espressione della liturgia eucaristica è l’eco di quella del centurione romano che chiese a Gesù la guarigione di un suo servo, ma che sapeva di non poter ricevere in casa, come pagano, il Messia dei giudei: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito» (Mt 8,8). E noi, comunicando realmente al Corpo e Sangue di Cristo, possiamo chiedere al Signore una guarigione ancora più profonda e completa, fino alla santificazione dell’anima stessa.

Care Reclute, non è dunque esagerato dire che il vostro servizio qui vi farà sperimentare la Parola di Dio in atto e in preghiera. In atto, perché il ministero del Papa è veramente il Vangelo vissuto e come la prosecuzione degli «atti degli Apostoli» nella persona del successore dell’apostolo Pietro. Voi ne sarete ogni giorno testimoni vicinissimi, perché sarete in grado di constatare come dai fedeli venga sempre ricercato questo contatto con il Papa, proprio perché è Lui, il Vescovo di Roma, che ci collega in modo del tutto particolare con Cristo, nel ministero che Gesù stesso ha affidato a san Pietro e ai suoi successori.

Voi potrete inoltre sperimentare come qui, vicino al Successore di Pietro, anche la preghiera della Chiesa, nelle sue diverse modalità – Messa, Vespri, Angelus, Benedizione Urbi et Orbi… – è sempre attuazione del Vangelo, è sempre traduzione in preghiera della Parola di Dio. Vi raccomando dunque caldamente di essere molto attenti a questo aspetto del vostro servizio, perché è occasione provvidenziale di prendere coscienza di quanto la vita della Chiesa sia veramente ogni giorno Vangelo vissuto, Vangelo che viene portato avanti, anche in mezzo ai problemi e ai limiti dei membri di questa Chiesa.

Care Reclute, permettetemi ancora un’ultima esortazione, tratta dal Vangelo che abbiamo appena ascoltato. Questa pagina sembra a prima vista un succedersi di annunzi di sventure. Tutto verrà distrutto, anzi devastato, sconvolto. Sembra solamente la previsione di una serie di calamità, che precedono la fine del mondo. So che da voi, in Svizzera, la popolazione si prepara da anni a poter sopravvivere a una eventuale guerra, o alla minaccia di una contaminazione dovuta a delle arme chimiche o nucleari. Sotto le case vengono costruiti, già dalla fine della seconda guerra mondiale, i rifugi antiaerei. Perciò, per voi svizzeri dev’essere tanto più sorprendente e straordinaria la conclusione che Gesù trae da queste spaventose previsioni sulla fine del mondo. Infatti non dice: “Quando cominceranno ad accadere queste cose...” rifugiatevi nei rifugi antiaerei!; ma dice: “Alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina”! Questa apparente irrazionalità di Gesù è al contrario la dimostrazione che Egli è il Signore, Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; è il Signore della storia, e con Lui non abbiamo niente da temere.

Vi auguro dunque di nutrire in voi questa assoluta fiducia nella provvidenza di Dio, nella signoria universale del nostro Salvatore, rimanendo fedeli al Vicario di Cristo e al Vangelo che continua la sua opera nella Chiesa. Così sarete persone che danno sicurezza non solo per il rispetto che infonde la vostra divisa e per la vostra gentilezza, ma soprattutto perché irradierete la fede, la speranza e la carità, che portano con sé, in ogni situazione e persino dentro alle più grandi difficoltà, pace e serenità. La Madonna vi protegga sempre e vegli su di voi! Così sia!

      

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