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XVI CONGRESSO INTERNAZIONALE DI ARCHEOLOGIA CRISTIANA

OMELIA DEL CARDINALE TARCISIO BERTONE,
SEGRETARIO DI STATO

San Giovanni in Laterano
Martedì, 24 settembre 2013

 

Cari fratelli e sorelle, 

Alla conclusione della terza giornata del vostro Congresso, ci siamo radunati per celebrare l’Eucaristia in questa Basilica che costituisce, in se stessa, come una rappresentazione storica di tutta la tematica oggetto delle vostre riflessioni.

Ma in questo momento di preghiera noi ascoltiamo la Parola di Dio, e lasciamo che sia questa Parola, sempre in dialogo con la storia, a illuminare tali contenuti.

Per una felice coincidenza, la prima Lettura biblica che abbiamo ascoltato sembra scelta apposta per il vostro simposio, mentre è semplicemente quella della liturgia del giorno. Tratta dal Libro di Esdra, essa parla del documento scritto da Dario, re di Persia, per autorizzare la ricostruzione del Tempio di Gerusalemme e il suo completo finanziamento col denaro del re, ricavato dalle tasse della regione d’Oltrefiume, comprendente anche la Giudea.

L’analogia è davvero sorprendente! Ci troviamo di fronte ad un evento in cui l’autorità terrena compie un atto che produce un effetto molto importante sul piano degli avvenimenti storici, ma che al tempo stesso riveste un significato simbolico altrettanto importante: la simbologia della costruzione del Tempio, con tutto quello che rappresenta per la fede e la cultura ebraica.

Anche nella storia di Costantino troviamo un documento scritto che favorisce la libertà religiosa. Costantino farà seguire a questa decisione la costruzione di imponenti edifici sacri, le Basiliche, tra cui questa in cui ci troviamo. Infatti, la nuova Basilica del Borromini è stata paragonata, con ragione, al “Tempio di Salomone rinnovato”.

Com’è noto sopra l’altare del SS.mo Sacramento si trova il grande affresco raffigurante la dedicazione della Basilica Lateranense, alla presenza di Costantino, il quale contempla in visione il volto di Cristo.

Ecco, forse proprio questa può essere la “chiave di volta” – per rimanere nella metafora – che ci permette una lettura teologica di tutta la vicenda. Il volto di Cristo, il suo nome, la sua croce, che prendono il posto del volto e del nome dell’imperatore, al centro della civiltà romana e poi occidentale.

Naturalmente non posso e non voglio entrare nel merito di questioni che sono oggetto delle vostre ricerche e discussioni scientifiche. Mi limito a ricordare che Costantino è stato quell’imperatore che non solo ha reso popolare il segno di Cristo nella forma del Crismon, ma che ha anche voluto la costruzione delle prime grandi Basiliche cristiane, che ha donato a Papa Silvestro questa Basilica Lateranense, considerata poi quale prototipo di tutte le chiese edificate in seguito, caput et mater omnium ecclesiarum urbis et orbis

Fra le tre parole – tre verbi – che il Santo Padre Francesco ci ha dettato nella sua prima meditazione, all’indomani dell’elezione, vi è anche il verbo “costruire”. L’edificio di pietre è da sempre simbolo dell’edificio spirituale che siamo chiamati a costruire, stringendoci come pietre vive a Cristo, pietra viva e angolare (cfr 1 Pt 2,4-8). Sotto il profilo della rilevanza spirituale, storica e artistico-architettonica, la basilica è quasi il nucleo, il punto più importante da cui partire per intraprendere tutte quelle ricerche che costituiscono il campo d’indagine proprio dell’archeologia cristiana.  

A fronte della solennità e della rilevanza storica dell’evento presentato dalla prima Lettura, l’episodio raccontato nel Vangelo di oggi contrasta per la sua brevità, per il suo essere estremamente circoscritto: un fatterello apparentemente insignificante, due battute colte al volo mentre Gesù sta parlando alla gente, in un giorno qualunque della sua vita terrena.

Ma è proprio qui, cari amici, il mistero cristiano: in questa piccolezza, in questo nascondimento di Dio nell’uomo Cristo Gesù. E’ qui il segreto di questa nuova “costruzione”, di un nuovo tempio, di una nuova famiglia, di una nuova civiltà, che Paolo VI amava chiamare “la civiltà dell’amore”!

Dio non è più nell’imperatore, non è più nelle insegne delle legioni, negli alti colonnati, e via dicendo. Dio è in quel Figlio d’uomo nato dalla Vergine Maria, ignoto fino a trent’anni, poi annunciato da Giovanni il Battista, e acclamato dalle folle in Galilea e in tutta la Palestina, rifiutato dai capi, condannato alla morte di croce, come chicco di grano che cade nella terra. Ma poi risorto, germoglio piccolo eppure pieno di una vita indistruttibile, vita nuova ed eterna. In questo segno c’è la vittoria! In questo segno che è Cristo: è Lui il segno, e la croce è vera solo se è la croce di Cristo, altrimenti diventa un blasfemo abuso. Quanti abusi della croce nella storia!  

Non giova “usare” la croce: giova ascoltare la Parola di Dio e metterla in pratica: ecco la vera via della croce, che la Madre di Gesù, Maria Santissima, ha percorso fino in fondo, e per questo è diventata la madre di tutti i discepoli del Signore, ai piedi della sua croce. 

Cari fratelli e sorelle, a 17 secoli dallo storico atto di Costantino, la Parola di Dio ci ricorda che il Signore della storia ha un disegno che non muta: formare un popolo che costruisca la civiltà dell’amore, una famiglia di tutte le nazioni che ha come fine il suo regno, come condizione la libertà dei suoi figli, come statuto il precetto dell’amore. Rendiamo grazie a Dio per la sua fedeltà, e con la Vergine Maria rinnoviamo il nostro sì a cooperare a questo disegno d’amore.

 

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