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DISCORSO DEL SEGRETARIO DI STATO,
AGOSTINO CASAROLI,
AL CORPO DIPLOMATICO ACCREDITATO
PRESSO LA SANTA SEDE*

Martedì, 15 gennaio 1980

 

Il Discorso a voi rivolto poco fa dal Sommo Pontefice vi ha detto con eloquenza e con l’Autorità suprema di Chi l'ha pronunziato, che cosa la Santa Sede si attende dalle relazioni diplomatiche che intrattiene con gli Stati.

Per parte mia, vorrei qui confermare l'importanza del tutto particolare che la Santa Sede annette a questo rapporto ufficiale che per tramite vostro, come dei vostri omologhi nei rispettivi vostri Paesi, Essa mantiene con un considerevole numero di Stati. in ogni parte del mondo.

Oltre alle finalità d'interesse bilaterale che gli sono proprie, assicurare e promuovere corrette relazioni fra gli Stati e la Chiesa Cattolica, tale rapporto ha, come denominatore comune, lo scopo di servire alla causa della pace fra gli Stati, e la fruttuosa cooperazione fra i popoli; di contribuire, cioè, a fare della Comunità internazionale, che abbraccia popoli, piccoli e grandi, di ogni Continente, di ogni stirpe, di ogni religione, una vera famiglia, nella quale nessuno si permetta di ledere i diritti degli altri, nella ricerca di un proprio interesse egoistico, ma tutti si sentano solidali nello sforzo diretto alla promozione del comune progresso, nella consapevolezza che il benessere di ciascuno ridonda a beneficio di tutti e consolida la pacifica convivenza fra tutti.

Questo resta, senta dubbio, il maggior titolo di nobiltà e di utilità del servizio diplomatico; l’essere strumento di pace.

La S. Sede non può che guardare ad esso con tutta la simpatia e con speranza: soprattutto quando, come oggi, oscure nubi si addensano sull'orizzonte e il mondo, stupito e quasi incredulo, sente, con improvvisa angoscia, di dover seriamente trepidare per la pace.

Come, in simili situazioni, la Santa Sede, che della pace ha, per usare una vecchia e cara espressione di Paolo VI, « la passione”, potrebbe non richiamare gli operatori della diplomazia, a riflettere seriamente e ad agire vigorosamente per stornare la minaccia? Né il richiamo vale solo per la diplomazia delle grandi Potenze, sulla quale grava, naturalmente, il peso delle più gravi responsabilità. Oggi, e per l'appartenenza anche di quelle che possono, in ceto senso, considerarsi fra le minori Potenze, ad alleanze di blocco, o per il loro confluire nel grande movimento del non-allineamento, e, se non altro, per la voce e il voto che hanno nei consessi internazionali – primo fra tutti l'ONU — hanno la possibilità, e quindi la responsabilità di agire, in favore (o, purtroppo, anche a danno) della pace.

E' vero che le grandi decisioni non toccano alla diplomazia, ma al potere politico. Ma spetta agli agenti diplomatici, innanzitutto conoscere esattamente, dal loro luogo di osservazione, l’evolversi delle situazioni; studiarne le cause, con la profondità che la loro privilegiata posizione permette e con 1’oggettività che deve essere loro caratteristica, prevederne i probabili sviluppi e indicare le possibili vie, per orientarli in senso positivo o, almeno, meno negativo, cercando così di influire sulle decisioni dei Governi. Sul piano operativo, spetta poi ai diplomatici cercar di mantenere in loco, con i Governi presso i quali rappresentano il proprio, relazioni corrette e che consentano più possibile, anche nei momenti di peggiore deterioramento delle situazioni, quel dialogo che deve permettere alla ragione e alla volontà di pace di far ascoltare la propria voce, prima che essa debba esser forse, malauguratamente, soffocata da quella delle armi.

Ecco un compito grande e difficile, ma che deve essere affrontato con una decisione e un coraggio tenaci ed instancabili che, in certi momenti, può diventare persino eroico.

La Santa Sede, per parte sua e per il tramite dei propri Rappresentanti, sparsi nel mondo, non mancherà di compiere tutto il proprio dovere in questo campo. Ed a voi si rivolge, come ai suoi naturali alleati, in un'azione di interesse cosi vitale per i Vostri Paesi e per il mondo.

Nel ripetervi, quindi, il ringraziamento mio e dei miei collaboratori per il vostro gentile invito, brindo alle vostre persone e alla vostra attività, ai vostri Paesi, i loro Capi di Stato e i loro Governi; e v'invito ad alzare, insieme a noi, il vostro bicchiere e il vostro cuore, vorrei anzi permettermi d'esortare ad elevare anche la nostra comune preghiera, perché l'umanità sappia saggiamente non abbandonare il cammino della pace — una pace solida, giusta, duratura — e continuare a consacrare le sue preziose energie di mente, il suo dominio di tecniche sempre più avanzate, non a scopi di distruzione, ma per gettarle vittoriosamente nelle nobili battaglie per la sempre maggiore e migliore elevazione, materiale, culturale, spirituale di tutti i popoli e di tutti gli uomini.

E' il voto che formulo all’inizio di questo nuovo anno e di un nuovo decennio. Sono sicuro che esso raccoglie e interpreta anche il vostro.


*L’Osservatore Romano, 16.1.1980 p.2.

 

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