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ORDINAZIONE EPISCOPALE DI MONS. BUKOVSKI

OMELIA DEL CARDINALE AGOSTINO CASAROLI*

Sabato, 13 ottobre 1990

 
 
 
Fratelli, oggi è giorno di festa!

Non solo per il carissimo Mons. John Bukovski, per i suoi familiari e Confratelli, colleghi di lavoro, amici ed estimatori, ma per la Chiesa Cattolica intera e per la Santa Sede: per il Santo Padre!

E sempre grande gioia per me ogniqualvolta, nell’esercizio del mio servizio al Sommo Pontefice quale suo Segretario di Stato, mi è dato di procedere alla consacrazione episcopale di chi è chiamato a prestare la sua opera ecclesiale come Rappresentante del Vicario di Cristo presso i popoli e le chiese sparse nel mondo: tutti e tutte carissime al cuore del Papa.

Ma particolarissimi motivi di gioia e di riconoscenza al Signore offre la consacrazione alla quale stiamo per procedere: quella del primo ecclesiastico dopo 40 anni – chiamato dalla fiducia del Santo Padre ad assumere l'onore e l’onere di rappresentarlo nella Repubblica di Romania rinata a nuova vita, dopo una lunga notte che ha lasciato nelle sue carni dolorose ferite, non del tutto rimarginate ancora; presso popolazioni fiere ed operose, obbligate nella loro storia secolare ad affrontare lotte e sacrifici, ma insofferenti di oppressioni e di attentati alla loro libertà e alla loro dignità.

Nella loro travagliata vicenda storica i popoli della Romania sono stati accompagnati, sin dai primi suoi albori, con alterne vicende, dalla luce della fede cristiana. La Chiesa Cattolica non meno di quella Ortodossa, maggioritaria, e altre confessioni religiose, è stata, per essi, fedele compagna di viaggio, condividendone pene e speranze, sostenendone l’animo, godendo e soffrendo con loro.

Anch’essa ha patito il prolungato inverno degli ultimi decenni, che sembrava non voler più cedere alla sospirata primavera. In particolare, colpita fu quella parte dei fedeli Cattolici - ed era in Romania la più numerosa che, nella inconcussa fedeltà alla Sede di Pietro e nella piena adesione alla fede da Questa insegnata, avevano amorosamente mantenuto il proprio attaccamento alla religiosità e alle forme di vita ecclesiale delta tradizione orientale, ereditate dagli avi.

Oggi, la Chiesa Cattolica di rito latino e quella di rito Orientale prima disconosciuta, sino ad essere considerata non più esistente, ma vigorosamente viva nel clima di catacombe ad essa imposto respirano insieme il vento di libertà, che tante nubi ha spazzato dal cielo che copre l’antica terra dei Geti e dei Daci, ove tenace vive il ricordo della figura e delle imprese dell’Imperatore Traiano, con l'orgoglio di conservare, anche nel nome, un legame con Roma e con le lontane radici latine, sulle quali è cresciuto, attraverso il travaglio dei secoli e il confluire, non sempre pacifico, di molteplici gruppi etnici, l'albero rigoglioso della Romania.

Viene qui fatto di esclamare, con gioia che è grido di riconoscenza verso la Provvidenza Divina che guida le sorti dei popoli e verso gli uomini che ne sono stati strumento: Ecco il nostro Dio; in lui abbiamo sperato perché ci salvasse; questi è il Signore in cui abbiamo sperato; rallegriamoci, esultiamo per la sua salvezza (Is 25,9).

È vero che non pochi né piccoli problemi ancora sussistono. Ma speriamo e preghiamo che essi, con l’aiuto di Dio, possano essere sollecitamente e soddisfacentemente risolti.

Questi problemi, che sono problemi della Chiesa in Romania, sono allo stesso tempo problemi del Papa.

In nessuna parte del mondo, infatti, egli è straniero. A nessuna delle Chiese di Cristo, sparse sulla faccia della terra, Egli è estraneo. Come l'Apostolo Paolo, Egli porta nel suo cuore la «sollecitudo omnium Ecclesiarum». A Lui il Pastore Supremo, Gesù il Cristo, ancora ripete, come a Pietro: Pasci i miei agnelli, pasci le mie pecorelle (cfr. Gv 21,15-17). Così, senza nulla togliere all'autorità e alle responsabilità dei pastori delle singole Chiese particolari, ma quasi condividendole con loro, ponendo al loro servizio la suprema ed universale potestà conferitaGli da Cristo nella sua Chiesa – Lui che è Servo dei Servi di Dio– il Papa accompagna giorno per giorno la vita della grande famiglia cattolica nel mondo.

Pietro – nel Papa – continua ad essere la pietra sulla quale il Cristo ha voluto edificare la sua Chiesa (Mt 16,18). In Lui i pastori, che guidano il popolo di Dio pellegrinante sotto i cieli più diversi, trovano il principio visibile di quell’unità che, insieme con l’universalità (la cattolicità, appunto) la santità e l’apostolicità, costituisce la nota caratteristica della Chiesa di Cristo, contro la quale nulla possono anche se qua e là possono credere di sopraffarla – le forze nemiche.

Nel Papa, questa Chiesa trova la sicurezza della verità, nel suo cammino di fede: Io ho pregato per te, Pietro, perché la tua fede non venga meno; e tu … conferma i tuoi fratelli (cfr Lc 22,32 ). Questa solenne parola, Gesù la ripete ancor oggi a Pietro, nella persona dei suoi successori; essa è motivo di conforto e tranquillità, nelle turbolenze e nei contrasti dei tempi, che la Chiesa deve spesso attraversare.

Se di tutti il Papa si sente debitore, questa consapevolezza Egli nutre specialmente nei riguardi di quei suoi Fratelli nell’ufficio pastorale e verso quei suoi figli che più soffrono o hanno sofferto per la loro fedeltà alla Chiesa quale Cristo l'ha voluta.

La Chiesa che vive in Romania ha, a questo riguardo, un titolo singolare al riconoscimento e alla riconoscenza della Chiesa intera, all’amore del Papa.

Nella memoria e nel cuore di tutti noi sono iscritti i fasti dolorosi e gloriosi di questa fedeltà, provata per oltre 40 anni nel crogiuolo della persecuzione.

Essi sono iscritti soprattutto nel cuore del Papa: il Quale vi corrisponde con il suo affetto, con il suo impegno di servizio.


***



Di tale affetto, di tale impegno Ella, caro Mons. Bukovski, dovrà essere l'espressione concreta e quotidiana nella terra romena.

Ella già ben conosce ed ama quella terra e quella Chiesa. In questi ultimi tempi, preziosa è stata la collaborazione da Lei prestata nell’opera svolta dagli inviati della Santa Sede e che ha permesso al Santo Padre, avvalendosi della nuova situazione creatasi dal gennaio dì quest’anno, di provvedere alla provvista di tutte le diocesi, di rito latino e di rito greco-Cattolico, del Paese, rimediando così ad un vuoto negativamente protrattosi per tanti anni.

Ora Ella si appresta a recarsi in Romania quale Nunzio Apostolico, accreditato presso quel Governo e rappresentante del Vicario di Cristo presso quelle comunità cattoliche, ma in spirito anche di fraternità ecumenica verso le altre comunità cristiane e di rispettosa attenzione nei riguardi delle forze sociali positivamente impegnate al servizio del bene comune del Paese.

Si recherà come Vescovo. Vescovo Ella dovrà essere e mostrarsi nell’esercizio della Sua missione diplomatica; Vescovo, in quelle Sue funzioni ecclesiali: diverse, ma in accordo pieno e cordiale con quelle dei Suoi Fratelli impegnati nel ministero pastorale nelle 11 diocesi della Romania.



***



Grande la dignità. Grande la responsabilità. Per affrontarla, la consacrazione episcopale Le conferisce la grazia divina, fonte di santità, sorgente di forza spirituale.

Noi abbiamo invocato per Lei lo Spirito del Signore. Invocheremo ora l’intercessione della Vergine, Madre dì Dio, e dei suoi Santi.

E continueremo ad invocarLa, non solo per Lei e per la Sua missione, ma per il Paese nel quale sta per andare e per il Suo popolo: con sincera partecipazione e con il più cordiale augurio per il suo futuro, nella prosperità, nella pace e nella libertà, con l’aiuto di Dio!



*Archivio dell’Associazione – Centro Studi Card. A. Casaroli, Bedonia.

 

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