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INTERVENTO DELLA SANTA SEDE AL SECONDO COMITATO
DELL’ASSEMBLEA GENERALE DELLE NAZIONI UNITE
SUL TEMA DELLO SVILUPPO SOSTENIBILE

DISCORSO DI S.E. MONS. CELESTINO MIGLIORE*

New York - Lunedì, 29 ottobre 2007

 

Presidente,

Il Piano di Realizzazione adottato alla conclusione del Vertice Mondiale sullo Sviluppo Sostenibile del 2002 a Johannesburg riafferma che lo sradicamento della povertà, la trasformazione dei modelli insostenibili di produzione e di consumo, la tutela e la gestione delle risorse naturali alla base dello sviluppo sono obiettivi prioritari dello sviluppo sostenibile e suoi requisiti essenziali. Esso riasserisce ripetutamente che i tre componenti dello sviluppo sostenibile, ossia lo sviluppo economico, lo sviluppo sociale e la protezione dell'ambiente, sono pilastri interdipendenti che si rafforzano reciprocamente. La mia delegazione ritiene che tutelare l'ambiente sia più importante che difenderlo.

La tutela dell'ambiente implica una visione più positiva dell'essere umano, nel senso che la persona non è considerata un elemento di disturbo o una minaccia all'ambiente, ma la responsabile della cura e della gestione dell'ambiente. In questo senso non solo non esiste opposizione fra l'essere umano e l'ambiente, ma esiste anche una salda e inseparabile alleanza in cui l'ambiente condiziona essenzialmente la vita e lo sviluppo dell'uomo mentre l'essere umano perfeziona e nobilita l'ambiente mediante la propria attività creativa.

Al di là degli studi sull'ambiente e sullo sviluppo, la preoccupazione primaria della mia delegazione riguarda l'importanza di comprendere l'insito imperativo morale che tutti, senza eccezione, hanno la grave responsabilità di tutelare l'ambiente. Sebbene il dovere di tutelare l'ambiente non si dovrebbe considerare in contrasto con lo sviluppo economico, non deve essere sacrificato sull'altare dell'economia. La mia delegazione ritiene che la crisi ambientale sia fondamentalmente una sfida morale. Ci esorta a esaminare in che modo utilizziamo e condividiamo i beni della terra e ciò che trasmettiamo alle generazioni future. Ci esorta a vivere in armonia con il nostro ambiente, quindi il potere in continua espansione dell'essere umano sulla natura deve essere sempre accompagnato da una responsabilità verso l'ambiente che sia anch'essa in continua espansione.

La questione dell'ambiente è legata direttamente ad altre questioni fondamentali e ciò rende sempre più difficile trovare soluzioni olistiche. L'ambiente è inseparabile da questioni relative a energia ed economia, pace e giustizia, interessi nazionali e solidarietà internazionale. Non è difficile osservare quanto questioni di tutela ambientale, modelli di sviluppo, equità sociale e la responsabilità di ognuno verso l'ambiente siano inestricabilmente legati.

Per esempio, mentre cerchiamo di elaborare il modo migliore per proteggere l'ambiente e conseguire uno sviluppo sostenibile, dobbiamo anche operare per la giustizia nelle società e fra le nazioni. Dobbiamo considerare in che modo oggi nella maggior parte dei Paesi sono i poveri e gli indifesi a sostenere l'urto del degrado ambientale. Incapaci di fare altrimenti vivono in terre inquinate, in aree vicine a depositi tossici o abusivamente in aree pubbliche e in proprietà altrui senza avere alcun accesso a servizi di base. I coltivatori poveri disboscano per sopravvivere. I loro sforzi per sbarcare il lunario perpetuano un circolo vizioso di povertà e degrado ambientale. Infatti, l'estrema povertà non è solo il peggiore di tutti gli inquinamenti, ma è anche un grande elemento inquinante.

Tuttavia, non è tutto così buio. Emergono segni incoraggianti di maggiore consapevolezza pubblica della interrelazione fra le sfide che dobbiamo affrontare. Il disagio creato da previsioni di conseguenze disastrose dei mutamenti climatici ha reso sensibili gli individui e i Paesi all'urgenza di prendersi cura dell'ambiente. Il degrado ambientale causato da alcuni modelli di sviluppo economico permette a molti di comprendere che lo sviluppo non si consegue attraverso un mero aumento quantitativo della produzione, ma mediante un approccio equilibrato a quest'ultima, il rispetto per i diritti e la dignità dei lavoratori e la tutela dell'ambiente.

La mia delegazione spera sinceramente che questi segni positivi possano condurre al consolidamento di una visione del progresso umano coerente con il rispetto per la natura e a una maggiore solidarietà internazionale in cui la responsabilità ambientale sia equamente e proporzionalmente distribuita fra i Paesi industrializzati e quelli in via di sviluppo, fra i ricchi e i poveri. Le autorità hanno il dovere di garantire che questi segni promettenti si traducano in politiche pubbliche capaci di arrestare, invertire e impedire il deperimento ambientale, perseguendo il fine di uno sviluppo sostenibile per tutti.

Le leggi non sono sufficienti a trasformare il comportamento. Il cambiamento comportamentale richiede l'impegno personale e la convinzione etica del valore della solidarietà. Esige un rapporto più equo fra Paesi ricchi e Paesi poveri, imponendo obblighi speciali alle strutture industriali su larga scala, sia nelle nazioni industrializzate, sia in quelle in via di sviluppo, affinché prendano serie misure di tutela ambientale. Un atteggiamento più sollecito verso la natura si può ottenere e mantenere mediante l'educazione  ed una permanente campagna di sensibilizzazione. Più le persone conosceranno  i vari aspetti delle sfide ambientali, meglio le potranno affrontare.

Grazie, Presidente.  

 


*L'Osservatore Romano 10.11.2007 p.2.

 

 

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