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64ª SESSIONE DELL’ASSEMBLEA GENERALE DELL’O.N.U.
SECONDO COMITATO SULL'ITEM 53:
PROMOZIONE DI FONTI ENERGETICHE NUOVE E RINNOVABILI.

INTERVENTO DI S.E. MONS. CELESTINO MIGLIORE,
OSSERVATORE PERMANENTE DELLA SANTA SEDE
PRESSO L'ORGANIZZAZIONE DELLE NAZIONI UNITE*

New York - Martedì, 3 novembre 2009

 

Presidente,

innanzitutto la mia Delegazione si unisce agli altri nel congratularsi con lei per  la  sua  elezione  e  la  sua guida di questo Comitato e ringrazia il Bureau per la sua preziosa collaborazione.

Quella dell'energia, sia rinnovabile sia non rinnovabile, è divenuta una questione chiave per la comunità internazionale e richiede l'individuazione di una strategia energetica duratura e completa. Questa strategia energetica dovrebbe riuscire a soddisfare tali esigenze nel breve e nel lungo termine, garantendo la sicurezza energetica, tutelando la salute e l'ambiente e assumendo impegni concreti per affrontare i problemi legati al cambiamento climatico. Dovrebbe anche essere in grado di avviare una transizione pacifica verso un'economia globale più efficiente che cerchi di diminuire il consumo di energia e l'uso di combustibili fossili.

La promozione di fonti energetiche nuove e rinnovabili, oltre a essere centrale per questa strategia, è di grande importanza per garantire uno sviluppo di lungo periodo, in grado di estendersi ad aree differenti del pianeta.

A questo proposito, la mia Delegazione  desidera  evidenziare  tre questioni.

In primo luogo, il progresso nel campo dell'energia rinnovabile è estremamente importante per lo sradicamento della povertà. I numerosi benefici dell'impiego e della diffusione di fonti energetiche nuove e rinnovabili si possono sfruttare per lo sviluppo di obiettivi a ciò connessi.

Parimenti, la cooperazione energetica dovrebbe essere orientata in ultima istanza verso l'alleviamento della povertà ed essere coordinata con gli strumenti economici e fiscali nonché la cooperazione regionale e internazionale, la condivisione delle informazioni, il trasferimento delle tecnologie e le pratiche migliori in questo campo.

Quando ci occupiamo delle varie tecnologie di energia rinnovabile, solare, idrica, biologica, osserviamo che i Paesi in via di sviluppo, nel complesso, hanno più del 40 per cento della capacità produttiva di energia rinnovabile installata, più del 70 per cento dell'esistente capacità produttiva di acqua calda ottenuta dal sole e il 45 per cento della capacità produttiva di energia da biocombustibili. Tuttavia, spesso le tecnologie a basso consumo di energia fossile come le tecnologie solari, inclusi i sistemi fotovoltaico, a concentrazione solare e solare termico, hanno costi iniziali molto elevati.

L'accesso dei più poveri a questa innovazione è essenziale per permettere ai Paesi in via di sviluppo di soddisfare la domanda crescente di energia e promuovere uno sviluppo sostenibile.

La disponibilità di energia e l'accesso a essa hanno un impatto profondo e positivo sulle opportunità relative alla sanità, all'educazione, all'alimentazione e al reddito. Facilitare l'accesso all'energia richiede migliori infrastrutture, garantite da appropriati quadri legali e istituzionali.

Questo implica inevitabilmente l'impegno delle istituzioni locali, che possono più facilmente individuare il tipo di energia, includendo forme di finanziamento e commercializzazione più appropriate per le realtà complesse della zona. Laddove questo accesso è negato ai poveri o procrastinato per vari motivi, dovrebbe essere promosso un uso più efficiente e sostenibile delle risorse energetiche tradizionali. Bisognerebbe promuovere l'efficienza energetica esistente e incoraggiare la conservazione basandosi su un insieme di tecnologie disponibili.

In secondo luogo, Presidente, ogni dibattito sull'individuazione di risorse e servizi energetici affidabili, accessibili, economicamente fattibili, socialmente accettabili e ambientalmente sani dovrebbe prendere in considerazione i costi umani e ambientali a lungo termine. Uno sfruttamento ambientale, senza riguardo per le preoccupazioni ambientali o quelle a lungo termine, può offrire una crescita economica a breve termine, ma a un prezzo elevato. Oggi, i costi vengono sostenuti soprattutto dai Paesi in via di sviluppo, dai poveri e da quanti non hanno la possibilità di proteggersi dalle sfide poste dal cambiamento climatico.

Il campo dell'energia rinnovabile è una sfida e un'opportunità per i governi e tutti gli altri partecipanti, inclusi il settore privato, la società civile e le organizzazioni internazionali, per lavorare insieme nell'affrontare questa sfida pressante. Le iniziative comuni relative all'energia rinnovabile dovrebbero anche basarsi sulla "giustizia intergenerazionale" poiché gli odierni modelli di consumo dell'energia sortiranno effetti sulle generazioni future. Quindi, a questo proposito, è imperativo un cambiamento di stile di vita. In tal modo i programmi di energia rinnovabile garantiranno una "solidarietà intergenerazionale" al di là dei confini economici e nazionali.

Infine, affinché i programmi relativi all'energia rinnovabile abbiano successo, sono di vitale importanza una corretta educazione alla consapevolezza dell'energia e l'apprendimento permanente su tale argomento. A questo proposito, la società civile e le organizzazioni di matrice religiosa possono contribuire molto, a livello di base, ad accrescere tale consapevolezza e a sostenere l'uso di fonti di energia rinnovabili.

Nell'elaborare strategie e politiche relative all'energia nuova e rinnovabile, non esiste una formula unica. Piuttosto, ciò richiederà una cooperazione multidimensionale, che ponga una responsabile gestione umana della terra al centro degli sforzi internazionali, nazionali e individuali per affrontare le cause e le conseguenze del cambiamento climatico. Sebbene questa sfida presenti una serie di altre sfide scientifiche ed economiche, con risolutezza di proposito e compassione per il prossimo riusciremo a ottenere un pianeta in cui il desiderio di tutelare la terra non sia una conseguenza della paura, ma un precursore di sviluppo personale ed economico a lungo termine.  


*L'Osservatore Romano, 8.11.2009, p.2.

 

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