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INTERVENTO DELLA SANTA SEDE ALLA 63a SESSIONE
DELL'ASSEMBLEA GENERALE DELL'O.N.U. SUL TEMA:
"2001-2010, DIECI ANNI PER RIDURRE LA MALARIA
NEI PAESI IN VIA DI SVILUPPO, IN PARTICOLARE IN AFRICA
"

DISCORSO DI S.E. MONS. CELESTINO MIGLIORE,
OSSERVATORE PERMANENTE DELLA SANTA SEDE
PRESSO L'ORGANIZZAZIONE DELLE NAZIONI UNITE*

15 ottobre 2008


Signor Presidente
,

la mia delegazione è grata per il rapporto esaustivo del Segretario generale sulla realizzazione della risoluzione 62/180 dell'Assemblea generale intitolata: "2001-2010, dieci anni per ridurre la malaria nei Paesi in via di sviluppo" e osserva sia le sfide nel combattere questa malattia sia i progressi compiuti finora.

La recente decisione dell'Assemblea generale di prestare maggiore attenzione ai Paesi in via di sviluppo, in particolare all'Africa, è un passo positivo nella giusta direzione, soprattutto perché riconosce che la malaria si può ridurre in maniera sostanziale per mezzo della consapevolezza pubblica, dell'educazione e delle risorse investite nella ricerca e nella cura. Dato che negli ultimi quindici anni c'è stata una recrudescenza della malattia, che potrebbe ben raddoppiare il tasso di mortalità nei prossimi venti anni, è imperativo che i membri della comunità internazionale cooperino per combattere questa malattia endemica.

Ogni anno dai 300 ai 500 milioni di persone contraggono la malaria che ne uccide più di un milione, almeno una morte ogni trenta secondi. Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, il 90 per cento di questi decessi si verifica nell'Africa sub-sahariana e la maggior parte delle vittime è composta da bambini al di sotto dei cinque anni. Ogni giorno, in quella regione, muoiono 3.000 bambini. Inoltre, il successivo più elevato numero di vittime è composto da donne in gravidanza.
La malaria resta una grave minaccia alla sicurezza umana. A causa dei costi della prevenzione e delle cure, chi vive in povertà è più vulnerabile a questa grave malattia.

Un gran numero di individui impegnati, in particolare personale sanitario, lavorano in centri sanitari di base e attraverso organizzazioni religiose in molte delle aree più colpite per curare i malati. Queste persone, che spesso passano inosservate, compiono atti eroici di servizio prendendosi cura dei bisognosi.

Nel combattere questa malattia dobbiamo continuare a prestare attenzione alla ricerca, alla prevenzione e alla cura. Sappiamo che la riduzione della trasmissione della malaria si ottiene prevenendo le punture delle zanzare e controllando il loro numero. In questa prospettiva sembra opportuno richiamare la Dichiarazione di Abuja che richiede, fra le altre cose, lo sviluppo di meccanismi che facilitino la trasmissione di informazioni valide a chi prende decisioni a diversi livelli epidemiologici per permettere alle autorità sanitarie di elaborare strategie di controllo e sorveglianza.

Le persone devono poter aver accesso a farmaci ed esami diagnostici affidabili, sicuri e, dove necessario, gratuiti. La diagnosi corretta è disponibile e i malati possono guarire del tutto se ricevono cure adeguate. È necessario compiere sforzi per rendere accessibili le cure a tutti i malati.

Bisogna continuare a destinare risorse alla ricerca permanente affinché per creare vaccini nuovi, sicuri e accessibili economicamente e farmaci per curare chi è già malato. Il successo di tali sforzi non mancherà di tradursi nella riduzione graduale del numero delle infezioni.

In modo particolare, la mia delegazione richiama l'attenzione su sforzi positivi nell'assistere i bisognosi. Ricordiamoci dell'importanza di educare e di aiutare le famiglie a prendersi cura di chi ha contratto la malaria. Molte organizzazioni cattoliche si impegnano a fondo in questo campo svolgendo campagne ampie e mirate. Inoltre, insegnano a gruppi di comunità a formare genitori ed educatori di bambini malati.

Nonostante l'esistenza di altre gravi malattie quali l'HIV/AIDS e la tubercolosi che meritano la stessa attenzione, non dobbiamo accantonare i nostri sforzi contro la malaria. Chiaramente, la comunità globale deve continuare a impegnarsi per combattere tutte le malattie che minacciano la vita e la sicurezza umane.


*L’Osservatore Romano, 29.10.2008 p.2.

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