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INTERVENTO DELLA SANTA SEDE
ALLA 64ª SESSIONE DELL'ASSEMBLEA GENERALE DELLE NAZIONI UNITE
IN OCCASIONE DELLA COMMEMORAZIONE DEL 15° ANNIVERSARIO
DELLA CONFERENZA INTERNAZIONALE SU POPOLAZIONE E SVILUPPO (ICPD)
[CAIRO, 1994]

DISCORSO DI S.E. MONS. CELESTINO MIGLIORE,
OSSERVATORE PERMANENTE DELLA SANTA SEDE
PRESSO L'ORGANIZZAZIONE DELLE NAZIONI UNITE*

Martedì, 13 ottobre 2009

 

Presidente,

ricordando il XV anniversario della Conferenza internazionale su popolazione e sviluppo (ICPD), riconosciamo le sfide numerose che la comunità internazionale deve affrontare per raggiungere l'obiettivo di uno maggiore sviluppo economico e sociale sostenibile.

Nel 1994, molti degli Stati riunitisi al Cairo avevano l'impressione che stesse per verificarsi un'esplosione della popolazione, che avrebbe ostacolato la capacità di ottenere un adeguato sviluppo economico. Oggi, quindici anni dopo, capiamo che questa percezione era infondata. In molti Paesi in via di sviluppo il calo demografico è stato tale che alcuni legislatori nazionali stanno ora incoraggiando un aumento dei tassi di natalità per garantire una crescita economica costante. Nello stesso modo, in molte parti del mondo industrializzato, lo sviluppo si è verificato a tassi mai raggiunti in precedenza e la minaccia più grave allo sviluppo non proviene dall'esplosione demografica, ma da una gestione economica irresponsabile sia a livello mondiale sia locale. Da quasi un secolo si fanno tentativi per collegare la popolazione globale con il cibo, l'energia, le risorse naturali e le crisi ambientali. Tuttavia, al contrario, è stato ripetutamente dimostrato dall'ingegno umano e dalla capacità di cooperazione delle persone che queste ultime sono la più grande risorsa del mondo.

Il rapporto ICPD ha ripetuto la necessità degli Stati di promuovere e rafforzare la famiglia quale elemento vitale di produzione di un maggiore sviluppo sociale ed economico. La presenza sempre maggiore di donne sul mercato del lavoro ha creato nuove sfide per la famiglia e per le donne nei settori lavorativo e casalingo. Lo sfruttamento sessuale ed economico, il traffico di donne e ragazze e le pratiche discriminatorie sul mercato del lavoro hanno sfidato i Governi a promuovere e applicare politiche discriminatorie per porre fine a queste ingiustizie e sostenere la famiglia nelle responsabilità che le corrispondono.

Le politiche demografiche devono anche tenere in considerazione le necessità dei migranti come parte della responsabilità generale di porre la persona umana al centro di tutte le politiche di sviluppo. Troppo spesso la migrazione è vista dai Governi e dai singoli individui come una conseguenza involontaria della globalizzazione e stereotipi negativi sui migranti vengono utilizzati per promuovere politiche che hanno un effetto disumanizzante e creano divisioni profonde in seno alle famiglie. Come osservato nel recente "Rapporto sullo sviluppo umano", la migrazione esiste in tutte le regioni del mondo e i migranti spesso offrono le capacità e le abilità necessarie ai Paesi di destinazione e allo stesso tempo garantiscono un sostegno prezioso ai loro Paesi di origine. Sebbene altri aspetti del Programma di azione dell'ICPD abbiano ricevuto maggiore attenzione in passato, per raggiungere veramente tutte le proposte costruttive del Rapporto ICPD bisogna compiere sforzi maggiori per adottare politiche incentrate sull'uomo, che riconoscano i benefici comuni della migrazione. Bisogna fare di più affinché l'appello dell'ICPD al raggiungimento dello sviluppo in tutti i Paesi sia uno strumento per affrontare i motivi della migrazione e adottare politiche che proteggano i migranti dal traffico illegale.

Un'educazione qualitativamente elevata continua a essere lo strumento più efficace per promuovere lo sviluppo sostenibile, economico, sociale e politico. È superfluo dire che l'accesso all'istruzione per le donne e per le ragazze a tutti i livelli è al centro dell'acquisizione di potere delle donne nella società e della promozione dell'uguaglianza fra uomini e donne.

Troppo spesso nell'affrontare il ruolo dell'ICPD nella questione della salute materna, si è tentato di promuovere un concetto di "salute sessuale riproduttiva" che è dannoso per la vita umana dei nascituri e per le esigenze integrali delle donne e degli uomini nella società. Gli sforzi per affrontare la mortalità materna, la fistola ostetrica, la mortalità infantile, le cure prenatali, le malattie sessualmente trasmesse e altre questioni sanitarie sono ostacolate da politiche sanitarie che non tengono conto del diritto alla vita del nascituro e promuovono il controllo delle nascite come politica di sviluppo e falso servizio sanitario. Inoltre suggerire che la salute riproduttiva include il diritto all'aborto viola esplicitamente il linguaggio dell'ICPD, sfida i principi morali e legali delle comunità locali e divide gli sforzi per affrontare le necessità reali di madri e di bambini.

Rinnovare il nostro impegno a soddisfare le necessità relative alla salute integrale e i bisogni sociali della comunità implica prendere in considerazione le necessità spirituali, culturali e sociali di tutti.

Da parte sua, la Chiesa cattolica prosegue nel suo impegno a offrire a tutti accesso all'assistenza sanitaria. Attraverso più di 5.000 ospedali, 18.000 cliniche e 15.000 case per anziani e disabili e anche attraverso altri programmi sanitari nel mondo, le istituzioni cattoliche si impegnano a offrire a tutti il diritto a un'assistenza sanitaria di qualità, efficace e moralmente responsabile.

In definitiva, il Rapporto finale dell'ICPD come molti strumenti di sviluppo deve cercare di garantire quest'ultimo in particolare ai più vulnerabili della società. A questo proposito, offrire benessere generale fisico, emotivo e spirituale ai bambini è di prioritaria importanza per garantire che le generazioni future possano conoscere la povertà assoluta e la mortalità infantile come ricordo storico e non come realtà quotidiana.


*L’Osservatore Romano, 18.10.2009 p.2.
 
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