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MONS. AGOSTINO FERRARI-TONIOLO

DICHIARAZIONE ALLE XXIII SESSIONE
DEL PROGRAMMA ALIMENTARE MONDIALE -
CELEBRAZIONE DEL DECIMO
ANNIVERSARIO DELL'ISTITUZIONE (1963)


 

1. Signor Presidente della Presente XXIII Sessione,
Signor Direttore Esecutivo del Programma Alimentare Mondiale (PAM/MFP),
Egregi Membri del Comitato Inter-Istituzionale dei 24 Stati Membri delle Nazioni Unite e della FAO (WFP/IGC),
Distinti Delegati delle Stati Membri della FAO qui presenti come Osservatori, accanto agli Osservatori delle Nazioni Unite e delle Agenzie specializzate Intergovernative, nonché degli Osservatori delle Organizzazioni Non Governative e volontarie

Ringrazio anzitutto di avermi concesso di prendere la parola per esprimere la sincera partecipazione a questi dibattiti da parte della Delegazione della Santa Sede, che mi onoro di guidare quale Capo della Missione Permanente di quella Rappresentanza Pontificia della Santa Sede che è presente alla FAO in qualità di “Osservatore Permanente”.

2. Criteri di fondo per una Celebrazione Decennale nei fatti e progetti concreti

Poiché si intende celebrare il decennale del Programma in modo non verbale ma coi fatti e impegni concreti approfondendo l’esame delle attuali attese dell’umanità per un adeguato sviluppo economico e progresso sociale - fino a precisare quali siano le iniziative più adeguate da attuare nelle forme specifiche di aiuti in prodotti alimentari con l’attività del PAM - a mezzo della mia voce - la Delegazione della Santa Sede desidera offrirVi alcune riflessioni di fondo, nella prospettiva d’insieme che si è andata delineando in questa importante Sessione del Comitato Intergovernativo.
Desideriamo così dare ancora una volta testimonianza della leale collaborazione che la Santa Sede attua secondo la natura particolare di una missione specifica, non di Stato Membro, di Organizzazione mondiale sovrana non politica. Essa, armata solo della propria potenza morale, si pone a servizio di ogni valore umane universale che sia implicato nella concreta problematica come quella che stiamo esaminando circa gli attuali aiuti alimentari nel mondo.


3. Sulla Base del Rapporto retrospettivo e in vista del Secondo Decennio per lo sviluppo

La Delegazione gode di pronunciarsi in questo momento del punto 13 A del dibattito circa l’attuale applicazione delle raccomandazioni del Comitato Intergovernativo del PAM relativo all’aiuto alimentare, durante il Secondo Decennio dello sviluppo.

I lavori hanno avuto il loro punto di riferimento nel Rapporto annuale del Direttore Esecutivo e nelle annesse statistiche presentate al punto 5 dell’ordine del giorno (WFP/IGC:23/5 e 23/1). Tale Rapporto ha opportunamente assunto la natura di una esposizione retrospettiva, attenta non solo a riprendere i motivi di fondo che hanno portato a iniziare nel 1963 questa importante attività, ma altresì per vederne gli sviluppi storici, così da consentire di prevedere gli sviluppi futuri.

Con questo punto 13 A, infatti – se ho ben inteso – siamo stati invitati a riprendere tutti i punti generali del Rapporto sottoposto a questa XXIII Sessione nonché i punti particolari fin qui approfonditi, mediante il serio e competente contribuito dei Membri del Comitato Intergovernativo e di tutti gli Osservatori qui convenuti, confrontandoli criticamente con gli impegni che hanno assunto gli Stati Membri della FAO e le varie Organizzazioni volontarie, quando nell' Assemblea Generale delle Nazioni Unite è stato proclamato il secondo Decennio dello sviluppo, adottando i criteri noti come “Strategia internazionale dello sviluppo” 1971-1980 e quando, con decisione sovrana, la Conferenza della FAO ha, a sua volta, fatto suoi tali criteri, impegnandosi a trasformali in fatti di politica internazionale dello sviluppo agricolo e dell' alimentazione nel mondo.

Si tratta di un esame di coscienza che le Delegazioni - qui presenti a vario titolo - sono chiamate a fare in particolare sull’aiuto alimentare e i problemi connessi durante il secondo decennio dello sviluppo, specificati nell’ormai noto Rapporto del Comitato Intergovernativo del 15 aprile 1970, presentato alla 170 Sessione di New York (WFP/IGC: 23/13 A), concorrendo alla valutazione che le Istituzioni delle Nazioni Unite sono chiamate a fare, a metà del Secondo Decennio dello sviluppo, sui progressi compiuti nei paesi in via di sviluppo particolarmente.

4. Convinta adesione della Santa Sede agli obiettivi e metodi del PAM

In tal senso, la Delegazione della Santa Sede tiene anzitutto a confermare la convinta adesione ed appoggio: in generale, agli obiettivi dell’aiuto alimentare previsto dalle Nazioni Unite e dalle organizzazioni Internazionali della Famiglia delle Nazioni Unite; ed, in particolare, agli obiettivi e metodi specifici che il Programma Alimentare Mondiale si è posto sin dalle origini e che ha mantenuto ed approfondito con l' azione concretamente svolta dal Programma nei dieci anni di esistenza (1963-1972).

Tale adesione si estende esplicitamente alle linee della successiva evoluzione, che hanno portato in evidenza - al di là di primi, troppo sentimentali e facili entusiasmi - il significato più preciso dell’opera affidata al Programma che è di prevalente aiuto mediante prodotti alimentari, messi a disposizione in ordine a progetti concreti da attuarsi nei Paesi in via di sviluppo per obiettivi socio-economici.

I risultati a cui si tende con il Programma sono, perciò, non solo di sviluppo economico ma anche di elevazione delle risorse umane, in un significato non limitato ai soli presupposti umani che siano richiesti direttamente per garantire un aumento di produttività nell' attività economica, sia produttiva che di scambio.

Si tratta, invece, del più vasto sostegno alle “risorse umane” nel loro senso, con provvedimenti che costituiscano una possibilità di piena risposta alle attese odierne verso una concreta affermazione della dignità di persona, egualmente riconosciuta ad ogni essere umano, secondo la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo di cui si celebra il XXV° in questo anno..

I Soccorsi di urgenza e le proposte per un sistema rapido ed efficiente

5. La Delegazione della Santa Sede esprime il proprio vivo compiacimento per l’aumentato volume dell’aiuto alimentare dato dal PAM per l’estensione delle operazioni da esso svolte. Ancor più apprezza la linea positiva assunta in ordine ai problemi dello sviluppo, con il superamento (già avvenuto) dall’iniziale concezione degli aiuti alimentari come un “écoulement des excédents” e con le conseguenti modificazioni - pur nella fedeltà agli impegni derivanti dai principi generali della FAO - nei rapporti tra “le Sous-Comité Consultatif de l’Ecoulement des Excédents “(CSI) di Washington e il PAM, di cui si fa cenno al n° 8/A del presente progetto di Rapporto in discussione.

Ciò, evidentemente, non porta a mettere in ombra i problemi dei soccorsi di urgenza in caso di calamità di cui particolarmente abbiamo discusso al punto 15 dell’ordine del giorno (anticipato in questa discussione), al punto 12 e di cui anche al punto 9/C del presente progetto di Rapporto.

La Delegazione della Santa Sede tiene a dichiarare tutto il proprio appoggio ad ogni iniziativa che trovi un modo concreto di migliorare la pianificazione e il coordinamento delle operazioni alimentari d’urgenza (9/C); e che, in particolare, possa venir incontro alla ricostituzione di stocks di riserve, ciò che sembra essere già in corso per gli stocks di grano e di prodotti lattiferi (Cf.n.02), anche con la prudente approvazione di progetti concreti specificamente rivolti alla costituzione di riserve alimentari nazionali a fini multipli ( 8,5).

Si ritiene anzi che una particolare attenzione sia da porre circa l' istituzione di riserve d’urgenza nelle zone più esposte a calamità ricorrenti (10 f), non solo con una forma stabile di raccolta di prodotti disponibili, ma anche con una connessa rete di distribuzione efficiente (9c) onde evitare ogni ritardo, ogni inutile dispersione e soprattutto ogni distruzione di alimenti disponibili in alcuni Paesi. Tali distruzioni, infatti, turbano profondamente una opinione pubblica che sia impreparata a comprendere la complessità e le difficoltà di una effettiva loro messa a distribuzione nei Paesi che ne abbiano la necessità, per le urgenti situazioni determinatesi a causa delle calamità della natura ovvero dei conflitti di vario tipo che comportano disagi profondi nelle popolazioni civili che ne sono coinvolte.

La Santa Sede intende riaffermare - come ha già fatto in altra sede, appoggiando la proposta della Norvegia alla Riunione degli Esperti Governativi in preparazione dei Protocolli aggiuntivi alle Convenzioni di Ginevra circa le vittime dei conflitti armati, nelle attuali forme della guerra e della guerriglia indetto dal Comitato Internazionale della Croce Rossa in Ginevra l’anno scorso - il proprio aperto favore per un sistema di più rapido approvvigionamento alimentare, secondo la proposta del Governo dei Paesi Bassi (SAAU) - già esaminata in altre Sessione (WFP/IGC: 20/12) e ripresa in questa Sessione (WFP/IGC:23/12) - o, meglio, secondo altra soluzione concreta che si riveli ancor più tecnicamente funzionale e facilmente accettabile da un numero crescente di Paesi, dotata anche di quella liquidità adeguata che è necessaria per sostenere le spese di trasporto e di effettiva distribuzione (che sono, talora più rilevanti dello stesso valore dei prodotti messi a disposizione).

“COR UNUM” : le iniziative della Santa Sede a servizio dei soccorsi d’urgenza


Nell’ambito della Raccomandazione di rinforzare ed allargare la struttura delle relazioni tra il Programma e gli altri Organi partecipanti ai soccorsi d’urgenza (particolarmente tra il PAM e il Coordinatore dei soccorsi d’urgenza, incaricato dal Segretario delle Nazioni Unite ) la Delegazione della Santa Sede tiene a segnalare quanto segue.

Come è noto, la Santa Sede - anche con l' Istituzione di un proprio Dicastero centrale,  presieduto dallo stesso Cardinale Segretario di Stato e detto “Cor Unum” - ha costantemente dato prova concreta del proprio interessamento e della propria volontà di svolgere una fattiva azione in questo vasto ambito degli aiuti d’urgenza.

Si va tentando così anche da parte della Santa Sede, un coordinamento tra le molteplici energie esistenti nel mondo, nelle forme varie delle proprie Associazioni libere e Istituzioni, tra cui molte anche ricordate ripetutamente in questa riunione ( particolarmente al punto 7 dell’ordine del giorno (W?P/IGC 23/7b) e richieste di risposta al questionario inviato ripetutamente dal Comitato Intergovernativo del Programma. La Santa Sede intende, così, potenziare e mettere a disposizione energie e mezzi, in modo che siano in modo evidente a “servizio” delle iniziative dei Governi le cui zone siano colpite da gravi calamità naturali o da eventi bellici (palesi o non denunziati), senza discriminazioni o senza pericoli di interventi indiretti; o anche a “servizio” delle Organizzazioni Internazionali Intergovernative, che siano chiamate ad operare in tale zone secondo le loro competenze e secondo le loro dichiarate finalità istituzionali.

L’appoggio ai progetti di quasi-urgenza per la ricostruzione delle infrastrutture.

6. La Delegazione gode inoltre di vedere che nel PAM si profilano in modo sempre più preciso i nuovi problemi circa l’appoggio da dare ai progetti di quasi-urgenza. Con questi, infatti, s’intende affrontare, immediatamente dopo il momento di tragiche calamità, lo sforzo ricostruttivo (di un Paese o di una Zona più vasta) mediante progetti non ancora riferiti direttamente a obiettivi di sviluppo ma invece volti alla ricostruzione di quelle infrastrutture, che siano indispensabili per una ripresa ordinata dello sviluppo economico e del progresso civile.

Massimo rilievo all’aiuto alimentare come mezzo per i progetti di sviluppo delle strutture produttive.

Ma, la Delegazione della Santa Sede desidera soprattutto dare il proprio pieno appoggio a quella evoluzione nei metodi del Programma che ha portato a sottolineare in modo così evidente il criterio che si indica con espressione felice: “le concept et la valeur de l’aide alimentaire comme instrument de développement” (n°5). Si tratta, infatti, della forma specifica di aiuti alimentari da parte del PAM, con cui i prodotti alimentari sono messi a disposizione come elemento di apporto economico e finanziario per i progetti concreti di sviluppo, secondo le raccomandazioni formulate nei punti conclusivi delle più importanti affermazioni fatte nel Rapporto del 15 aprile del 1970 (WFP/IGC 17/5 Rev) e sottoposte ad esame dettagliato in questo momento della nostra discussione.

Naturalmente, il favore della Delegazione va verso il “méthode par projets’ (8b) - che si tratti di “projets uniques” o di progetti “multiples”, che siano aiuti alimentari in vista di precisi progetti concreti con un obiettivo unico e delimitato ovvero con diversi obbiettivi connessi attorno ad una iniziativa complessa di sviluppo organico e continuativo.

Appare opportuno il criterio attualmente adottato per il quale sembra da considerarsi prematuro un “approche par programme”, che pur si delinea come un ideale da raggiungere ed attuare in tempi successivi.

La Delegazione ritiene, però, di poter dare tutto il proprio appoggio al criterio (stabilito già) circa la utilizzazione dei doni alimentari come mezzo per attuare progetti di sviluppo, quando essi siano stati oggetti di una pianificazione previa (8b) e siano sempre più concretamente definiti con l’aiuto di una assistenza tecnica e amministrative multilaterale, e fedelmente attuati secondo gli obiettivi stabiliti con adeguati meccanismi di progettazione e di esecuzione,

- In armonia ai programmi delle Nazioni Unite, nelle forme multilaterali e senza contropartite


Ciò, evidentemente, va svolto in armonia con il Programma delle Nazioni Unite e delle Agenzie specializzate e secondo una accentuata attenzione ai bisogni identificati dagli stessi Paesi interessati nel contesto dei progetti e programmi nazionali, stabiliti quale espressione della volontà politica degli Stati che invocano tali aiuti alimentari (8b e 9b). Sembra di rilievo l' accettazione crescente della nuova programmazione per Paesi, come pure la messa in evidenza del principio del multilateralismo (enunciato nel par. 118 del Rapporto) per cui i contribuiti al Programma devono essere liberi da qualsiasi restrizione imposta da parte dei Paesi donatori (10g) e con l’invito anche ai Paesi beneficiari di liberarsi da riserve circa gli aiuti offerti, così da non opporre difficoltà alla loro efficiente rapida distribuzione (10g).

In particolare, va posta un' attenzione speciale per evitare che si possa, purtroppo, constatare anche nell’avvenire, come si è dovuto constatare nel passato, che la maggiore parte degli aiuti bilaterali comporti delle contropartite con esportazioni a prezzo di favore di particolari prodotti destinati ad essere rivenduti sui mercati nazionali (8b).

In armonia alle Conclusioni dell’UNCTAD III in Santiago nel Cile, ancor più si vorrebbe vedere garantita la stabilizzazione dei prezzi, in modo da favorire più chiaramente - anche se indirettamente - la produzione e la produttività agricola (8 c ) fino a misure specifiche di “ajustement” degli accordi internazionali sui singoli prodotti (8 d) quando essi possono rivelarsi necessari, specialmente in questo anno di rinnovati accordi bilaterali e multilaterali nel Round in corso, in vista degli impegni da definire nel GATT 1973.


7. I Paesi diano stabilmente in proporzione alla propria prosperità secondo gli obblighi di giustizia


Signor Presidente, lasci che la Delegazione della Santa Sede formuli l’augurio che i Paesi più prosperi rispondono all’appello formulato specialmente al punto 15 A dell’ordine del giorno, impegnandosi a rispondere con uno sforzo maggiore e più concertato che dia luogo ad un effettivo aumento di contributi qualitativamente e quantitativamente.

Una coordinazione più razionale e pianificata della varie forma di aiuti, richiede una più evidente integrazione anche con mezzi in denaro liquido, necessari per i trasporti, specialmente per i Paesi privi di accesso al mare (9d).

Ma la Delegazione della Santa Sede non si nasconde la difficoltà di affrontare in questo momento in cui - mentre si richiede di aumentare il numero dei donatori e di allargare le varie forme di aiuto alimentare che vengono affidate alle vie multilaterali in vista dei crescenti bisogni e delle attese dell’umanità - si denota, invece, purtroppo, un netto abbassamento nel 1971-72 della quantità di risorse disponibili e una riduzione degli alimenti proteici. (n°3)

Gli indici rilevati dei dati statistici offerti ci dicono - se abbiamo ben inteso - che anche in questo caso, si rende evidente la tendenza a ridurre in generale gli aiuti pubblici di responsabilità dei Governi e nelle forme multilaterali (anziché gli aiuti bilaterali offerti direttamente da ciascuno Stato ad un altro Paese o anziché i cosidetti “ aiuti “ derivanti da rapporti bilaterali, realizzati prevalentemente da imprese industriali, commerciali o servizi di iniziativa privata, a raggio nazionale e spesso transnazionale).

Sembra che in questo momento i Paesi più avanzati si allontanino pericolosamente dagli obiettivi profilati nel Programma. per il 20 Decennio dello sviluppo anziché realizzare un aumento costante della percentuale di reddito che i Paesi più prosperi, dovrebbero mettere a disposizione dei Paesi in via di sviluppo. Soprattutto si va perdendo di vista il criterio della doverosa ridistribuzione di una parte del proprio reddito globale in obiettiva proporzione alla propria prosperità e all’elevato reddito pro capite.

Ben si comprende che i paesi avanzati industrialmente in questo momento siamo preoccupati per le particolari difficoltà che si oppongono a garantire lo sviluppo continuativo della propria produzione, in rispondenza agli obiettivi della strategia dello sviluppo prevista dalle Nazioni Unite. Ma troppo spesso i Governi appaiono soddisfatti delle importanti transazioni commerciali concluse in rapporti prevalentemente bilaterali, mentre non sono sollecitati ad essere più giusti e generosi da parte di una opinione pubblica che è impreparata ad assumere i pesi derivanti dagli obblighi di giustizia verso i Paesi meno sviluppati (che sono obiettivamente loro imposti dal proprio grado di prosperità) e ancor meno disposti a esigere che il proprio Governo scelga le forme più disinteressate come sono i rapporti multilaterali,

Per un superamento dell’attuale sistema di “doni” modificabili e di prevalenti rapporti bilaterali.

8. Naturalmente, ben si comprende come il Comitato Intergovernativo del Programma debba agire secondo la volontà stabilita dai 24 Paesi eletti a questa responsabilità di direttiva politica per il PAM e secondo le regole generali del PAM. Esse sono, però, rispondenti ad una struttura che, attualmente, è basata solo sui “doni” a cui spontaneamente si impegnano gli Stati donatori. Si tratta infatti di un impegno, che è, sin qui modificabile a seconda del giudizio sovrano e autonomo dei singoli Stati, anche quando partecipano ai Rapporti multilaterali del PAM.

È pur sempre vero, inoltre, che solo una percentuale minore dei rapporti tra Paesi è quella che si svolge nei rapporti multilaterali a mezzo del PAN, mentre una quantità assai maggiore di aiuti anche alimentari è data direttamente ai singoli Stati in rapporti bilaterali.

La Delegazione della Santa Sede pensa di dovere offrire l’incoraggiamento a guardare lontano, verso una graduale evoluzione tendente a forme di rapporti basati su patti internazionali che siano più impegnativi e che siano garanzia di più stabile e continuo contribuito in rispondenza ai criteri di una giustizia che si fonda obiettivamente sul grado di prosperità raggiunta dai singoli Stati, comparato alle necessità comprovate dei Paesi in via di sviluppo. Così dovrebbero essere affrontati gli aiuti ed in modo tale che si svolgono sempre più attraverso le forme multilaterali, anche a mezzo del PAM.

Inserimento nei Programmi nazionali, per la elevazione umana e nel rispetto della autonomia e cultura dei Popoli

Durante la presente Sessione, opportunamente si è tentato di sollecitare un più ampio, generoso e proporzionato impegno da parte di Paesi donatori. Potrebbe essere altresì opportuno affermare che sempre più, nell’avvenire, si farà uno sforzo di inserire i progetti di aiuto alimentare - sia da parte dei singoli Governi, che nelle forme multilaterali a mezzo delle diverse Organizzazioni Intergovernative della Famiglia delle Nazioni Unite - nei concreti programmi nazionali che vengano decisi liberamente da ciascun Paese secondo la propria volontà sovrana, espressa nei modi previsti nelle Costituzioni o nelle Regole fondamentali, e corrispondenti alla propria cultura, alle forme di vita, ai gradi e tipi di evoluzione storica autonomamente affrontate.

Ma la Delegazione della Santa Sede auspica che il Comitato Intergovernativo e il Direttore Esecutivo dia ampia garanzia che ogni iniziativa del Programma sia costantemente presa in modo da elevare effettivamente la vita umana (individuale, familiare e di gruppo ) e da rispettare e sostenere il diritto – non solo delle Comunità locali e delle minoranze nella loro originalità, altresì dei singoli cittadini - a raggiungere delle condizioni di vita che siano rispondenti alla fondamentale dignità umana e al diritto di una effettiva assunzione di responsabilità, riconosciuti egualmente ad ogni persona.


A difesa delle condizioni umane nei progetti PAM con rapporti di lavoro


Si intende qui fare riferimento alle iniziative particolarmente in confronto con le forze del lavoro, esposte a disoccupazione e sotto-occupazione. Si auspicano in tal senso che mentre gli aiuti alimentari sono utilizzati in progetti PAM in vista della massimalizzazione della produttività del lavoro – al fine di realizzare anche gli obiettivi del Programma Mondiale dell’impiego (9p) - non si attuino mai condizioni umilianti nei contratti di lavoro.


A difesa della responsabile libertà di decisione dei generanti


Si intende altresì fare riferimento alle iniziative verso i cosiddetti “gruppi vulnerabili” delle madri, gestanti e in periodo d’allattamento, e in favore dell’infanzia in età prescolastica e perciò nel periodo più delicato di avvio alla vita (9a). In questo ambito è particolarmente necessario che ogni iniziativa diretta del PAM - anche dei consorzi di donatori multilaterali e bilaterali (9a) o delle altre forme di assistenza fornite dalle Istituzioni delle Nazioni Unite (9b)- siano svolte sempre più in forme che rispondano agli obiettivi di vero sostegno della vita umana, nel rispetto della libertà di decisione personale degli interessati e senza condizionamenti che ne forzino - specialmente nell’intimo della vita familiare, particolarmente della coppia - le scelte, consentendo quei comportamenti responsabili che siano realmente rispondenti alle norme della loro coscienza morale.

10. Per una politica concertata fra tutti i Paesi membri e armonizzata con i Programmi delle Organizzazioni Internazionali


Da ultimo, Signor Presidente, sia consentito a questa Delegazione della Santa Sede di auspicare che si rafforzi non solo la volontà responsabile di decisione politica dei Membri del Comitato Intergovernativo del Programma Alimentare Mondiale, ma si tenda ad ottenere una collaborazione più stabile con tutti i Paesi Membri della FAO. L' utilizzazione sempre più razionale di tutti i contributi specializzati delle Organizzazioni Intergovernative, con una collaborazione sempre più stretta e organica all’interno del sistema delle Nazioni Unite (9b) va attuata pure in armonia con il Programma delle Nazioni Unite (PNUD).

Egualmente si dica quanto alla armonizzazione anche con le Organizzazioni Intergovernative Regionali che, come la CEE si dimostrano disposte ad ampia possibilità di collaborazione, purché se ne rispetti maggiormente il processo storico autonomo verso un' unità economica e finanziaria che preannuncia già quella politica (7b).


Per una valorizzazione delle Organizzazioni Non Governative nella loro partecipazione al PAM

Ma una particolare attenzione di questa Delegazione della Santa Sede è volta ad auspicare che le Organizzazioni Non Governative (9d) e (9b) vengano accolte in un rapporto più continuativo e fattivo con il Programma Alimentare Mondiale.

Le NGO – con le loro forze volontaristica e la loro finalità, che è spesso particolarmente disinteressata e senza obiettivi di lucro – sono ormai espressione di una Comunità umana che vive con una molteplicità di energie libere di vario tipo. Esse risultano determinanti anche quando i poteri pubblici delle singole Comunità politiche nazionali o delle Organizzazioni Internazionali fossero potenziati e avessero una struttura che fosse più efficiente nella loro funzione di coordinamento e di impulso. Si vuole sperare che la recente istituzione in seno al PAM della Sezione speciale incaricata di facilitare le cooperazione tra il PAM e le Organizzazioni delle NGO (9i), dia inizio a una collaborazione non limitata a chiedere contributi per aspetti di carattere non alimentare, ma più ampiamente estesa a tutti gli aspetti che concorrono a tutta l' azione del PAM. Le NGO, infatti, già concorrono anche al PAM indirettamente, mediante l’attuazione di proprie opere autonome (dette spesso “micro-realizzazioni”) che sono frutto importante della loro enorme quantità di energie concretamente disponibili nel mondo e che possono essere armonizzate consapevolmente ai Programmi generali. Ma è desiderabile, altresì che si trovi il modo opportuno di una loro partecipazione alle scelte e alle realizzazioni dei progetti del Programma. Si valorizzerebbe così l’apporto delle forze vive, che operano nel concreto della Società mondiale, secondo un pluralismo strutturale che ormai si impone in ogni Comunità politica, internazionale e nazionale, che voglia essere veramente moderna. Il Comitato Intergovernativo non dovrà dimenticare inoltre che tali forze costituiscono l’indispensabile elemento per ottenere la stima e l’appoggio effettivo al Programma da parte dell’opinione pubblica.

 

 

 

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