The Holy See
back up
Search
riga

Msgr. James T. McHUGH

Statement at the 20th session of the U.N. Population Commission*

30 January 1979




The Holy See maintains a continual interest in population questions and in the work of the Population Commission, and is pleased to attend the Biennial Sessions of this Commission. Many of the long-range efforts of the Population Commission to assist Nations and regions in compiling accurate censuses and analyses of population trends – as described to us yesterday – deserve positive acknowledgement. The biennial meetings of this Commission have also provided a forum for many of the Member Nations to emphasize that the monitoring of population trends and policies must be undertaken within the larger context of social and economic development, and that discussion of population policies be integrated with economic strategies of other United Nations agencies.

Yet in following these discussions on population trends and policies, the Holy See also wishes to highlight the fact that population discussions are not simply matters of demography or economics, but have to do with basic human values and with religious and spiritual values, such as the dignity of the human person, the well-being of the family unit, the development and future capabilities for each person to take his or her place in the life of the human family. Thus, there are also moral and ethical dimensions to discussions concerning population policy and the Holy See urges the Population Commission to recognize and give particular attention to these ethical aspects of population issues.

There is developing literature in this field of population ethics, and it should be integrated with the reports and recommendations concerning the development of Population Policies.

Let me elaborate on just a few of the matters commonly discussed in regard to the ethical perspectives.

First, there is the relationship of socio-economic development to programs of population control. We urge that social and economic development should be given priority in trying to work out the problems of population growth and distribution. There are many who see a special responsibility on the part of the developed Nations to commit themselves to assisting developing Nations in reaching their full economic and social potential. This is not simply a matter of providing emergency help or a mere subsistence capability, but also of entering into partnership with developing countries in the entire development process.

Second, it is most important that population policies consciously support the family unit and enhance the quality of family life. As Pope John Paul II recently noted: «The fundamental values, which cannot be violated without incalculable harm of a moral nature, are bound up with the family» (Homily of John Paul II, December 31, 1978, Church of the Gesu).

In this regard, education, health care, and welfare policies should be shaped to support the family and enable parents to reach decisions concerning family size and the frequency of births that are in keeping with their own family values and moral convictions, without any coercion or pressure. Moreover, every effort should be made to avoid any type of coercion in population policies. Families should not be forced to conform to some demographic ideal in reaching responsible decisions concerning parenthood, nor should they be abandoned by society or denied basic assistance for not doing so. Neither should Nations be forced to conform to population targets in order to obtain development assistance from other Nations or from international agencies. There is no need or justification for invoking «lifeboat ethics» or the «ethics of triage» in trying to develop programs of international assistance or Partnership.

Third, what are often considered impressive efforts toward controlling rapid population growth have not been without dangers to and sometimes violations of basic human rights. In this regard we urge again that abortion and sterilization not be adopted or promoted as part of a population policy. Abortion involves the destruction of a developing human life and it is a violation of human dignity. It implies a devaluation of human life in certain circumstances and precisely for this reason should not be a part of a population policy.

Besides being morally objectionable for many persons, there is too great a capacity for abuse and for violation of familial rights and responsibilities when sterilization becomes an active element in a population policy, and this should make it unacceptable as a possible strategy to achieve population goals.

Finally, it is important that continued and expanded efforts be given to perfecting and spreading information on natural methods of family planning so that couples desiring to use these methods may be enabled to do so, and so that Nations will be able to provide access to these methods. The World Health Organization has already undertaken research on the efficacy of the natural methods and the results of the research are encouraging.

This is a very brief overview of some of the ethical concerns and, in conclusion, we urge that a more thorough and comprehensive study be given to the ethical perspectives.
 


*L'Osservatore Romano. Weekly Edition in English n.10 p.11.

 

___________________________________________________________________________

 

MONS. JAMES T. McHUGH

INTERVENTO DURANTE LA 20a SESSIONE DELLA COMMISSIONE SULLA POPOLAZIONE DELLE NAZIONI UNITE**

30 gennaio 1979


 

La Santa Sede nutre un interesse costante per le questioni riguardanti la popolazione, e nell’ambito dei lavori della Commissione per la Popolazione è lieta di prender parte alla sessione biennale.

La Commissione per la Popolazione – come è stato illustrato ieri – si è adoperata per venire incontro alle esigenze dei vari Paesi nella compilazione di accurati studi ed analisi dei problemi demografici. Questi sforzi meritano un riconoscimento. Le riunioni biennali di questa Commissione hanno inoltre fornito un punto di sintesi per molti Stati membri, evidenziando che il controllo degli orientamenti e della politica demografica deve essere effettuato nel più ampio contesto dello sviluppo sociale ed economico, ed inoltre deve essere integrato con le strategie economiche di altri organismi delle Nazioni Unite.

Tuttavia, dopo aver seguito i dibattiti su tali problemi e sulla politica demografica, la Santa Sede desidera sottolineare che non è possibile parlare di popolazione soltanto in termini di demografia o di economia, ma è necessario tener sempre presenti i valori umani fondamentali, e quelli religiosi e spirituali, come la dignità della persona umana, il benessere del nucleo familiare, lo sviluppo e la capacità di ogni persona di assumere il proprio ruolo nella vita della famiglia umana. La politica della popolazione dunque non può prescindere dai principi morali ed etici, e la Santa Sede esorta la Commissione per la Popolazione a riconoscere e valutare con particolare attenzione gli aspetti morali dei problemi demografici.

Nel campo dell’etica della popolazione sta sorgendo tutta una letteratura, che dovrebbe però essere integrata con i rapporti e le indicazioni della politica di sviluppo demografico.

Permettetemi di esaminare alcuni dei problemi che affiorano non appena si prendono in considerazione gli aspetti etici.

In primo luogo esiste un rapporto tra sviluppo socio-economico e programmi di controllo della popolazione. Insistiamo nel dire che lo sviluppo sociale ed economico dovrebbe avere la priorità nel tentativo di risolvere i problemi della crescita e della distribuzione demografica. Non vi è dubbio che le Nazioni più progredite hanno una responsabilità particolare che è quella di assistere le Nazioni in via di sviluppo sulla strada del raggiungimento di un potenziale economico e sociale completo. Non si tratta semplicemente di venir loro incontro in momenti di emergenza, o di garantir loro la semplice sopravvivenza, ma di associarsi con questi Paesi durante l'intero processo di sviluppo.

In secondo luogo è molto importante che la politica demografica sostenga con impegno il nucleo familiare, migliorandone la qualità della vita. Come Giovanni Paolo II ha recentemente fatto notare “i valori fondamentali, che non possono essere violati senza un danno incalcolabile di carattere morale, sono quelli legati alla famiglia”.

A questo proposito l’educazione, la politica sanitaria e quella socio economica dovrebbero essere impostati in modo da sostenere la famiglia e quei genitori che non sono in grado di prendere delle decisioni – soprattutto per quanta riguarda la composizione del nucleo familiare e la frequenza delle nascite, in rapporto ai valori e alle proprie convinzioni morali – senza alcuna coercizione o pressione. Dovrebbe anche essere evitata ogni e qualsiasi forma di coercizione nella politica demografica. Alle famiglie non dovrebbe essere imposto di adeguarsi ad un presunto standard numerico ideale, quando vengono chiamate a decidere responsabilmente sul numero dei figli, né devono essere abbandonate dalla società, o vedersi negare l’assistenza primaria, per non essersi conformate a questi ideali. Le Nazioni non dovrebbero essere forzate ad uniformarsi a determinati criteri di politica demografica per ottenere, da altri Stati o da Organismi internazionali, gli aiuti necessari al proprio sviluppo. Non c’è necessità di appellarsi ad una “etica di salvataggio” (lifeboat ethics) ovvero “etica di selezione” (ethics of triage) quando si preparano i programmi internazionali di assistenza o di alleanza.

In terzo luogo non si deve dimenticare che gli sforzi fin qui fatti per controllare il rapido incremento della popolazione, spesso non sono stati esenti da pericoli e, talvolta, violazioni dei fondamentali diritti umani. A questo proposito chiediamo ancora una volta che l’aborto e la sterilizzazione non siano adottati, e non vengano promossi come strumenti di politica demografica. L’aborto è l’annientamento di una vita umana in divenire, ed è una violazione della dignità dell’uomo. Esso implica una sottovalutazione della vita, e proprio per questa ragione dovrebbe essere bandito dalla politica demografica. Oltre ad essere moralmente discutibile, la sterilizzazione comporta abusi e violazioni del diritto e della libertà e dignità familiari, quando diventa un principio attivo della politica demografica; per questa ragione è inaccettabile come possibile strategia di controllo della natalità.

Concludendo è importante continuare a promuovere l’informazione sui metodi naturali di pianificazione familiare, per permettere ai coniugi che si scelgono come metodo adeguato, e alle nazioni di adottarli e diffonderli. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha già effettuato delle ricerche sull’efficacia dei metodi naturali e i risultati di questi studi sono incoraggianti.

Questa è soltanto una brevissima panoramica su alcuni aspetti morali; chiediamo in sostanza che alle prospettive etiche sia riservato un esame più completo e responsabile.
 


 

**L’Osservatore Romano 15.2.1979, p.2.

 

top