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INTERVENTO DELLA SANTA SEDE AL CONSIGLIO PERMANENTE DELL'OSCE SULL'ESPULSIONE DEL VESCOVO JERZY MAZUR DALLA FEDERAZIONE RUSSA

INTERVENTO DI MONS. LEO BOCCARDI*

Giovedì, 25 aprile 2002

 


Signor Presidente,

La Delegazione della Santa Sede desidera portare all’attenzione del Consiglio Permanente il caso di Mons. Jerzy Mazur, Vescovo della diocesi cattolica di San Giuseppe a Irkutsk, nella Siberia Orientale, che venerdì sera, 19 aprile u.s., è stato espulso dal territorio della Federazione Russa e reimbarcato su un volo per Varsavia.

A Mons. Mazur non è stata fornita alcuna spiegazione ufficiale riguardo al provvedimento.

La Segreteria di Stato in Vaticano e la Rappresentanza Pontificia a Mosca sono immediatamente intervenute presso le Autorità russe chiedendo spiegazioni e sollecitando la restituzione del visto di ingresso che, tra l’altro, il Presule aveva valido fino al 12 gennaio 2003.

Quanto accaduto a Mons. Mazur, segue solo di qualche giorno l’espulsione del sacerdote italiano Stefano Caprio avvenuta il 5 aprile scorso. Don Caprio era da 12 anni in Russia e dal 1993 parroco attivo e noto per la sua azione umanitaria e educativa negli Istituti correzionali della regione di Wladimir, che, tra l’altro, gli hanno anche concesso una medaglia di benemerenza in occasione dei 120 anni degli Istituti di Pena in Russia.

Per la Santa Sede l’espulsione di Mons. Mazur rappresenta una grave violazione degli impegni assunti dalle Autorità governative russe, firmatarie del Documento conclusivo della Conferenza per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (Vienna 15 gennaio 1989) in cui, al fine di assicurare la libertà dell’individuo di professare e praticare una religione o una convinzione, all’art. (16.4) dei Principi, viene sancito: “gli Stati partecipanti ....rispetteranno il diritto delle comunità religiose di costituire e mantenere luoghi di culto o riunione liberamente accessibili, organizzarsi secondo la propria struttura gerarchica e istituzionale; scegliere, nominare e sostituire il proprio personale conformemente alle rispettive esigenze e alle proprie norme nonché a qualsiasi intesa liberamente accettata fra esse e il proprio Stato”.

Mons. Mazur è vescovo della diocesi di San Giuseppe con sede a Irkutsk, con un territorio di 10 milioni di kmq, praticamente la più vasta del mondo, e con una popolazione di circa 50,000 cattolici, organizzati in 42 parrocchie assistite da circa 41 preti, oltre a religiosi e religiose.

I Vescovi cattolici in Russia hanno espresso sentimenti di viva preoccupazione e si sono rivolti al Presidente Putin, quale garante della Costituzione, lamentando come i sacerdoti stranieri incontrino sempre più difficoltà nell’adempiere ai propri impegni pastorali. Ciò va a detrimento dei cittadini russi di fede cattolica che rimangono senza pastori e ora perfino senza il vescovo.

Mons. Mazur, di nazionalità polacca, si è già rivolto in passato alle autorità per ottenere la cittadinanza russa ma non gli è stata ancora concessa.

Signor Presidente, per concludere, vorrei ricordare che la libertà religiosa, è condizione e elemento essenziale per la pacifica convivenza degli uomini e pietra angolare dell’edificio dei diritti umani. Non sempre - purtroppo - essa è correttamente intesa e sufficientemente rispettata a causa di forme di intolleranza, di norme legali e prassi amministrative.

Rinnovo pertanto l’auspicio di una sollecita revisione del provvedimento adottato e che il Vescovo Mazur possa presto tornare fra i suoi fedeli in Siberia Orientale.

Grazie, Signor Presidente.

 


 

 

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