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GRUPPO PER LA COOPERAZIONE ECONOMICA DEL SEMINARIO DELLA CSCE

INTERVENTO DEL PROF. IGNAZIO MUSU*

Venezia, Lunedì 22 ottobre 1984


 

Signor Presidente,

questo intervento si colloca nello spirito della dichiarazione pronunciata dalla nostra Delegazione nella sessione plenaria introduttiva; in quella dichiarazione si sottolineava come la Delegazione della Santa Sede a questo Seminario non si propone di dare contributi specifici ai lavori, ma di richiamare alla logica generale del rispetto dell’uomo nelle sue dimensioni personali, familiari e sociali.

Anche nella sede di questo gruppo sulla cooperazione economica, la nostra Delegazione non presenta proposte precise e specifiche; ad essa preme soltanto sottolineare l’importanza di un impegno attivo e solidale dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo e di tutti i Paesi facenti parte della CSCE, su tre punti indicati nella parte economica del Rapporto di La Valletta: quello dello sviluppo, della tutela della qualità della vita, della tutela del lavoro migrante. In tutti e tre questi punti la nostra Delegazione vede con particolare immediatezza il riflesso della cooperazione economica sulla promozione delle persone e dei popoli delle comunità nazionali interessate.

Il primo punto riguarda la necessità che la cooperazione mediterranea in campo economico venga orientata al riequilibro delle condizioni di sviluppo dei vari Paesi che vi prendono parte. Il fatto che questi paesi presentino un diverso grado di sviluppo nei livelli di reddito e nelle condizioni produttive fa della cooperazione economica mediterranea un' importante occasione per la promozione del dialogo Nord-Sud e una tappa essenziale sulla strada di un Nuovo Ordine Economico Internazionale.

In un’era di grandi innovazioni tecnologiche, come quella che stiamo vivendo, e in un momento di rallentamento dei tassi di crescita di molte delle economie sviluppate che sono interessate a questa cooperazione, può essere forte la tentazione di accentuare, anche in campo economico, aspetti connessi con interessi ed egoismi nazionali, e di vedere quindi la stessa cooperazione in modo strumentale a tali egoismi. Tali tentazioni vanno combattute, facendo prevalere una logica di solidarietà internazionale che vede nella cooperazione anche uno strumento per la diffusione dei benefici effetti del progresso tecnico a tutti i popoli.

Si colloca, Signor Presidente, in questa prospettiva di equità e di giustizia nella salvaguardia dei valori di qualità della vita la particolare attenzione che la nostra Delegazione pone nel problema della protezione dell’ecosistema del Mediterraneo, problema sottolineato al punto 3 della parte economica del Rapporto di La Valletta e così sentito del resto in molti interventi a questo Seminario. La protezione dell’ambiente è essenziale per uno sviluppo economico che punti alla valorizzazione integrale delle condizioni di vita, nell’aspetto spirituale, morale e materiale, di tutte le persone che a tale sviluppo contribuiscono e dal quale traggono beneficio; ogni sviluppo economico che ad un certo punto entri in conflitto con la salvaguardia dell’ecosistema al quale inerisce, è alla fine destinato ad arrestarsi: e questo può avvenire anche per lo sviluppo dell’intera area europea se l’ambiente del Mare Mediterraneo non viene adeguatamente salvaguardato.

Richiamo infine un punto sul quale la nostra Delegazione ha ritenuto di soffermarsi già nell’intervento alla discussione plenaria introduttiva, e toccato al punto 11 della parte economica del rapporto di La Valletta. Si tratta del problema dello spostamento dei lavoratori tra i Paesi che si impegnano nel progetto di collaborazione economica nel Mediterraneo, e in particolare del problema del lavoro migrante. Il modo con il quale tale problema verrà affrontato contribuirà in modo determinante a qualificare o meno come autenticamente umano lo sviluppo economico dell’area mediterranea. Si tratta di un fenomeno che è destinato ad assumere nei prossimi anni proporzioni anche quantitative rilevanti, a causa delle differenze nei tassi di crescita dei Paesi dell’area mediterranea, nonché della forte dinamica demografica della faccia meridionale di tale area. Vi è il pericolo che i Paesi a minor livello di sviluppo e con maggiore dinamica demografica finiscano per costituire un serbatoio di manodopera che consente di continuare la concentrazione della crescita economica nei Paesi più sviluppati dell’area, e che tale manodopera venga impiegata, nelle zone più sviluppate, in condizioni non adeguate dal punto di vista della dignità della persona e della sua tutela sociale anche nella dimensione familiare (abitazione, sanità, scuola, e così via). Se il difficile problema del contatto tra culture e mentalità sociali diverse venisse risolto attraverso la marginalizzazione dei lavoratori migranti e delle loro famiglie, la cooperazione economica finirebbe per mancare uno dei suoi obiettivi fondamentali e cioè la salvaguardia e la promozione dei diritti umani.

Data la prevedibile rilevanza del fenomeno, è urgente e necessario un impegno dei vari Paesi su questo terreno, anche sotto la forma di regolamentazioni giuridiche bilaterali e multilaterali. La Santa Sede farà ogni sforzo per contribuire a mantenere vivo tale impegno, nell’ambito che è di Sua specifica competenza. La Santa Sede fermamente auspica che in tal modo lo sforzo per lo sviluppo dell’area mediterranea possa coinvolgere in modo integrale tutte le persone e le comunità che ne costituiscono i diversi popoli.



 

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