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INTERVENTO DELLA SANTA SEDE
ALLA 28ma SESSIONE DEL COMITATO PER LA
SICUREZZA ALIMENTARE MONDIALE

INTERVENTO DI MONS. AGOSTINO MARCHETTO

Giovedì, 6 giugno 2002

 


Signor Presidente,

1. La ringrazio per avermi dato la parola e mi felicito per la Sua elezione a guidare i lavori di questo Comitato, chiamato, tra le altre questioni poste nel nostro ordine del giorno, a finalizzare il documento conclusivo del "Vertice Mondiale sull'Alimentazione - cinque anni dopo".

La Delegazione della Santa Sede, che parteciperà, tra i membri, al Vertice, desidera qui prendere la parola per offrire qualche indicazione da un punto di vista che, pur differente da quello degli Stati, certamente è unito, in modo stretto, ai loro obiettivi, a conferma degli impegni assunti già nel 1996.

2. Questa nostra riunione ci offre, anzitutto, l'occasione, analizzando i dati sulla situazione dell'alimentazione nel mondo, per giustificare e appoggiare ancora una volta la decisione di convocare un vertice "cinque anni dopo". Più di chiedere agli Stati partecipanti nuovi impegni, o differenti obiettivi, si tratta piuttosto di "volere" – termine questo che forse può riassumere tutte le conclusioni del Vertice – contribuire, ciascuno e tutti insieme, a ridurre alla metà il numero di coloro che soffrono la fame e la malnutrizione entro il 2015.

In effetti il bilancio dell'ultimo anno sui livelli di sicurezza alimentare nel mondo, fornitoci dalla FAO, evidenzia un aumento degli affamati e un allargamento delle situazioni che producono l'insicurezza alimentare. Ancora una volta ci troviamo di fronte a dati che mostrano in tutta evidenza le cause della fame, fattori naturali e quelli dovuti all'azione dell'uomo che la determinano, e ancora l'ampiezza dei bisogni di popolazioni poste ai margini degli elementari processi di sviluppo. Parliamo così - credo si possa farlo alla luce della realtà più recente - di marginalizzazione crescente, di esclusione, dì discriminazione quanto al godimento del fondamentale diritto di persone e popoli, ad essere liberi dalla fame, dalla carestia. E questo in un contesto nel quale i consumi tendenzialmente alimentano a livello mondiale una crescente globalizzazione dei mercati che di fatto renderebbe disponibili alimenti in ogni angolo dei pianeta.
Diventa allora essenziale il riferimento ai modelli di consumo delle aree più sviluppate, che rischiano di far dimenticare la necessità di un impegno per ridurre la fame, un impegno diventato urgente poiché sempre più aumenta il numero dei marginalizzati, dei discriminati. A questo riguardo non possiamo dimenticare che le indicazioni della FAO, rilevate sulla base della conoscenza e dei dati, mostrano una crescente presenza di sottoalimentati ed affamati anche in quelle aree sinora considerate non a rischio. E' il segno in fondo di una nuova dimensione che la questione della fame assume.

3. Orbene, uno degli strumenti che sembra utile, anzi indispensabile, nella lotta contro la fame risulta essere la creazione di un concorrere unanime di quanti operano nel contesto delle relazioni internazionali e nel particolare settore della cooperazione allo sviluppo. Questa "coalizione", chiamiamola così, o alleanza se vuole essere efficace va poi percepita non tanto come un nuovo impegno, o come una ulteriore obbligazione per gli Stati, quanto come una metodologia, una strategia di intervento, resa necessaria dalla complessità dell'obiettivo - eliminare la fame, appunto e dall'ordine delle cose. Infatti se appare essenziale l'apporto dei Governi, non sfugge a nessuno il dato che, alla fin fine, solo una capacità di stimolo e pressione positiva delle opinioni pubbliche può garantire un concreto, voluto, continuo, vigilante impegno governativo e questa nostra riunione lo evidenzia. Diventa indispensabile altresì il ruolo delle Organizzazioni intergovernative, ad iniziare dalla FAO, per la loro capacità di conoscenza delle situazioni, di analisi dei diversi fattori e di progettualità.

Evidentemente al centro dì ogni preoccupazione e azione, di politica interna o internazionale, deve esserci tuttavia sempre e ancora la persona umana, con le sue esigenze, tra le quali svetta anche il diritto alla nutrizione, che promana da quello alla vita. Non si tratta dunque di un‘astratta lotta contro la fame, pur se tecnicamente fondata e strutturata. Si tratta della "causa dell'uomo". Orbene solo questa dimensione di azione unitaria e coordinata può trasformare l'idea di una “coalizione contro la fame” in una realtà viva e concreta.

Ancora una volta deve farsi strada, dunque, nel nostro lavoro e nelle decisioni che si andranno ad adottare, la convinzione profonda che stiamo affrontando, anche attraverso la mera lettura e l'analisi di dati o la elaborazione di strategie "ad hoc", una situazione indegna dell'uomo, una condizione di scandalo, per noi, in cui versano milioni di nostri fratelli e sorelle.

Già questa convinzione, che sappiano presente nel cuore di tutti, nonostante tutto, se fatta valere sul tavolo del negoziato, delle decisioni e dell'azione convergenti e conseguente può far superare quelli che pur sembrano ostacoli insormontabili, può eliminare, o almeno attenuare, l'egoismo nelle sue diverse forme, che porta solo a guardare a noi stessi e non intorno a noi, agli altri. Si aprirebbe così la strada a decisioni coraggiose, che vincano l'abitudine allo scandalo, al male.

Signor Presidente,
Distinti Rappresentanti degli Stati,
Rappresentanti delle Organizzazioni della società civile,

4. La Delegazione della Santa Sede, come è evidente, con questo Suo intervento desidera rivolgere un appello accorato e pressante a quanti partecipano ai lavori del Comitato. Un appello la cui forma non risiede su una nostra forza, o capacità di ordine politico, né su fattori economici. Esso è fondato unicamente sull'amore e la compassione che portiamo per la "causa dell'uomo", per ogni uomo e donna che viene a questo nostro mondo bellissimo e tragico ad un tempo. La forza del nostro appello non è per questo minore, anche se essa non è valutabile nell'immediato, ma lo sarà pienamente nel giudizio della storia.

Oggi l'impegno minimo che ci è richiesto consiste nell' operare per evitare di doverci qui incontrare, il prossimo anno, per fare, in sede di bilancio, la constatazione che il numero degli esclusi dall'accesso al cibo è aumentato, ancora una volta.

Se così sarà, a poco sarà servito il nostro prossimo Vertice. Certo esso, ad ogni modo, resterà un momento politicamente importante, forse tecnicamente riuscito magari, ma “umanamente” destinato a essere dimenticato e condannato per non aver inciso in bene sulla vita delle persone e delle comunità.

Abbiamo dunque la possibilità di dare a questo importante appuntamento della Comunità internazionale, il suo vero significato anche se corriamo il pericolo di fallire ancora una volta. Eliminare la fame, In astratto, forse può essere difficile, ma consentire, invece, ad ogni persona di disporre nel concreto del pane del cibo quotidiano è necessario, è indispensabile ed è possibile, lo sappiano.

Grazie, Signor Presidente.


 

 

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