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INTERVENTO DI P. GIOVANNI ARRIGHI, O.P.

CONFERENZA INTERNAZIONALE
SU «IL TURISMO E LA CEE» *

Roma, 3 ottobre 1974

 



La dignità delle persone — ha detto P. Arrighi — e il significato profondo delle loro attività costituiscono il fondamento tra Chiesa e mondo (cfr. Gaudium et Spes n. 40). Da parte sua la Chiesa peregrinante cammina insieme alla umanità sperimentandone la medesima sorte terrena per essere fermento ed anima della società, onde rendere più umana la famiglia degli uomini e la storia della loro civiltà (cfr ib. n. 40).

In forza della sua natura missionaria la Chiesa ha il dovere di essere presente nel mondo (Gaudium et Spes. n. 41) che è chiamata a salvare e non a condannare, ed in questa visione di intenti ha seguito con interesse lo svilupparsi del turismo internazionale quale manifestazione positiva del dinamismo sociale odierno.

Non stupisca, quindi, come nel Concilio Vaticano II il turismo sia stato contemplato a tal punto che i Padri della Chiesa abbiano esortato gli uomini a impiegare il tempo libero mediante il turismo internazionale con cui « si affina lo spirito dell’uomo e gli uomini si arricchiscono con la reciproca conoscenza» (Gaudium et Spes, n. 61).

E in relazione a tale convincimento la Sede Apostolica è divenuta nel 1965 membro effettivo dell'UIOOT, e da oltre un anno ha dato la sua adesione ufficiale agli statuti di quella OMT che vedrà la sua nascita giuridica il 1° novembre prossimo. E ciò dopo aver aderito all’Anno Internazionale del Turismo con una delle celebrazioni più importanti di quell’anno stesso: il Con­gresso mondiale sui »Valori Spirituali del Turismo» (700 delegati di oltre 50 nazioni); né ha mancato di inviare direttive ai Vescovi di tutto il mondo mediante uno specifico Direttorio affinché la Chiesa concorra, per la parte di competenza, a tradurre il turismo «in un valido fattore della formazione culturale moderna, in un vincolo di simpatia tra i popoli e di pace internazionale» (Paolo VI, AAS 55, 1963 p.749).

Di più: nel 1970 il Santo Padre ha istituito una Pontificia Commissione per le Migrazioni e il Turismo avente - in qualche modo - diramazioni presso le Conferenze Episcopali di tutte le nazioni.

E ora la Santa Sede, inviandomi quale Osservatore a questa Conferenza, attesta il suo interesse per l’iniziativa attuata dal Comitato Nazionale Italiano per la OMT, iniziativa che, nella nuova dimensione della CEE, si inserisce in una fase particolarmente delicata e critica della sua giovane storia, anche in relazione alle indubbie limitazioni che il turismo nazionale ed internazionale sta subendo per la nota congiuntura che ha colpito l’intero mondo occidentale.

La Chiesa, pur non dimenticando gli stridenti contrasti economico-sociali che angustiano l'umanità, rileva infatti nel fenomeno in questione valori umani di primaria importanza. Il turismo,

— concorre alla reciproca conoscenza degli uomini e allo sviluppo del senso dell’ospitalità;
— riduce le distanze tra le classi sociali e le razze umane;
— vince l'isolamento dei popoli favorendo il superamento di nefasti pregiudizi mediante l'incontro di civiltà e culture;
— costituisce una delle risorse economiche di rilievo per più Nazioni e favorisce nuove fonti di lavoro, riducendo in più casi il fenomeno della emigrazione;
— è fattore di educazione ed elevazione sociale;
— promuove il processo di unificazione della famiglia umana.

Il turismo può così divenire non solo strumento di pace e di affratellamento tra i popoli, ma altresì facilitare concreti e validi contatti tra i credenti delle diverse religioni e tra i non credenti, divenendo strumento di incontro ecumenico e di dialogo, in spirito di carità e di speranza.

Il turismo, specie in alcune forme, favorisce il contatto dell’uomo con la natura, promuove — se non è travolto da insane speculazioni — la valorizzazione delle risorse della natura stessa, ricrea i loro reciproci legami facilmente compromessi dalla tecnica, presenta le bellezze variamente sparse nel creato come una eredità comune a tutta l’umanità.

Tali legami rientrano nell’ordine dalla Provvidenza che ha affidato l’opera della creazione all’uomo, nel quale « per la... sua condizione corporale... gli elementi del mondo materiale... toccano il loro vertice e prendono voce per lodare in libertà il Creatore (Gaudium et Spes n. 25) ».

Il turismo può ben essere considerato, altresì, come fattore di restaurazione della persona umana. Per esso « sono reintegrati dal logorio del lavoro e del ritmo quotidiano della vita: l’uomo riafferma la sua ansia di libertà e di movimento e instaura relazioni interpersonali in un contesto di particolare serenità, di maggiore fiducia e di più piena disponibilità all'incontro e al dialogo (Dirett. Peregr. in terra. nn. 8-11).

Il turismo intelligentemente vissuto si traduce anche in forma di autoeducazione e di completamento personale, soprattutto in forza della sua componente culturale; esso non è quindi mera evasione o una semplice distrazione solo per interrompere la monotonia spesso snervante della vita di lavoro, ma può fornire una "preziosa carica umana" (Pio XII, Discorsi, Ed. Pol. Vat., vol. XV, p. 449). Esso promuove il senso dell' autonomia e del rispetto degli altri, stimola l’ammirazione verso centri di interesse nonché, favorendo la distensione dello spirito, sviluppa alcuni aspetti della personalità che resterebbero altrimenti compromessi.

Non meravigli, pertanto, che in due Pontificie Università sia stata da più anni istituita una cattedra per il turismo quale componente del tempo libero che, avvalendosi del crescente progresso tecnico eleva la società economicamente e culturalmente, supera frontiere, vince isolazionismi, avvicina i popoli nel riconoscimento del diritto di ciascuno di divenire più uomo nell’unica famiglia tra gli uomini.

Finisco con alcune considerazioni:

1. Il turismo è un diritto dell'uomo libero. Le ferie pagate consentono di esercitarlo anche dai meno ambienti purché i prezzi del viaggio e dell' ospitalità siano adeguati alle loro possibilità. Peraltro, come osservò l’allora Ministro del Turismo, nel suo discorso inaugurale al Congresso sui Valori spirituali dei turismo (Roma, 1967), «col benessere e la disponibilità del tempo libero nasce il problema morale del suo impiego». Di qui la responsabilità di tutti gli educatori, a cominciare dai Governi - ed ecco l'attualità dell’AMT — che debbono riconoscere nel tempo libero non solo uno dei segni del nostro tempo ma anche uno dei problemi da affrontare seriamente a vantaggio del bene comune.

2. Se finora il turismo non è stato adeguatamente considerato dalla CEE, le attuali difficoltà che la travagliano dovrebbero spronarla a trovare nuovi motivi di unione e di solidarietà: di qui l'importanza del turismo quale moderno fattore di unità e vincolo di simpatia tra le nazioni.

3. Se è consentito ai cittadini della CEE il superamento delle frontiere per le cure termali e se queste cure vengono rimborsate quasi completamente, non si vede perché non si consideri anche il sole quale fattore di restaurazione della salute dell'uomo, e, quindi, perché non si allarghi in seno alla CEE tale provvedimento sanitario.

4. Anche l’UNESCO nella III Conferenza sull' Educazione degli adulti (Tokyo 1972) ha riconosciuto l'importanza del turismo quale fattore di educazione permanente, o meglio, di democratizzazione della educazione: ciò che I’UIOOT ha proclamato soprattutto a partire dal 1963. Pensiamo al turismo sociale, definito da Paolo VI « strumento di educazione » (O.R. 13-12-64), che, se realizzato su larga scala e con serietà di intenti nella CEE, potrebbe trasformarsi quasi in un prolungamento provvidenziale dell'insegnamento scolastico per i giovani e mezzo di intelligente impiego del tempo libero, soprattutto ai fini culturali, per i pensionati. Il turismo sociale diverrebbe così un vero strumento di educazione integrale rispondente ad aspirazioni dell’uomo per troppo tempo non riconosciute, nonché concorrerebbe allo sviluppo di una auspicabile unità intellettuale dei cittadini della comunità. Non potrebbe essere codesto il tema di un prossimo seminario di studio?

Che l’Anno Santo, ormai imminente a realizzabile, quanto alla organizzazione dei pellegrinaggi, grazie all'industria turistica, giovi anche alla riconciliazione delle diverse visuali nazionali in seno alla comunità europea in un rinnovato spirito — e ne sentiamo l'urgenza — di collaborazione e di fiducia per l’avvenire di una nuova Europa dove tutti si sentano fratelli appartenenti alla stessa terra e alla stessa civiltà cristiana.


*L’Osservatore Romano, 16.10.1974 p.2.

 

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