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ORDINAZIONE EPISCOPALE DI MONSIGNOR RENZO FRATINI

OMELIA DEL CARDINALE ANGELO SODANO*

 Macerata - Sabato, 2 ottobre 1993 

 



Venerati Confratelli nell’Episcopato e cari sacerdoti,
distinte autorità,
fratelli e sorelle nel Signore,
Caro Don Renzo,

«Ti ricordi di ravvivare il dono di Dio che è in te per l’imposizione delle mie mani» (2 Tim 1, 6).

Così scriveva San Paolo al suo discepolo Timoteo. Prigioniero per Cristo nelle carceri di Roma, l'Apostolo comunicava al suo caro discepolo, che aveva lasciato ad Efeso di sentirsi ormai prossimo alla fine e, come un testamento spirituale; lo invitava a ravvivare quella grazia che gli aveva trasmessa per l’imposizione delle mani.

1. Un rito bimillenario

Ciò che, fece Paolo, ciò che fecero gli Apostoli dopo la Pentecoste, si è avverata in tutta la storia della Chiesa, allorquando un Successore degli Apostoli imponeva le mani sul capo di un sacerdote e gli trasmetteva il dono dello Spirito per poter guidare santamente una porzione del popolo di Dio.

È questo il rito bimillenario che anch'io oggi mi accingo a compiere, imponendo le mani ad un nuovo Vescovo della Chiesa Santa dì Dio ed invocando su di lui i doni che un giorno scesero sugli Apostoli nella solennità di Pentecoste.

2. La successione apostolica

E' questo il rito che si ricollega come di anello in anello, un Vescovo con l'altro e li riporta a quel Collegio Apostolico, da cui il Collegio Episcopale trae inizio.

Tale rito si ripete oggi nella storica Cattedrale di Macerata, con l'imposizione delle mie mani sul capo del caro Mons. Renzo Fratini, chiamato dal successore di Pietro a far parte del Collegio Episcopale.

Da parte mia, non sarò che lo strumento per assicurare la successione Apostolica, trasmettendo quel dono che io stesso ho ricevuto da un altro Vescovo.

3. Gli anelli di una catena

In realtà, se ci fossero a disposizione tutti i documenti storici, potremmo ricostruire la genealogia episcopale di ogni successore degli Apostoli. Ciò talora è possibile, almeno per un certo periodo di tempo e può contribuire a far notare la continuità del carisma episcopale nella Chiesa.

Mons. Renzo Fratini riceve oggi l’Episcopato con l’imposizione delle mie mani e di quelle dei Vescovi conconsacranti. A mia volta io ho ricevuto l’Episcopato il 15 gennaio 1974 dalle mani del compianto Card. Antonio Samoré. Questo a sua volta fu ordinato nel 1951 dal Card. Clemente Micara, il quale lo era stato da parte del Card. Pietro Gasparri nel 1920. A sua volta il Card. Gasparri era stato ordinato nel 1898 da parte del Card. Richard, arcivescovo di Parigi, al quale nel 1842 aveva imposto le mani il beato De Marzenod, Vescovo di Marsiglia e fondatore degli Oblati di Maria Immacolata.

E così di Vescovo in Vescovo si potrebbe andare molto indietro nei secoli. Da parte mia ho tentato di fare tale ricerca, andando fino al 1566 e cioè fino all’ordinazione di Mons. Giulio Antonio Santoro, Arcivescovo di Santa Severa, avvenuta il 15 marzo 1566 nella Cappella Paolina del Palazzo Apostolico Vaticano.

Del periodo anteriore non si sono ancora trovati documenti, però sappiamo che se c'è una cosa che sempre si è conservata gelosamente nella Chiesa, questa è la tradizione apostolica, secondo la quale un Vescovo deve ricevere l'ordinazione da un altro Vescovo validamente ordinato, per assicurare la continuità della gerarchia ecclesiastica.

4. La missione del Vescovo

Oggi la Chiesa ha un nuovo Pastore!

Con la grazia che riceverà dall'alto, egli potrà insegnare, santificare e governare il popolo di Dio, in comunione con gli altri Vescovi del mondo intero e con il Romano Pontefice.

Le responsabilità che lo attendono sono grandi, ma ravvivando la grazia che egli riceverà dall'alto troverà sempre la forza per perseverare nella sua missione. In realtà, il ministro di Dio non può mai dimenticare che se Dio lo ha chiamato ad una missione, non lo lascerà mai solo. Significative sono a tale riguardo le parole rivolte da Dio al profeta Geremia e che abbiamo ascoltato nella prima lettura di questa Santa Messa: «Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo e ti ho stabilito profeta delle Nazioni... Va da coloro a cui ti manderò ed annunzia ciò che ti ordinerò. Io sono con te per proteggerti!» (Ger l, 4.-10).

5. Il lavoro del Nunzio

Il ministero del nuovo Vescovo non si svolgerà all'interno di una singola dicesi, ma avrà come campo d'azione una Nazione intera, nella quale egli svolgerà la missione di Rappresentante Pontifico. In concreto, egli dovrà mantenere, a nome del Santo Padre, i contatti con la Chiesa che è in Pakistan e favorire un dialogo costruttivo con quelle autorità civili.

È una missione nobile e grande quella del Rappresentante Pontificio, quale è stata mirabilmente riassunta dal Papa Paolo VI di v.m. nel Motu proprio «Sollicitudo omnium Ecclesiarium» (A. S.S. 1969, pagg. 473-484) e poi nuovamente sintetizzata dal Nuovo Codice di Diritto Canonico nel Capitolo relativo ai «Legati del Sommo Pontefice» (can. 362-367).

6. Nella terra pakistana

Il campo d'azione del caro Mons. Renzo sarà la grande Nazione del Pakistan, dove la Chiesa è presente come fermento di bene fin dai tempi apostolici. Secondo una tradizione, infatti, il Vangelo vi sarebbe stato annunziato dagli Apostoli San Tommaso e San Bartolomeo.

È vero che quei cattolici sono una piccola minoranza: un milione circa su 120 milioni di abitanti, riuniti in sei diocesi. Essi però sono molto attivi nella società pakistana e sono molto stimati dalla maggioranza islamica della popolazione, soprattutto per il loro impegno in campo assistenziale ed educativo e per il loro contributo al progresso materiale e spirituale del Paese.

Nel 1981 il Papa Giovanni Paolo II visitò quella fervente comunità; portandovi la sua parla di luce e di conforto.

7. Con la benedizione del Papa

Caro Don Renzo, fra poco sarai Vescovo della Chiesa Santa di Dio. Un giorno lontano tu hai ascoltato la voce del Signore che ti diceva: «Vieni e seguimi» (Mt 4, 18). Così sei diventato sacerdote in questa cara Chiesa particolare di Macerata. Ora, a 24 anni da quel lontano 6 settembre 1969, in cui accettasti di porre man all'aratro e diventare sacerdote, il Buon Pastore ti chiede un servizio più alto. Ancora una volta Egli ti dice: «Vieni e seguimi... Pasci i miei agnelli... Pasci le mie pecorelle» (Gv 15-19).

Fra poco, con l'imposizione delle mani dei Vescovi qui presenti e con la formula consacratoria, una nuova grazia scenderà su di te, e cioè la grazia di guidare il popolo santo di Dio.

Che Maria Santissima, qui invocata sotto il bel titolo di «Madre della Misericordia», ti accompagni sul tuo cammino ed ottenga per il tuo ministero episcopale frutti abbondanti di bene.

Sono questi i voti che tutti ti presentano. Sono questi i voti che ti presenta la diocesi dì Macerata con a capo il su venerato Padre, Mons. Tarcisio Carboni. Sono questi gli auguri che ti presento pure io, a nome di Sua Santità Giovanni Paolo II, che ti benedice di cuore.


*L'Osservatore Romano 6.10.1993 p.16.


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