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ORDINAZIONE EPISCOPALE DI MONSIGNOR ANTONIO SOZZO

OMELIA DEL CARDINALE ANGELO SODANO*

 Sabato, 14 ottobre 1995

 

 
Venerati Confratelli nell'Episcopato e nel presbiterato,
Fratelli e sorelle nel Signore!

Il profeta Geremia si sentì rivolgere dal Signore le parole che sono state proclamate nella prima lettura di questa Celebrazione Eucaristica: «Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo; prima che tu uscissi alla luce, ti avevo consacrato; ti ho stabilito profeta delle nazioni» (Ger 1, 5).

Ogni ministro di Dio, sia tale nel grado del presbiterato o in quello dell'Episcopato, sa di essere stato oggetto di una speciale scelta divina e, pertanto, è cosciente che vi è stata all'origine della sua missione una chiamata speciale del Signore, autenticata poi dalla voce del Vescovo che gli impone le mani e l'introduce a lavorare nella vigna del Signore.

L'uno è chiamato a lavorare già fin dall'ora prima; l'altro nell'ora seconda e qualcuno ad un'ora più tarda. La chiamata del Signore avviene anche in modi differenti. Comunque si faccia sentire, essa esige sempre una risposta gioiosa e pronta.

Anche il Vescovo eletto sentì un giorno lontano la voce del Signore che lo chiamava e generosamente rispose di sì. Il compianto Vescovo di Verona, Mons. Giuseppe Carraro, gli impose le mani nella chiesa di San Pietro Apostolo il 28 agosto 1971 e cosi Don Antonio iniziò il suo ministero sacerdotale, al servizio del popolo santo di Dio.

Ora egli è chiamato dalla voce del Papa ad essere Vescovo nella Santa Chiesa. Ancora una volta egli ha detto il suo sì generoso, confidando nella grazia del Signore, che se chiama ad una missione, dà anche la grazia necessaria per svolgerla bene.

Egli andrà a lavorare nella terra d'Africa e precisamente in un Paese che un giorno diede alla Chiesa quella grande figura di Vescovo che fu S. Agostino.

Certamente la chiamata all'Episcopato del Vescovo di Ippona è un caso raro nella Chiesa, come scrive il suo discepolo e biografo, il Vescovo Possidio. Il caso della chiamata all'Episcopato di S. Agostino rivela però che Dio ci può chiamare in tanti modi. L'essenziale da parte nostra è di aderire alla sua voce, in qualsiasi modo essa si faccia sentire.

Agostino aveva lasciato il monastero di Tagaste, ove viveva sereno nella comunità da lui fondata, per recarsi ad Ippona, al fine di cercare di dar vita ed un'altra comunità.

Entrato a pregare in Cattedrale, vide che essa rigurgitava di fedeli. Notò che il vecchio Vescovo Valerio stava predicando, spiegando al popolo che egli aveva orinai bisogno di aiuto.

Greco di nascita, quel Vescovo parlando in un latino stentato, con accento straniero, diceva al popolo che aveva ormai bisogno di un prete giovane, colto, zelante, che lo coadiuvasse specialmente nella predicazione della Parola di Dio.

Improvvisamente dai fedeli esplose un unico grido: «Agostino, Agostino!». E, al leggere quanto scrive Possidio, si svolse poi una scena degna di un film: la gente prende di peso Agostino e lo porta verso il presbiterio, mentre egli supplica di essere lasciato tranquillo. La gente però insiste: «Valerio è vecchio, ha bisogno di un aiuto. Accetta!». E fu così che Agostino vide in ciò la volontà di Dio.

Il Vescovo gli impose le mani ed egli così iniziò il suo ministero nella comunità di Ippona. In un suo sermone, egli un giorno dirà: «Credevo che la parte di Maria, da me scelta, non mi sarebbe mai stata tolta per quella di Marta. Ho obbedito, perché nella voce della Chiesa che mi chiamava ho riconosciuto l'imposizione di Dio.. Volevo deliziarmi della contemplazione sul Tabor e come Pietro, rimanere li per sempre... ma Gesù mi ha detto, come al suo Apostolo: scendi, o Pietro, scendi, proclama la parola... lavora, affaticati, soffri...» (Serm. LXXVIII, 6).

La chiamata all'Episcopato del nostro Don Antonio non è stata così clamorosa come quella di S. Agostino. Ma anche a lui il Signore ha detto: «Vieni, seguimi, farò di te un pescatore di uomini» (Mt 4, 18-22). L'essenziale da parte nostra è di rispondere generosamente a tale voce, comunque essa ci è stata rivolta.

Per il resto, non resta che confidare nell'aiuto di Dio. È questa la promessa che fu fatta dall'Onnipotente al profeta Geremia. «Va da coloro a cui ti manderò... Non temere, perché io sono con te per proteggerti» (Ger 1, 7-8).

Fratelli e sorelle nel Signore!
A Mons. Antonio Sozzo fra poco imporrò le mani; lo faranno pure i Vescovi conconsacranti e tutti i Vescovi presenti. Con tale rito e con la preghiera consacratoria una grazia speciale scenderà su di lui, la grazia necessaria per svolgere la missione che un giorno Cristo affidò agli Apostoli, la missione di insegnare, santificare e governare il popolo santo di Dio. Anche a nome degli altri Vescovi intervenuti a questo sacro rito, io fra breve chiederò a Mons. Antonio: «Vuoi tu fratello carissimo, adempiere fino alla morte il ministero a noi affidato dagli Apostoli, che noi ora trasmettiamo a te, mediante l'imposizione delle mani, con la grazia dello Spirito Santo?».

Con il suo sì, il Vescovo eletto si disporrà così a ricevere la grazia di guidare, come Buon Pastore, il popolo santo di Dio.

Del Buon Pastore, Mons. Antonio si ripropone di esercitare soprattutto la caratteristica della misericordia. Nel suo stemma, infatti, ha adottato le parole ispirate dalla Sacra Scrittura: «Misericors et miserator Dominus», il Signore è misericordioso, anzi le misericordia in persona (Sal 111; 4).

Ed in realtà, il ministero del Vescovo oggi più che mai, deve essere un ministero di misericordia. Lo ricordava il Santo Padre il 30 agosto scorso, allorquando, parlando ai fedeli delle difficoltà incontrate dalla Chiesa nel suo cammino soggiungeva che anche «la debolezza umana di Pietro (Mt 16, 23), di Paolo (cfr 2 Cor 12, 9-10)e degli Apostoli pone in risalto il valore della misericordia di Dio e della potenza della sua grazia... Il ministero di Pietro e dei suoi successori all'interno del Collegio degli Apostoli e dei loro successori, è un ministero di misericordia, nato da un atto di misericordia di Cristo» (cfr L'Oss. Rom. 31 agosto 1995).

Il nuovo Vescovo non eserciterà il suo ministero all'interno di una diocesi, come Vescovo residenziale, o come Coadiutore od Ausiliare, ma sarà al servizio del Santo Padre, come suo Rappresentante in Algeria e Tunisia.

Come Nunzio Apostolico egli avrà dinnanzi a sé l'esempio di tanti Legati Pontifici, che ci hanno lasciato una testimonianza luminosa di servizio ecclesiale. Basti citare S. Gregorio Magno, Inviato Pontificio presso l'imperatore di Costantinopoli, prima di essere chiamato alla Cattedra di Pietro.

Basti ricordare San Francesco Saverio, il Patrono dei Nunzi Apostolici, Inviato dal Papa alle Indie. Basti ricordare in questo secolo il Papa Giovanni XXIII, che fu per molti anni Inviato Pontificio in Bulgaria, poi in Turchia ed infine in Francia.

Ora il Nunzio Apostolico in Algeria e Tunisia sarà testimone presso quelle comunità cattoliche, tanto provate, dell'affetto paterno del Papa, sarà di sostegno e di conforto all'autorità di quei Vescovi e dei sacerdoti loro collaboratori, manterrà poi un dialogo franco e leale anche con quelle autorità civili, al fine di contribuire a costruire un clima di pace e di convivenza sociale, di cui quelle popolazioni hanno tanto bisogno.

Nel suo lavoro il nuovo Vescovo sarà accompagnato dalla nostra preghiera. Per questo fra breve invocheremo anche l'intercessione di tutti i Santi e, soprattutto, di Maria, Regina dei Santi e dei martiri!
Nel suo ministero in terra africana egli non si sentirà solo, perché avrà sempre la nostra solidarietà, a cominciare da quella dei suoi condiocesani di Verona.

Dal cielo veglieranno su di lui i grandi Santi della sua diocesi, dal Vescovo San Zeno a S. Pietro martire; dall'alto gli saranno di esempio le grandi figure di Mons. Comboni, di Don Bertoni, di Don Mazza, di Don Calabria, di Don Carlo Steeb, Apostoli dei tempi moderni, che potranno essere come stelle luminose sul cammino del nuovo Vescovo.

Caro Don Antonio,
questi sono i voti che ti esprimo a nome di tutti i presenti. Questi sono gli auguri che ti formulo, in primo luogo, a nome del Santo Padre. In quest'ora, Egli ti è più che mai vicino e ti benedice di cuore.

Che tu possa, con il tuo ministero episcopale continuare nel mondo d'oggi l'opera di Cristo Buon Pastore, svelando agli uomini smarriti del nostro tempo il volto di colui che è sempre «ricco in misericordia». E cosi sia!


*L'Osservatore Romano 16-17.10.1995 p.4.

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