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ORDINAZIONE EPISCOPALE DI MONSIGNOR IVO SCAPOLO

OMELIA DI S. EM. CARD. ANGELO SODANO

Basilica Cattedrale di Padova
Domenica
, 12 maggio 2002

 

Venerati Confratelli nell'Episcopato
e cari sacerdoti,
Distinte Autorità,
Fratelli e Sorelle nel Signore!

Il 7 Ottobre del 1994 ero venuto fra voi, per ordinare Vescovo un sacerdote della vostra diocesi, Mons. Giuseppe Lazzarotto, nominato dal Papa come Nunzio Apostolico ed allora destinato in Iraq ed in Giordania, ed ora qui presente fra noi.

Oggi sono ritornato volentieri in questa bella Basilica Cattedrale per imporre le mani ad un altro figlio della vostra terra, il caro Mons. Ivo Scapolo, chiamato all'Episcopato dal Papa Giovanni Paolo II e destinato ad essere suo Rappresentante nella Repubblica di Bolivia.

1. Il saluto del Papa

Vi saluto tutti di cuore da parte del Santo Padre, che qui Mi ha inviato, affidandomi l'incarico di assicurarvi della sua vicinanza e della sua preghiera quotidiana.

Il saluto va in primo luogo al venerato Pastore di questa Comunità diocesana, Mons. Antonio Mattiazzo, ai Confratelli Vescovi qui presenti, come alle Autorità civili ed ai familiari ed amici del nuovo Vescovo.

Anch'io mi unisco a questo giorno di festa dell'illustre Chiesa Patavina, fiera delle sue antiche origini che risalgono a S. Prosdocimo, discepolo di Pietro e fondatore delle prime Comunità cristiane in questa terra veneta. È una Chiesa che nel corso dei secoli ha dato al mondo tante testimonianze di santità e di fedeltà al Vangelo di Cristo. Che il Signore continui a benedire questa terra e la renda feconda di tanti generosi Apostoli del Signore!

2. Il mandato apostolico

Cari amici padovani! L'ordinazione episcopale di Don Ivo Scapolo coincide con la Solennità dell'Ascensione del Signore. In quel momento Cristo terminava la sua missione terrena ed affidava alla Chiesa il compito di continuarne l'opera di salvezza. Sullo storico monte di Galilea, Gesù, prima di ascendere al Padre, dava un mandato esplicito ai suoi Apostoli: "Andate ed ammaestrate tutte le genti" (Mt 28, 16-20). Iniziava così l'epopea missionaria della Chiesa fino agli estremi confini della terra.

A quest'opera missionaria è oggi chiamato il nostro caro Don Ivo. Con l'ordinazione egli sarà annoverato nel Collegio episcopale, continuatore dell'opera del Collegio apostolico, per annunciare il Vangelo di Cristo nella società contemporanea.

3. L'assistenza divina

La Solennità dell'Ascensione ci ricorda poi le ultime parole di Gesù ai suoi Apostoli: "Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt 28, 20).

È la promessa di una speciale assistenza divina per gli Apostoli, per sostenerli nel ministero apostolico. È la promessa che conforta anche oggi tutti i loro Successori, ovunque essi debbano operare per annunciare il messaggio cristiano.

Quest'intima certezza sosterrà anche il nostro Don Ivo nel ministero che il Signore ha voluto affidargli. Le grazie del Signore scenderanno su di lui sempre più abbondanti, se noi lo accompagneremo con la nostra preghiera, così come faremo oggi, durante il rito dell'ordinazione.
Infatti, secondo la formula del Pontificale Romano, fra poco io dirò: "Preghiamo, fratelli carissimi, il Signore Onnipotente e misericordioso, perché conceda a questo nuovo eletto la ricchezza della sua grazia, per il bene della Chiesa".

4. La missione episcopale

Il nuovo Vescovo, come ogni Successore degli Apostoli, dovrà insegnare, santificare e guidare il Popolo di Dio. È questa la triplice missione episcopale. Egli dovrà essere maestro di fede: per questo gli consegnerò il Vangelo di Cristo. Egli dovrà essere ministro di grazia: per questo gli imporrò le mani e gli ungerò il capo con il Sacro Crisma. Egli dovrà essere guida del popolo cristiano: per questo gli consegnerò il pastorale.

Certo, il Vescovo Ivo non eserciterà la sua missione in una diocesi particolare, ma collaborerà con il Successore di Pietro nella sua sollecitudine per la Chiesa universale. Però è sempre la stessa missione apostolica per la diffusione del Regno di Dio.

5. Il lavoro del Nunzio

In concreto, l'attività del nuovo Vescovo sarà quella di essere Rappresentante Pontificio nella Nazione Boliviana, mantenendo i contatti con quelle comunità cristiane e favorendo poi un dialogo costruttivo con quelle Autorità civili.

È una nobile missione, le cui finalità furono mirabilmente riassunte dal compianto Papa Paolo VI nel Motu proprio "Sollicitudo omnium Ecclesiarum" del 1969 (cfr A.A.S. 1969, pagg. 473-484) e poi nuovamente sintetizzate dal nuovo Codice di Diritto Canonico nel capitolo relativo ai "Legati del Romano Pontefice" (cann. 362-367).

Con il sorgere degli Stati moderni nel secolo XV e XVI e con la costituzione delle Missioni diplomatiche permanenti presso i vari Governi, anche i Romani Pontefici usarono di tale strumento per assicurare una più incisiva presenza della Chiesa nella vita delle Nazioni. Nacquero così le Nunziature Apostoliche, che hanno dato un grande apporto, in questi ultimi cinque secoli, all'unità della Chiesa ed alla pace fra i popoli.

6. In terra boliviana

Il campo di lavoro del nuovo Nunzio Apostolico sarà la Bolivia, che l'attende con grandi speranze. Egli lavorerà in un Paese caratteristico dell'America Latina, molto vasto, sì da essere al quarto posto fra gli Stati sudamericani, dopo il Brasile, l'Argentina e la Colombia.

Con i paesaggi tipici della Sierra, con i suoi altopiani, i suoi laghi ed i suoi fiumi, la Bolivia ha un volto caratteristico nel panorama americano.

La Chiesa cattolica è profondamente radicata nella vita del Paese e la maggioranza degli 8 milioni di abitanti professa la fede cristiana, sotto la guida di Vescovi zelanti, a capo delle rispettive 17 giurisdizioni ecclesiastiche. Seguendo le orme di Cristo, Buon Pastore, quei Vescovi sono anche molto impegnati nella promozione sociale di un popolo che è stato molto provato da varie forme di povertà. In tale lavoro il nuovo Nunzio Apostolico sarà di aiuto e di sostegno, animato da quella carità che deve essere tipica di ogni Buon Pastore, il quale può dire come san Paolo: "La carità di Cristo mi sospinge" (2 Cor 5, 14).

7. L'esempio del Nunzio Roncalli

Nello svolgimento della sua missione, Mons. Scapolo potrà ispirarsi all'esempio del beato Giovanni XXIII che, prima di essere chiamato alla Cattedra di Pietro, fu per lunghi anni Rappresentante Pontificio, prima in Bulgaria (1925 - 1934), poi in Turchia e Grecia (1935 - 1944) ed infine in Francia (1945- 1953).

Leggendo le note da lui lasciateci e degnamente raccolte nel volume "Il Giornale dell'Anima" (Roma 1964), ci si imbatte in una profonda spiritualità episcopale, tutta impregnata di amore a Cristo ed alle anime, tutta protesa a lavorare con grande dedizione per la diffusione del Regno di Dio.

Un filosofo contemporaneo, morto nello scorso mese di marzo, ha scritto che "l'essere è dialogo" (Hans Georg Gadamer). Noi potremmo dire che "l'essere Vescovo è amore". Il Nunzio Roncalli dimostrò nello svolgimento della sua missione a Sofia, a Istanbul, ad Atene e, infine, a Parigi di avere il cuore del Buon Pastore, pieno di bontà e di comprensione. Appunto per questo, il nuovo Vescovo ha collocato nel suo stemma il motto programmatico "Ante omnia caritas" ("Prima di tutto la carità").

8. Verso La Paz

Il Nunzio Apostolico in Bolivia certo non si nasconde le difficoltà, ma egli potrebbe ripetere le parole che Mons. Roncalli annotava nel suo diario, in occasione della sua ordinazione episcopale, avvenuta a Roma nella Chiesa di San Carlo al Corso il 19 Marzo 1925: "La Chiesa mi vuole Vescovo per mandarmi in Bulgaria... Forse sulla mia via mi attendono molte tribolazioni. Con l'aiuto di Dio mi sento pronto a tutto" (Il Giornale dell'Anima, Roma 1965, pag. 246).

Caro Don Ivo, come fece un giorno lontano Don Angelo Giuseppe Roncalli, parti anche tu sereno verso la terra che ti attende. Ti accompagna la benedizione del Papa e di tutti noi che oggi ci stringiamo intorno a te. Ti accompagna questa cara Comunità diocesana, con i suoi Pastori ed i suoi fedeli. Ti sono vicini i tuoi cari genitori, con tutti i familiari ed amici. Avanti, quindi, nel nome del Signore!


*L'Osservatore Romano 15.5.2002 p.4.

 

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