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DISCORSO DI GIUSEPPE SARAGAT,
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA,
A SUA SANTIT
À PAOLO VI*

Sabato, 12 giugno 1965

 

Beatissimo Padre,

Con paterna benevolenza Vostra Santità ha voluto rivolgermi parole che riguardano la mia persona e l'alta investitura che mi è stata conferita dal Parlamento della Repubblica Italiana.

Sono veramente grato per la bontà con cui Vostra Santità ha voluto valutare alcuni atti della mia modesta attività passata di uomo politico, e i sentimenti di venerazione che mi legavano a Sua Santità Giovanni XXIII.

Ma alla gratitudine si aggiunge la commozione per l'accenno delicato e squisito di Vostra Santità alle prove che mi hanno colpito nei sacri affetti familiari.

Vostra Santità dalla mia persona che rappresenta l'unità nazionale ha portato il Suo pensiero affettuoso all'intera Nazione Italiana.

Vostra Santità ha ricordato il riconquistato equilibrio tra la secolare fede religiosa del Popolo Italiano e il suo fervido amore di Patria. Tale equilibrio è tutelato dalla Costituzione della Repubblica, che afferma la sovranità e indipendenza dello Stato e della Chiesa Cattolica, ciascuno nel proprio ordine, e accoglie i Patti Lateranensi.

Con piena adesione alla fiducia per il perdurare di tale costruttiva ed operosa armonia, e all'augurio per il progresso dell'Italia nel campo della cultura, della giustizia sociale e per il consolidamento di tutte le libertà civili avvalorate dal Cristianesimo, e della pace nella sicurezza, a nome della Nazione Italiana e mio personale, esprimo alla Santità Vostra sentimento della più viva riconoscenza.


*Insegnamenti di Paolo VI, vol. III, p.347.

L’Osservatore Romano, 13 giugno 1965.

 

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