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DISCORSO DEL SENATORE ANTONIO PECORARO,
PRESIDENTE DELLA DELEGAZIONE ITALIANA
AL CONSIGLIO DELL'EUROPA, A SUA SANTITÀ PAOLO VI*

Lunedì, 5 maggio 1975

 

Beatissimo Padre,

è la seconda volta nel giro degli ultimi dieci anni che la Commissione per i Rapporti con i Parlamenti Nazionali del Consiglio d’Europa tiene una sua sessione in Roma; ed anche questa seconda volta essa ha chiesto ed ottenuto l’alto ed ambito onore di essere ricevuta dal Sommo Pontefice.

Questo nostro indirizzo sia dunque in primo luogo di viva riconoscenza, di rispetto, di ossequio, di devozione per la segnalata condiscendenza e bontà e per la paterna accoglienza che la Santità Vostra ha voluto riservarci.

Il Consiglio d’Europa, di cui questi nostri amici sono una eletta rappresentanza, è un organo internazionale, di cui fanno parte 18 Paesi europei e che ha per obiettivi l’intesa fra i popoli, il progresso democratico, civile e morale e quindi fondamentalmente la pace; la città stessa di Strasburgo da quando ne è la sede, ha cessato di essere segno di discordia e motivo di conflitti ed è stata definita, al di là di ogni enfasi e di ogni retorica, la capitale d’Europa.

Tanto sul terreno politico e giuridico, quanto su quello culturale e scientifico, gli approfondimenti dell’Assemblea Consultiva rivestono una indiscutibile validità, non solo per l’importanza e la completezza che assume il lavoro in équipe internazionale, ma altresì per il dichiarato intento di dare un comune denominatore alla legge, alle conoscenze, al costume in Europa; questo sforzo di comprensione reciproca e di convergenza non può non rappresentare la strada maestra verso quella unità europea che è la dimensione ottimale perché il nostro vecchio e glorioso continente – dal quale poté diffondersi, attraverso la filosofia e il diritto della Grecia e di Roma, e attraverso la folgorazione del messaggio cristiano, la civiltà nel mondo – riassuma e mantenga il suo ruolo di centro irradiatore di verità, di giustizia e di bene.

Noi sappiamo quanto la Santità Vostra apprezza l’attività di questa istituzione; la recente nomina di un rappresentante permanente della Sede Apostolica presso il Consiglio d’Europa ne è la più evidente conferma; tale presenza non solo intende stabilire un solido vincolo fra il centro del Cattolicesimo e la nostra Assemblea, ma vuole altresì riconoscere la validità dei metodi usati e degli scopi perseguiti, e vuole ancora sottolineare la concordanza di alcuni essenziali obiettivi, comuni alla Santa Sede e al Consiglio d’Europa ed in particolare l’ansia per la pace, il consolidamento della libertà, il rispetto e la difesa della condizione umana.

Beatissimo Padre, per una circostanza assai gradita e certamente provvidenziale la nostra visita si compie nel corso di questo Anno Santo 1975, anno che trova il suo significato prevalente e profondo in una esigenza fondamentale di riconciliazione.

Se il Consiglio d’Europa potrà essere nel poco, come la Chiesa Cattolica e il suo Capo visibile lo sono nel molto, elemento di collaborazione in questo piano ed in questa opera di riconciliazione, la nostra fatica, anche se talvolta ignorata o scarsamente apprezzata, assumerà un valore assai grande; e sarà motivo, per i suoi componenti, di altissima soddisfazione spirituale e cristiana


*Insegnamenti di Paolo VI, vol. XIII, p.394-395.

L'Osservatore Romano, 5-6.5.1975, p.1.

L'Osservatore Romano. Edition hebdomadaire en langue française, n.19 p.5.

 

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