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DISCORSO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA CECA, 
VACLAV HAVEL,
A SUA SANTITÀ GIOVANNI PAOLO II*

Lunedì, 7 marzo 1994

 

Vostra Santità,

mi permetta innanzitutto di confidarLe la mia grande e sincera gioia, che mi deriva dal fatto di averle potuto rendere visita direttamente qui in Vaticano e di aver potuto conversare con Lei. Si è trattato della mia terza conversazione con Lei ed essa è stata accompagnata dalle stesse caratteristiche di entrambe le conversazioni precedenti: la Sua saggezza, nobiltà d’animo, ampiezza di vedute e il Suo carisma personale ancora una volta mi hanno irradiato in modo particolare ed io ho acquisito ad un tratto la sensazione che Ella mi abbia dato l’energia, la volontà di andare avanti nel lavoro, la fede nel fatto che tale lavoro ha senso ed anche la capacità di gioire dei risultati che ne derivano. La ringrazio di questo!

Questa volta mi sono incontrato con Lei per la prima volta in quanto Presidente della Repubblica Ceca, di uno Stato nuovo, nato dalla divisione della Cecoslovacchia, ma allo stesso tempo di uno Stato che si fonda sulla storia millenaria della nazione ceca e sulla considerevole storia della statualità di tale nazione. Questa storia è indissolubilmente legata al cristianesimo. È agli albori stessi del primo stato ceco che stettero le personalità rimarchevoli di San Venceslao e di Sant’Adalberto Venceslao, principe e «protettore della terra di Boemia», martire e patrono della nazione ceca, fu uno dei primi sovrani, ed ancora oggi forse il più stimato dal nostro popolo, a fondare il proprio governo sull’idea della comprensione e della pace con i popoli vicini, su un’idea quindi straordinariamente attuale anche oggi, nell’epoca dell’unificazione europea. Adalberto, primo Vescovo di Praga di sangue ceco, si fece rappresentante dei valori della civiltà cristiana, che come vescovo ed in seguito come missionario diffuse anche al di fuori della nostra terra. Elemento dominante del Castello di Praga, sede tradizionale dei re di Boemia ed ancora oggi sede del nostro Capo di Stato, nonché luogo a cui Ella ha reso l’onore di una visita come primo Papa in assoluto nella storia, è la Cattedrale di San Vito, centro della vita spirituale nel nostro paese. Penso che anche l’unicità di questa congiunzione spaziale delle sedi del potere spirituale e di quello temporale simbolizzi la fertile unione tra cristianesimo e Stato ceco. È per me un grande onore e allo stesso tempo un grande impegno il poter essere alla testa del nostro paese proprio in quest’epoca in cui, dopo decenni di regime ateista, ripristiniamo la libertà di religione e restituiamo a tutte le Chiese quel posto nella società che loro spetta.

La Repubblica Ceca non vuole essere uno stato fondato su una determinata ideologia. Vuole essere uno stato democratico e di diritto, fondato sul rispetto delle libertà e dei diritti dell’uomo, vuole essere uno stato onesto, giusto, culturale, pacifico, vuole essere uno stato che si assume la sua parte dì corresponsabilità per il destino del mondo odierno. So bene quanto tale destino Le stia a cuore, come Ella soffra con tutti coloro che soffrono, come di nuovo e di nuovo ancora Ella richiami alla soluzione pacifica di tutti i drammatici conflitti del mondo odierno, come decisamente Ella si impegni per un dialogo veramente ecumenico tra tutte le fedi religiose e come duramente Ella sopporti il fatto che siano spesso proprio le differenze di religione quelle in nome delle quali gli uomini oggi combattono tra di loro.

Ho visitato recentemente i luoghi sacri di diverse religioni, dell’Islam, del Buddismo, dell’Induismo e dell’Ebraismo e ogni volta mi sono di nuovo reso conto, nell’atmosfera di quei luoghi, che alla base di tutte le religioni c’è l’idea della tolleranza, della comprensione dell’altro, dell’aiuto al prossimo, in breve l’idea del bene che Dio si attende dall’uomo, e mi sono reso conto di quale tradimento dei più diversi ideali religiosi sia la violenza che perpetrano l’uno verso l’altro gli adepti delle varie dottrine di fede. L’idea della coesistenza tollerante dei più diversi settori di civiltà, di religione o di cultura, così come l’idea della coesistenza pacifica di tutte le nazioni e di tutte le razze, è ciò che tento, nell’ambito delle mie pur limitate possibilità, di diffondere ovunque e di sottolineare, nella ferma convinzione che si tratti di un’idea che pienamente corrisponde a un orientamento umanistico e democratico dello Stato che rappresento, e lo faccio nella ferma convinzione che le grandi minacce che l’umanità deve oggi fronteggiare, potrà fronteggiarle con successo solamente se farà propria tale idea in quanto idea fondamentale dell’umana convivenza su questo pianeta. Sono felice di aver avuto la possibilità di incontrare di nuovo qui, in Vaticano, non solo il supremo Rappresentante di una religione veramente universale, di una religione nel cui clima io stesso sono cresciuto e nel cui clima è nata sia la mia visione dei valori della vita sia il mio rapporto con l’universo, bensì anche un uomo raro tra i più rari, che vive in modo profondo i drammi del mondo odierno e che tenta di affrontare le più diverse forme del male nel modo che io stesso considero il migliore: ossia con la parola, con l’appello, infiammando i cuori degli uomini.

Santità, La ringrazio ancora una volta dell’accoglienza, La ringrazio della Sua benedizione e attendo con gioia il momento in cui in un futuro prossimo Le potremo nuovamente dare il benvenuto nella mia patria. La Sua visita nel 1990 è stata davvero storica, è viva ancora oggi nella memoria dei più, e io credo fermamente che anche la Sua prossima visita avrà un tale significato. La nostra società sta facendo i conti con l’eredità del comunismo, stiamo cambiando e ricostruendo l’intero ordine giuridico, economico e sociale, gli uomini imparano ad essere liberi e responsabili e io credo che, proprio in questo periodo tutt’altro che facile, a noi tutti possa essere di immenso aiuto un tale richiamo al punto di fuga trascendentale degli sforzi umani quale sarebbe proprio una Sua visita.

Grazie per l’attenzione. Che il Signore sia con noi.


*L’Attività della Santa Sede 1994 p.197-199.

 

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