Index

  Back Top Print

INTERVENTO DEL SEGRETARIO DI STATO
CARDINALE PIETRO PAROLIN,
AL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU
SUL TEMA "
MINACCE ALLA PACE E ALLA SICUREZZA
INTERNAZIONALI CAUSATE DA ATTI TERRORISTICI"

New York
Mercoledì, 24 settembre 2014

 

Signor Presidente,

La mia Delegazione congratula gli Stati Uniti per l’assunzione della presidenza del Consiglio di sicurezza e plaude all’opportuna convocazione di questo dibattito aperto del Consiglio di Sicurezza circa le "Minacce alla pace e alla sicurezza internazionali causate da atti terroristici".

Signor Presidente,

Il dibattito odierno giunge in un momento in cui ogni regione del mondo si confronta con l’impatto disumanizzante del terrorismo. Non è un fenomeno che affligge solo alcuni popoli, religioni o regioni, bensì un crimine che colpisce l’intera comunità internazionale. L’uso costante, e in alcune regioni sempre più intenso, del terrorismo ci ricorda che una tale sfida comune esige l’impegno condiviso di tutte le nazioni e le persone di buona volontà. Di fatto, il terrorismo costituisce una minaccia fondamentale alla nostra umanità comune e condivisa, poiché disumanizza sia l’autore sia la vittima e cerca di distruggere la libertà e la dignità umana, radicate nell’ordine morale naturale, sostituendo ad esse la logica della paura, del potere e della distruzione (cfr. Giovanni Paolo II, Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, Non c’è pace senza giustizia, non c’è giustizia senza perdono, 1° gennaio 2002, n. 4).

Questa istituzione è stata fondata nella scia di un’era in cui un’analoga visione nichilistica della dignità umana cercò di distruggere e dividere il nostro mondo. Oggi, come allora, le nazioni devono unirsi per adempiere alla nostra responsabilità primaria di proteggere le persone minacciate dalla violenza e da attacchi diretti alla loro dignità umana (cfr. Papa Benedetto XVI, Incontro con i Membri dell’Assemblea Generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, 18 aprile 2008).

Come ci ha ricordato Papa san Giovanni Paolo II nella scia dei tragici eventi dell’11 settembre 2001, il diritto di difendere paesi e popoli contro atti di terrorismo non autorizza a rispondere semplicemente con violenza alla violenza, ma piuttosto "deve essere esercitato rispettando i limiti morali e legali nella scelta dei fini e dei mezzi. I colpevoli devono essere correttamente identificati, poiché la responsabilità penale è sempre personale e non può essere estesa alla nazione, al gruppo etnico o alla religione di appartenenza dei terroristi". Inoltre, stiamo discutendo della questione in seno a un organismo che è parte di una struttura legale internazionale vincolante per tutti i paesi. Pertanto, ogni azione nei confronti del terrorismo al di là dei confini del paese che è direttamente sotto attacco, così come definito dall’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, deve essere sanzionata dal Consiglio di Sicurezza. Pacta sunt servanda è uno dei principi centrali del diritto internazionale.

La cooperazione internazionale deve anche affrontare le cause fondamentali di cui il terrorismo internazionale si alimenta per crescere. Inoltre, l’attuale sfida terroristica ha una forte componente culturale. I giovani che si recano all’estero per unirsi alle organizzazioni terroristiche spesso sono ragazzi provenienti da famiglie povere di immigranti, delusi da quella che percepiscono come una situazione di esclusione e dalla mancanza di valori di alcune società opulente. Insieme con gli strumenti legali e le risorse per evitare che i cittadini diventino combattenti terroristi stranieri, i Governi dovrebbero impegnarsi con la società civile per affrontare i problemi delle comunità più a rischio di reclutamento e di radicalizzazione e ottenere la loro integrazione sociale serena e soddisfacente.

Signor Presidente,

La Santa Sede – che è un soggetto internazionale rappresentante anche una comunità di fede mondiale – afferma che le persone di fede hanno la decisa responsabilità di condannare quanti cercano di scindere la fede dalla ragione e di strumentalizzarla per giustificare la violenza. Come ha ribadito Papa Francesco durante la sua visita in Albania, "Nessuno pensi di poter farsi scudo di Dio mentre progetta e compie atti di violenza e sopraffazione! Nessuno prenda a pretesto la religione per le proprie azioni contrarie alla dignità dell’uomo e ai suoi diritti fondamentali, in primo luogo quello alla vita ed alla libertà religiosa di tutti!" (Incontro con le autorità, Tirana, 21 settembre 2014). Allo stesso tempo, però, è bene sottolineare che per porre fine al nuovo fenomeno terroristico, l’obiettivo di raggiungere la comprensione culturale tra popoli e paesi e la giustizia sociale per tutti è essenziale.

Come ha affermato Papa Francesco, "Ogni volta che l’adesione alla propria tradizione religiosa fa germogliare un servizio più convinto, più generoso, più disinteressato all’intera società, vi è autentico esercizio e sviluppo della libertà religiosa" (Incontro con i leader di altre religioni e altre denominazioni cristiane, Tirana, 21 settembre 2014).

Grazie, Signor Presidente.