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SINODO DEI VESCOVI

CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE
DELL’INSTRUMENTUM LABORIS
DELL’XI ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA
DEL SINODO DEI VESCOVI

 

INTERVENTO DI S.E. MONS. NIKOLA ETEROVIĆ
INTERVENTO DI MONS. FORTUNATO FREZZA

 

INTERVENTO DI S.E. MONS. NIKOLA ETEROVIĆ

Nell’articolato iter della preparazione di un’Assemblea del Sinodo dei Vescovi un posto speciale occupa l’elaborazione dell’Instrumentum laboris, documento di lavoro dell’assise sinodale preparato in otto lingue: latino, lingua ufficiale del Sinodo dei Vescovi, italiano, francese, spagnolo, portoghese, inglese, tedesco e polacco. Sono lieto di presentare tale pubblicazione, connessa con il prossimo Sinodo dei Vescovi, come risulta pure dal suo titolo "L’Eucaristia: fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa". L’Instrumentum laboris è il risultato di un lavoro collegiale, compiuto dalla Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi con l’aiuto del X Consiglio Ordinario della Segreteria Generale.

Metodo collegiale del lavoro sinodale

Il metodo collegiale caratterizza non solamente i lavori dell’Assemblea del Sinodo dei Vescovi, luogo privilegiato della collegialità tra i rappresentanti scelti dell’ordine episcopale radunato intorno al suo Capo, Vescovo di Roma e Pastore universale della Chiesa, ma accompagna l’intero processo sinodale che include anche la preparazione di un’Assemblea e la messa in pratica delle sue proposte, chiamate propositiones. Le proposizioni contengono il consenso dei padri sinodali sui temi principali del dibattito in seno all’Assemblea. Esse vengono consegnate al Santo Padre con preghiera di elaborarle in un documento che tradizionalmente viene denominato Esortazione post-sinodale. Nella sua redazione un ruolo attivo ha il Consiglio Ordinario della Segreteria Generale.

Quanto all’organizzazione di un’Assemblea, il senso collegiale si esprime già nella scelta del tema di ogni assise sinodale e, poi, accompagna tutte le tappe della sua preparazione. Per esempio, al termine della X Assemblea Generale Ordinaria, celebrata dal 30 settembre al 27 ottobre 2001, sul tema "Il Vescovo: Servitore del Vangelo di Gesù Cristo per la Speranza del mondo", i padri sinodali proposero vari argomenti per la successiva Assemblea. La Segreteria Generale ha, poi, svolto la consultazione dell’intero episcopato attraverso le Conferenze Episcopali, le Chiese Orientali Cattoliche, i Dicasteri della Curia Romana e l’Unione dei Superiori Generali. In seguito, il risultato di tale consultazione è stato oggetto di attento esame da parte del Consiglio Ordinario della Segreteria Generale, in vista della presentazione al Santo Padre della terna di temi che avevano raggiunto il più alto consenso. Il 13 febbraio 2004 è stata pubblicata la decisione del Papa Giovanni Paolo II di v. m. di celebrare l’XI Assemblea Generale Ordinaria sul tema "L’Eucaristia: fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa", dal 2 al 29 ottobre 2005. La deliberazione di Sua Santità ha messo in moto la struttura collegiale nella preparazione della menzionata assise. Con l’assistenza del X Consiglio Ordinario, la Segreteria Generale, beneficiandosi anche di alcuni esperti, ha cominciato a preparare i Lineamenta, documento che ha lo scopo di favorire un’ampia discussione a livello della Chiesa universale sul tema sinodale. Come è noto, i Lineamenta dell’XI Assemblea Generale Ordinaria sono stati pubblicati all’inizio dell’anno 2004. La recezione del documento è stata assai positiva, come risulta soprattutto dalle risposte pervenute alla Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi dalle seguenti istituzioni ecclesiali che vengono consultate di diritto: 113 Conferenze Episcopali; 11 Sinodi dei Vescovi delle rispettive Chiese Cattoliche Orientali sui iuris; 25 Dicasteri della Curia Romana e l’Unione dei Superiori Generali. La percentuale delle risposte delle menzionate istituzioni ha oltrepassato il 90 %. A tali risposte, inoltre, occorre aggiungere numerose osservazioni di singoli Vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose e soprattutto laici. La consistente corrispondenza dimostra grande interesse per il tema scelto e notevole attesa per i risultati della prossima Assemblea Generale Ordinaria. Dato che in varie Chiese particolari la discussione è stata svolta in modo approfondito, i risultati raccolti e inviati alla Segreteria Generale hanno permesso di avere un panorama assai fedele a livello della Chiesa universale sulla percezione, sulla celebrazione e sull’influsso nella vita personale, familiare, comunitaria e sociale del sacramento dell’Eucaristia, grande mistero e dono di Dio alla sua Chiesa. Circa i dati significativi di tale indagine sulla fede eucaristica della Chiesa parlerà il secondo relatore.

Innovazione nella continuità

Personalmente vorrei soffermarmi su alcuni aspetti innovativi del lavoro sinodale favoriti dal compianto Papa Giovanni Paolo II e vivamente raccomandati dal suo Successore il Santo Padre Benedetto XVI.

Una delle prime decisioni del Suo pontificato ha riguardato il Sinodo dei Vescovi. Infatti, il 20 aprile scorso, giorno successivo all’elezione alla sede di Vescovo di Roma, nel discorso d’indole programmatica, Sua Santità Benedetto XVI ricordò tra i suoi impegni prossimi, la celebrazione del Sinodo dei Vescovi nel mese di ottobre 2005, rilevando che si sarebbe trattato di un momento forte dell’Anno dell’Eucaristia, inaugurato dal suo venerato predecessore il 17 ottobre 2004. Non sorprende, dunque, che il 12 maggio 2005 sia stato reso noto in modo ufficiale che il Sommo Pontefice aveva confermato la celebrazione dell’XI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi e il tema scelto, modificandone la data. Difatti, l’assise sinodale si svolgerà non per quattro bensì per tre settimane e cioè dal 2 al 23 ottobre p. v. Oltre al desiderio di favorire la permanenza dei Vescovi nelle loro sedi, ribadendo anche in tale modo l’attualità delle deliberazioni in merito del Concilio di Trento, riprese in qualche modo dal Codice di Diritto Canonico, can. 395 e recentemente rammentate dal Direttorio per i Vescovi, il Santo Padre ha voluto apportare modifiche allo svolgimento dell’assemblea sinodale per concentrare maggiormente i lavori e per favorire ancora di più l’aspetto collegiale e sinodale.

Le novità apportate si inseriranno nel rispetto della continuità e della prassi positiva dell’esperienza sinodale. La continuità sarà garantita dall’osservanza delle norme contenute nella Lettera Apostolica Apostolica sollicitudo e dell’Ordo Synodi. Tali documenti furono promulgati dal Papa Paolo VI di v. m. il 15 settembre 1965 e parzialmente ritoccati dal Papa Giovanni Paolo II. Le rispettive disposizioni sono inserite nel Vademecum che ogni membro riceve all’inizio dei lavori dell’assise sinodale. Oltre alle norme già collaudate, l’XI Assemblea Generale Ordinaria sarà caratterizzata pure dalle seguenti novità.

Alcune novità

Ogni padre sinodale potrà intervenire in aula sinodale per 6 e non per 8 minuti come era la prassi precedente. La ragione di tale diminuzione va cercata nell’abbreviazione del tempo dell’Assemblea del Sinodo dei Vescovi, da quattro a tre settimane, mentre il numero dei partecipanti rimarrà invariato, avvicinandosi a 250. Il motivo principale di tale riduzione consiste, però, nell’introduzione di interventi liberi per un’ora, dalle 18 alle 19, ogni giorno al termine della Congregazione generale. Tale disposizione arricchisce la metodologia del lavoro sinodale. Essa permetterà ai membri di chiedere e di ottenere più informazioni da parte dei padri sinodali che avevano già parlato in aula, riferendo sulla situazione delle rispettive Chiese particolari. Inoltre, con tale procedimento si spera di approfondire, in un aperto scambio di pareri ed esperienze, le questioni di maggiore attualità, connesse con il mistero dell’Eucaristia, fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa. Le menzionate discussioni saranno guidate dai Presidenti Delegati. Pertanto, il loro ruolo non sarà solamente quello formale di annunciare gli oratori, secondo l’ordine prestabilito, ma anche quello di moderare le discussioni che si potranno fare in 5 lingue ufficiali del Sinodo: italiano, francese, inglese, spagnolo e tedesco.

Per facilitare la discussione, i padri sinodali saranno vivamente pregati di seguire un certo ordine tematico nell’esposizione dei loro interventi, secondo la struttura dell’Instrumentum laboris, composto di 4 parti. Per i Vescovi scelti dalle Conferenze Episcopali che hanno oltre 100 membri e hanno il diritto di essere rappresentate da 4 padri sinodali, la disposizione non dovrebbe suscitare difficoltà. Sarebbe sufficiente che i quattro Vescovi si mettano d’accordo e che ognuno parli del tema connesso con una parte dell’Instrumentum laboris. Le Conferenze Episcopali che hanno da 51 a 100 membri, avranno 3 rappresentanti che potranno, presi accordi previi, intervenire su tre parti del menzionato documento. Le Conferenze Episcopali che hanno da 26 a 50 membri avranno 2 e quelle che hanno fino a 25 Vescovi 1 rappresentante. Essi dovrebbero scegliere un tema di massima importanza per le rispettive Chiese particolari e intervenire nel momento appropriato. Lo stesso vale per i rappresentanti delle Chiese Orientali Cattoliche, dei Dicasteri della Curia Romana e dell’Unione dei Superiori Generali che sceglie 10 rappresentanti tra i Superiori Maggiori di Congregazioni clericali. Tale ordine dovrebbe rendere più articolati gli interventi e fare in modo che la discussione sui singoli temi diventi più feconda.

Dato che sarà assicurata un’ampia discussione in aula e considerando la riduzione del lavoro sinodale, è sembrato necessario ridurre anche il tempo delle sedute dei Circoli minori. Come di consueto, vi saranno 12 circoli minori, divisi secondo le 5 lingue del Sinodo. Il lavoro dei circoli minori avrà per finalità principale l’elaborazione delle proposizioni. Al riguardo, non si mancherà di raccomandare ai padri sinodali di formulare proposizioni brevi e concise in modo che ognuna contenga un tema solo. Si auspica che le proposizioni non ripetano la dottrina tradizionale della Chiesa, bensì che siano orientate a favorire un articolato rinnovamento nell’applicazione pastorale e nella celebrazione liturgica del sacramento dell’Eucaristia nella Chiesa universale. In tale modo, il grande mistero della fede celebrato, adorato e vissuto diventerà ancora di più la fonte della vita della Chiesa e della sua missione di evangelizzazione e di promozione umana nel mondo intero.

Anche all’XI Assemblea Generale Ordinaria prenderà parte un congruo numero di Uditori, uomini e donne, che renderanno testimonianza dell’importanza del mistero di Gesù Eucaristia nella loro vita spirituale e nelle molteplici attività religiose e sociali che svolgono nei rispettivi posti di servizio e di lavoro. Vi sarà anche un gruppo di Esperti che con la loro competenza nella materia assisteranno i Padri sinodali nei lavori.

All’assise sinodale sono invitati pure i Delegati fraterni, rappresentanti di altre Chiese e comunità ecclesiali. Al riguardo, il loro numero sarà raddoppiato. Mentre nell’ultimo Sinodo hanno partecipato rappresentanti di 6 Chiese e comunità cristiane, alla prossima assise sinodale sono invitati 12 rappresentanti delle Chiese Ortodosse, delle Antiche Chiese d’Oriente e delle Comunità derivate della Riforma. Si potrebbe dire che si tratta di uno dei gesti concreti di ecumenismo, auspicati dal Santo Padre Benedetto XVI all’inizio del suo Pontificato.

Per favorire maggiormente la partecipazione dei padri sinodali, altre modifiche sono previste nello svolgimento dei lavori dell’Assemblea. Per esempio, le norme dell’Art. 8 dell’Ordo Synodi verranno applicate anche nella composizione della Commissione per il Messaggio. Ciò significa che i padri sinodali potranno scegliere liberamente 8 membri, esperti in materia, secondo alcuni criteri precisi, come per esempio quello di rappresentatività geografica. Altri 4 membri, tra cui il Presidente e il Vice-Presidente, saranno, come di consueto, nominati dal Santo Padre.

Ricordo, poi, che è previsto di accompagnare le menzionate innovazioni anche con un aggiornamento degli strumenti tecnici nell’aula del Sinodo: illuminazione; servizi tele-video; votazione elettronica per questioni di minore portata, ecc. Tali modifiche sono orientate a rendere ancora più facile e proficuo il dialogo tra i padri sinodali nell’esercizio della collegialità effettiva ed affettiva tra di loro e con il Santo Padre, Capo visibile dell’ordine episcopale.

Commemorazione del 40mo del Sinodo dei Vescovi

La Divina Provvidenza ha voluto che la celebrazione dell’XI Assemblea Generale Ordinaria coincida con il 40mo anniversario dell’istituzione del Sinodo dei Vescovi. È nata spontaneamente l’iniziativa di commemorare tale importante evento durante l’assise sinodale. Il Santo Padre Benedetto XVI ha ben volentieri accettato la proposta di dedicargli una sessione. Essa sarà composta da due interventi, d’indole teologica e giuridica, sulla natura del Sinodo dei Vescovi. Seguiranno poi 7 comunicazioni riguardanti gli 8 Sinodi Speciali che hanno avuto luogo. Si tratta di 6 Sinodi continentali, di cui 2 riguardano l’Europa, come pure del Sinodo per i Paesi Bassi e per il Libano. Gli interventi non mancheranno di fornire elementi utili per fare una valutazione oggettiva del cammino sinodale trascorso sotto la guida dello Spirito Santo e per offrire, grazie anche alla discussione, ulteriori consigli per aggiornare la metodologia sinodale affinché il Sinodo dei Vescovi diventi sempre di più uno strumento efficace di comunione e di collegialità nel seno della Chiesa una, santa, cattolica e apostolica.

Due Papi del Sinodo: Paolo VI e Giovanni Paolo II

Il 40mo anniversario del Sinodo dei Vescovi quasi impone uno sguardo sugli anni trascorsi e sul servizio ecclesiale svolto da questa istituzione conciliare. Al riguardo, occorre ricordare che con la prossima XI Assemblea Generale Ordinaria, saranno celebrate in tutto 21 assemblee sinodali. Alle già menzionate XI Assemblee Generali Ordinari occorre aggiungere 2 Assemblee Generali Straordinarie e 8 Assemblee Speciali. Pertanto, risulta che in media il Sinodo dei Vescovi si è riunito in un’assemblea ogni 19 mesi.

Tale dato da solo indica l’importanza per la Chiesa Cattolica dell’istituzione del Sinodo dei Vescovi. Esso, inoltre, mostra la grande considerazione dei Romani Pontefici verso questo strumento privilegiato della collegialità episcopale.

Finora, solamente due Vescovi di Roma hanno convocato, presieduto e messo in pratica i risultati dei rispettivi Sinodi. Si tratta di due Pontefici: Paolo VI e Giovanni Paolo II, entrambi Servi di Dio.

Il Papa Paolo VI istituì il Sinodo dei Vescovi il 15 settembre 1965, mentre proseguivano i lavori del Concilio Vaticano II. Pertanto risulta logico che i documenti del medesimo Concilio menzionino il Sinodo dei Vescovi per due volte: nel Decreto sull’ufficio pastorale dei Vescovi nella Chiesa Christus Dominus N. 5 e nel Decreto sull’attività missionaria della Chiesa Ad Gentes N. 29.

Il Papa Paolo VI ha convocato 5 Assemblee sinodali, di cui 4 Assemblee Generali Ordinarie, nel 1967, 1971, 1974, 1977, e 1 Assemblea Generale Straordinaria nel 1969. Egli ha voluto seguire da vicino i lavori dei rispettivi Sinodi, cercando di essere presente ai lavori sinodali. Nella prima riunione del Sinodo dei Vescovi del 1967, la sua presenza era limitata. Il Santo Padre partecipò a 5 Congregazioni generali. Egli però volle incontrare tutti i membri del Sinodo. Nella seconda Assemblea del 1969, il Sommo Pontefice partecipò quasi a tutte le Congregazioni generali, precisamente a 8 su 11, escluse quelle che cadevano di mercoledì, giorno dell’Udienza Generale. Tale fatto suscitò grande soddisfazione tra i padri sinodali. La prassi è proseguita dato che nel 1971, il Papa Paolo VI partecipò a 20 Congregazioni generali, nel 1971 a 14 e nell’anno 1977, nonostante la salute precaria, a 9 Congregazioni generali. Ad ogni modo, il Sommo Pontefice ha seguito sempre attentamente i dibattiti sinodali, adoperandosi a ricevere personalmente o in gruppo i padri sinodali. Quando non poteva essere presente in aula, si informava tramite i Presidenti Delegati e il Segretario Generale sull’andamento dei lavori. La presenza attiva del Santo Padre nell’aula del Sinodo ha creato un clima di squisita collegialità tra il successore di Pietro e dei Vescovi, successori degli apostoli. Il suo interesse, poi, per i lavori del Sinodo ha offerto grande dinamismo all’istituzione sinodale, che egli ha eretto con un’intuizione profetica, accogliendo il desiderio dei padri conciliari, allo scopo di prolungare nel tempo i benefici della collegialità episcopale nella guida e nell’attività evangelizzatrice della Chiesa Cattolica, sperimentata in modo del tutto privilegiato durante il Concilio ecumenico Vaticano II.

Giovanni Paolo II, Papa del Sinodo

Il Papa Giovanni Paolo II ha espresso più di una volta il desiderio di essere ricordato come il Papa del Sinodo. Egli spesso soleva affermare che la sua formazione deve molto all’esperienza del Sinodo dei Vescovi, dato che è stato membro di tutte le assisi sinodali dalla prima celebrata nell’anno 1967 fino all’ultima nel 2001. Può essere utile ricordare che in qualità di Arcivescovo di Cracovia, il Card. Karol Wojtyła ha partecipato a 5 assemblee sinodali: nel 1967 rifiutò di recarsi a Roma, in solidarietà con l’Arcivescovo di Varsavia, Card. Stefan Wysziński, a cui il governo comunista aveva vietato l’uscita dal Paese; nel 1969, 1971, 1974 e 1977. Nell’anno 1974 il Card. Karol Wojtyła fu Relatore Generale per la conclusione generale dell’Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi convocato sul tema "Evangelizzazione nel mondo moderno". L’Arcivescovo di Cracovia fu, inoltre, per 3 periodi, dal 1971 fino all’elezione al soglio pontificio, membro dei Consigli Ordinari della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi.

Durante il Pontificato del Papa Giovanni Paolo II sono state celebrate 15 Assemblee sinodali: 6 Assemblee Generali Ordinarie (1980, 1983, 1987, 1990, 1994, 2001); 1 Assemblea Generale Straordinarie (nel 1985) e 8 Assemblee Speciali (1980 per i Paesi Bassi; 1991 Ia per l’Europa; 1994 per l’Africa, 1995 per il Libano, 1997 per l’America, 1998 per l’Asia, 1998 per l’Oceania, 1999 IIa per l’Europa). Occorre ricordare che il Papa Giovanni Paolo II ha iniziato anche l’XI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi lasciandone la conclusione come eredità al suo Successore.

La partecipazione attenta del Santo Padre alle Congregazioni generali era proverbiale. Solamente le Udienze Generali del mercoledì gli impedivano di stare con i confratelli, di conoscerli meglio, di condividere le loro preoccupazioni, di rafforzarli nell’urgente impegno della nuova evangelizzazione. Egli, poi, voleva incontrare tutti i membri che partecipavano ai Sinodi, sia personalmente sia in gruppi, nella convinzione di compiere l’ufficio petrino di confermare nella fede i suoi fratelli (Cfr. Lc 22, 32).

Con la scomparsa del Papa Giovanni Paolo II il Sinodo dei Vescovi ha perso un grande padre sinodale, l’ultimo Vescovo in esercizio, membro di tutte le assemblee sinodali. Per il suo grande contributo alla collegialità episcopale e al metodo sinodale nella guida della Chiesa, occorre rendere grazie a Dio Onnipotente. Siamo sicuri che il caro Papa Giovanni Paolo II, ammesso nella gloria del cielo, nella comunione dei santi, soprattutto della Beata Vergine Maria, non mancherà di intercedere per il Sinodo dei Vescovi, istituzione al cui sviluppo ecclesiale ha dato un inestimabile contributo.

Esperienza sinodale del Santo Padre Benedetto XVI

Il Santo Padre Benedetto XVI ha insigni titoli per continuare l’opera dei suoi illustri predecessori, Paolo VI e Giovanni Paolo II. Infatti, anche l’attuale Pontefice ha grande esperienza sinodale. Egli ha partecipato a tutte le Assemblee del Sinodo dei Vescovi eccetto le prime quattro (nel 1967, 1969, 1971 e 1974). Infatti, il Card. Joseph Ratzinger ha preso parte a 7 Assemblee Generali Ordinarie (nel 1977, 1980, 1983, 1987, 1990, 1994 e 2001), all’Assemblea Generale Straordinaria (nel 1985) e a 7 Assemblee Speciali, tutte eccetto quella per i Paesi Bassi del 1980. Nell’anno 1980, l’Em.mo Arcivescovo di Monaco e Freising fu Relatore Generale dell’Assemblea Generale Ordinaria, celebrata sul tema "La famiglia cristiana". Egli fu poi Presidente Delegato nell’Assemblea Generale Ordinaria svoltasi nel 1983 sul tema "La penitenza e la riconciliazione nella missione della Chiesa". Per completare il quadro, occorre ricordare che il Card. Joseph Ratzinger fu membro di 4 Consigli Ordinari (1980, 1983, 1987 e 1990) e di 2 Straordinari (1983 e 1997) della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi.

Tenendo presente la grande esperienza sinodale del Santo Padre Benedetto XVI non sorprende la sua volontà di offrire un nuovo slancio al Sinodo dei Vescovi che, secondo l’affermazione della Lettera Apostolica Apostolica sollicitudo del Papa Paolo VI "come ogni istituzione umana, col passare del tempo potrà essere maggiormente perfezionato". È significativo rilevare che il primo Sinodo presieduto dal Sommo Pontefice Benedetto XVI sarà caratterizzato da una continuità innovativa nei lavori, in un ambiente di collegialità gioiosa e responsabile.

Non c’è dubbio che l’intenzione del Santo Padre troverà un’accoglienza favorevole, perché recepisce un desiderio diffuso. Inoltre, essa è accompagnata dalla preghiera dell’intera Chiesa che in quest’Anno dell’Eucaristia, per l’intercessione della Beata Vergine Maria, donna eucaristica, implora dal Signore Gesù la grazia della riscoperta della sua presenza reale nel mistero del Santissimo Sacramento. Si tratta di una presenza salvifica di Gesù sotto le specie del pane e del vino nell’Eucaristia, fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa fino alla fine dei tempi.

 

INTERVENTO DI MONS. FORTUNATO FREZZA

Genere letterario

Il genere letterario dell’Instrumentum laboris di un’assemblea sinodale non permette di procedere facilmente all’atto che la presente circostanza richiede, cioè ad esporre in compendio l’intera materia trattata nel testo. Questo documento di lavoro, infatti, si potrebbe definire, con ardua operazione mentale, come una sorta di "riduzione ampia". Tale infatti è l’Istrumentum laboris, opera che nasce dalla sintesi di una quantità enorme di informazioni provenienti da tutta la terra. Al punto che non è abituale trovare un altro organismo, che per un suo documento raccolga una simile quantità di dati da tutto il mondo.

Pubblicati nel 2004 i Lineamenta, nella Chiesa universale si è svolta una vasta consultazione e le diverse Chiese particolari hanno raccolto, ciascuna al suo interno, riflessioni e proposte, riunendole in una prima sintesi, inviata poi alla Segreteria del Sinodo. Dalle risposte delle varie Chiese particolari è nata la sintesi del testo, che abbiamo tra le mani. Sta qui il limite, e il rischio, del riassunto che tentiamo di fare, delle tante pagine giunte dalle Chiese particolari e ristrette nelle 30.127 parole dell’Intrumentum laboris. Cercheremo di dare forma ad uno schema ragionato delle questioni salienti del documento medesimo.

Struttura

Il titolo è ovviamente quello dell’argomento sinodale: L’Eucaristia, fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa.

La materia è presentata in quattro parti, incluse tra la prefazione con introduzione e la conclusione.

Inserito inizialmente il tema nell’alveo della dottrina tradizionale e anche del Magistero contemporaneo, del mistero eucaristico si ricorda l’esaltazione voluta con la proclamazione dell’Anno dell’Eucaristia che culminerà proprio con la celebrazione del Sinodo.

Nelle singole parti l’Eucaristia è contemplata in quattro ambiti originari: il mondo, la Chiesa, la vita della Chiesa, la missione della Chiesa.

A coronamento dello scritto giunge il richiamo alla forza trasformante dell’Eucaristia e all’intercessione dei Santi, tra i quali risplende la Madre di Dio.

L’ora attuale

L’Eucaristia è data per la vita del mondo, quello di ieri come quello di oggi. La fame del pane che viene da Dio si placa accogliendo il dono che il Signore fa di se stesso nel sacramento eucaristico anche all’uomo di oggi, mentre nella famiglia degli uomini si segnalano forti contrasti, dato che il progresso tecnico non ha sufficientemente favorito la pace e la giustizia tra i popoli.

In questo scenario la Chiesa, per offrire rimedi efficaci, ha bisogno di una più continua e intensa attività catechetica a riguardo della celebrazione dell’Eucaristia e della domenica, giorno del Signore, poiché senza il cibo domenicale non si può nulla e l’uomo si debilita sempre di più.

Il rimedio sta nel fatto che il mistero eucaristico è espressione e nello stesso tempo origine di unità, poiché di esso si nutre il corpo del Signore, la Chiesa, da esso prende evidenza la vita cristiana, come segno che illumina il cammino e la meta. Nell’Eucaristia, unitariamente, tutti gli altri sacramenti trovano la fonte e ad essa ritornano.

Nell’ambito delle società odierne questa medesima unità, che sembra essere agevolata dai tanti successi scientifici facilmente portati alla conoscenza del mondo intero, di fatto viene continuamente disattesa o dagli interessi nazionalistici o dalla speculazione economica o dal ripiegamento egoistico o dalle manie espansionistiche.

A questa deriva sociale l’Eucaristia rivela potentemente il modello del dono, come appagante risposta alle domande più profonde degli individui e dei popoli.

La fede della Chiesa

L’Eucaristia è mistero della fede. Essa manifesta il primato della grazia del Signore Risorto e proclama la verità della Parola di Dio. La partecipazione all’Eucaristia acuisce l’intelligenza del mistero, che nella liturgia si comunica come forza viva per il cammino di fede che dura tutta la vita.

Il mistero pasquale del Signore rende possibile alla Chiesa, suo mistico Corpo, di morire e risuscitare con Lui, mentre ne celebra il memoriale del sacrificio cruento, nel convito della Pasqua nuova ed eterna. In esso il Signore è presente realmente e il pane e il vino consacrati sono dati in cibo e bevanda di vita eterna, mentre richiedono in coloro che ad essi si accostano i segni della fede: l’adorazione, le parole e i gesti propri di chi sta davanti al Signore.

I cristiani, come singoli e come comunità di credenti, rinnovano il loro atto di fede prima di ricevere il Corpo del Signore, mentre non possono tollerare che diminuisca la percezione del mistero che è celebrato e agli abusi hanno il compito, teologale ed ecclesiale, di opporre efficaci atti di risanamento.

La vita della Chiesa

Poiché la liturgia è l’atto più insigne della vita della Chiesa e l’Eucaristia della liturgia medesima è l’apice, possiamo scoprire con stupore una mutua interiorità tra liturgia e Eucaristia, se il Concilio Vaticano II stesso poté affermare che sono ambedue fonte e culmine della vita della Chiesa (SC 10; LG 11). Per questo celebrare l’Eucaristia del Signore è vitale per la Chiesa e la vita della Chiesa è piena solo se l’Eucaristia è celebrata.

Per il fatto che la celebrazione si svolge con gesti umani, non è priva di ragioni la costante ricerca della Chiesa di dare ritmo e stile propri alle azioni rituali. Sta qui il senso delle norme o rubriche, che hanno lo scopo di accompagnare verso il mistero coloro che lo cercano.

Nella prassi di fede la Chiesa, oltre la celebrazione, trova giusto vivere la verità della presenza reale come permanenza reale e rispondere con l’adorazione eucaristica quale atto autonomo. Per questo tra celebrazione e adorazione non solo non c’è discontinuità, ma vige anche una relazione rivelativa: il Signore Risorto celebrato permane nelle specie consacrate e l’adorazione ne rivela la presenza in costanza di tempo.

In questo ambito le urgenze pastorali, il decoro del luogo sacro, la dignità del canto liturgico segnano l’ampio campo del ministero della Chiesa, proteso a custodire e promuovere, ad educare e confermare, a celebrare e pellegrinare, al solo scopo di alimentare la sua vita di sposa e di discepola.

La missione della Chiesa

L’invio missionario ad evangelizzare tutti i popoli, affidato da Gesù ai discepoli, fondato sul Battesimo, quale sacramento che apre la strada ad una nuova vita, segnata dal carattere indelebile di figli di Dio, comprende la formazione delle coscienze ad uno stile di vita evangelico incentrato nell’annuncio della Buona Notizia e nel comandamento nuovo dell’amore, di cui l’Eucaristia è il culmine e la fonte inesauribile.

Per questo il mandato missionario di evangelizzare porta con sé le profonde implicazioni sociali della carità dell’annuncio e della carità della solidarietà. L’anima di questa carità ecclesiale è il corpo eucaristico del Signore, che fa la Chiesa e unisce il popolo terreno alla Chiesa celeste dei santi.

Nella liturgia, atto della Chiesa tra le genti, si esercita da sempre una missione speciale, quella della accessibilità delle forme liturgiche per i discepoli delle innumerevoli culture umane.

Infine, una tipica attitudine della missione è la ricerca della pace portata attraverso la celebrazione dell’Eucaristia, segno di unità, vincolo di amore, voce di perdono, come anche richiamo insistente all’unità di tutti i discepoli del Signore.

La verità dell’Eucaristia

Nell’Instrumentum laboris si fa ricorso alcune volte alle orazioni dei libri liturgici, che sono l’espressione della fede confessata nella preghiera. In questo cammino ci viene incontro la colletta della domenica tredicesima del tempo ordinario, cioè dell’altra domenica: "O Dio, che ci hai reso figli della luce con il tuo Spirito di adozione, fa’ che non ricadiamo nelle tenebre dell’errore, ma restiamo sempre luminosi nello splendore della verità".

Se nella liturgia chiediamo al Signore lo splendore della verità, vuol dire che lo possiamo ricevere intero solo entrando nella nube luminosa delle specie eucaristiche. Questa è la verità dell’Eucaristia: vero pane, vero vino, vero corpo, vero sangue per la vera debolezza dell’uomo, angustiato non solo dalla cecità della fame fisica, ma soprattutto dalla tenebre dei tanti deserti di questo nostro esodo odierno.

 

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