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SYNODUS EPISCOPORUM

Esortazione Apostolica Postsinodale  
VERBUM DOMINI

INTERVENTO S.E.R. MONS. NIKOLA ETEROVIĆ
SEGRETARIO GENERALE
DEL SINODO DEI VESCOVI

Città del Vaticano,
Giovedì, 11 novembre 2010

 

I) Introduzione

L’Esortazione Apostolica Postinodale Verbum Domini presenta alla Chiesa universale, ai membri di altre Chiese e comunità cristiane, ai credenti di denominazioni religiose non cristiane, come pure agli uomini di buona volontà, i risultati della XII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi su La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa, che si è tenuta in Vaticano dal 5 al 26 ottobre 2008. Al termine dell’Assise, i Padri sinodali hanno pregato il Santo Padre Benedetto XVI di “offrire un documento sul mistero della Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa, anche alla luce dell’Anno dedicato a San Paolo, Apostolo delle genti, nel bimillenario della sua nascita” (Propositio 1). L’Esortazione Apostolica è il risultato di tale voto che il Santo Padre Benedetto XVI ha volentieri accolto, servendosi del contributo del XII Consiglio Ordinario della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi. 

La Verbum Domini è divisa in tre parti, seguendo la struttura del tema dell’Assemblea sinodale: La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa. Pertanto, la prima parte è intitolata Verbum Dei, la seconda Verbum in Ecclesia e la terza Verbum mundo. Evidentemente, il Documento incomincia con una Introduzione che fornisce utili indicazioni preliminari, tra cui lo scopo dell’Esortazione, e si chiude con la Conclusione in cui sono sintetizzate le idee portanti.

Prima di presentare brevemente la struttura della Verbum Domini, desidero soffermarmi sul significato del titolo e sullo scopo dell’Esortazione Apostolica Postsinodale.

 

II) Titolo dell’Esortazione Apostolica

Il titolo Verbum Domini è preso dalle antiche parole del profeta Isaia, nella maniera in cui le ha riproposte san Pietro nella sua Prima Lettera.

Verbum autem Dei nostri manet in aeternum” [“La parola del nostro Dio dura per sempre”] (Is 40, 8). Con tale versetto del capitolo 40 del profeta Isaia, inizia il cosiddetto Libro della Consolazione del “Secondo-Isaia”, “Deutero-Isaia”. Il profeta annuncia la liberazione del popolo eletto. La sua schiavitù è terminata e, sotto la guida di Dio, si prepara un nuovo esodo. Nella contingenza della natura: “secca l’erba, appassisce il fiore” (Is 40, 8), e dell’uomo: “ogni uomo è come l’erba e tutta la sua grazia è come un fiore del campo” (Is 40, 6), l’unica forza stabile è la Parola di Dio che rimane per sempre.

Nella prima Lettera di san Pietro viene riportata la citazione del profeta Isaia, per esortare i cristiani a lasciarsi rigenerare “non da un seme corruttibile ma incorruttibile, per mezzo della parola di Dio viva ed eterna” perché “ogni carne è come l’erba e tutta la sua gloria come un fiore di campo. L’erba inaridisce, i fiori cadono, ma la parola del Signore rimane in eterno” [“Verbum autem Domini manet in aeternum”] (1 Pt 1, 24-25). L’autore della Lettera conclude: Hoc est autem verbum, quod evangelizatum est in vos [“E questa è la parola del Vangelo che vi è stato annunciato”] (1 Pt 1, 25).

Nel titolo dell’Esortazione Apostolica Postsinodale Verbum Domini si può, dunque, facilmente percepire la concordanza e quindi la continuità tra l’Antico e il Nuovo Testamento come pure il suo compimento e superamento nella Persona di Gesù Cristo, testimoniata nei 27 libri del Nuovo Testamento.  In effetti, il Vangelo di cui parla san Pietro è il Vangelo “di Gesù, Cristo, Figlio di Dio” (Mc 1, 1). È la Buona Notizia del mistero pasquale di Gesù. “Mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti” (1 Pt 1, 3), Dio suo Padre ci ha rigenerati nella sua grande misericordia “per una speranza viva, per un’eredità che non si corrompe, non si macchia e non marcisce” (1 Pt 1, 4). Tale è il contenuto del Vangelo annunciato da san Pietro e da tutti gli Apostoli che l’Esortazione Apostolica Postsinodale mette ben in evidenza.

Il titolo dell’Esortazione Apostolica, pertanto, riprende la versione latina della 1 Lettera di san Pietro, nella traduzione attribuita a san Gerolamo, la Volgata. Per la Divina provvidenza, la Verbum Domini porta la data del giorno della sua memoria liturgica, 30 settembre. È doveroso ricordare che un altro importante documento sulla Bibbia fu pubblicato nella stessa data 67 anni fa. Si tratta dell’enciclica Divino Afflante Spiritu del Servo di Dio Pio XII, pubblicata il 30 settembre 1943. San Gerolamo è menzionato anche nella Dei Verbum, una della quattro Costituzioni dommatiche del Concilio Ecumenico Vaticano II. In particolare, è citata la nota espressione “L'ignoranza delle Scritture, infatti, è ignoranza di Cristo” (DV 25), ripresa anche dalla Verbum Domini (cfr VD 30), documento che abbonda di citazioni patristiche. La Dei Verbum è spesso rievocata nell’Esortazione Apostolica Postsinodale, come del resto lo è stata anche nel corso dell’Assise sinodale. Anche per la somiglianza linguistica Dei Verbum - Verbum Domini l’Esortazione Apostolica Postsinodale rimanda alla Costituzione conciliare. La Verbum Domini riconosce il grande impulso che la Dei Verbum ha avuto nella riscoperta della Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa. Al contempo, sotto l’azione dello Spirito Santo che guida la Chiesa nella continuità del proprio cammino, indicato dal Signore Gesù, il Sinodo sulla Parola di Dio ha voluto “approfondire ulteriormente il tema della divina Parola, sia come verifica dell’attuazione delle indicazioni conciliari, sia per affrontare le nuove sfide che il tempo presente pone ai credenti in Cristo” (VD 3). Di tale intento testimonia da Verbum Domini. È significativo che la Verbum Domini cominci con la citazione biblica con la quale si chiude la Dei Verbum: “Come dall'assidua frequenza del mistero eucaristico si accresce la vita della Chiesa, così è lecito sperare nuovo impulso alla vita spirituale dall'accresciuta venerazione per la parola di Dio, che ‘permane in eterno’ (Is 40, 8; cfr. 1 Pt 1, 23-25)” (DV 26).

Il titolo, poi, della Verbum Domini ha un’importante rilievo liturgico. Infatti, dopo ogni lettura del brano della Sacra Scrittura nelle celebrazioni liturgiche, soprattutto nell’Eucaristia, il popolo di Dio ringrazia per il cibo della Parola esclamando Verbum Domini, rendendo grazie alla Persona del Verbo incarnato, Gesù di Nazaret, presente nella Parola proclamata. Il titolo, pertanto, indica la liturgia come luogo privilegiato della divina Parola.        

 

III) Scopo dell’Esortazione Apostolica

Lo scopo della Verbum Domini è molteplice:

1) Comunicare i risultati dell’Assemblea sinodale,  “far conoscere a tutto il Popolo di Dio la ricchezza emersa nell’assise sinodale vaticana e le indicazioni espresse dal lavoro comune” (VD 1). Il Santo Padre Benedetto XVI desidera presentare i risultati del Sinodo sulla Parola di Dio perché influiscano efficacemente sulla vita ecclesiale e sulla sua missione nel mondo.

2) Riscoprire la Parola di Dio, fonte di costante rinnovamento ecclesiale. “Indicare alcune linee fondamentali per una riscoperta della divina Parola nella vita della Chiesa, sorgente di costante rinnovamento”  (VD 1). Le acquisizioni del Sinodo sulla Parola influiranno “sul personale rapporto con le sacre Scritture, sulla loro interpretazione nella Liturgia e nella catechesi come anche nella ricerca scientifica, affinché la Bibbia non rimanga una Parola del passato, ma la sua vitalità e attualità siano lette e dischiuse nella vastità delle dimensioni dei suoi significati” (VD 5). Intesa in tale senso, “la divina Parola sarà sempre di pij il movente del rinnovamento della Chiesa chiamata a ringiovanire grazie alla Parola del Signore che rimane in eterno (1 Pt 1, 25; Is 40, 8)” (VD 124). Il rinnovamento presuppone l’ascolto, la meditazione, la conversione del cuore, attitudini indispensabili per poter osservare la Parola di Dio (cfr Lc 11, 28), sorgente di una Pentecoste anche oggi. Si tratta di “una Pentecoste ancora in cammino” (VD 4), dato che tuttora molte persone e popoli attendono la Parola di Dio nella propria lingua e cultura, fatto che rende urgente la missio ad gentes.

3) Promuovere l’animazione biblica della pastorale. La Parola di Dio, infatti, dovrebbe diventare “sempre più il cuore di ogni attività ecclesiale” (VD 1). Perché ciò diventi realtà, bisogna favorire un’adeguata formazione biblica a tutti i livelli. Al riguardo, “occorre potenziare l’apostolato biblico, metodo assai valido per tale finalità, come dimostra l’esperienza ecclesiale” (VD 75).

4) Essere testimoni della Parola. I fedeli sono chiamati a riscoprire “l’incontro personale e comunitario con Cristo, Verbo della vita che si è reso visibile, e a farsi suoi annunciatori perché il dono della vita divina, la comunione, si dilati sempre più in tutto il mondo” (VD 2).  “L’annuncio della Parola crea comunione e realizza la gioia” (VD 123). I cristiani hanno il dovere di “comunicare la gioia che viene dall’incontro con la Persona di Cristo”, grande urgenza pastorale del nostro tempo. “Non esiste priorità più grande di questa: riaprire all’uomo di oggi l’accesso a Dio, al Dio che parla e ci comunica il suo amore perché abbiamo vita in abbondanza (cfr Gv 10, 10)” (VD 2). 

5) Intraprendere una nuova evangelizzazione, “nella certezza dell’efficacia della divina Parola” (VD 96). “Il nostro dev’essere sempre più il tempo di un nuovo ascolto della Parola di Dio e di una nuova evangelizzazione” (VD 122). Riscoprire la centralità della divina Parola richiede di continuare, con rinnovato slancio, la missio ad gentes e “intraprendere con tutte le forze la nuova evangelizzazione, soprattutto in quelle nazioni dove il Vangelo è stato dimenticato o soffre l’indifferenza dei più a causa di un diffuso secolarismo” (VD 122). Nei Paesi della nuova evangelizzazione, la Parola di Dio deve essere  proposta anche agli immigrati (cfr VD 105).

6) Favorire il dialogo ecumenico, sottolineando la centralità degli studi biblici in vista della piena unità di tutti i cristiani, convinti “che ascoltare e meditare insieme le Scritture ci fa vivere una comunione reale, anche se non ancora piena” (VD 46). O stato toccante ascoltare i delegati fraterni che hanno partecipato all’Assemblea sinodale, tra cui in modo particolare Sua Santità Bartolomeo I, Patriarca ecumenico di Costantinopoli (cfr VD 4). Occorre incrementare “lo studio, il confronto e le celebrazioni ecumeniche della Parola di Dio, nel rispetto delle regole vigenti e delle diverse tradizioni” (VD 46). Nel lavoro ecumenico di grande importanza sono le traduzioni comuni della Bibbia nelle diverse lingue.

7) Amare la Parola di Dio. Le precedenti indicazioni potrebbero essere sintetizzate nell’attitudine propria dei cristiani di lasciarsi guidare dallo Spirito Santo “per poter amare sempre di più la Parola di Dio” (VD 5) che, in definitiva, è la Persona di Gesù Cristo, Verbo incarnato. Ad amare la Bibbia sono invitati tutti i cristiani. La Verbum Domini ha, pertanto, notevole portata ecumenica.

       

IV) Struttura della Verbum Domini

L’Esortazione Apostolica Postsinodale è divisa in tre parti che a sua volta sono composte da alcuni capitoli. Essa trae l’ispirazione dallo stupendo Prologo del Vangelo di San Giovanni.

1) La prima parte, Verbum Dei, sottolinea il ruolo fondamentale di Dio Padre, fonte e origine della Parola (cfr VD 20-21), come pure la dimensione trinitaria della rivelazione. È divisa in tre capitoli. Nel primo, Il Dio che parla, si mette in risalto la volontà di Dio di aprire e intrattenere un dialogo con l’uomo, nel quale Dio prende l’iniziativa e si rivela in vari modi. Pertanto, adoperando la categoria dell’analogia, il Documento analizza diversi significati della divina Parola. Dio parla per mezzo della creazione, in particolare dell’uomo e della donna creati a sua immagine. Egli ha parlato per mezzo dei profeti. I libri dell’Antico e del Nuovo Testamento sono la sua Parola attestata e divinamente ispirata. La Tradizione viva della Chiesa è pure sua Parola. La Parola di Dio è anche il suo silenzio che ha avuto l’espressione culminante nella croce del Signore Gesù (cfr VD 21). Tutti i significati della Parola di Dio conducono a Lui, Verbo incarnato, espressione piena e perfetta della Parola di Dio. Pertanto, la Verbum Domini mette in risalto l’aspetto cristologico della Parola, sottolineando al contempo anche la dimensione pneumatologica, per evidenziare la sua fonte e termine in Dio Padre. In questa parte si affronta il rapporto tra Tradizione e Scrittura come pure il tema dell’ispirazione e verità della Bibbia.

La risposta dell’uomo al Dio che parla è il titolo del secondo capitolo. L’uomo è chiamato ad entrare nell’Alleanza con il suo Dio che lo ascolta e risponde alle sue domande. A Dio che parla, l’uomo risponde con la fede. La preghiera più indicata è quella fatta mediante le parole che lo stesso Dio ha rivelato e che sono mantenute scritte nella Bibbia. Essa spesso descrive il peccato dell’uomo come non ascolto della Parola di Dio. Tale peccato è stato vinto nell’obbedienza radicale di Gesù Cristo, fino alla morte di croce (cfr Fil 2, 8). La Vergine Maria, Mater Verbi e Mater fidei, offre l’esempio del compimento perfetto della reciprocità tra la Parola di Dio e la fede.              

Il terzo capitolo è dedicato al tema L’Ermeneutica della sacra Scrittura nella Chiesa. È la parte più teorica del Documento, ma assai importante per la retta comprensione della Parola di Dio. La sacra Scrittura dovrebbe essere, come auspicato dalla Dei Verbum, “l’anima della sacra Teologia”. La Chiesa è il luogo originario dell’interpretazione della Bibbia. Dopo alcune riflessioni sullo sviluppo della ricerca biblica e il Magistero della Chiesa, si presenta l’ermeneutica biblica del Concilio Vaticano II che occorre riscoprire anche per evitare un certo dualismo dell’ermeneutica secolarizzata. Esso potrebbe portare ad un’interpretazione fondamentalista o spiritualista della sacra Scrittura. La retta ermeneutica richiede la complementarità del senso letterale e spirituale, una armonia tra la fede e la ragione. Nel ribadire l’unità intrinseca della Bibbia, la Verbum Domini esamina il rapporto tra l’Antico e il Nuovo Testamento, senza trascurare le cosiddette pagine “oscure” della Bibbia, concentrandosi, poi, sul rapporto tra i cristiani e gli ebrei in riferimento alle sacre Scritture. Un rapporto del tutto speciale esiste tra i cristiani e gli ebrei, che condividono buona parte delle Scritture, che i cristiani denominano Antico Testamento. Inoltre, per comprendere in modo adeguato la persona stessa di Gesù Cristo, è necessario riconoscerlo come figlio del popolo ebreo, della sua cultura ed esperienza religiosa.

L’Esortazione Apostolica Postsinodale riflette anche su Bibbia ed ecumenismo, dato che la sacra Scrittura è un vincolo importante di unità tra i cattolici e gli altri cristiani, membri delle Chiese e comunità cristiane. La venerazione della Bibbia e l’amministrazione del sacramento del battesimo, rappresentano legami fondamentali tra tutti coloro che credono in Dio Uno e Trino, Padre, Figlio e Spirito Santo, il cui mistero è stato rivelato nella sacra Scrittura.

Il Documento poi fornisce validi contributi per un dialogo tra pastori, teologi ed esegeti, come pure sull’impostazione degli studi teologici. La parte dedicata all’ermeneutica della sacra Scrittura termina menzionando alcuni santi, rilevando che i santi sono i migliori interpreti della Parola di Dio.

2) La seconda parte, Verbum in Ecclesia, mette in risalto che, per la divina Provvidenza, la Chiesa è la casa della Parola di Dio che accoglie il Verbo fatto carne e che ha posto la sua tenda tra noi (cfr Gv 1, 14). Questa parte è divisa in tre capitoli. Il primo, La Parola di Dio e la Chiesa, sottolinea che grazie alla Parola di Dio e all’azione sacramentale, Gesù Cristo è contemporaneo agli uomini nella vita della Chiesa.

Liturgia luogo privilegiato della Parola di Dio è il titolo del secondo capitolo che riflette sulla Parola di Dio nella sacra Liturgia. Si sottolinea qui il nesso vitale tra la sacra Scrittura e i sacramenti, in particolare l’Eucaristia, dato che la Liturgia della Parola costituisce la prima parte della santa Messa. Il Documento prende in considerazione la Parola di Dio ed anche i sacramenti della Riconciliazione e dell’unzione degli Infermi. Il nesso tra i Sacramenti e la Parola di Dio apre la riflessione circa la sacramentalità della Parola, che ha bisogno di ulteriore approfondimento. Facendosi eco del pensiero dei Padri sinodali, la Verbum Domini richiama l’importanza del Lezionario che la riforma del Concilio Vaticano II ha arricchito con abbondanti brani della sacra Scrittura. In tale contesto, non si poteva omettere l’importanza della proclamazione della Parola e del ministero del lettorato e, soprattutto, dell’omelia, tema che ha notevole importanza nell’Esortazione Apostolica Postsinodale. La Verbum Domini sottolinea inoltre la grande rilevanza della Parola di Dio e della Liturgia delle Ore. Offre, poi, validi suggerimenti per l’animazione liturgica, la celebrazione e la proclamazione della Parola di Dio, il silenzio, il tempo liturgico cristiano, l’esclusività dei testi biblici nella liturgia, il canto biblicamente ispirato, l’attenzione particolare ai non vedenti e ai non udenti.

Il terzo capitolo è dedicato a La Parola di Dio nella vita ecclesiale, mettendo in risalto l’importanza dell’animazione biblica della pastorale, la dimensione biblica della catechesi, la formazione biblica dei cristiani, la sacra Scrittura nei grandi raduni ecclesiali, la Parola di Dio in rapporto alle vocazioni. Particolare attenzione è dedicata alla Parola di Dio e ai Pastori - vescovi, presbiteri, diaconi, candidati all’Ordine sacro -, ai membri di vita consacrata, come pure ai fedeli laici e, soprattutto, in seno al matrimonio e alla famiglia. Notevole parte del capitolo è riservata alla lettura orante della sacra Scrittura, in particolare, alla Lectio divina, e alla preghiera mariana. Il capitolo termina con appropriate riflessioni sulla Parola di Dio e la Terra Santa, ove la Parola di Dio si è incarnata, è stata rivelata e gelosamente custodita nella forma orale e scritta.

3) La terza parte, Verbum mundo, sottolinea il dovere dei cristiani di annunciare la Parola di Dio nel mondo in cui vivono ed operano. Essa è divisa in quattro capitoli. Il primo, La missione della Chiesa: annunciare la Parola di Dio, riflette sulla missione della Chiesa che ha come punto di partenza e di arrivo il mistero di Dio Padre. Il Verbo di Dio ci ha comunicato la vita divina. La sua Parola ci coinvolge non soltanto come destinatari ma anche come suoi annunciatori. Infatti, tutti i battezzati sono responsabili dell’annuncio della Parola di Dio dalla quale proviene la missione della Chiesa. Essa è orientata al primo annuncio, ad gentes, a coloro che tuttora non conoscono il Verbo, Parola di Dio, ma anche a coloro che sono stati battezzati ma non sufficientemente evangelizzati e che hanno bisogno di una nuova evangelizzazione per riscoprire la Parola di Dio. La credibilità dell’annuncio della Buona Notizia dipende dalla testimonianza della vita cristiana.

Parola di Dio e impegno nel mondo è il titolo del secondo capitolo. In esso sono indicate piste per un’animazione della complessa realtà del mondo tramite la Parola di Dio. I cristiani sono chiamati a servire il Verbo di Dio nei fratelli più piccoli e, dunque, ad impegnarsi nella società per la riconciliazione, la giustizia e la pace tra i popoli. La Parola di Dio è sorgente di una carità operosa e creativa per alleviare le sofferenze dei poveri in senso materiale e spirituale. La Verbum Domini si rivolge, con la luce della Parola di Dio, ai giovani, ai migranti, ai sofferenti, ai poveri. Essa ha pure importanti connotazioni ecologiche nella visione cristiana del creato che è anche, in modo analogico, Parola di Dio.              

Il terzo capitolo è dedicato alla Parola di Dio e culture, dato che la Bibbia è giustamente percepita come grande codice per la cultura dell’umanità, sorgente inesauribile di espressioni artistiche fino ai nostri giorni. Pertanto, sarebbe auspicabile che la Bibbia fosse meglio conosciuta nelle scuole e università e che i mezzi di comunicazione sociale siano adoperati sempre meglio nella sua divulgazione, usufruendo di tutte le attuali possibilità tecniche. Il tema dell’inculturazione della sacra Scrittura è legato anche alle traduzioni e alla diffusione della Bibbia, che bisogna ulteriormente incrementare. Ad ogni modo, la Parola di Dio ha bisogno di esprimersi nelle culture dei popoli, ma essa supera abbondantemente i limiti delle culture umane.

Parola di Dio e dialogo interreligioso è il tema del quarto capitolo. Dopo aver stabilito il valore e l’attualità del dialogo interreligioso, la Verbum Domini, alla luce della Parola di Dio che si è pienamente rivelata nella Persona di Gesù Cristo, fornisce valide indicazioni circa il dialogo tra cristiani e musulmani, come pure con gli appartenenti ad altre religioni non cristiane, nel quadro della libertà religiosa che implica non solamente la libertà di professare la propria fede in privato e in pubblico, ma anche la libertà di coscienza e cioè di scegliere la propria religione.

Nella Conclusione, il Santo Padre Benedetto XVI ribadisce l’esortazione a tutti i cristiani “ad impegnarsi per diventare sempre pij familiari con le sacre Scritture” (VD 121). La Parola di Dio spinge alla missione, come mostra l’esempio di san Paolo, Apostolo delle genti. “Così anche oggi lo Spirito Santo non cessa di chiamare ascoltatori e annunciatori convinti e persuasivi della Parola del Signore” (VD 122). Essi sono chiamati ad essere “annunciatori credibili della Parola di salvezza”, comunicando “la fonte della vera gioia... che scaturisce dalla consapevolezza che solo il Signore Gesù ha parole di vita eterna (cfr Gv 6, 68)” (VD 123). “Questa intima relazione tra la Parola di Dio e la gioia è posta in evidenza proprio nella Madre di Dio, ‘Mater Verbi et Mater laetitiae’” (VD 124).

 

V) Contributo del Papa Benedetto XVI

Al termine, occorre rilevare il grande contributo del Santo Padre Benedetto XVI all’Esortazione Apostolica Postsinodale. In essa è raccolto il suo ricco Magistero sulla Parola di Dio, espresso anche durante la XII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi. Oltre l’intervento del 14 ottobre 2008 nell’Aula sinodale, che è stato accolto dai Padri sinodali e elaborato nella Verbum Domini, particolarmente dense di contenuto sono state le omelie all’inizio e alla fine della celebrazione dell’Assise sinodale che, arricchendo le riflessioni sinodali, hanno alimentato la presente Esortazione Apostolica Postinodale. Essa infatti non solamente comunica le riflessioni dell’Assise sinodale e i consigli rivolti al Santo Padre, bensì su vari aspetti ne rappresenta un vero approfondimento. Tenendo presenti le numerose citazioni e i richiami all’illuminato Magistero di Sua Santità, è doveroso riconoscere il contributo qualificato del Vescovo di Roma, Presidente del Sinodo dei Vescovi, alle discussioni sinodali, che poi ha sviluppato nella Verbum Domini. Esso evidenzia ancora una volta, la priorità della Parola di Dio nel suo Pontificato. Prendendo in considerazione tali fatti, si potrebbe concludere che il Santo Padre Benedetto XVI può essere definito il Papa della Parola di Dio.

 

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