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SYNODUS EPISCOPORUM

VERBUM DOMINI

«Beati coloro che ascoltano la parola di Dio
e la osservano»

PRESENTAZIONE DELL’ESORTAZIONE APOSTOLICA POST-SINODALE VERBUM DOMINI
SU LA PAROLA DI DIO NELLA VITA
E NELLA MISSIONE DELLA CHIESA

Conferenza stampa – Giovedì 11 novembre ore 12.00 – Sala Stampa

 

«Mentre diceva questo, una donna dalla folla alzò la voce e gli disse: “Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!”. Ma egli disse: “Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!”» [1]. Alla folla che sente il grido di ammirazione di questa donna, colpita dalla sua predicazione, Gesù replica: Beati coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano.

L’Esortazione apostolica post-sinodale Verbum Domini su la Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa è la ripresa da parte della Chiesa di questa risposta di Gesù, nella coscienza ch’essa da venti secoli ha di dare testimonianza nel mondo e per il mondo della Parola di Dio. Al Concilio Vaticano II, la Chiesa esprimeva in questo modo il contenuto essenziale della Rivelazione: «Dio invisibile nel suo grande amore parla agli uomini come ad amici e si intrattiene con essi, per invitarli e ammetterli alla comunione con sé» [2].

L’Esortazione apostolica  Verbum Domini riprende lo stesso messaggio a quarantacinque anni di distanza: «Dio si fa conoscere a noi come mistero di amore infinito in cui il Padre dall’eternità esprime la sua Parola nello Spirito Santo. Perciò il Verbo, che dal principio è presso Dio ed è Dio, ci rivela Dio stesso nel dialogo di amore tra le Persone divine e ci invita a partecipare ad esso» [3].

A. Il paradigma mariano della rivelazione

Prendendo ispirazione dalla Parola di Dio così come essa è svelata nella sua profondità trinitaria e cristologica nel prologo di San Giovanni e negli scritti paolini [4], l’Esortazione post-sinodale sviluppa una visione dinamica e dialogica della Rivelazione, nella linea della Costituzione conciliare Dei Verbum. In effetti, la rivelazione cristiana non offre in primo luogo un’informazione privilegiata nei riguardi di Dio, questo Dio sconosciuto che tutte le religioni del mondo si sforzano di avvicinare a tentoni[5]. La rivelazione cristiana è essenzialmente una chiamata al dialogo, una Parola creatrice di evento e di incontro, di cui la Chiesa fa esperienza sin dalle sue origini.

Papa Benedetto XVI ha tradotto in una celebre formula questo carattere di evento della rivelazione: «Abbiamo creduto all'amore di Dio - scrive il Santo Padre - così il cristiano può esprimere la scelta fondamentale della sua vita. All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva»[6]. Il cristianesimo non è dunque il frutto d’una saggezza umana o d’una idea geniale ma di un incontro e di una alleanza con una Persona che dà all’esistenza umana il suo decisivo orientamento e la sua forma.

In quest’ottica, la figura della Vergine Maria che ha cooperato al mistero dell’Incarnazione del Verbo, rimane l’insuperabile paradigma del fecondo rapporto della Chiesa alla Parola di Dio. Ecco perché il Santo Padre assume in modo molto esplicito al numero 28 della  Verbum Domini la prospettiva mariana formulata dal Sinodo: «L’attenzione devota e amorosa alla figura di Maria come modello e archetipo della fede della Chiesa è di importanza capitale per operare anche oggi un concreto cambiamento di paradigma nel rapporto della Chiesa con la Parola, tanto nell’atteggiamento di ascolto orante quanto nella generosità dell’impegno per la missione e l’annuncio».

L’Esortazione  Verbum Domini risponde così a ciò di cui ha bisogno la Chiesa in questo inizio di millennio. Poiché seppure nel secolo scorso la conoscenza della Parola di Dio ha progredito in maniera notevole, particolarmente grazie agli studi biblici, alla riforma liturgica, alla catechesi, all’ecumenismo ed alla più ampia diffusione della Parola di Dio, rimane ancora un deficit da colmare in ciò che riguarda la vita spirituale del popolo di Dio. Questi ha il diritto d’esser maggiormente ispirato e nutrito da un approccio più orante e più ecclesiale alle Sacre Scritture. È almeno ciò che i Padri sinodali hanno avvertito nell’azione dello Spirito Santo in mezzo a loro e ch’essi hanno espresso negli orientamenti pastorali.

Se è vero che occorre conoscere le Scritture per conoscere il Cristo, occorre soprattutto pregare con le Sacre Scritture per incontrarvi personalmente il Cristo. Di qui i numerosi sviluppi di  Verbum Domini sulla Santa Liturgia, sulla lettura orante e assidua dei testi sacri, sull’ascolto e sul silenzio, sulla condivisione della fede riguardo ai testi biblici, in modo particolare quelli della liturgia domenicale.

È una buona novella per gli uomini e le donne del giorno d’oggi che sono sollecitati dai contrastanti messaggi dei potenti mezzi di comunicazione, a volte a danno della loro ricerca di senso e di felicità. «Pertanto – afferma sin dal suo esordio la  Verbum Domini – fatti ad immagine e somiglianza di Dio amore, possiamo comprendere noi stessi solo nell’accoglienza del Verbo e nella docilità all’opera dello Spirito Santo. È alla luce della Rivelazione operata del Verbo divino che si chiarisce definitivamente l’enigma della condizione umana» [7].

L’uomo trova nell’incontro con Gesù molto più di un suo insegnamento come Maestro di dottrina; trova la sua amicizia personale e personalizzante. La fede cristiana è comunione personale ed ecclesiale con il Verbo di Dio nato dalla fede di una donna.

Invito i lettori a meditare con attenzione i sostanziali passaggi sulla Vergine Maria e la Parola di Dio che danno il tono all’intera Esortazione. Maria è «Madre del Verbo di Dio» e «Madre della fede»[8], l’Icona per eccellenza della Lectio divina [9], Maria, «Mater Verbi et Mater laetitiae» [10].

 

B.     Il senso spirituale delle Scritture

Uno dei temi di rilievo dell’Assise sinodale fu l’ermeneutica della Sacra Scrittura nella Chiesa [11]. Oggetto di accesi dibattiti e d’un autorevole intervento del Santo Padre, questo tema è stato ripreso e sviluppato nella  Verbum Domini su quasi 40 pagine. Non è agevole riassumerle in poche frasi. Diciamo tuttavia che l’orientamento dato all’ermeneutica biblica è chiaro e costruttivo, situando la scienza biblica, esegetica e teologica, all’interno e al servizio della fede della Chiesa. Le scienze sacre, siano esse filologiche, letterarie, storiche, patristiche o speculativamente teologiche, non possono fare astrazione dalla fede della Chiesa in alcun momento del loro sviluppo e della loro metodologia.

Di qui l’insistenza del Documento post-sinodale, di fronte al «pericolo di dualismo» tra esegesi scientifica e teologia, sull’unità e la complementarità delle due discipline e sul loro legame con la vita spirituale. In effetti – richiama la  Verbum Domini citando la Pontificia Commissione Biblica –, «con la crescita della vita nello Spirito cresce anche, nel lettore, la comprensione delle realtà di cui parla il testo biblico»[12]. «La Bibbia è il Libro della Chiesa» [13] e la sua interpretazione scaturisce dalla vita e dalla crescita della Chiesa, a tal punto che si potrebbe ripetere con san Gregorio Magno: «le parole divine crescono con colui che le legge» [14].

Sullo stesso filone, l’Esortazione apostolica  Verbum Domini lancia un appello per una rinnovata ricezione dell’«ermeneutica biblica conciliare» richiamando in particolar modo i criteri fondamentali per render dovuto conto della dimensione divina della Bibbia: «1) interpretare il testo tenendo presente l’unità di tutta la Scrittura; questo oggi si chiama esegesi canonica; […] 2) si deve poi tener presente la viva tradizione di tutta la Chiesa, e finalmente 3) bisogna osservare l’analogia della fede» [15]. L’Esortazione completa questo richiamo della Dei Verbum citando il papa Benedetto XVI in occasione della sua allocuzione all’Assemblea sinodale: «Solo dove i due livelli metodologici, quello storico-critico e quello teologico, sono osservati, si può parlare di una esegesi teologica – di una esegesi adeguata a questo Libro» [16].

Questi elementi sono in seguito ripresi con maggior dettaglio segnalando i meriti e i limiti dell’esegesi storico-critica, richiamando il valore dell’esegesi patristica ed esortando gli esegeti, i teologi e i pastori ad un dialogo costruttivo per la vita e la missione della Chiesa [17]. Ciò che nella nostra epoca importa è infatti sviluppare il senso spirituale delle Scritture, nella continuità della Tradizione e nella linea ridefinita dalla Pontificia Commissione Biblica. Il senso spirituale della Scrittura è «il senso espresso dai testi biblici quando vengono letti sotto l’influsso dello Spirito Santo nel contesto del mistero pasquale di Cristo e della vita nuova che ne risulta. Questo contesto esiste effettivamente. Il Nuovo Testamento riconosce in esso il compimento delle Scritture. È perciò normale rileggere le Scritture alla luce di questo nuovo contesto, quello della vita nello Spirito» [18].

Questo orientamento fondamentale è ripreso in chiusura della sezione sull’ermeneutica ecclesiale delle Scritture con l’evocazione di numerosi esempi di santi che si sono lasciati plasmare dalla Parola di Dio nella storia della Chiesa. Basta menzionare sant’Antonio Abate, san Benedetto, san Francesco d’Assisi e le tre ben note Teresa per comprendere che la «santità in rapporto alla Parola di Dio si iscrive così, in un certo modo, nella tradizione profetica, in cui la Parola di Dio prende a servizio la vita stessa del profeta. In questo senso la santità nella Chiesa rappresenta un’ermeneutica della Scrittura dalla quale nessuno può prescindere. Lo Spirito Santo che ha ispirato gli autori sacri è lo stesso che anima i Santi a dare la vita per il Vangelo. Mettersi alla loro scuola costituisce una via sicura per intraprendere un’ermeneutica viva ed efficace della Parola di Dio» [19].

 

C.     Questioni da approfondire

L’Esortazione apostolica post-sinodale  Verbum Domini accoglie tutte le 55 Proposizioni approvate dai Padri sinodali e sottomesse alla benevola considerazione del Santo Padre Benedetto XVI. Il loro contenuto è stato inserito e sviluppato nel testo del Documento. Alcuni punti devono essere studiati ulteriormente. Per esempio, i temi dell’ispirazione e della verità delle Scritture che la riflessione teologica ha sempre considerato «come due concetti chiave per un’ermeneutica ecclesiale delle sacre Scritture. Tuttavia, si deve riconoscere l’odierna necessità di un approfondimento adeguato di queste realtà, così da poter rispondere meglio alle esigenze riguardanti l’interpretazione dei testi sacri secondo la loro natura» [20]. Altro argomento da approfondire è la sacramentalità della Parola di Dio che «può favorire una comprensione maggiormente unitaria del mistero della Rivelazione in “eventi e parole intimamente connessi”, giovando alla vita spirituale dei fedeli e all’azione pastorale della Chiesa» [21]. Bisogna approfondire anche «il rapporto tra mariologia e teologia della Parola. Da ciò potrà venire grande beneficio sia per la vita spirituale che per gli studi teologici e biblici» [22]. Inoltre la Proposizione N. 17 sul Ministero della Parola e donna viene sviluppata nei NN. 58 e 85. Al riguardo, si afferma: «Come è noto, mentre il Vangelo è proclamato dal sacerdote o dal diacono, la prima e la seconda lettura nella tradizione latina vengono proclamate dal lettore incaricato, uomo e donna. Vorrei qui farmi voce dei Padri sinodali che anche in questa circostanza hanno sottolineato la necessità di curare con una formazione adeguata l’esercizio del munus di lettore nella celebrazione liturgica ed in modo particolare il ministero del lettorato, che, come tale, nel rito latino, è ministero laicale» [23]. L’auspicio dei Padri sinodali che «il ministero del lettorato sia aperto anche alle donne» è stato quindi preso in considerazione e il Santo Padre sta studiando attentamente la questione.

L’Esortazione post-sinodale mira a rinnovare la fede della Chiesa nella Parola di Dio [24]. Essa comporta una visione dialogica, addirittura nuziale, della rivelazione [25]; comporta inoltre un’ermeneutica ecclesiale della Scrittura ed auspica un approfondimento del rapporto tra la Parola di Dio e i sacramenti, ed in modo speciale il sacramento della Santa Eucaristia.

L’Esortazione apostolica evoca da un lato il carattere performativo della Parola che scaturisce particolarmente dal suo legame con i sacramenti. Nella celebrazione dei sacramenti come nella storia della salvezza la Parola di Dio – “dabar” – indica nello stesso tempo una Parola che è un’Azione divina: «Dio dice e fa, la sua stessa Parola è viva ed efficace» [26]. Questo carattere performativo della Parola culmina nelle parole della consacrazione eucaristica.

Da qui l’idea della sacramentalità della Parola, in analogia con la presenza reale di Cristo nell’Eucaristia [27]. «La proclamazione della Parola di Dio nella celebrazione comporta il riconoscere che sia Cristo stesso ad essere presente e a rivolgersi a noi» [28].

Inoltre, la profonda unità tra la Parola di Dio proclamata e l’Eucaristia manifesta una circolarità tra le due per l’intelligenza delle Scritture: «L’Eucaristia ci apre all’intelligenza della sacra Scrittura, così come la sacra Scrittura a sua volta illumina e spiega il Mistero eucaristico. In effetti, senza il riconoscimento della presenza reale del Signore nell’Eucaristia, l’intelligenza della Scrittura rimane incompiuta» [29]. Educare il popolo di Dio a cogliere questo legame intrinseco tra la Parola di Dio e il sacramento lo aiuta anche a «cogliere l’agire di Dio nella storia della salvezza e nella vicenda personale di ogni suo membro» [30].

Tutti gli aspetti summenzionati rimangono da approfondire nella vita della Chiesa, nella convinzione profonda che colui che legge la Bibbia o ascolta la Parola pregando incontra personalmente Cristo. La Scrittura è infatti una ed unica la Parola di Dio che interpella la nostra vita alla conversione. «Tutta la divina Scrittura costituisce un unico Libro – scrive Ugo di San Vittore – e quest’unico Libro è il Cristo, parla di Cristo e trova in Cristo il suo compimento» [31].

 

CONCLUSIONE

Dio parla nelle Sacre Scritture della Chiesa per radunare il suo popolo, nutrirlo della sua vita e per accoglierlo nella sua comunione. Quest’appello divino è indirizzato all’umanità tutta intera.

L’Esortazione apostolica post-sinodale  Verbum Domini pone risolutamente l’accento sulla dimensione divina della Parola e propone un nuovo paradigma, dialogico e pneumatologico, ispirato dal mistero trinitario e dalla risposta della Vergine Maria.

Beati coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano. L’Esortazione post-sinodale rilancia dunque la contemplazione personale ed ecclesiale della Parola di Dio nelle Sacre Scritture, nella Divina Liturgia e nella vita personale e comunitaria dei credenti. Essa rilancia altresì l’attività missionaria e l’evangelizzazione, dal momento che rinnova la coscienza della Chiesa d’essere amata e la sua missione di annunciare la Parola di Dio con audacia e confidenza nella forza dello Spirito Santo. Possa questa Esortazione tanto attesa essere l’oggetto d’una ricezione autentica e ad un tempo entusiasta.

 

Marc Card. Ouellet
Prefetto della Congregazione per i Vescovi

 

11 novembre 2010.



[1] Lc 11, 27-28.

[2] Costituzione pastorale Dei Verbum 2.

[3] Benedetto XVI, Esortazione apostolica post-sinodale  Verbum Domini (VD), 30 settembre 2010, 6.

[4] VD 5-17.

[5] Cfr. At 17, 23.27.

[6] Benedetto XVI, Lettera enciclica Deus Caritas est 1.

[7] Verbum Domini, 6.

[8] VD 27-28.

[9] Ibid. 86-87.

[10] Ibid. 124.

[11] Ibid. 29-49.

[12] Pontificia Commmissione Biblica (PCB), L’interpretazione della Bibbia nella Chiesa, 15 aprile 1993, II, A, 2: Ench. Vat. 13, n. 2991.

[13] VD 29.

[14] Homiliae in Ezechielem, I, VII, 8: CCL 142, 87 (PL 76, 843 D).

[15] VD 34-35.

[16] Benedetto XVI, Ai partecipanti alla XIV Congregazione Generale del Sinodo dei Vescovi (14 ottobre 2008); La DC n. 2412, pp. 1015-1016; proposition 26.

[17] VD 45.

[18] VD 37; PCB, ibid.; Ench Vat. n. 2987. 

[19] VD 49.

[20] VD 19.

[21] VD 56.

[22] VD 27.

[23] VD 58.

[24] VD 27.

[25] VD 51.

[26] Cfr. Eb 4, 12.

[27] VD 56.

[29] VD 55

[30] VD 53.

[31] VD 39; De arca Noe, 2, 8: PL 176, 642 C-D.

 

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