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Introduzione al catalogo
Prof. Giovanni Morello

  

"E' fonte di grande meraviglia, quando s'inizia a visitare le chiese di Roma, di incontrare senza sosta visioni miracolose od immagini di estasi. Si può scorgere, uscendo dall'ombra il volto pallido di un santo che sembra stia per svenire, sospeso tra la vita e la morte; oppure si può intravedere nella semi oscurità una giovane santa dolente, alla quale Gesù Cristo pone sulla fronte una corona di spine. Vi sono delle chiese dove, quasi ad ogni altare si scopre uno di questi quadri estatici, opere piene di mistero che si avvolgono di un raggio di luce. La maggior parte di questi soggetti sono per il visitatore degli enigmi, perché bisogna, per comprenderli, aver vissuto lungamente nella familiarità dei santi del XVI ed del XVII secolo; ma essi emozionano in modo strano, ci sembra di essere ai confini di un altro mondo e noi crediamo di respirare un'aria nuova, carica di un fluido ardente."
Così, in una nostra veloce traduzione Émile Mâle, lo studioso francese del secolo scorso, inizia il capitolo sulla visione e l'estasi della sua importante opera dedicata all'arte religiosa dopo il concilio di Trento (E. Mâle, L'Art réligieux après le Concile de Trente, Paris 1932).

Opera pionieristica destinata però a restare quasi solitaria. Eppure tutta l'arte del Seicento, ed anche del Settecento, è attraversata dal fenomeno dell'estasi e delle visioni estatiche.
La galleria di santi e sante, "con gli occhi al cielo", è immensa. Non è esagerato affermare che tutti i maggiori maestri del tempo si sono cimentati con questo tema, lasciandoci opere straordinarie; e sulla loro scia gli allievi e i seguaci hanno riempito le chiese di Roma, e non solo, di opere che celebrano l'incontro diretto del santo con il divino. Campioni della fede che spesso hanno lasciato testimonianza di questa loro esperienza nei loro scritti: pensiamo a san Giovanni della Croce, a santa Teresa d'Avila, ma anche a sant'Ignazio di Lodola o a san Filippo Neri.

Da Roma la pittura dell'estasi si sparse per l'Italia, attraverso le committenze di cardinali e prelati che riempirono le chiese delle loro città di opere che non narravano più soltanto gli episodi, sia pure eccezionali, della vita terrena del santo (come avevano dei secoli precedenti), ma raffiguravano il misterioso momento dell'estasi e della visione. Non più una storia orizzontale della santità, ma una storia in verticale, quella che racconta dell'incontro sconvolgente, "faccia a faccia con Dio, che riesce a riempire l'anima e spossa il corpo fin quasi alla soglia della morte e prefigura allo stesso tempo la gioia della gloria eterna" .

Dall'Italia all'Europa l'arte della Controriforma parla così un linguaggio comune e coniuga una sintassi artistica tutta incentrata alla ricerca di Dio pur con le sue naturali diversità.

E' quello che possiamo cogliere, ad esempio, nelle opere dello splendore del barocco romano, in contrappunto a quelle dell'austera pittura religiosa francese, forse imbevuta dalla lezione di Port-Royal.

La pittura e la scultura ritornano ad essere, com'era stato per i tanti secoli dal paleocristiano al tardo medioevo, mezzo di edificazione per il popolo cristiano, e via da percorrere per raggiungere il premio eterno, all'ascolto della "musica del cielo".

La mostra "Visioni ed Estasi" nasce dall'occasione di celebrare il quarto centenario della nascita di san Giuseppe da Copertino, il "il santo dei voli".

Il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, nello specifico la Direzione Generale per i Beni Librari e gli Istituti Culturali, ha dato vita ad un Comitato Nazionale che, attraverso convegni, pubblicazioni, manifestazioni culturali e mostre, vuole solennizzare l'avvenimento e ripresentare all'attenzione del vasto pubblico la figura di questo umile frate francescano "illetterato" che, nel corso della sua vita (1603-1663), fu protagonista di avvenimenti inquietanti ed eccezionali.
Sottoposto persino ad un processo da parte del Sant'Uffizio, da cui uscì ampiamente prosciolto, recluso in convento, fatto oggetto d'incomprensione ed emarginazione, Giuseppe Desa offrì tutte queste sue sofferenze a Dio, da cui ricevette in cambio doni sovrabbondanti.

"Conosciuto popolarmente come, il santo dei voli a motivo delle sue frequenti estasi e delle straordinarie esperienze mistiche, egli invita i fedeli ad assecondare le attese più intime del cuore; li stimola a ricercare il senso profondo dell'esistenza e, in ultim'analisi li spinge ad incontrare personalmente Iddio abbandonandosi pienamente alla sua volontà" (Giovanni Paolo II, Lettera nel IV centenario della nascita di san Giuseppe da Copertino 1603-2003).

All'esperienza mistica di san Giuseppe da Copertino la mostra non poteva non riservare un posto centrale.

Sono state infatti raccolte per l'occasione le principali opere con cui gli artisti del Settecento hanno ricordato le sue straordinarie "levitazioni" i suoi "voli" verso la Croce, la Vergine, la SS. Eucaristia.
Dalla tela di Giuseppe Mazzanti conservata nella basilica di Osimo, ove è raffigurata l'estasi del santo alla vista della Santa Casa di Loreto, al bozzetto di Giuseppe Cades, per la grande pala dei SS. Apostoli a Roma , esposto per la prima volta, passando per l'altra opera di Cades conservata a Fabriano o per il Placido Costanzi di Palazzo Barberini.

Ma prima di giungere alle immagini delle estasi del frate di Copertino, la mostra presenta un centinaio tra tele e sculture che offrono, forse per la prima volta, una panoramica assai completa sul fenomeno dell'estasi e della visione salvifica, così come lo hanno sentito ed interpretato gli artisti della Controriforma.

La mostra, che si avvale di un suggestivo supporto scenografico ideato dall'architetto Angelo Molfetta, segue un percorso in sei tappe, ove è presentato al visitatore uno spaccato significativo della grande pittura, italiana e non, del XVII e XVIII.

La prima sezione offre le immagini di santi attenti alla "chiamata" di Cristo, colti in preghiera o in meditazione dal pennello di artisti quali i Carracci, Annibale e Ludovico, Guido Reni, Caravaggio, Guercino, Bernardo Strozzi, e così via.

La seconda sezione indaga il momento della "risposta" che attraverso la sofferenze e l'abbandono fiducioso alla volontà di Dio porta il santo all'imitazione di Cristo. Emblematico di questa sezione è l'opera di Francesco Cairo nella quale viene raffigurata santa Caterina da Siena a braccia aperte, in segno di adesione alla "Sequela Christi" e quindi all'identificazione con la sua Passione, testimoniata dalle stimmate impresse sulle mani, protese verso l'osservatore quasi ad invitarlo a percorrere la stessa impegnativa esperienza mistica.

La terza tappa di questo percorso, impegnativo e ricco di suggestioni, è espressamente dedicato alle visioni, a quel misterioso momento cioè in cui l'anima si apre completamente al divino, mentre le realtà corporee sembrano quasi sparire, consentendo di spingere lo sguardo al di là della realtà. Sono qui presentati alcuni dei capolavori più celebrati di artisti come Barocci, con la sua Madonna del Rosario, Giovanni Lanfranco, con l'Apparizione della Vergine a Santa Teresa d'Avila, prestato eccezionalmente dal presidente della Repubblica Italiana, Ludovico Gimignani, con la celebre opera raffigurante la Vergine che impone il velo a santa Maria Maddalena de'Pazzi, Pietro da Cortona, con la Vergine che porge il Bambino a san Francesco, insieme ad alcune sculture in terracotta opere di grandi maestri, tra quali primeggia Alessandro Algardi, con la Visione di san Nicola da Tolentino e la delicata apparizione di sant'Agnese a santa Costanza, ambedue conservate nel Museo Nazionale di Palazzo Venezia a Roma.

La quarta tappa di questa esposizione è accompagnata, potemmo dire, da un concerto celestiale, sono state infatti qui raccolte opere di Guercino, di Bernardo Cavallino, di Carlo Saraceni, e ancora di Guido Reni, ma soprattutto di Giovan Battista Gaulli, più noto con il familiare appellativo di Baciccio, in un crescendo di angeli musicanti che sembrano accompagnare le visioni e le estasi di personaggi come santa Cecilia o san Francesco d'Assisi.

L'esposizione si amplifica nella quinta sezione, di cui costituisce il suo momento centrale e culminante. Tutti gli artisti già segnalati, insieme ad altri come Gian Lorenzo Bernini, Caffà, Orazio Gentileschi, Gregorio de Ferrari, Batoni, Benefial, Procaccino, e ancora Caravaggio, squadernano dinnanzi agli occhi forse attoniti del visitatore un susseguirsi d'immagini di estasi, di stimmatizzazioni, come quella di san Francesco d'Assisi, forse il personaggio principale di questa mostra, di transverberazioni, come quella celebre di santa Teresa d'Avila, immortalata nel celebre gruppo marmoreo dal Bernini nella chiesa di santa Maria della Vittoria a Roma, di levitazioni, non soltanto quelle ricordate di san Giuseppe da Copertino, e di sante morti, che spalancano le porte della gloria del Paradiso.

E' questo proprio il momento conclusivo di questo percorso, con una spettacolare galleria di quadri e bozzetti che si susseguono a ricordare le volte affrescate e le cupole dipinte delle più celebri chiese barocche di Roma, ove tutto è un tripudio di angeli e santi e dove l'interprete principale è ancora Baciccio , accompagnato da maestri come di Nicolas Poussin, Luca Giordano e il Fiammingo Gherad von Honthorst, a noi più familiare come Gherardo delle Notti.

Correndo queste brevi note è facile constatare come molti tra i maggiori interpreti della pittura e della scultura del Seicento sono i protagonisti di questa esposizione, che non è una mostra a carattere devozionale, ma vuole indagare il complesso fenomeno dell'estasi, attraverso il filo rosso dell'arte della Controriforma.

E' anche l'occasione, sulle orme di san Giuseppe da Copertino, di riflettere sul rapporto tra l'umano e il divino, nella consapevolezza, come notava Pascal, che "c'è abbastanza luce per quelli che non desiderano altro che di vedere, e molta oscurità per quelli che hanno una disposizione contraria".

  

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