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II corpo mortale è retto dall'anima immortale
 

"Come mai, dal momento che il corpo è naturalmente mortale, l'uomo ragiona sull'immortalità e desidera sovente di morire per la virtù? Od ancora, come mai, dal momento che il corpo è effimero, l'uomo si rappresenta le realtà eterne, al punto da disprezzare le cose presenti e rivolgere il suo desiderio verso le altre? Il corpo non saprebbe, da solo, ragionare in tal modo su se stesso né su ciò che è estraneo a lui: esso infatti, è mortale ed effimero. Bisogna dunque, necessariamente, che vi sia qualche altra cosa che ragioni su ciò che è opposto al corpo e contrario alla sua natura. Che cos'è questa, ancora una volta, se non l'anima razionale ed immortale? Ed essa non è esterna al corpo, ma gli è interna, come il musicista che, con la sua lira, faccia ascoltare i migliori suoni. Come mai, ancora, l'occhio, essendo naturalmente fatto per vedere, e l'orecchio per ascoltare, si distolgono da queste funzioni qui e preferiscono quelle là? Che cos'è che distoglie l'occhio dal vedere? O che impedisce all'orecchio di ascoltare, dal momento ch'esso è naturalmente fatto per intendere? Ed il gusto, naturalmente fatto per gustare, che cos'è che sovente lo arresta nel suo slancio naturale? La mano, naturalmente fatta per agire, chi le impedisce di toccare tale oggetto? L'odorato, fatto per sentire gli odori, chi lo distoglie dal percepirli? Chi agisce cosí al contrario delle proprietà naturali dei corpi? Come mai il corpo si lascia distogliere dalla sua natura e condurre secondo l'avviso di un altro e dirigere da un suo cenno? Tutto ciò mostra che solo l'anima razionale guida il corpo. Il corpo non è punto fatto per muoversi da solo, ma esso si lascia condurre e guidare da un altro, come il cavallo non si attacca da solo, ma si lascia dirigere da colui che l'ha ammaestrato. Vi sono anche delle leggi presso gli uomini, per indurli a compiere il bene e ad evitare il male; ma gli esseri senza ragione non possono né ragionare né discernere il male, poiché sono estranei alla razionalità ed alla riflessione logica. Cosí gli uomini possiedono un'anima razionale; penso di averlo dimostrato da quanto è stato detto.

Che l'anima sia anche immortale, l'insegnamento ecclesiastico non può ignorarlo, per trovarvi un argomento capace di rifiutare l'idolatria. Si perverrà più vicino a questa nozione, se si parte dalla conoscenza del corpo e dalla sua differenza con l'anima. Se il nostro ragionamento ha mostrato ch'essa è diversa dal corpo, e se il corpo è naturalmente mortale, ne segue necessariamente che l'anima è immortale, poiché è differente dal corpo. Inoltre se, come abbiamo dimostrato, è l'anima che trasforma il corpo, senza essere lei stessa trasformata da altri, ne segue che l'anima si trasforma da se stessa e che, dopoché il corpo sia stato posto sulla terra, essa continua ancora a trasformarsi da se stessa. Infatti non è l'anima che si trasforma, ma è quand'essa si separa dal corpo che prende a trasformare il corpo stesso. Se dunque essa fosse mutata dal corpo, ne seguirebbe che, allontanandosi il motore, essa morirebbe; se, invece, è l'anima che muta il corpo, a più forte ragione essa si muta anche da se stessa. E se ciò è vero, necessariamente, altresí, essa vive dopo la morte del corpo. Infatti il movimento dell'anima non è cosa diversa dalla sua vita medesima, allo stesso modo come noi diciamo che il corpo vive quando è in movimento, e che per esso è la morte quando cessi di muoversi. Lo si vedrà ancor più chiaramente a partire dall'attività dell'anima nel corpo. Quando l'anima è venuta nel corpo e gli si è legata, essa non è ristretta e misurata dalla piccolezza del corpo, ma assai spesso, quando questo è disteso nel suo letto, immobile e come addormentato nella morte, l'anima, secondo la sua propria virtù, è sveglia e si eleva al di sopra della natura del corpo, come se essa se ne andasse lontano da lui: restando, invece, nel profondo del corpo, essa si rappresenta e contempla gli esseri sovraterrestri. In tal modo, sovente essa incontra persino coloro che sono al di sopra dei corpi terreni, i santi e gli angeli, andandosene verso di loro e confidando nella purezza dello spirito. Come dunque, a maggior ragione, una volta distaccata dal corpo quando lo vorrà Dio che l'aveva legata ad esso, non avrà essa una conoscenza più chiara dell'immortalità? Se quando essa era legata al corpo, viveva una vita estranea al corpo, a maggior ragione, dopo la morte di quello, essa vivrà e non cesserà di vivere, poiché Dio l'ha cosí creata per mezzo del suo Verbo, il nostro Signore Gesù Cristo. E' perché l'anima pensa e riflette sulle cose immortali ed eterne, che anch'essa è eterna. Allo stesso modo come il corpo, essendo mortale, i suoi sensi contemplano cose mortali; parimenti l'anima, contemplando realtà immortali e ragionando su di esse, deve necessariamente essere immortale e vivere eternamente. I pensieri e le considerazioni sull'immortalità non la lasciano mai, ma dimorano in essa come un focolaio che assicura l'immortalità. E' per questo che l'anima ha il pensiero della contemplazione di Dio e si traccia da sola la sua propria strada. Non è dall'esterno, ma da se stessa che l'anima riceve la conoscenza e la comprensione del Verbo divino."

S. Atanasio, Contro i pagani, 32 – 33

  

Preghiera: 

O Dio, Tu ci hai dato un’anima immortale che ci distingue dalle creature irrazionali. Aiutaci a proteggerla dagli influssi del male e da tutto ciò che la macchia e la separa da Te. Fà che gioisca nella Tua verità e giunga a riposare in Te per l’eternità. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore.

   

A cura dell'Ateneo Pontificio "Regina Apostolorum"

 

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