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La provvidenza divina si dimostra nell’ordine degli elementi contrapposti

"Chi mai, nel vedere esseri di natura opposta unirsi e osservare fra di loro concordia e armonia, come il fuoco che si mescola col freddo e il secco con l’umido, e ciò senza contrastare l’uno con l’altro, ma per produrre un solo corpo, come se non vi fosse che un solo principio; chi mai non affermerebbe esservi al di fuori di essi qualcuno che riunisca insieme questi elementi? Chi mai, vedendo l’inverno cedere il posto alla primavera, la primavera all’estate, l’estate all’autunno, pur essendo tali stagioni di natura opposta l’una rispetto all’altra: mentre una gela, l’altra cuoce; mentre una cresce, l’altra diminuisce, rendendo tuttavia ognuna di esse eguali servigi agli uomini; chi mai dunque, vedendo tutto ciò, non direbbe che vi sia qualcuno al di sopra di queste cose che, sebbene invisibile, le governi e le renda utili?

Nel vedere le nuvole portate nell’aria con l’acqua imprigionata dentro, chi non concepirebbe l’idea di colui che le ha così immaginate e ha loro ordinato d’esistere? O ancora, vedendo la terra, naturalmente più pesante, poggiata tuttavia sulle acque e immobile sopra quest’elemento di natura mobile, chi non penserebbe esservi un Dio per crearla e disporla così?

Vedendo la terra recare frutti a suo tempo, la pioggia cadere dal cielo, i fiumi scorrere, le sorgenti zampillare, nascere gli animali di razze differenti, e tutto ciò non sempre, ma solo in epoche ben determinate; considerando, altresì, che questi elementi diversi e opposti sono sottoposti a un identico ordinamento; chi non penserebbe che vi debba essere un’unica e stabile potenza che ha tutto ordinato e diretto a suo piacimento? Da soli, infatti, questi elementi non soltanto non potrebbero sussistere insieme, ma neppure apparire, a causa delle loro opposte nature. L’acqua, infatti, è per natura pesante e scorre verso il basso, mentre le nuvole sono leggere e sottili e si portano in alto; ciò nondimeno vediamo che l’acqua, più pesante, viene trasportata dalle nuvole. D’altronde, la terra è quanto vi sia di più pesante, mentre l’acqua, dal canto suo, è più leggera di essa; il più pesante, perciò, è sorretto dal più leggero, e la terra non si sfonda, ma resta immobile.

Il maschio non è la stessa cosa che la femmina: ciò nonostante essi si uniscono e tutt’e due danno la vita a un essere vivente che assomiglia a loro. Il freddo è contrario al caldo e l’umido lotta contro il secco; quando essi si uniscono, tuttavia, non lottano fra di loro, ma il loro accordo, anzi, produce un solo corpo e dà vita a tutti gli esseri.

Questi esseri naturalmente opposti e in lotta fra loro non si sarebbero mai uniti, se non vi fosse un essere superiore a loro a legarli gli uni agli altri, un Signore al quale gli elementi stessi siano sottomessi e obbediscano, come schiavi sottoposti al loro padrone. In effetti, essi non guardano alla loro propria natura individuale per lottare e darsi battaglia fra loro, ma conoscono il Signore che li ha riuniti e vivono in un accordo reciproco; per natura essi sono opposti, ma per la volontà di colui che li governa, essi stringono amicizia. Infatti, se una tale unione non avvenisse dietro ordine di un essere superiore, come avrebbero potuto mescolarsi e riunirsi il pesante e il leggero, il secco e l’umido, il circolare e il rettilineo, il fuoco e il freddo, il mare e la terra, il sole e la luna, gli astri e il cielo, l’aria e le nuvole, dal momento che la natura di ciascuno di questi elementi è differente da quella dell’altro? Dovrebbe regnare grande discordia fra di loro, poiché uno brucia, e l’altro raffredda, il pesante viene trascinato in basso e il leggero, invece, in alto, il sole illumina l’aria che è oscura. Anche gli astri sarebbero in rivolta gli uni contro gli altri, poiché alcuni di essi hanno la loro posizione in alto, altri, invece, in basso; la notte non cederebbe il posto al giorno, ma conserverebbe il proprio posto lottando e disputando contro di esso.

In tali condizioni, non vi sarebbe più ordine né bellezza, ma solamente disordine; nessun ordine, ma confusione; nessuna armonia, ma una disarmonia universale; nessuna misura, ma dismisura ovunque. Queste lotte e queste guerre reciproche finirebbero col distruggere l’universo, oppure sopravvivrebbe soltanto l’elemento più forte. E anche ciò rivelerebbe un disordine universale. Infatti, rimasto solo e privo del servizio degli altri, l’elemento più forte distruggerebbe lÂ’armonia dell’universo, come se il piede restasse solo, oppure la mano, privando in tal modo il corpo della sua integrità. Che cosa sarebbe il mondo, se solo il sole brillasse, se soltanto la luna compisse le sue rivoluzioni, se esistesse solo la notte o se facesse sempre giorno? Quale armonia vi sarebbe se il cielo esistesse da solo senza gli astri, o gli astri senza il cielo? Quale utilità, se il mare esistesse da solo, o se la terra fosse sola, senza le acque o senza le altre parti della creazione? In che modo l’uomo, o un qualsiasi essere vivente, potrebbe apparire sulla terra, se gli elementi fossero così in lotta e uno soltanto di essi sopravvivesse, senza poter bastare a dar vita agli altri corpi? Nessun essere, infatti, potrebbe essere costituito dal solo caldo o dal solo freddo, o unicamente dall’umido o dal secco; tutto sarebbe confusione e disordine. Anche l’elemento apparentemente vincitore, d’altronde, non potrebbe sussistere senza l’aiuto degli altri: infatti, è in questo modo che adesso, di fatto, sussiste." 

Atanasio, Contro i pagani, 36-37

         

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