The Holy See
back up
Search
riga
La sapienza e la cura di Dio conservano il creato

"Ma forse la prova maggiore che Dio trascura tutto in questo mondo e riserva tutto al giudizio futuro è, secondo te, il fatto che i buoni soffrono sempre tutti i mali e i cattivi li commettono. Non sembra un’asserzione del tutto contraria alla fede, tanto più che si ammette il futuro giudizio di Dio. Anche noi affermiamo che il genere umano sarà allora giudicato da Cristo, nella convinzione tuttavia che anche ora Dio regge e dispensa tutto come gli pare conveniente; e asseriamo che egli giudicherà nel giudizio futuro, insegnando tuttavia che anche in questo mondo pur sempre egli giudica. Se Dio infatti sempre governa, sempre giudica, perché lo stesso governare è giudicare. Come vuoi che proviamo questa nostra asserzione? Con la ragione, con gli esempi o con le testimonianze?

Se vuoi che lo proviamo con la ragione: chi è tanto privo di intelligenza umana e tanto lontano dalla verità stessa di cui parliamo, da non vedere e ammettere che la splendida realtà del mondo e l’ineffabile magnificenza degli esseri superni e immortali viene retta da colui da cui è stata creata, e così chi ha fatto gli elementi, lo stesso anche li governa? Egli che tutto ha strutturato con potenza e maestà, tutto dirige con provvidenza e intelligenza; tanto più che anche nell’ambito delle realtà umane nulla sussiste senza guida intelligente, e che come il corpo riceve la vita dell’anima, così queste realtà possono continuare a sussistere per la guida previdente che le governa; e perciò in questo mondo non solo gli imperi e le province, la vita civile e quella politica, ma anche gli uffici minori e le case private, i greggi e perfino i piccoli animali domestici vengono retti dal consiglio e dalla disposizione umana, quasi fosse una mano che regge il timone. E tutto ciò, senza dubbio, non avviene senza la volontà e la decisione del sommo Iddio: cioè perché, secondo il suo esempio, la stirpe umana governi le cose particolari e quasi le membra, mentre egli governa il complesso di tutto il corpo delle realtà terrene.

Ma tu obietti che tutto ciò altro non è che la disposizione e l’ordine impresso da Dio nel creato al principio; disposto poi e strutturato l’universo, egli depose e allontanò da sé ogni cura delle realtà terrestri; forse per sfuggire la fatica se ne tiene lontano, per evitare ogni molestia e preoccupazione, oppure perché occupato in altri affari ha abbandonato a se stessa una parte della realtà, quasi egli fosse incapace di governarla tutta!

Secondo la tua idea, dunque, Dio non si prende nessuna cura dei mortali. Ma che senso ha allora per noi il culto di Dio? Per quale motivo adoriamo Cristo e speriamo di rendercelo propizio? Se Dio non si dà cura del genere umano in questo mondo, perché innalziamo ogni giorno le mani al cielo, perché con frequenti preghiere invochiamo la misericordia di Dio, perché ci affolliamo nelle chiese e supplichiamo dinanzi agli altari? Non vi è nessuna ragione di pregare, se si toglie la speranza di ottenere. Vedi dunque quanto è stolto e vano asserire tali idee: chi le accoglie non salva proprio nulla del culto divino. Ma tu forse ricorri all’argomento che noi prestiamo culto a Dio per paura del giudizio e che ogni nostra osservanza dei doveri religiosi tende a farci ottenere misericordia nel giorno del giudizio futuro. Ma allora che vuole l’apostolo Paolo quando ci comanda e ci impone di offrire ogni giorno al nostro Dio, nella Chiesa, orazioni, suppliche, preghiere e ringraziamenti (1Tm 3,1)? Tutto ciò, a che scopo? Quale, se non quello da lui stesso proposto: Perché ci sia concesso di trascorrere una vita quieta e tranquilla, in tutta castità? Per le realtà presenti, come si vede chiaramente, egli ci comanda di pregare, di supplicare Dio: e non ce lo comanderebbe, se non avesse per certo che possiamo essere esauditi.

Come può dunque credere qualcuno che le orecchie di Dio siano aperte per le preghiere intese a ottenere i beni della vita futura, e siano chiuse e sorde a quelle intese ai beni presenti? E come possiamo noi, pregando nella Chiesa, supplicare Iddio per la nostra salute quaggiù, se riteniamo che egli non ci ascolti affatto? Nessun voto dobbiamo perciò fare per la nostra salvezza e incolumità. Anzi, perché la modestia della richiesta ottenga il favore a chi supplica, dovremmo forse dire così: «Signore, non chiediamo la prosperità di questa vita, né ti supplichiamo per i beni presenti; sappiamo infatti che le tue orecchie sono chiuse a questa preghiera e che tu non ascolti simili richieste; noi ti preghiamo solo per ciò che ci avverrà dopo la morte». È possibile che una tale preghiera non sia priva di utilità, ma è certo priva di ragionevolezza. Se infatti Dio non si dà nessuna cura per ciò che riguarda questo mondo e chiude le orecchie alle preghiere di chi lo supplica, senza dubbio egli, che non ci ascolta per i beni presenti, non ci ascolterà neppure per quelli futuri: a meno che noi non crediamo che Cristo offra e rifiuti ascolto secondo la qualità delle preghiere: che chiuda cioè le orecchie quando lo preghiamo per il presente, e le apra quando lo preghiamo per il futuro.

Ma basta parlare di questi argomenti. Sono tanto stolti, infatti, e frivoli, da temere che il discorso, inteso alla gloria di Dio, non si tramuti in ingiuria contro Dio: tanto grande, tanto sacra e tremenda è la divina maestà, che non solo dobbiamo aborrire ciò che essi dicono contro la religione, ma dobbiamo anche proporre con grande timore e correttezza ciò che noi asseriamo in favore della religione.

Così, è stolta ed empia l’opinione che la divina pietà disprezzi le realtà umane e non se ne prenda cura. Essa non le disprezza. Se non le disprezza, poi, le governa. Ma se le governa, anche le giudica: non si può infatti governare se colui che regge non è anche giudice.

Salviano di Marsiglia, Il divino governo del mondo, 1,4-5

top